Qual è la prima verità nella ricerca della verità suprema?
La prima verità per chiunque è conoscere se stessi per ciò che si è, così come
si è. Questo è il primo gradino della scala. Ma sulla maggior parte delle scale
quel primo gradino manca; ragion per cui sono scale solo di nome, ma non
possono essere utilizzate per salire. Se qualcuno vuole, può tirarsi dietro
quelle scale sulle spalle, ma sarà impossibile salirci.
L’uomo inganna gli altri, inganna se stesso, e vuole
ingannare perfino Dio; in tutti questi tentativi perde se stesso. Ha creato lui
stesso tutto il fumo che gli acceca gli occhi!
La nostra civiltà, la nostra cultura e le nostre religioni
non sono forse nomi splendidi per simili inganni? Non abbiamo forse fatto
tentativi del tutto vani di mascherare la nostra mancanza di civiltà, di
cultura e di religione dietro a questo fumo? E qual è stato il risultato?
Semplicemente questo: sulla base di quegli sforzi di civilizzazione, non siamo
riusciti a diventare civili, e a causa delle nostre religioni non siamo
riusciti a diventare religiosi; e questo perché ciò che è falso non potrà mai
diventare la via che conduce al Vero.
La verità in quanto tale è la soglia al Vero. Solo dopo aver
lasciato perdere tutti gli autoinganni la via verso il Vero potrà presentarsi
limpida e libera da ostacoli.
È essenziale ricordare che in ultima analisi è impossibile
ingannare se stessi. Oggi o domani ogni inganno andrà in pezzi e le verità
verranno rivelate; proprio per questo l’autoinganno alla fine si trasforma in
rimorso. D’altra parte nessun pentimento potrà mai fare ciò che può operare
l’essere consapevoli fin dall’inizio.
Perché vogliamo ingannare? Dietro a ogni nostro inganno non
c’è forse la paura? Ma la causa all’origine della paura è forse annientata
dall’inganno? No, anzi, con l’inganno simili radici vengono seppellite e in
questo modo crescono più in profondità. Non è questo il modo per farle morire;
così acquistano vitalità e potenza; di conseguenza, si devono inventare inganni
ancor più grandi, per coprirle e nasconderle. Così nasce un’interminabile
catena di sotterfugi dove la codardia continua ad aumentare e l’uomo si
incupisce, si perde nella debolezza e nella viltà. Alla fine inizia ad aver
paura anche di se stesso, e questa paura diventa un inferno.
Nella vita, non va bene nascondersi per paura dietro a delle
illusioni. La cosa giusta da fare è ricercare la causa alla radice della paura:
non si dovrebbe reprimerla, non la si dovrebbe occultare. La suprema
liberazione è impossibile, se esiste una paura repressa. Solo dopo aver
conosciuto questa paura, dopo averla messa a nudo, ci si può liberare dalla
paura.
Dunque, io considero il coraggio la qualità religiosa più
grande. Nel tempio della vita non esiste alcun accesso tramite una porta sul
retro: l’esistenza dà il benvenuto solo a coloro che lottano con coraggio
strenuo.
In una delle maggiori città dell’Inghilterra, veniva
rappresentata una delle commedie di Shakespeare. Questo accadeva qualche
decennio fa, quando era ancora ritenuto un peccato il fatto che un gentiluomo
andasse a teatro, e non si era mai neppure posto il problema di un prete che ne
vedesse uno. Dopotutto, la religione è il suo unico interesse!
Un prete, però, non riuscì a evitare quella tentazione e si
mosse nello stesso modo in cui facciamo noi nella vita: scrisse al direttore
del teatro, chiedendogli: “Potrebbe farmi entrare da una porta sul retro del
teatro, così nessuno mi vedrà?”.
Il direttore gli rispose: “Mi spiace, ma qui non abbiamo
porte che Dio non possa vedere!”.
Anch’io vorrei dirti la stessa cosa. Non esistono porte sul
retro tramite le quali si possa accedere al Vero: il divino è sulla soglia di
qualsiasi porta!
Osho, Crea il tuo destino
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