venerdì 18 ottobre 2019

Essere soli è la più grande conquista


 Questa magica notte porta tutto con se  Il fuoco  Le risate di grandi e piccoli  Mani che insieme diventano un cerchio  Di cuori felici Di cuori uniti da un filo che li lega Una notte dove sospiri e racconti escono dalle memorie Dalle leggende Dalla fantasia Una notte magica Dove sguardi innamorati si inseguono sotto le stelle che sembrano danzare Vorrei arrivare la su in alto E scriverti con le stelle in cielo che ti amo Questa magica notte il vento accarezza i tuoi capelli e io sento il tuo…
Essere soli è la più grande conquista; di solito si ha sempre bisogno dell’altro. Esiste un profondo bisogno dell’altro perché dentro di noi manca qualcosa; abbiamo dei buchi nel nostro essere e li riempiamo con la presenza dell’altro. L’altro, in qualche modo, ci rende completi, altrimenti non lo siamo. Senza l’altro non sappiamo chi siamo e perdiamo la nostra identità. L’altro diventa uno specchio dove possiamo vedere il nostro volto riflesso. Senza l’altro, all’improvviso veniamo spinti con forza all’interno di noi stessi; a quel punto nasce un profondo disagio, siamo infastiditi, perché non sappiamo chi siamo. Quando siamo soli, ci troviamo in una compagnia strana, una compagnia imbarazzante: non sappiamo con chi siamo. Con l’altro, le cose sono chiare e definite. Ne conosciamo il nome, ne vediamo la forma, conosciamo l’uomo o la donna: esistono modi per definire l’altro. Come definite voi stessi? Nel profondo c’è un abisso indefinibile, c’è un vuoto abissale; quando iniziate a sciogliervi in esso, siete colti dalla paura: vi spaventate e desiderate correre verso l’altro. L’altro vi aiuta a restare all’esterno, a temporeggiare. Quando non c’è nessun altro, siete lasciati soli con il vostro vuoto. Nessuno vuole stare da solo. La più grande paura al mondo è di essere lasciati soli. Le persone fanno mille cose per non essere sole – imitate i vostri vicini, così siete simili a loro e non siete lasciati soli. Perdete la vostra individualità, perdete la vostra unicità, diventate degli imitatori perché se non imitate sarete lasciati soli. Essere soli è davvero il più grande miracolo. Significa che ora non appartieni a nessuna chiesa, a nessuna organizzazione, a nessuna teologia, a nessuna ideologia – non appartieni, semplicemente sei e hai appreso come amare la tua realtà indefinibile e ineffabile. Sei arrivato a imparare come stare con te stesso. I tuoi bisogni per l’altro sono scomparsi: non hai più dei vuoti, non hai delle falle, non ti manca nulla – sei semplicemente felice di essere te stesso. Non hai bisogno di nulla, la tua beatitudine è incondizionata. Certo, questo è il più grande miracolo al mondo. Ma ricorda, il maestro dice: “Sono qui, solo con me stesso”. Quando voi siete soli, in realtà non siete soli: vi sentite soli, ed esiste una differenza fondamentale tra l’essere soli e il sentirsi soli. Quando vi sentite soli, pensate all’altro, vi manca l’altro. Sentirsi soli è uno stato negativo. Sentite che sarebbe meglio se ci fosse l’altro: l’amico, la moglie, la madre, l’amato, il marito. Sarebbe meglio se ci fosse l’altro, ma l’altro non c’è. Sentirsi soli è l’assenza dell’altro. Essere soli è la presenza di se stessi; essere soli è estremamente positivo. È una presenza, una presenza traboccante. Sei così colmo di presenza che puoi riempire l’intero universo con la tua presenza… e non hai bisogno di nessuno. Ciò non significa che un illuminato, arrivato a casa, non viva con gli altri. In realtà, solo lui è in grado di vivere con gli altri; perché con la capacità di stare con se stesso ha acquisito la capacità di stare con gli altri. Se non sei in grado di stare con te stesso, come puoi stare con gli altri? È una semplice affermazione: “Sono seduto qui, solo con me stesso”. Provaci, sentine l’effetto. Siedi da solo. Questa è meditazione: stare semplicemente seduti da soli, senza fare nulla. Provaci. Se incomincerai a sentirti solo, vuol dire che manca qualcosa nel tuo essere, vuol dire che ancora non sei riuscito a comprendere chi sei. E correndo di qua e di là, inseguendo sempre un futuro, andando da una persona all’altra, non arriverai mai a comprendere te stesso. Se incomincerai a sentirti solo, vuol dire che manca qualcosa nel tuo essere, vuol dire che ancora non sei riuscito a comprendere chi sei. E correndo di qua e di là, inseguendo sempre un futuro, andando da una persona all’altra, non arriverai mai a comprendere te stesso. Va’ invece in profondità in questo stato di solitudine, fino a raggiungere uno strato in cui all’improvviso il sentirsi solo si trasforma in essere solo con te stesso. Si trasforma: l’isolamento è l’aspetto negativo della solitudine. Se andrai in profondità in questo stato, all’improvviso arriverà il momento in cui inizierai a percepire l’aspetto positivo, è inevitabile. Sei diventato troppo abitudinario: l’idea dell’altro è così radicata, è un’abitudine meccanica tale che, quando ti manca l’altro, ti senti vuoto, solo e cadi in un abisso. Ma se ti permetti di cadere dentro quell’abisso, ben presto ti renderai conto che l’abisso è scomparso e con esso sono scomparsi anche tutti gli attaccamenti illusori. A quel punto accade il miracolo più grande: sei felice senza alcun motivo. Ricorda, quando la tua felicità dipende dagli altri, anche la tua infelicità dipenderà dagli altri. Se sei felice perché una donna ti ama, diventerai infelice quando non ti amerà più. Se sei felice per un qualsiasi motivo, in qualsiasi momento quel motivo potrà scomparire, e allora diventerai infelice. La tua felicità sarà sempre in bilico e ti sentirai sempre nella tempesta. Non sarai mai sicuro di essere felice o infelice, perché in qualsiasi momento la terra può scomparire sotto i tuoi piedi. Non potrai mai essere sicuro di nulla. La donna che ti sorrideva un attimo fa, ora è in collera; il marito che ti parlava così dolcemente, all’improvviso è andato su tutte le furie. Dipendere dagli altri è dipendenza, è una schiavitù, e non ti potrai mai sentire veramente colmo di beatitudine. La beatitudine è possibile solo in uno stato di libertà totale e incondizionata.

Osho

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