Marcello Pamio
Per la prima volta i primari dei reparti di Microbiologia che
effettuano le analisi sui tamponi ammettono che sono costretti a
potenziare la carica virale per poter individuare il virus che,
altrimenti, sarebbe riscontrato in una percentuale irrisoria!
Ad affermarlo il dottor Roberto Rigoli, primario del reparto di Microbiologia a Treviso, il quale ha coordinato una ricerca assieme ai colleghi di Mestre e Verona. “Su
60mila tamponi fatti dal 1° giugno in Veneto, solo 3 hanno registrato
una quantità di virus importante. Ma anche quelle 3 persone infettate
dal Covid-19 hanno sviluppato solo sintomi leggeri e nessuno è finito in
pneumologia o in rianimazione”.
Detto in altri termini: la carica del virus si è spenta.
Ma allora a cosa servono i tamponi oltre a far ingrassare le lobbies?
Il-logica dei tamponi
# 60.000 tamponi;
# 210 positivi;
# 199 in maniera molto modesta e probabilmente non erano infettivi;
# 11 positivi con segnale chiaro, di cui 4 asintomatici e 7 sintomatici;
# 3 casi in cui la carica virale è paragonabile a quella nella fase acuta dell’epidemia.
Chiamarla strategia sanitaria è proprio fuori luogo: 60.000 tamponi
in una sola regione per trovare solo 3 persone infettate dal Covid-19,
le quali hanno sviluppato solo sintomi leggeri e nessuno è finito in
pneumologia o in rianimazione. E a livello nazionale?
Quanti soldi
stanno incamerando i produttori dei tamponi? Quante persone sono agli
arresti domiciliari (quarantena fiduciaria) per un test farlocco? Quanti
bambini sono a casa da scuola per una fantomatica positività? E quanti
genitori perderanno il lavoro per questa distorsione della realtà?
Non c’è altra spiegazione se non quella che viviamo in una sorta di incantesimo...
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