Un uomo andò da Confucio e disse: “Sono molto stanco, adesso
vorrei riposare. C’è un modo per farlo?”.
Confucio gli disse: “Vita e riposo sono due parole che si
contraddicono: se vuoi vivere, non chiedere di riposare. Il riposo è morte”.
La fronte di quell’uomo si corrugò preoccupata, poi chiese:
“Allora non potrò mai riposare?”.
Confucio replicò: “Troverai il riposo, sicuramente lo
troverai” e, indicando le tombe di fronte a loro, aggiunse: “Guarda quelle
tombe. In loro c’è pace, in loro c’è riposo”.
Non sono d’accordo con Confucio. Vita e morte non sono
separate: sono simili ai respiri dell’esistenza. La vita non è solo azione, né
la morte è solo riposo. Di fatto, chi non si riposa in vita, non può avere pace
dopo la morte. Non è forse vero che l’irrequietezza durante il giorno rende
anche il tuo sonno agitato, di notte? Non è forse vero che gli echi
dell’irrequietezza che accompagna tutta la tua vita ti assillano anche dopo la
morte? La morte seguirà lo stesso schema che la tua vita ha seguito: non è
l’opposto della vita, ma ne è l’elemento complementare.
È giusto che tu non sia inattivo durante la tua vita, perché
quello sarebbe l’equivalente di essere morti mentre si è al mondo, ma neppure
una vita che diventa totalmente azione è giusta: anche quella non è vita!
Quello è altrettanto stupido... è un automatismo insensato!
La vita sarà pienamente realizzata solo se ci sarà azione
alla circonferenza e inazione al centro: azione nella sfera esteriore, quiete e
pace in quella interiore; movimento all’esterno, calma all’interno.
Una persona integra e armonica nasce solo quando la sua
personalità è azione totale unita a un’anima intimamente serena. L’esistenza di
un simile individuo è pace e quiete, e la sua morte sarà una liberazione
suprema.
Osho, Crea il tuo destino
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