«L’Italia, l’Europa e persino il mondo attendono parole nuove: chi saprà interpretarle senza deludere sarà protagonista nella storia, a partire da questo momento». Una frase che sembra scolpita, quella che Gioele Magaldi utilizza per chiarire, in modo inequivocabile, il senso autenticamente post-keynesiano della rivoluzionaria missione di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Lui, l’ex principe del massimo rigore (Grecia docet) ora si appresta a capovolgere tutto: non solo il disastro nazionale firmato Conte-Casalino, con la collaborazione dei vari Arcuri, Ricciardi, Speranza e virologi televisivi di complemento. Non si tratta esclusivamente di sventare il collasso del sistema-paese e fare uscire l’Italia dall’incubo-Covid alla velocità della luce, archiviando la psicosi da coprifuoco. La partita è epocale: in gioco è la sopravvivenza degli italiani, con la loro libertà e la loro dignità. Una questione che coinvolge l’intero Occidente, finito sul precipizio dei lockdown forsennati. Se ne esce in un solo modo: trovando il coraggio di azzerare il debito, cioè lo strapotere abusivo e i diktat dell’élite che ha usato ogni mezzo, dalla finanza privatizzatrice alla crisi pandemica, per svuotare la democrazia.
Eresie? Certo: ma il primo a praticarle, da un paio d’anni, è stato proprio Mister Euro. Solo che i media
non se n’erano accorti, o avevano preferito far finta di niente. E
invece è questo, il cuore dell’impresa: far cambiare direzione al
pianeta, cominciando dall’Italia messa in ginocchio.
«Io vi avevo avvertiti», può dire oggi Magaldi, frontman italiano dei
circuiti massonici progressisti sovranazionali: «Sarà dall’Italia che
partirà la rivoluzione che l’Europa aspetta. E cambiare l’Europa
significa condizionare il resto del mondo». Doveva cominciare a
succedere già nel 2018, quando i poteri europei (incluso quello
incarnato da Draghi) entrarono in fibrillazione non appena nacque lo
strano governo formato da Salvini e Di Maio. Operazione che si arenò
quasi subito, con il “niet” a Paolo Savona e la rinuncia a lottare per
una robusta iniezione di deficit. Ora, tutti i calcoli del rigore sono
saltati: a sparigliare le carte è arrivato il terremoto Covid, che ha
costretto l’Ue
a sospendere il Patto di Stabilità, cioè la Bibbia dell’austerity
neoliberista basata sul teorema (bugiardo) della scarsità di moneta.
Attenzione: due anni fa, quando ancora era l’imperatore
dell’Eurotower, Mario Draghi osò l’impensabile: riabilitò la Mmt, cioè
la ultra-radicale Teoria della Moneta Moderna, che prescrive fiumi di
deficit a costo zero per risollevare l’economia, in caso di crisi.
Tempo un anno, e tornò a parlare; nel marzo 2020 scelse il “Financial
Times” per il più clamoroso dei consigli: aiuti finanziari illimitati e a
fondo perduto, “come in guerra”, o il sistema crolla. Poche ore dopo,
mentre a Bruxelles si svolgeva il primo euro-summit sull’emergenza
(dominato da personaggi “antichi” come la Merkel e Macron), a Mario
Draghi bruciò il tetto della casa di campagna, a Città della Pieve: fu
lui a chiamare i pompieri. Un oscuro avvertimento? Oggi, lo stesso
Gioele Magaldi rivela: sembra emergere il rischio concreto che una mano
omicida possa attentare all’incolumità del nuovo Draghi, quello che si
candida a cambiare il mondo. Testualmente: «Mi è giunta voce che
qualcuno, addirittura, mediterebbe di far fare a Mario Draghi la fine che fu fatta fare, nella storia, ad altri personaggi percepiti come pericolosi per il sistema».
Senza scomodare i fantasmi di Enrico Mattei e Aldo Moro, si può pensare al leader svedese Olof Palme, assassinato a Stoccolma nel 1986: socialista democratico, si opponeva alla nascita dell’Ue oligarchica allora in gestazione. Olof Palme è stato ricordato a Milano in un convegno del Movimento Roosevelt, presieduto da Magaldi: un’assise dedicata al socialismo liberale di Carlo Rosselli, inviso al massimalismo di socialisti e comunisti e temuto da tutti i dittatori, inclusi i sacerdoti neoliberisti della finanza totalitaria. «Io sono un socialista liberale», si sentì in dovere di precisare Draghi già nel 2015, dopo aver letto il saggio “Massoni” (Chiarelettere), in cui Magaldi lo presenta, insieme al “fratello” Napolitano, come uno dei mandanti del massone Mario Monti, scelto con cura per disastrare deliberatamente l’Italia con il veleno mortale del super-rigore. Massoni, certo: non si capisce niente, di quello che sta succedendo nel mondo, se si continua a ignorare la lettura supermassonica del grande potere. Ovvero: è in corso una guerra, mondiale, tra due fazioni: oligarchici contro democratici.
«Il mondo contemporaneo – sintetizza Magaldi – è egemonizzato (in senso gramsciano) da reti massoniche di potere,
contrapposte tra loro: e alcuni massoni hanno ritenuto di poter essere
una nuova aristocrazia iniziatica, spirituale, che ha il diritto-dovere
di governare su masse di neo-sudditi, solo formalmente cittadini, in
realtà privati di qualunque vera sovranità». Sono i massoni delle
superlogge neo-conservatrici: politicamente “neoaristocratici”, e in
economia fedeli al dogma neoliberista (privatizzare il pianeta). Poi ci
sono gli altri, i loro oppositori: «Sono massoni progressisti, che
esercitano il loro potere cercando di liberarsene, devolvendolo interamente al popolo sovrano: ma se il popolo
è fatto di asini e di leoni da tastiera, è difficile non intervenire. E
in assenza di un intervento del popolo, capace di discernere e di
scrollarsi di dosso i vampiri che gli succhiano il sangue, allora deve
intervenire la cavalleria».
Ecco, appunto: la cavalleria. Sta arrivando adesso, oggi: piazzando Mario Draghi a Palazzo Chigi. Cosa farà, in concreto? Ovvio: metterà fine all’emergenza-Covid, gonfiata a livello mondiale dagli stessi apprendisti stregoni che hanno ininterrottamente maneggiato armi di distruzione di massa: il globalismo “made in China” e la finanza-canaglia, il terrorismo “islamico”, le guerre imperialiste, il delirio dello spread. E infine, la strana pandemia scaturita da Wuhan. Effetti vertiginosi: economie al collasso, e libertà scomparse grazie all’avvento dell’ultima reincarnazione tecnocratica, quella della nuovissima polizia sanitaria. Il dogma elevato a Verbo: vietato respirare, vietato capire, vietato sapere. Vietato vivere. Lugubre e sinistro, il caso italiano: minacce quotidiane a suon di Dpcm, e senza nessun vero paracadute per l’economia. Un intero paese, sull’orlo del tracollo. Nessuno peggio di noi, al mondo, se si mette insieme la conta dei morti e quella delle vittime economiche.
“Come in guerra”, scrisse Draghi un anno fa. Ovvero: se siamo in
guerra (e lo siamo) sono necessarie misure altrettanto eccezionali, per
uscirne. E non solo: si può trasformare la catastrofe in una rinascita,
che cancelli anche i trent’anni di guerra precedenti (guerra
strisciante, economica, sociale) condotta contro di noi dall’élite
massonica neoliberista. Ecco perché Mario Draghi è nell’occhio del
ciclone: è per questo, che ha addosso gli sguardi del mondo, a
cominciare da quelli degli ex alleati tedeschi e francesi. Ha cambiato
squadra, Super-Mario: è lui, ora, a guidare “la cavalleria”. Qualcuno
potrebbe non credergli, esaminando il suo curriculum di spietato
privatizzatore per conto di poteri come la Goldman Sachs? Sì, certo: è
comprensibile. Ma sarebbe imperdonabile rifiutarsi di prendere atto dei
passaggi decisivi – anche espliciti – che hanno scandito la sua svolta
epocale. «E’ ridicolo temere che Draghi si finga tornato ai lidi
keynesiani solo per raggirarci, facendo
poi rispuntare il grugno del vecchio neoliberista neoaristocratico»,
dice Magaldi. «Davvero gli converrebbe? No: sarebbe anche disastroso per
la sua biografia e per i posteri. E Mario Draghi ci tiene, al giudizio
della storia».
Draghi ha abbracciato una prospettiva diametralmente opposta a quella del rigore, e la sua scelta è scaturita da una crisi personale profonda: «Il “fratello” Mario Draghi è tornato a bussare ai circuiti massonici progressisti dopo una lunga sofferenza che è stata anche fisica: solo chi conosce Draghi – aggiunge Magaldi – sa cosa ha passato in questi anni, di potere ma anche di solitudine. Guardandosi allo specchio aveva una percezione di sé che non gli restituiva l’immagine che auspicava per sé, anche rispetto al mondo». Le cose accadono, ma bisogna saperle cogliere. Magaldi si incarica spesso di spiegarle, ma i grandi media fanno orecchie da mercante: nessuno si premurò di segnalare la clamorosa “diserzione” di Christine Lagarde, altro peso massimo del neoliberismo passato alla causa progressista: se l’Italia è ancora in piedi, infatti, lo si deve esattamente all’acquisto massiccio di titoli effettuato in questi mesi dalla Bce.
La grande notizia è proprio questa: “la cavalleria” è scesa in campo,
dopo decenni di quasi-sonno, ed è qui per vincere la battaglia – anzi,
la guerra – da cui può dipendere la nascita di un mondo nuovo. Non è
forse esattamente questa, la missione storica della massoneria, da
quando progettò le sue rivoluzioni in Francia e in America?
L’alternativa è semplice: archiviare le esternazioni di Magaldi come
gossip fantasioso. Col risultato di non comprendere nulla, di quanto sta
avvenendo. Vale la pena di riassumere: l’annuncio della conversione
della “sorella” Lagarde precedette di molto la sorprendente politica
monetaria inaugurata dalla Bce, decisa a comportarsi finalmente da banca
centrale (prestatrice di ultima istanza). Il respiro dell’operazione è
mondiale: è stato sempre Magaldi a svelare la cifra massonica di Bob
Dylan, il grande cantautore (Premio Nobel) che a marzo, quasi in
contemporanea con la sortita di Draghi sul “Financial Times”, collegò addirittura
l’omicidio Kennedy del 1963 agli oscuri registi del Covid. Strategia
della tensione: una filiera dell’orrore massonico-reazionario, che passa
per il golpe in Cile e l’opaco 11 Settembre, roboante premessa per le
guerre imperiali dei Bush e i loro terrorismi prefabbricati.
Se non si segue il filo rosso (massonico) che mette insieme fatti e persone, si può persino scambiare Mario Draghi per una sorta di personaggio neutro, apolitico: un super-tecnocrate senza ideologie, come tuttora lo dipingono i giornali, già proni ai suoi piedi. Non ricordano che Draghi fu il micidiale liquidatore dell’azienda-Italia, quando dirigeva il Tesoro, all’epoca delle devastanti privatizzazioni promosse da Ciampi, D’Alema e Prodi. E’ letteralmente sparito dai radar, l’uomo del Britannia. Eppure firmò con Trichet lo sfratto di Berlusconi, sotto il ricatto dello spread, dopo aver “spiegato” che le elezioni non servono, visto che a decidere è il “pilota automatico” della finanza. Si vantò anche di aver massacrato la Grecia, rappresentata come paese-cicala, da punire. Tutto svanito: i giornali glorificano il Super-Mario che tenne testa alla Merkel, salvò l’euro con il suo “whatever it takes” e poi, soprattutto, tenne in piedi l’Italia grazie al quantitative easing. Un eroe monodimensionale, tutto cervello e senza cuore, ora piovuto a Palazzo Chigi non si sa come.
Ridicolo e grottesco, il mainstream media:
gli incensatori di Draghi sono gli stessi che, fino a qualche settimana
fa, celebravano il catastrofico “Giuseppi”. Mario Draghi, annuncia
Magaldi, darà vita a «un governo squisitamente politico, ma in senso
alto: al servizio della polis, non dei partiti. Sono quelli, semmai – i
partiti di oggi – a non avere più ideologie: sono diretti da
nano-leader, che non vedono oltre il proprio naso (e la propria
poltrona)». Come dire: Draghi lavora per la storia,
dell’Italia e non solo. Sembra strano? Sì, ma solo se si continua a non
voler vedere chi è, Mario Draghi. Era il miglior allievo del professor
Federico Caffè, socialista liberale e massimo economista keynesiano
d’Italia. Nella sua tesi di laurea, il giovane Mario dimostrò
l’insostenibilità di una eventuale moneta unica europea: avrebbe
distrutto l’economia.
Che poi sia stato proprio lui ad amministrarla, quella moneta, dimostra
di cosa sia capace il destino, che a volte è beffardo e a volte feroce.
Federico Caffè, massone progressista, fu letteralmente fatto sparire:
inghiottito nel nulla, il 15 aprile 1987, e mai più ricomparso. Era un
altro di quei soggetti ritenuti altamente pericolosi, per il sistema.
C’era da organizzare la grande razzia del pianeta: la globalizzazione neoliberista, affidata alle multinazionali. Primo passo: abbattere la sovranità degli Stati, per indebolirli di fronte alle mire dei grandi capitali privati. Mario Draghi era diventato un campionissimo, di quel sistema: tuttora presiede il Gruppo dei Trenta, gotha mondiale finanziario creato dai Rockefeller. Resta uno degli uomini più influenti del mondo: e ha accettato di mettersi a discutere con Grillo e Zingaretti. Avrebbe persino fatto il super-ministro dell’economia, se Mattarella avesse designato premier Marta Cartabia: un ruolo “umile”, per chi ambisce al Quirinale. Poi però si sono messe in moto dinamiche internazionali, dice Magaldi, e a Draghi è stato chiesto di fare il primo ministro: «Tutti i partiti già sapevano che avrebbe ottenuto una larghissima maggioranza trasversale: quella che poi lo accompagnerà al Colle (che resta la vera meta, sua e nostra)». Alchemicamente, Magaldi la chiama “la grande opera”. Capovolgere il mondo, in nome della giustizia sociale: ogni tanto succede. A questo serve, precisamente, “la cavalleria”.
(Giorgio Cattaneo, 9 febbraio 2021).
https://www.libreidee.org/2021/02/magaldi-con-draghi-litalia-cambia-la-storia-europea/
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