venerdì 26 febbraio 2016

L'EBBREZZA DIVINA

26 FEBBRAIO 2016



 La meditazione è uno stato naturale dell'essere, uno stato che abbiamo perduto, e ritrovarlo è la gioia più grande della vita.

 Come parlare della meditazione? Che dire... di cosa si tratta? Cos’è la meditazione? È una tecnica che può essere praticata? È uno sforzo in cui ci si impegna? Qualcosa che la mente può realizzare? No, non è nulla di tutto questo.

Tutto ciò che la mente può fare non può essere meditazione: è qualcosa che va oltre la mente. In quella dimensione, è assolutamente impotente: non è in grado di penetrare la meditazione; là dove la mente finisce, la meditazione inizia.

È importante ricordarlo perché tutto ciò che facciamo, viene fatto attraverso la mente; qualsiasi cosa realizziamo, la realizziamo attraverso la mente. Quindi, quando ci rivolgiamo alla sfera interiore, di nuovo iniziamo a pensare in termini di tecniche, di metodi, di qualcosa da fare, semplicemente perché ogni nostra esperienza ci dimostra che qualsiasi cosa può essere fatta tramite la mente.

Certo, fatta eccezione per la meditazione, tutto può essere fatto dalla mente; tutto, tranne la meditazione, poiché non è una realizzazione: esiste già, è la tua natura. Non deve essere conseguita; deve soltanto essere riconosciuta, deve solo essere ricordata. È là, che ti aspetta: è sufficiente guardare dentro di sé, ed è disponibile. L’hai sempre portata in te.

La meditazione è la tua natura intrinseca: sei tu, il tuo essere, e non ha nulla a che vedere con ciò che fai. Non la puoi avere, né puoi non averla: non può essere posseduta. Non si tratta di un oggetto, sei tu, è il tuo essere.
 Allorché si comprende cos’è la meditazione, ogni cosa diventa evidente. Altrimenti, puoi continuare a brancolare nel buio.

La meditazione è uno stato di chiarezza, non uno stato mentale. La mente è confusione, non è mai chiara, non lo può essere. I pensieri creano intorno a te delle nubi; sono nubi sottili che producono una nebbia in cui ogni chiarezza va perduta. Quando i pensieri scompaiono, quando intorno a te non esistono più nuvole, quando esiste nel tuo semplice essere essenziale, accada una chiarezza. In questo caso puoi vedere a distanze remote; puoi abbracciare l’intera esistenza; il tuo sguardo diventa penetrante e tocca l’essenza più intima dell’essere.

La meditazione è chiarezza, un’assoluta chiarezza di vedute: non puoi pensarci, devi lasciar cadere ogni pensiero. E quando dico: “Devi lasciar cadere ogni pensiero”, non aver fretta di concludere.
Io devo usare il linguaggio, ma se io dico: “Abbandona il pensiero”, e tu lo fai, mancherai il punto: di nuovo, ridurrai tutto a un fare.
‘Lasciar cadere il pensiero’ vuol semplicemente dire: non fare nulla. Siediti. Lascia che i pensieri sedimentino da soli; lascia che la mente decanti spontaneamente. Siedi semplicemente, fissando un muro, in un angolo tranquillo, senza fare assolutamente nulla.

Sii rilassato. Sciolto. Non fare alcuno sforzo. Non andare da nessuna parte. Come se ti dovessi addormentare, pur restando sveglio: sei sveglio e ti stai rilassando, ma tutto il corpo si sta addormentando. Dentro di te, resti attento, all’erta, mentre tutto il corpo entra in un profondo rilassamento.
I pensieri si acquietano da soli; non è necessario che balzi loro addosso, non occorre che tenti di fermarli. Immagina un torrente fangoso... cosa puoi fare per renderlo limpido? Entrarci e scuoterlo? Non faresti che peggiorare le cose.

No, dovresti semplicemente restare seduto sulla riva, in attesa. Non c’è nulla da fare: qualsiasi cosa tu faccia, non faresti che renderlo ancora più torbido. Siedi semplicemente sulla riva. Osserva, con indifferenza e, continuando a scorrere, il fiume porterà via le foglie morte, e il fango tornerà ad acquietarsi: dopo un po’ ti rendi conto che il torrente è tornato a essere limpido.
Ogni volta che un desiderio attraversa la mente, il torrente diventa fangoso. Dunque, siediti semplicemente. 

Non cercare di fare nulla. In Giappone, questo “semplice stare seduti” è chiamato Zazen; ci si siede semplicemente, senza fare nulla. E, un giorno, la meditazione accade. Non è che sia tu a cercarla, viene a te. E quando viene, la riconosci immediatamente: è sempre presente, ma tu non guardavi nella giusta direzione. Il tesoro è sempre stato presente, dentro di te, ma tu eri impegnato altrove: nei pensieri, nei desideri, in mille cose. Non eri minimamente interessato a quell’unica cosa... e si trattava del tuo essere!

Quando l’energia si rivolge alla sfera interiore – è ciò che Buddha chiama parabvrutti: il ritornare della tua energia alla fonte – all’improvviso consegui la chiarezza.
Allora, ogni cosa si schiude davanti a te.

OSHO

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