Non sono stati in pochi a pensare, e ancora non sono in pochi a pensarlo, che il presidente degli Stati Uniti si sia in qualche modo arreso.
Altri ancora sono arrivati a pensare che Trump non sia stato altro che un uomo del sistema fin dal principio piazzato lì dalle grandi élite per impedire un qualche tipo di cambiamento.
Sostanzialmente,
al momento ci sono tre ipotesi principali: la prima già citata descrive
Trump come un cosiddetto gatekeeper, il termine anglosassone con il
quale si definisce una falsa opposizione costruita dal sistema stesso,
come in Italia lo sono stati il M5S prima e la Lega di Salvini poi; la
seconda è che Trump si sia consegnato e abbia in qualche modo trattato
una sorta di resa segreta con le élite mondialiste che lo hanno
perseguitato prima ancora dell’inizio del suo mandato; la terza è quella
che invece ritiene che Trump abbia congegnato una trappola ancora più
sofisticata e letale di quello che si poteva immaginare allo stato
profondo di Washington.
Prima di tutto, è necessario soffermarsi un momento sulla prima ipotesi.
Chi sostiene questa opzione sostanzialmente crede che Trump sia stato un uomo del sistema sin dal principio.
Se si guarda a quanto accaduto negli ultimi quattro anni, si può facilmente scartare del tutto questa ipotesi.
Non c’è mai stato infatti nella storia degli Stati Uniti una guerra come quella che il potere di Washington ha dichiarato a Donald Trump.
La guerra era già iniziata prima ancora che Trump mettesse piede alla Casa Bianca, quando nel 2016 l’allora presidente Obama autorizzò lo spionaggio illegale nei confronti dell’allora candidato repubblicano nel tentativo di associarlo falsamente alla Russia.
La bufala del Russiagate, nota poi con il nome più appropriato di Obamagate o Spygate, è stata di fatto la più grande operazione di sabotaggio politico mai realizzata dall’apparato di potere eversivo di Washington contro un candidato alle presidenziali.
È stata una operazione che avrebbe visto anche il coinvolgimento dell’Italia, sotto i governi Renzi e Gentiloni, che avrebbe messo a disposizione il suo apparato di intelligence pur di accostare falsamente Trump alla Russia.
La guerra a Trump del sistema non si è fermata qui. Per quattro lunghi anni l’establishment ha cercato di rovesciare la sua presidenza in ogni modo.
Nancy Pelosi, la presidente democratica della Camera dei Rappresentanti, ha dato vita ad una messa in stato di accusa – naufragata poi rovinosamente al Senato – completamente infondata e ben oltre il perimetro della Costituzione americana.
Sono stati poi messi in atto almeno due attentati contro la vita del Presidente, quando prima un misterioso cecchino ha sparato contro la squadra di elicotteri che scorta il comandante in capo, e poi un drone che è riuscito inspiegabilmente ad avvicinarsi all’aereo presidenziale che per poco non è stato colpito.
La guerra è andata avanti. A novembre si è consumata la più grande frode elettorale della storia d’America e del mondo. Il 6 gennaio il Congresso invece di rifiutarsi di certificare una elezione illegale ha posto il suo marchio d’infamia nella partecipazione al colpo di Stato contro il presidente in carica.
Il cosiddetto gatekeeper non riceve mai un trattamento del genere. La falsa opposizione viene aiutata dal sistema ad entrare nella scena politica. Non le viene fatta la guerra né tantomeno si cerca di eliminarla in ogni modo, politicamente e fisicamente.
Dunque, no. L’ipotesi del falso movimento antisistema va eliminata anche alla luce delle politiche fatte da Trump fondate sulla dottrina di “Prima l’America” che ha separato gli Stati Uniti dal globalismo.
Trump ha tradito oppure ha messo a segno un colpo da maestro contro il mondialismo?
Restano due opzioni. La seconda che vede Trump nei panni di un traditore che ha rinunciato alla sua battaglia contro il Nuovo Ordine Mondiale, e che in qualche modo appare certamente più coerente della prima, seppure anche questa seconda ipotesi presenta delle incongruenze sostanziali.
Se Trump ha effettivamente abbandonato la partita e firmato la resa al globalismo, perché prima di andare via ha declassificato dei documenti micidiali che delegittimano completamente il suo avversario Biden, descritto come un fantoccio della Cina e di altre lobby straniere?
Soprattutto perché il presidente dichiara lo stato di emergenza in alcuni stati per calamità atmosferiche avvenute mesi prima per poi ordinare, come confermato da diverse fonti vicini ai militari, la militarizzazione di Washington DC?
E infine, se Trump è davvero un traditore che si è arreso al mondialismo e non è più in grado di nuocere, perché il sistema politico cerca incredibilmente di procedere ad una messa in stato di accusa contro di lui, quando ormai Trump ufficialmente si sarebbe ritirato in Florida a godersi la sua vita da pensionato?
Prima di analizzare questo scenario, occorre però prendere in considerazione il cosiddetto kraken, il mostro mitologico citato più volte dall’avvocato Powell nei mesi scorsi.
Questa metafora è stata utilizzata più volte ampiamente da uomini che sono molto vicini al Presidente, tra i quali la stessa Powell e l’avvocato Lin Wood, per descrivere la presentazione delle prove sulla frode elettorale, così rilevanti e decisive da mettere fine una volta per tutte al broglio.
Tutti quanti, compreso chi scrive, si aspettavano un qualche colpo di scena clamoroso che portasse alla fine definitiva della frode elettorale in corso.
In un certo senso, il kraken è stato rilasciato ma nessuna corte negli USA ha voluto prenderlo in esame.
Allo stesso modo, anche l’ingerenza straniera, soprattutto quella della Cina e dell’Italia, nelle elezioni americane era ed è tuttora un kraken devastante in grado di smascherare definitivamente la frode.
Questa opzione però, come è stato già raccontato in precedenza, è stata disinnescata dalla comunità dell’intelligence americana che non ha presentato un rapporto chiaro ed univoco sulle manipolazioni dei governi stranieri nelle elezioni USA.
Scartata anche questa soluzione, non sembravano che restare altre due vie: l’attivazione della legge contro le insurrezioni e l’esecuzione della legge marziale.
Entrambe queste soluzioni prevedevano il passaggio di poteri alle forze armate e l’instaurazione di un governo militare che avrebbe avuto il potere ad interim fino a quando non sarebbe stato sventato il piano eversivo per rovesciare il vero vincitore delle elezioni, il presidente Donald Trump.
Ora però si provi ad immaginare cosa avrebbe comportato la dichiarazione ufficiale di Trump di queste decisioni.
I media di regime nelle mani dei grandi gruppi finanziari e industriali avrebbero definito Trump come un golpista e avrebbero apertamente incoraggiato la sua rimozione o eliminazione fisica.
Il partito democratico avrebbe con ogni probabilità messo in atto la secessione dello stato di New York e della California, e i disordini per le strade sarebbero stati incontenibili.
L’America sarebbe piombata in una spirale di violenza e caos devastante tale da scatenare una guerra civile potenzialmente ancora più devastante di quella combattuta ai tempi di Lincoln, un altro presidente che si oppose strenuamente alla famiglia dei Rothschild che voleva già allora il controllo totale degli Stati Uniti.
Se si guarda all’infiltrazione della massoneria e dei poteri mondialisti in ogni singola istituzione americana questa strada sembrava essere l’unica percorribile.
Il conflitto armato appariva in effetti l’unico modo per sradicare in qualche modo l’eversione penetrata ad ogni livello negli Stati Uniti.
Trump però potrebbe aver elaborato una strategia ancora più raffinata e persino più efficace. Fare ciò che era necessario fare senza però alcun annuncio ufficiale ricorrendo ad una tecnica molto utilizzata dai suoi stessi nemici.
Una delle strategie preferite del Nuovo Ordine Mondiale infatti è quella di mettere sotto gli occhi del pubblico inconsapevole ciò che è l’obbiettivo finale di questa cabala, ovvero il governo unico mondiale.
Per poter preparare e indottrinare l’opinione pubblica a questo scenario, le élite globaliste hanno finanziato una quantità sterminata di seminari, libri, film, riviste e giornali per presentare il governo mondiale come l’unica soluzione per il futuro del mondo e dell’umanità.
In altre parole, il mondialismo negli ultimi decenni ha praticamente messo in bella vista ciò che aveva intenzione di fare.
Le masse o non se ne sono minimamente accorte oppure non hanno preso minimamente sul serio ciò che il sistema gli stava annunciando, probabilmente perché tutti quanti pensano che ciò che accadrà non riguarderà in qualche modo direttamente loro, ma le generazioni che verranno molto dopo.
Trump ha dato il potere ai militari in bella vista senza annunci ufficiali
Trump dunque potrebbe aver paradossalmente usato la strategia del mondialismo contro il mondialismo stesso.
Ha consegnato il potere ai militari in bella vista, facendo circondare Washington dalla Guardia Nazionale prima di andare via, ma il sistema non può dirgli nulla perché ufficialmente questo non è avvenuto, e Trump ormai vive in Florida nella sua villa a Mar-a-Lago.
È un capolavoro di strategia scacchistica che può apparire difficile da credere in un primo momento, ma non lo è se si prendono in considerazione alcuni altri importanti elementi che si vedranno successivamente.
Per comprendere meglio i piani sui quali si sta combattendo questa battaglia, è utile ricordare una metafora citata in un libro di Daniel Estulin, “Il Gruppo Bilderberg”, nel quale l’autore descriveva come esistano due mondi sostanzialmente.
In un mondo, quello della superficie, vive la quasi totalità della popolazione che considera realtà solo la falsa realtà dei media.
In profondità, esiste un altro mondo che è quello sotterraneo dove poteri come i servizi segreti dei vari governi fedeli all’agenda globalista si scontrano con altri poteri di governi che si oppongono e si sono opposti a questa agenda.
È esattamente la stessa metafora del film “Matrix” che mostra appunto come le dinamiche del mondo sotterraneo influenzino e governino inevitabilmente la realtà del mondo superficiale.
Il secondo esiste per preservare l’esistenza del primo. Le masse dunque devono continuare a non sapere.
Trump e l’apparato militare che lo sostiene sono perfettamente consci di queste dinamiche e combattono la battaglia sui due livelli.
Il colpo da maestro è stato quello di applicare l’arte della guerra che è tutta basata sull’inganno come insegna Sun Tzu.
Occorreva, in altre parole, recitare pubblicamente la parte del perdente per poter ingannare il sistema e far apparire Trump come qualcuno che si è arreso prima di salire sull’Air Force One, quando consegnava di fatto il potere ai militari esattamente come era necessario fare.
In superficie si mostrava una illusione, mentre sotto nella profondità si assestava un colpo devastante, forse letale, al sistema.
Nei documenti del Congresso si trovano già potenziali riscontri di un’effettiva attivazione della legge contro le insurrezioni.
Se non si crede nemmeno a questi documenti, si guardi allora alla crescente militarizzazione di Washington DC che invece di arrestarsi, continua.
Alcuni senatori repubblicani si sono chiesti il perché di questa decisione, così com’è è lecito chiedersi perché mai Joe Biden, se è davvero il comandante in capo, non ordini il ritiro di questi militari la cui presenza non ha alcun senso se davvero Biden è diventato presidente.
Allo stesso modo, se Biden ha il pieno controllo dell’apparato militare perché il Pentagono si rifiuta di mostrargli documenti riservati sulle missioni militari in corso degli USA?
Lo stesso Pentagono ieri è tornato di nuovo incredibilmente a disapplicare le disposizioni del suo presunto comandante in capo riguardo alla somministrazione dei vaccini ai terroristi di Guantánamo.
Sono anche altre le anomalie che circondano questa cosiddetta amministrazione Biden. È stato accertato da immagini e video autentici che nelle ultime dieci notti la Casa Bianca è rimasta al buio.
L’edificio più sicuro al mondo e che in base a protocolli minimi di sicurezza non può restare senza luce, è avvolto dall’oscurità, anche di giorno.
Tutto questo è senza precedenti e nessuno ha fornito una spiegazione ufficiale al riguardo. Le anomalie però non sono finite.
Quando diverse persone hanno chiamato la Casa Bianca per informazioni in orario d’ufficio ha risposto loro una voce registrata che riferiva che l’edificio era chiuso.
In altre occasioni, qualcuno ha risposto e ha invece detto che non c’era personale a disposizione per prendere in esame delle normali pratiche amministrative.
La Casa del presidente degli Stati Uniti dunque non sembra funzionare. Ad oggi, Joe Biden non si è ancora nemmeno presentato nella sala stampa ufficiale della Casa Bianca e l’addetto stampa Jen Psaki, non ha idea di dove sia il presidente né quando si presenterà a rispondere alle domande dei giornalisti.
A questo punto, ci si chiede se Biden sia davvero il presidente degli Stati Uniti oppure solo un fantoccio che sta recitando una parte per il semplice fatto che non può fare altrimenti vista la quantità enorme di prove che Trump ha contro di lui e la sua famiglia invischiata in giri di pedofilia e nelle mani della Cina comunista.
Più passano i giorni, e più sembra prendere sostanza questa seconda ipotesi.
In altre parole, la cosiddetta amministrazione Biden non sarebbe altro che una enorme messinscena, una operazione di demolizione controllata del deep state che durerebbe poco tempo per poter poi riconsegnare ufficialmente a Trump la presidenza degli Stati Uniti.
Se questo scenario fosse confermato, si sarebbe messa in essere una strategia persino più letale di quelle partorite da Sun Tzu. Trump starebbe usando i suoi stessi nemici per arrivare al suo scopo finale.
Tornare presidente degli Stati Uniti senza però sparare un singolo colpo né tantomeno scatenare una guerra civile che avrebbe trascinato l’America nel caos e nella violenza completa.
Ha circondato i suoi avversari a Washington DC mettendogli intorno delle recinzioni sorvegliate dai militari giorno e notte.
In pratica, Trump avrebbe in qualche modo chiuso dentro il cosiddetto deep state.
I suoi avversari sembrano averlo capito perfettamente e danno chiari segni di panico. Pam Keith, già candidata democratica e fanatica globalista ha chiesto apertamente di arrestare il presidente perché nella sua residenza di Mar-a-Lago ci sarebbe di fatto un governo ombra in grado di controllare davvero l’America.
Ed è effettivamente così, perché Trump ha già allestito in Florida un governo parallelo a tutti gli effetti dando vita all’ufficio dell’ex presidente.
Una volta giunta a conclusione l’operazione militare e con la conseguente caduta dell’amministrazione fantoccio di Biden che verrebbe dichiarata ufficialmente illegittima, non ci sono virtualmente più ostacoli per Trump per tornare presidente.
GameStop fa parte dell’operazione di demolizione controllata del sistema
Se si hanno dei dubbi riguardo a questo scenario, si prenda in considerazione anche questo altro elemento.
Se davvero Biden è presidente e non c’è più nulla che possa fermarlo, perché non appena è iniziata la sua amministrazione è partito un attacco senza precedenti ad uno dei pilastri portanti delle lobby globaliste e del potere di Washington, ovvero la finanza di Wall Street.
Il caso GameStop appare infatti difficilmente essere solamente il risultato di pochi piccoli investitori che si riuniscono su Reddit e decidono di assestare un colpo tremendo alla finanza di New York, senza qualcuno che abbia dato loro delle informazioni dall’interno su come e quando colpire.
Il massacro di Wall Street appare essere infatti un’operazione congegnata per mandare in bancarotta la finanza speculativa che da sempre finanzia la politica di Washington.
L’attacco ai fondi speculativi di New York è anche un attacco alla Cina comunista che ha investito miliardi di dollari negli ultimi anni in queste società.
Nessuno però può ufficialmente imputare a Trump tutto questo perché l’ex (?) presidente se ne sta tranquillo in Florida.
Il colpo di genio di questa strategia pertanto è quello di portare al fallimento il sistema standone fuori e servendosi di un’amministrazione nemica non riconosciuta dai militari per arrivare all’obbiettivo.
Una volta portata a termina la demolizione dell’apparato eversivo di Washington, allora si può tornare al potere in veste ufficiale.
Tutto questo senza nessun rumore. Senza nemmeno uno sparo.
Quella che sembrava essere una tremenda sconfitta potrebbe rivelarsi la più grande vittoria di tutti i tempi.
Quello che sembrava il trionfo del mondialismo potrebbe rivelarsi il suo definitivo fallimento.
Prima di tutto, è necessario soffermarsi un momento sulla prima ipotesi.
Chi sostiene questa opzione sostanzialmente crede che Trump sia stato un uomo del sistema sin dal principio.
Se si guarda a quanto accaduto negli ultimi quattro anni, si può facilmente scartare del tutto questa ipotesi.
Non c’è mai stato infatti nella storia degli Stati Uniti una guerra come quella che il potere di Washington ha dichiarato a Donald Trump.
La guerra era già iniziata prima ancora che Trump mettesse piede alla Casa Bianca, quando nel 2016 l’allora presidente Obama autorizzò lo spionaggio illegale nei confronti dell’allora candidato repubblicano nel tentativo di associarlo falsamente alla Russia.
La bufala del Russiagate, nota poi con il nome più appropriato di Obamagate o Spygate, è stata di fatto la più grande operazione di sabotaggio politico mai realizzata dall’apparato di potere eversivo di Washington contro un candidato alle presidenziali.
È stata una operazione che avrebbe visto anche il coinvolgimento dell’Italia, sotto i governi Renzi e Gentiloni, che avrebbe messo a disposizione il suo apparato di intelligence pur di accostare falsamente Trump alla Russia.
La guerra a Trump del sistema non si è fermata qui. Per quattro lunghi anni l’establishment ha cercato di rovesciare la sua presidenza in ogni modo.
Nancy Pelosi, la presidente democratica della Camera dei Rappresentanti, ha dato vita ad una messa in stato di accusa – naufragata poi rovinosamente al Senato – completamente infondata e ben oltre il perimetro della Costituzione americana.
Sono stati poi messi in atto almeno due attentati contro la vita del Presidente, quando prima un misterioso cecchino ha sparato contro la squadra di elicotteri che scorta il comandante in capo, e poi un drone che è riuscito inspiegabilmente ad avvicinarsi all’aereo presidenziale che per poco non è stato colpito.
La guerra è andata avanti. A novembre si è consumata la più grande frode elettorale della storia d’America e del mondo. Il 6 gennaio il Congresso invece di rifiutarsi di certificare una elezione illegale ha posto il suo marchio d’infamia nella partecipazione al colpo di Stato contro il presidente in carica.
Il cosiddetto gatekeeper non riceve mai un trattamento del genere. La falsa opposizione viene aiutata dal sistema ad entrare nella scena politica. Non le viene fatta la guerra né tantomeno si cerca di eliminarla in ogni modo, politicamente e fisicamente.
Dunque, no. L’ipotesi del falso movimento antisistema va eliminata anche alla luce delle politiche fatte da Trump fondate sulla dottrina di “Prima l’America” che ha separato gli Stati Uniti dal globalismo.
Trump ha tradito oppure ha messo a segno un colpo da maestro contro il mondialismo?
Restano due opzioni. La seconda che vede Trump nei panni di un traditore che ha rinunciato alla sua battaglia contro il Nuovo Ordine Mondiale, e che in qualche modo appare certamente più coerente della prima, seppure anche questa seconda ipotesi presenta delle incongruenze sostanziali.
Se Trump ha effettivamente abbandonato la partita e firmato la resa al globalismo, perché prima di andare via ha declassificato dei documenti micidiali che delegittimano completamente il suo avversario Biden, descritto come un fantoccio della Cina e di altre lobby straniere?
Soprattutto perché il presidente dichiara lo stato di emergenza in alcuni stati per calamità atmosferiche avvenute mesi prima per poi ordinare, come confermato da diverse fonti vicini ai militari, la militarizzazione di Washington DC?
E infine, se Trump è davvero un traditore che si è arreso al mondialismo e non è più in grado di nuocere, perché il sistema politico cerca incredibilmente di procedere ad una messa in stato di accusa contro di lui, quando ormai Trump ufficialmente si sarebbe ritirato in Florida a godersi la sua vita da pensionato?
Prima di analizzare questo scenario, occorre però prendere in considerazione il cosiddetto kraken, il mostro mitologico citato più volte dall’avvocato Powell nei mesi scorsi.
Questa metafora è stata utilizzata più volte ampiamente da uomini che sono molto vicini al Presidente, tra i quali la stessa Powell e l’avvocato Lin Wood, per descrivere la presentazione delle prove sulla frode elettorale, così rilevanti e decisive da mettere fine una volta per tutte al broglio.
Tutti quanti, compreso chi scrive, si aspettavano un qualche colpo di scena clamoroso che portasse alla fine definitiva della frode elettorale in corso.
In un certo senso, il kraken è stato rilasciato ma nessuna corte negli USA ha voluto prenderlo in esame.
Allo stesso modo, anche l’ingerenza straniera, soprattutto quella della Cina e dell’Italia, nelle elezioni americane era ed è tuttora un kraken devastante in grado di smascherare definitivamente la frode.
Questa opzione però, come è stato già raccontato in precedenza, è stata disinnescata dalla comunità dell’intelligence americana che non ha presentato un rapporto chiaro ed univoco sulle manipolazioni dei governi stranieri nelle elezioni USA.
Scartata anche questa soluzione, non sembravano che restare altre due vie: l’attivazione della legge contro le insurrezioni e l’esecuzione della legge marziale.
Entrambe queste soluzioni prevedevano il passaggio di poteri alle forze armate e l’instaurazione di un governo militare che avrebbe avuto il potere ad interim fino a quando non sarebbe stato sventato il piano eversivo per rovesciare il vero vincitore delle elezioni, il presidente Donald Trump.
Ora però si provi ad immaginare cosa avrebbe comportato la dichiarazione ufficiale di Trump di queste decisioni.
I media di regime nelle mani dei grandi gruppi finanziari e industriali avrebbero definito Trump come un golpista e avrebbero apertamente incoraggiato la sua rimozione o eliminazione fisica.
Il partito democratico avrebbe con ogni probabilità messo in atto la secessione dello stato di New York e della California, e i disordini per le strade sarebbero stati incontenibili.
L’America sarebbe piombata in una spirale di violenza e caos devastante tale da scatenare una guerra civile potenzialmente ancora più devastante di quella combattuta ai tempi di Lincoln, un altro presidente che si oppose strenuamente alla famiglia dei Rothschild che voleva già allora il controllo totale degli Stati Uniti.
Se si guarda all’infiltrazione della massoneria e dei poteri mondialisti in ogni singola istituzione americana questa strada sembrava essere l’unica percorribile.
Il conflitto armato appariva in effetti l’unico modo per sradicare in qualche modo l’eversione penetrata ad ogni livello negli Stati Uniti.
Trump però potrebbe aver elaborato una strategia ancora più raffinata e persino più efficace. Fare ciò che era necessario fare senza però alcun annuncio ufficiale ricorrendo ad una tecnica molto utilizzata dai suoi stessi nemici.
Una delle strategie preferite del Nuovo Ordine Mondiale infatti è quella di mettere sotto gli occhi del pubblico inconsapevole ciò che è l’obbiettivo finale di questa cabala, ovvero il governo unico mondiale.
Per poter preparare e indottrinare l’opinione pubblica a questo scenario, le élite globaliste hanno finanziato una quantità sterminata di seminari, libri, film, riviste e giornali per presentare il governo mondiale come l’unica soluzione per il futuro del mondo e dell’umanità.
In altre parole, il mondialismo negli ultimi decenni ha praticamente messo in bella vista ciò che aveva intenzione di fare.
Le masse o non se ne sono minimamente accorte oppure non hanno preso minimamente sul serio ciò che il sistema gli stava annunciando, probabilmente perché tutti quanti pensano che ciò che accadrà non riguarderà in qualche modo direttamente loro, ma le generazioni che verranno molto dopo.
Trump ha dato il potere ai militari in bella vista senza annunci ufficiali
Trump dunque potrebbe aver paradossalmente usato la strategia del mondialismo contro il mondialismo stesso.
Ha consegnato il potere ai militari in bella vista, facendo circondare Washington dalla Guardia Nazionale prima di andare via, ma il sistema non può dirgli nulla perché ufficialmente questo non è avvenuto, e Trump ormai vive in Florida nella sua villa a Mar-a-Lago.
È un capolavoro di strategia scacchistica che può apparire difficile da credere in un primo momento, ma non lo è se si prendono in considerazione alcuni altri importanti elementi che si vedranno successivamente.
Per comprendere meglio i piani sui quali si sta combattendo questa battaglia, è utile ricordare una metafora citata in un libro di Daniel Estulin, “Il Gruppo Bilderberg”, nel quale l’autore descriveva come esistano due mondi sostanzialmente.
In un mondo, quello della superficie, vive la quasi totalità della popolazione che considera realtà solo la falsa realtà dei media.
In profondità, esiste un altro mondo che è quello sotterraneo dove poteri come i servizi segreti dei vari governi fedeli all’agenda globalista si scontrano con altri poteri di governi che si oppongono e si sono opposti a questa agenda.
È esattamente la stessa metafora del film “Matrix” che mostra appunto come le dinamiche del mondo sotterraneo influenzino e governino inevitabilmente la realtà del mondo superficiale.
Il secondo esiste per preservare l’esistenza del primo. Le masse dunque devono continuare a non sapere.
Trump e l’apparato militare che lo sostiene sono perfettamente consci di queste dinamiche e combattono la battaglia sui due livelli.
Il colpo da maestro è stato quello di applicare l’arte della guerra che è tutta basata sull’inganno come insegna Sun Tzu.
Occorreva, in altre parole, recitare pubblicamente la parte del perdente per poter ingannare il sistema e far apparire Trump come qualcuno che si è arreso prima di salire sull’Air Force One, quando consegnava di fatto il potere ai militari esattamente come era necessario fare.
In superficie si mostrava una illusione, mentre sotto nella profondità si assestava un colpo devastante, forse letale, al sistema.
Nei documenti del Congresso si trovano già potenziali riscontri di un’effettiva attivazione della legge contro le insurrezioni.
Se non si crede nemmeno a questi documenti, si guardi allora alla crescente militarizzazione di Washington DC che invece di arrestarsi, continua.
Alcuni senatori repubblicani si sono chiesti il perché di questa decisione, così com’è è lecito chiedersi perché mai Joe Biden, se è davvero il comandante in capo, non ordini il ritiro di questi militari la cui presenza non ha alcun senso se davvero Biden è diventato presidente.
Allo stesso modo, se Biden ha il pieno controllo dell’apparato militare perché il Pentagono si rifiuta di mostrargli documenti riservati sulle missioni militari in corso degli USA?
Lo stesso Pentagono ieri è tornato di nuovo incredibilmente a disapplicare le disposizioni del suo presunto comandante in capo riguardo alla somministrazione dei vaccini ai terroristi di Guantánamo.
Sono anche altre le anomalie che circondano questa cosiddetta amministrazione Biden. È stato accertato da immagini e video autentici che nelle ultime dieci notti la Casa Bianca è rimasta al buio.
L’edificio più sicuro al mondo e che in base a protocolli minimi di sicurezza non può restare senza luce, è avvolto dall’oscurità, anche di giorno.
Tutto questo è senza precedenti e nessuno ha fornito una spiegazione ufficiale al riguardo. Le anomalie però non sono finite.
Quando diverse persone hanno chiamato la Casa Bianca per informazioni in orario d’ufficio ha risposto loro una voce registrata che riferiva che l’edificio era chiuso.
In altre occasioni, qualcuno ha risposto e ha invece detto che non c’era personale a disposizione per prendere in esame delle normali pratiche amministrative.
La Casa del presidente degli Stati Uniti dunque non sembra funzionare. Ad oggi, Joe Biden non si è ancora nemmeno presentato nella sala stampa ufficiale della Casa Bianca e l’addetto stampa Jen Psaki, non ha idea di dove sia il presidente né quando si presenterà a rispondere alle domande dei giornalisti.
A questo punto, ci si chiede se Biden sia davvero il presidente degli Stati Uniti oppure solo un fantoccio che sta recitando una parte per il semplice fatto che non può fare altrimenti vista la quantità enorme di prove che Trump ha contro di lui e la sua famiglia invischiata in giri di pedofilia e nelle mani della Cina comunista.
Più passano i giorni, e più sembra prendere sostanza questa seconda ipotesi.
In altre parole, la cosiddetta amministrazione Biden non sarebbe altro che una enorme messinscena, una operazione di demolizione controllata del deep state che durerebbe poco tempo per poter poi riconsegnare ufficialmente a Trump la presidenza degli Stati Uniti.
Se questo scenario fosse confermato, si sarebbe messa in essere una strategia persino più letale di quelle partorite da Sun Tzu. Trump starebbe usando i suoi stessi nemici per arrivare al suo scopo finale.
Tornare presidente degli Stati Uniti senza però sparare un singolo colpo né tantomeno scatenare una guerra civile che avrebbe trascinato l’America nel caos e nella violenza completa.
Ha circondato i suoi avversari a Washington DC mettendogli intorno delle recinzioni sorvegliate dai militari giorno e notte.
In pratica, Trump avrebbe in qualche modo chiuso dentro il cosiddetto deep state.
I suoi avversari sembrano averlo capito perfettamente e danno chiari segni di panico. Pam Keith, già candidata democratica e fanatica globalista ha chiesto apertamente di arrestare il presidente perché nella sua residenza di Mar-a-Lago ci sarebbe di fatto un governo ombra in grado di controllare davvero l’America.
Ed è effettivamente così, perché Trump ha già allestito in Florida un governo parallelo a tutti gli effetti dando vita all’ufficio dell’ex presidente.
Una volta giunta a conclusione l’operazione militare e con la conseguente caduta dell’amministrazione fantoccio di Biden che verrebbe dichiarata ufficialmente illegittima, non ci sono virtualmente più ostacoli per Trump per tornare presidente.
GameStop fa parte dell’operazione di demolizione controllata del sistema
Se si hanno dei dubbi riguardo a questo scenario, si prenda in considerazione anche questo altro elemento.
Se davvero Biden è presidente e non c’è più nulla che possa fermarlo, perché non appena è iniziata la sua amministrazione è partito un attacco senza precedenti ad uno dei pilastri portanti delle lobby globaliste e del potere di Washington, ovvero la finanza di Wall Street.
Il caso GameStop appare infatti difficilmente essere solamente il risultato di pochi piccoli investitori che si riuniscono su Reddit e decidono di assestare un colpo tremendo alla finanza di New York, senza qualcuno che abbia dato loro delle informazioni dall’interno su come e quando colpire.
Il massacro di Wall Street appare essere infatti un’operazione congegnata per mandare in bancarotta la finanza speculativa che da sempre finanzia la politica di Washington.
L’attacco ai fondi speculativi di New York è anche un attacco alla Cina comunista che ha investito miliardi di dollari negli ultimi anni in queste società.
Nessuno però può ufficialmente imputare a Trump tutto questo perché l’ex (?) presidente se ne sta tranquillo in Florida.
Il colpo di genio di questa strategia pertanto è quello di portare al fallimento il sistema standone fuori e servendosi di un’amministrazione nemica non riconosciuta dai militari per arrivare all’obbiettivo.
Una volta portata a termina la demolizione dell’apparato eversivo di Washington, allora si può tornare al potere in veste ufficiale.
Tutto questo senza nessun rumore. Senza nemmeno uno sparo.
Quella che sembrava essere una tremenda sconfitta potrebbe rivelarsi la più grande vittoria di tutti i tempi.
Quello che sembrava il trionfo del mondialismo potrebbe rivelarsi il suo definitivo fallimento.
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