Nell’Alto Himalaya l’utilizzo dei prodotti della Cannabis fa parte di una tradizione millenaria religiosa, medica e popolare, ancora viva nonostante le pressioni del “primo mondo”. Charas é il nome della resina della Cannabis (dove si trova la maggior parte del principio attivo), estratta in queste regioni ancora nel modo più semplice possibile: a mani nude e dalle piante ancora vive. “Charsì” sono i produttori e gli utilizzatori di questa nobile sostanza. Insieme ai rituali tradizionali associati all’uso della Cannabis si sente spesso pronunciare ad alta voce: <Charsì cabi nahin marsì!> – che i Charsì non muoiano mai!
Per queste popolazioni la coltivazione e l’utilizzo dei prodotti della pianta di Cannabis fanno parte di una tradizione millenaria. La Cannabis entra nei riti religiosi, nelle storie folkloristiche, viene usata come cibo, come fonte di fibra robusta, come combustibile per accendere fuochi, come fonte di sostentamento, come medicina. In queste montagnela produzione di Charas è da sempre stata parte delle conoscenze pratiche di queste popolazioni e, fino ai primi anni’80 il Charas veniva comprato e poi rivenduto dal governo, tramite negozi governativi.
A 3000 metri non cresce quasi nulla di coltivabile. Solo la Cannabis permette un raccolto che potrà dare un minimo reddito a queste popolazioni, visto che lo “Stato” vuole comunque del denaro anche da loro, solo per il fatto che esistono. Anzi, la loro esistenza così come è stata finora deve cambiare, perché non possono più permettersi di essere un esempio di come sarebbe possibile un diverso modo di vita. Ricordo che finora tutti i locali sapevano farsi la propria casa dal nulla: usando pietre e legname del posto; capaci a farsi i vestiti dal nulla: allevando le pecore, tagliando, cardando, filando la lana; capaci a farsi il cibo: allevando animali e coltivando la terra; capaci a trovarsi e a prepararsi le medicine da erbe e radici raccolte sulle loro montagne. Erano autosufficienti e padroni della propria vita. Adesso devono andare a scuola, dimenticarsi tutto questo e diventare “consumatori”. E vivere e lavorare per qualcun altro.
Sono stato a Desh (Himalaya) per rivedere la mia (ex) grotta. E mi si è gonfiato il cuore di tristezza. La vita di queste popolazioni è sconvolta da una serie di progetti governativi di strade e dighe per centrali idroelettriche. Stanno togliendo loro tutto, senza dare nulla in cambio. Case e terreni vengono espropriati senza che ai legittimi proprietari ricevano alcunché. Interi versanti di montagne vengono bruciati ed il legname rubato ai locali (che non possono più tagliarlo, nemmeno per rifarsi le case dopo un incendio che ha devastato il paese, altrimenti verrebbero multati), esportato e venduto lontano. Portano via persino l’erba che sarebbe servita al bestiame per l’inverno. Ai contadini di Desh è stato detto dai rappresentanti del governo: “Non piantate più Bhang (Cannabis), piuttosto comprate questi semi di piselli, vi compreremo poi il raccolto per 80 rupie al Kg.” Al momento di vendere il raccolto il governo si è rimangiato la parola data, e da 80 rupie/Kg l’offerta per i piselli è stata di 6 rupie al Kg. In più è salita la polizia per ben due volte per tagliare le piante di Bhang e terrorizzare donne e bambini.
Ma a Desh conoscono bene il valore di questa pianta, e sono comunque riusciti, con un lavoro massacrante, a coltivare Bhang nei posti più lontani, più difficili e pericolosi da raggiungere. I soldi che la CE e gli Usa danno tutti gli anni al governi di qui perché dimostri di fare qualcosa contro il terribile “pericolo droga” vengono usati soltanto per creare disagio, scontento, rabbia, odio verso un sistema che sconfessa le sue tradizioni e la sua cultura in nome del denaro. Un sistema che sconvolge la vita della propria gente, li riduce in miseria, li spinge a dover abbandonare l’uso e la conoscenza di una pianta che produce soltanto benessere, soprattutto li spinge a rovinarsi bevendo alcolici. Di recente un poliziotto locale, “istruito” dal governo, ha detto: “Ai miei figli dirò di non fumare Charas, perché è molto pericoloso. Ma che bevano pure tutti i superalcolici che vogliono, tanto di alcol non è mai morto nessuno.”!!! Tanti auguri!
Bom Bholenat! Charsì cabi nei marsì! (che i charsì non muoiano mai)
P.S. Nel 2008 i morti x alcol in Italia sono stati almeno 25000 (506 per “droghe illegali”, più di 80000 per tabacco); in Europa almeno 115000; nel mondo 2 milioni e 3000000. Non si è mai registrato un solo decesso attribuibile direttamente all’uso di Cannabis!
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