Ti racconterò una storia. Questa storia racchiude la
risposta.
Un giorno i popoli di questo mondo si erano appena svegliati
dal loro sonno quando udirono uno strano annuncio. Un simile proclama non era
mai stato dato in precedenza. Nessuno comprese da dove provenisse questa
comunicazione senza precedenti, ma le parole erano chiarissime. Forse
provenivano dal cielo, o forse giungevano dalla dimensione interiore. Nessuno
riconobbe la fonte.
“O popoli del mondo! C’è un dono gratuito di felicità fatto
da Dio, è un’occasione unica che garantisce la liberazione da ogni
preoccupazione e da ogni guaio. Oggi a mezzanotte, chiunque voglia liberarsi
dai suoi problemi li deve riunire in un fagotto immaginario e li deve gettare
fuori dal suo villaggio. E prima di tornare a casa, deve raccogliere qualsiasi
felicità desidera in quella stessa sacca, e rientrare prima dell’alba; al posto
dei suoi guai otterrà felicità. Chiunque si lascerà sfuggire questa
opportunità, la mancherà per sempre: l’occasione è data adesso, perché l’albero dei
desideri piegherà le sue fronde fino a terra, ma solo per una notte. Abbiate
fede e raccogliete i suoi frutti, la fede porterà quei frutti.”
L’annuncio venne ripetuto per tutto il giorno, fino al
tramonto. A mano a mano che la notte si avvicinava, perfino le persone più
scettiche iniziarono a crederci: chi poteva essere così sciocco da lasciarsi
sfuggire quell’opportunità? Ed esisteva qualcuno che non avesse guai e non
desiderasse la felicità? Tutti alla fine iniziarono a fare un fagotto dei loro
problemi, e tutti si preoccuparono di un’unica cosa: che nessuno dei loro guai
venisse preservato.
Quando la mezzanotte fu vicina, tutte le case del mondo si
erano svuotate e un numero sterminato di persone era in movimento, ciascuno con
il proprio fagotto di guai, simili a file interminabili di formiche, diretti ai
confini delle proprie città. E per evitare che i loro guai tornassero, si
diressero sempre più lontano dai confini cittadini, per poi gettarli via; e
come folli, tutti iniziarono con impazienza a raccogliere felicità, una volta
che la mezzanotte fu passata.
Tutti si affrettavano, per evitare che l’alba sorgesse prima
che un po’ di quella felicità fosse negletta: la felicità diffusa era immensa, e il tempo era limitato.
Comunque, la gente si affrettò e tutti riuscirono a tornare a casa prima del
sorgere del sole, dopo aver raccolto l’intero dono.
Arrivando a casa, rimasero allibiti, incapaci di credere ai
loro occhi: al posto delle loro capanne, c’erano palazzi giganteschi che
svettavano verso il cielo. Ogni cosa era rivestita d’oro, e da ogni dove la
felicità si riversava su di loro: qualsiasi cosa avevano sempre desiderato era
ora disponibile.
Quella fu la prima sorpresa, ma ce n’era una ancora più
grande. Anche dopo aver scoperto tutto ciò, i volti delle persone non
brillavano di gioia: la felicità dei loro vicini li addolorava. I loro vecchi
guai erano scomparsi, ma adesso li avevano rimpiazzati con problemi e
preoccupazioni del tutto nuovi e diversi. La situazione era cambiata, ma le
menti delle persone erano le stesse, per cui tornarono a riempirle di
infelicità. Il mondo era cambiato, ma la gente era la stessa; pertanto, ogni
cosa tornò a essere quella di sempre.
Ovviamente, c’era una persona che non aveva accettato
quell’invito a rinunciare alla propria sofferenza e a raccogliere felicità: era
un monaco che viveva nudo. Egli aveva povertà, nient’altro che povertà, e
compatendo la sua stoltezza, tutti gli avevano chiesto di unirsi a loro: lo stesso re stava andando
a gettar via il suo fardello di guai, dunque era ovvio che anche lui dovesse
andare.
Ma lui aveva riso e aveva detto: “Qualsiasi cosa si trovi
all’esterno non è felicità. E dove potrei mai andare a cercare ciò che è
all’interno? Io ho già fatto quella scoperta, dopo aver abbandonato qualsiasi
ricerca”.
La gente aveva riso della sua follia e l’aveva compatito;
l’aveva considerato uno stolto fatto e finito! E quando le loro capanne furono
trasformate in palazzi e davanti alle loro porte trovarono gemme grosse come
sassi, di nuovo chiesero a quel monaco: “Ti sei reso conto dell’errore che hai
commesso?”.
Al che il monaco scoppiò a ridere e disse: “Stavo proprio
pensando di fare a voi tutti la stessa domanda”.
Osho: Crea il tuo destino
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