1 GIUGNO 2016
Lui ha sorriso della mia ignoranza e ha detto: “Un sannyasin
ha il proprio codice nell’abbigliamento”.
Sentendo queste parole, ho iniziato a riflettere; e lui mi
ha chiesto: “Cosa c’è da pensare tanto?”.
Ho spiegato: “È qualcosa che richiede una profonda
riflessione, perché un sannyasin non dovrebbe avere alcuna regola rispetto
all’abbigliamento; e se ne ha una, non è un sannyasin”.
Forse non ha capito le mie parole, perché mi ha chiesto:
“Dopotutto, un sannyasin deve indossare qualcosa; oppure vuoi che vada in giro
nudo?”.
Ho replicato: “Non è vietato indossare abiti e non ci sono
regole che lo impediscano. La cosa da valutare è l’insistenza nell’indossare
qualcosa in particolare, contrapposta al non indossare nulla.
Amico mio, la regola non si riferisce ai vestiti quanto
piuttosto all’imporre qualcosa”.
Ha commentato: “Ma indossare abiti particolari mi aiuta a
ricordare che sono un sannyasin”.
A quel punto sono scoppiato a ridere, e ho detto: “Ciò che
si è non dev’essere ricordato. Ricordarsi di ciò che non si è, questo richiede
un continuo nutrimento; ma una spiritualità che si può ricordare solo grazie
agli abiti, potrà mai essere spiritualità? Gli abiti sono cose molto
superficiali e futili, perfino la pelle non è abbastanza profonda; la carne e
il midollo sono a loro volta poco profondi... e neppure la mente lo è! Fatta
eccezione per l’anima, non esiste nulla di abbastanza profondo da poter
diventare la dimora della spiritualità. E ricorda, coloro che restano focalizzati
su cose superficiali non sperimenteranno mai la dimensione interiore. Coloro
che restano fissati sui vestiti non possono avere alcuna consapevolezza della
propria anima, appunto per quel motivo.
Cos’altro nel mondo, fatta eccezione per la mente, si fissa
sugli abiti e gli abbellimenti esteriori? Solo colui che si libera dai vestiti
è un sannyasin”.
Poi gli raccontai una storia...
Un imitatore andò al palazzo del re e disse: “Voglio che mi
doni di cinque rupie”.
Il re disse: “A un artista che dà uno spettacolo posso dare
una ricompensa, ma non fargli un dono”.
L’imitatore sorrise e se ne andò; ma, mentre stava uscendo,
disse: “O re, accetterò la ricompensa solo se mi fai anche il dono. Per favore,
ricordalo”.
La cosa finì lì. Qualche giorno dopo, nella capitale si
diffuse in un lampo la notizia che era giunto un sannyasin bellissimo. E
proprio fuori dalla città c’era un giovane sannyasin seduto in profonda
meditazione: non parlava, non apriva gli occhi e stava immobile.
Una folla sempre più numerosa andava da lui, tutti volevano
vederlo: intorno a lui si accumulavano fiori, frutta fresca, frutta secca e
dolciumi, ma lui era in profonda meditazione per cui non sapeva nulla di tutto
ciò.
Passò un giorno, ne passò un altro e la folla continuava ad
aumentare. Al mattino del terzo giorno, il re in persona andò a vedere il
sannyasin. Offrì centomila monete d’oro ai suoi piedi e pregò per ottenere le
sue benedizioni, ma il sannyasin era immobile come una roccia; nulla riusciva a
tentarlo o a farlo muovere. Dunque, perfino il re non ci era riuscito e, mentre
tornava a palazzo, udì la folla che ancora inneggiava a quel monaco itinerante.
Ma il quarto giorno la gente vide che nella notte il santo
era scomparso. E proprio quello stesso giorno l’imitatore ricomparve alla corte
del re, e gli disse: “Adesso che mi hai fatto dono di centomila monete d’oro,
per favore dammi la mia ricompensa di cinque rupie”.
Il re era allibito, e disse a quell’uomo: “O stolto, perché
mai hai ignorato quelle centomila monete d’oro? E perché adesso mi chiedi
cinque rupie?”.
L’imitatore ribatté: “Sire, visto che non mi hai voluto fare
una donazione all’inizio, come avrei potuto accettare la seconda? Non è forse
sufficiente avere una ricompensa per il proprio lavoro? Inoltre, quando
recitavo la parte del sannyasin, anche se ero un santo fasullo, ero comunque un
sannyasin; dunque ho dovuto conservare la dignità del sannyas”.
Se mediti su questa storia, molte cose ti colpiranno: gli
imitatori possono essere sannyasin. Come mai? Perché nei cosiddetti abiti di un
sannyasin c’è spazio sufficiente dove un imitatore si può nascondere: ovunque
un abito abbia valore, qualsiasi imitatore ne può approfittare. Quell’imitatore
in realtà era un mistico, ecco perché a fronte di un’offerta di diecimila
monete d’oro preferì accettare solo cinque rupie; ma non sarebbe giusto
aspettarsi che tutti gli imitatori siano così religiosi. Il re fu ingannato dai
suoi vestiti.
Poiché gli abiti indossati possono ingannare le persone, gli
approfittatori e gli imbroglioni li hanno resi molto importanti. E quando una
persona ha successo nell’ingannare gli altri, quel successo diventa una solida
base nell’ingannare se stessi.
Si dice: “Satyameva jayate, solo la verità trionfa”. Ma
questo è un criterio molto pericoloso; infatti, in questo modo si ha l’idea che
qualsiasi cosa trionfi sia vera. Se “la verità trionfa” in breve la mente
arriverà a questa conclusione: tutto ciò che trionfa è vero!
Una spiritualità che può essere imitata non è vera spiritualità;
infatti, se è così, nulla sarà più facile di una recita fatta da un attore. Se
un imitatore può impersonare un sannyasin, anche i sannyasin possono essere
imitatori!
In realtà, non esiste alcun codice d’abbigliamento per i
sannyasin: può esistere una simile etichetta solo per chi imita. E se non esistono
regole su come vestirsi, per un sannyasin non si pone neppure il problema di
proteggere la propria dignità: quella preoccupazione ce l’hanno solo gli
imitatori, non i sannyasin. E simili preoccupazioni si troveranno soltanto
negli imitatori che sanno di essere solo degli attori.
Coloro che hanno iniziato a pensare a se stessi come
sannyasin, solo perché indossano abiti particolari, sono soltanto attori che
impersonano Rama in uno spettacolo teatrale, e che iniziano a prendersi sul
serio.
Conosco un simile attore: dopo aver recitato il ruolo di
Rama in uno spettacolo, non ha più lasciato quel ruolo. La gente dice che è
matto.
Qualsiasi imitatore si può vestire come un sannyasin, ma se
poi inizia a credere di essere un sannyasin, non solo scimmiotta, è anche
impazzito!
Osho, Crea il tuo destino
Le chiedo la cortesia di togliere l'immagine utilizzata.
RispondiEliminaGrazie,
Alessandra Martina
La invito a rimuovere la foto postata o di richiedere all'autore il permesso.
RispondiEliminaAlessandra Martina