Mi sento molto critica verso me stessa. Dopo aver incontrato
qualcuno, penso sempre a cosa ho detto e cosa avrei dovuto dire.
Questa è una cattiva abitudine. La consapevolezza di sé è un
fatto positivo, ma il criticare se stessi non lo è, perché non è mai a
proposito. Ti critichi quando il momento è già passato. La consapevolezza è nel
presente, mentre la critica riguarda il passato. Ma non puoi né disfare il
passato, né ricrearlo. È finito, è finito per sempre; non c’è nulla che si
possa fare. È stupido sprecare anche un solo istante per pensarci, perché
quando ci pensi, non fai altro che sprecare anche il momento presente, ripetere
lo stesso errore. Sii consapevole di tutto – relazioni, lavoro, meditazione… di
tutto.
Sii consapevole quando la cosa c'è, quando accade, e non
essere mai critico. In quel momento di consapevolezza, qualcosa può essere
trasformato. Quando sei sveglio, all'erta, ci sono tante cose che non puoi
fare; ne farai invece delle altre. Se sei consapevole, non potrai commettere
gli errori che poi critichi. La consapevolezza non è qualcosa che ti dia la
possibilità di pentirti. Una persona consapevole non si pente mai; tutto ciò
che non ha fatto, non ha fatto. Non serve compiangersi, criticarsi, piangersi
addosso – queste sono tutte malattie. Quindi non criticare.
È un ‘trip’ dell’ego. Fai qualcosa, e poi nella tua mente
cerchi di migliorarla. Ma questo mostra solamente che hai fatto qualcosa che
non corrisponde all’immagine creata dal tuo ego. Ti sei arrabbiato, mentre
pensavi di essere una brava persona, una che non si arrabbia mai – ma ora ti
sei arrabbiato. In seguito ti accorgi che l’immagine che hai di te stesso è
scaduta. Cosa puoi fare ora? Persino ai tuoi stessi occhi ti senti condannato.
Ora come potrai mostrare in giro la tua faccia? Avevi detto
a destra e a manca di essere una brava persona, una che non si arrabbia mai, e
cose del genere. Ora che fare di tutta la pubblicità che ti eri fatto? Non puoi
proprio dire che ti sei arrabbiato o che sei stato avido o tirchio. C’è solo
una possibilità: tirarti su dalle stringhe delle scarpe, raddrizzarti a forza,
pentirti. Affermi: “Ho fatto una cosa sbagliata, qualcosa che non avrei dovuto
fare. Avrei dovuto fare qualcos’altro”. Stai ritoccando la tua immagine, stai
dicendo: “Va bene, magari mi sono arrabbiato, ma è stato solo l’errore di un
momento. Me ne pento. Guarda, ho le lacrime agli occhi. Non sono così cattivo,
dopotutto”. Puoi persino andare dalla persona con cui ti eri arrabbiato e
chiederle perdono – ma anche questo è un ‘trip’ dell’ego. Ti sentirai di nuovo
bene - sei davvero un brav’uomo! Hai conservato la tua rispettabilità. L’immagine
che avevi di te si è riaffermata.
Se senti veramente che la rabbia era sbagliata, dimenticati
del passato. È quando la rabbia è presente che devi rimanere sveglio. Quello è
pentimento vero. Resta sveglio. Non dico di non chiedere mai perdono a
qualcuno. Fallo pure, ma non perché sei pentito. Non scusarti per la tua
rabbia, ma per la tua inconsapevolezza. Riesci a capire la differenza?
Se ti sei arrabbiato, vai dalla persona e dille: “Ero
inconsapevole. Mi sono comportato da sciocco, da ubriaco. Ero incosciente, come
drogato. Ho fatto qualcosa, ma in effetti non c’ero”. Chiedi scusa per la tua
inconsapevolezza, non per la rabbia. E ricorda che l’inconsapevolezza, non la
rabbia, è il problema reale.
La prossima volta sii più consapevole. Che sia rabbia, odio,
gelosia, possessività, le cose sono mille… ma la malattia vera è solo una:
l’inconsapevolezza. Sono facce diverse dello stesso fenomeno. Se cerchi di
cambiare questi problemi, non potrai mai farcela, perché sono milioni.
Osho, Be Realistic: Plan for a
Miracle, #20
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