domenica 9 maggio 2021

Come Big Pharma ha pervertito la sanità – 1a parte


 

Ho deciso di pubblicare a puntate questo articolo di circa 7.000 parole perché è una storia che spazia lungo un arco temporale amplissimo. È una storia di corsi e ricorsi impressionanti e di una evoluzione (ma forse sarebbe meglio chiamarla involuzione) che stiamo vivendo oggi senza immaginare quanto le sue origini siano lontane nel tempo, ed è questa involuzione che dobbiamo conoscere per imparare come difenderci. È anche la storia della saggezza del vivere con la natura nella quale siamo immersi e che dobbiamo re-imparare a conoscere e rispettare; della natura che dobbiamo difendere per difendere noi stessi ed i nostri figli e nipoti. È una storia di grandi successi contro le peggiori malattie ottenuti con metodi naturali, non sintetici. Oltre a ciò, è una storia di lotta per una delle libertà fondamentali, la libertà di scegliere come curarsi, che presuppone il riconoscimento della speciale individualità di ciascuno di noi. Non siamo prodotti in serie, il DNA di ognuno è diverso da quello di tutti gli altri, difficilmente quello che cura benissimo me curerà ugualmente bene un altro, ci sono troppe minime differenze, sfumature che rendono ciascuno di noi diversamente reattivo. Diversamente dai robot, dagli androidi, dai cyborg e chi più ne ha più ne metta, noi non siamo fatti in serie, non abbiamo la stessa bulloneria e gli stessi circuiti integrati. Non siamo stati concepiti e portati avanti in una provetta, come i pretesi umani di “Mondo Nuovo”, cloni da cloni. Noi siamo “esseri umani”, categoria diversissima da qualsiasi altro essere; siamo quelli che possono dire: “Io sono“.

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Ippocrate, spesso descritto come il padre della medicina moderna, una volta disse:

La più grande medicina di tutte è insegnare alla gente come non averne bisogno“.

È una teoria da lungo tempo relegata nei libri di storia.

L’ordine del giorno oggi arriva con una prescrizione.

Soluzioni terapeutiche con migliaia di anni di comprovati successi, nella narrativa mainstream oggi sono considerate solo come trattamenti alternativi.

Principi igienico-sanitari basilari quali acqua pulita e incontaminata, cibi ricchi di sostanze nutritive, esercizio fisico e gestione dello stress passano in secondo piano sotto il bombardamento di campagne televisive, giornalistiche e dei social media che suggeriscono che la salute arriva in una siringa.

La stupefacente capacità del nostro sistema immunitario innato e dei nostri complessi e unici corpi umani di guarire, adattarsi e superare [la malattia], secondo i sedicenti consulenti “scientifici” e i professionisti medici – quelli che da tempo hanno venduto le loro anime a quel paradigma onnipotente conosciuto da molti come “Big Pharma” – è semplicemente un’opera di fantasia”.

Gli antichi Egizi, Sumeri, Indiani, Cinesi, Arabi e Greci erano tutti noti per utilizzare il potere curativo delle piante.

I sistemi di medicina naturale risalgono a molto più lontano di quanto si possa trovare una traccia scritta. Nella grotta irachena Shanidar IV, sito di sepoltura risalente ai Neanderthal di 60.000 anni fa, sono stati scoperti pollini, fiori e piante note per le loro proprietà medicinali. 1

Il più antico scritto erboristico, ‘Pen Ts’ao’ di Shen Nung, che risale a circa il 2800 a.C., già contiene i dettagli di 366 piante e dei loro effetti medicinali.

 

Il Papiro Ebers 2, che possiamo datare intorno al 1550 a.C. circa (anche se un passaggio che fa riferimento al faraone della prima Dinastia Den un periodo più vicino al 3000 a.C., ci suggerisce che il testo potrebbe essere stato copiato da una fonte molto più antica), contiene informazioni su oltre 700 rimedi naturali per trattare disturbi di ogni tipo. L’uso della corteccia di salice era raccomandato per alleviare il dolore. La corteccia di salice è naturalmente la fonte dell’acido acetilsalicilico, cioè della ben nota aspirina.

Un antico testo indiano, il Rig Veda, menziona più di 1.000 erbe medicinali e il Charaka Samhita è un’opera significativa di notevole antichità che esplora il sistema ayurvedico della medicina. Si dice che l’Ayurveda sia stato tramandato da Dio ed è praticato ancora oggi in India ed in tutto il mondo. La curcuma, una radice efficace e potente che possiede proprietà anti-infiammatorie e anti-cancro sorprendenti, era solo uno dei molti rimedi naturali descritti negli antichi testi vedici che possiedono proprietà medicinali, riconosciute oggi dalla scienza.

 

Nel 400 a.C. assistiamo all’introduzione dell’erboristeria illustrata. Ippocrate rese la ricerca della salute e la comprensione della medicina accessibile all’uomo comune, sottolineando anche l’importanza dell’esercizio fisico e dello stile di vita e spiegando come il cibo fosse la [prima] nostra medicina. Anche l’Ayurveda incorpora questa comprensione per aiutare la guarigione, abbracciando la ricchezza di piante e radici medicinali messe a nostra disposizione dalla natura.

Paracelso fu un medico e alchimista svizzero-tedesco. Nato nel 1493, sperimentò l’estrazione dei principi attivi dai rimedi naturali per migliorarli per gli scopi richiesti e, avendo osservato che la reazione dei pazienti era molto più evidente che in precedenza, fu portato a ritenere che anche l’efficacia del rimedio sarebbe stata maggiore. In effetti, il trattamento con le erbe “intere” era più lento nel fornire risultati. Oggi molti erboristi e praticanti naturali capiscono che l’azione combinata dei principi costituenti che lavorano in sinergia ha benefici che si estendono oltre il sollievo immediato di una condizione.

Avanti veloce fino all’Inghilterra dell’anno 1518 e al Royal College of Physicians, che si impegna a migliorare il livello della medicina e disciplinare l’educazione dei praticanti ed ottiene dal re una grande autonomia. Atti del Parlamento cominciano a intervenire nell’arena della medicina, approvando leggi per riconoscere lo status di medici e chirurghi agli speziali ed assimilati.

Successivamente il Royal College lancerà una campagna di persecuzione contro i terapeuti amatoriali che godevano del favore e della fiducia della maggioranza del pubblico. Gli erboristi dovettero affrontare la discriminazione e persino la persecuzione. Questo non era però supportato dal grande pubblico o dalle persone delle classi alte della società, che fecero approvare una legge che proteggeva quelli che Dio aveva dotato della conoscenza della natura, del tipo e del funzionamento di determinate erbe, radici e acque e di come usarle e somministrarle. Durante il regno del re Enrico VIII l’erboristeria fu protetta dalla legge e resa accessibile ai poveri in Inghilterra con la famosa “Carta del re Enrico VIII”. 3

 

Nato nel 1616, Nicolas Culpepper studiò a Cambridge e, nonostante la carriera medica fosse una prospettiva molto più lucrativa, scelse di fare l’apprendistato presso uno speziale. Si oppose alle nuove prescrizioni complesse ed alla professione medica, sostenendo che l’unica cosa di cui i medici del tempo erano capaci era “alleggerire” i pazienti del loro denaro. Autore del più famoso “erbario” di tutti i tempi, The English Physician, per tutta la sua vita continuò a trattare i pazienti con rimedi erboristici semplici e a basso costo.

Tuttavia, mentre l’establishment medico cresceva in potere e influenza, i farmaci a base di minerali, venduti al banco, divennero la moda. La gente più povera e di campagna continuava a raccogliere erbe e piante e preparare i propri rimedi erboristici e i sostenitori dei rimedi erboristici continuarono a pubblicare libri e a parlare dei molti pericoli dei trattamenti farmacologici. Il calomelano o cloruro di mercurio era uno dei trattamenti preferiti dai praticanti ortodossi dell’epoca e veniva prescritto per curare tutto, dalla dentizione alle malattie veneree.

I primi programmi di vaccinazione, occasionalmente imposti dal governo e osteggiati dal pubblico, furono citati come la causa di un aumento delle malattie epidemiche e della cattiva salute generale. 4

Durante una conferenza alla società medica di Montreal nel 1872 il Dr. J. Emery Coderre, professore di Materie Mediche, all’Università di Montreal, in Canada, dichiarò:

La vaccinazione ha fatto vittime tra di noi; alcuni hanno contratto il vaiolo in conseguenza dell’inoculazione del vaccino; altri sono stati attaccati da ulcere cancrenose, piaghe sifilitiche e altro ancora derivante dall’introduzione di questo virus nell’organismo“.

 

Mentre i primi colonizzatori del nuovo mondo avevano inizialmente ritenuto che i metodi di guarigione ‘primitivi’ dei nativi avrebbero avuto poco da offrire loro, alla fine svilupparono metodi di guarigione a base di erbe e piante. I medici ortodossi fecero tutto il possibile per impedire ai terapeuti di stabilirsi. Erano veloci a minacciare azioni legali, ma i loro sforzi per ostacolare i sistemi di guarigione più naturali ed olistici fallirono. L’interesse per i rimedi vegetali stava crescendo. Le capanne sudatorie dei nativi divennero popolari tra i coloni, che erano esasperati dagli effetti collaterali e dalla cattiva salute sofferta da coloro che erano trattati da medici con formazione accademica. Il salasso era il loro trattamento preferito; mercurio e antimonio erano prescritti in grandi dosi. Molti morivano per questi trattamenti o sopravvivevano con grandi sofferenze. In confronto i nativi americani erano sani e forti e questo non passò inosservato. Fu intorno a questo periodo che Samuel Thomson sviluppò un sistema che utilizzava erbe, emetici e purghe che fu brevettato e dato in concessione. 5 Il sistema Thomsoniano fu accolto con entusiasmo e persino alcuni medici ortodossi cominciarono a convertirsi, mentre nelle scuole di medicina veniva introdotta la medicina botanica.

Attorno alla metà del 19° secolo, praticanti britannici come Albert Coffin esportarono queste conoscenze in Francia e in Inghilterra, definendo pratiche che combinavano la conoscenza dei sistemi di guarigione dei nativi americani con quella degli europei.

La corteccia di chinchona, da cui si ricava il principio attivo del chinino, usata dai nativi americani fu poi importata in Europa dai preti gesuiti per combattere con grande successo la malaria. Il trattamento fu largamente rifiutato dai medici europei ortodossi dell’epoca che non potevano monopolizzarne il commercio per un vantaggio finanziario. Il principio attivo della chinchona era stato isolato e trasformato in un farmaco chimico in Cina nel 1820. 6

Durante le epidemie di colera della metà del diciannovesimo secolo i rimedi omeopatici ottennero risultati di gran lunga superiori nel trattamento della malattia rispetto alle loro controparti ortodosse. 7

 

L’omeopatia è un sistema di medicina concepito da Samuel Hahnemann (1755-1843). Mentre cercava di trovare una cura per le malattie che non coinvolgesse ingredienti tossici come quelli usati dai medici accademici dell’epoca, Hahnemann si imbarcò in un famoso esperimento che coinvolgeva l’uso di Cinchona Officinalis, la corteccia di Chinchona. La Chinchona di cui sopra contiene chinino, usato per il trattamento della malaria. Dopo aver fatto bollire quattro dracme (unità di misura farmaceutica equivalente a 3,89 grammi, n.d.t.) della sostanza e averla bevuta per diversi giorni, scoprì che cominciava a soffrire dei terribili sintomi della malaria, dolori articolari, sudorazione e febbre alta; dopo aver interrotto l’uso del tonico scoprì che anche i sintomi cessarono. Hahnemann credeva che “il simile cura il simile” (similia com similibus curantur) e quindi che le sostanze naturali che possono causare sintomi in una persona sana possono essere usate per trattare quegli stessi sintomi in una persona malata. Hahnemann descrisse poi questo come la legge naturale “come sopra, così sotto” (la terza legge di Ermete Trismegisto, “Legge della corrispondenza o dell’analogia”, n.d.t.),. Hahnemann notò come i sintomi prima si manifestano e poi, se non trattati, si spostano verso gli organi vitali e alla fine verso il cervello, la parte più importante del corpo.

Il mito perpetuato da certi organismi è che l’omeopatia non è provata, cosa tutt’altro che vera. 8

Hahnemann era impopolare con gli speziali dell’epoca. Raccomandava di prescrivere un solo rimedio alla volta, in piccole dosi, per poter accedere accuratamente alle proprietà curative della medicina scelta. Questo si traduceva in meno soldi per gli speziali, che iniziarono a lamentarsi. A loro volta gli omeopati furono veloci e giustificati a criticare i pericoli e le carenze della medicina allopatica. L’omeopatia rappresentava una seria minaccia alla medicina ortodossa dell’epoca su entrambi i lati dell’Atlantico. Nel 1844 la popolarità del trattamento omeopatico in America portò alla fondazione dell’American Institute of Homeopathy, la prima società medica nazionale americana.

Nonostante l’immensa popolarità dell’omeopatia presso il pubblico e l’inconfutabile superiorità come trattamento durante le epidemie di gravi malattie, l’establishment medico sia in America che in Inghilterra continuò a fare pressione contro gli omeopati, persistendo nel mito che la medicina allopatica fosse l’unica efficace.

Nel 1895 nel Regno Unito fu fondata l’Associazione nazionale degli Erboristi medici fu. Tuttavia la pressione dell’establishment medico e la mancanza di supporto da parte del governo resero decisamente difficile agli erboristi trattare i loro pazienti senza impedimenti. Più volte si tentò di far passare leggi che proibivano i rimedi erboristici, che non erano sottoposti agli stessi sistemi di sperimentazione dei prodotti farmaceutici. Il costo di queste prove avrebbe impedito agli erboristi di continuare a praticare. Fortunatamente le proteste e la richiesta del pubblico riuscirono a proteggere gli erboristi e le leggi contro di loro furono disapplicate.

 

Fine della prima parte

https://comedonchisciotte.org/come-big-pharma-si-e-appropriata-dellassistenza-sanitaria/ 

 

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