di Cesare Sacchetti
Se si ascoltano le ultime interviste rilasciate da Maria Zack alla trasmissione del giornalista americano Stew Peters si rischia seriamente di cadere dalla sedia per via delle sue dichiarazioni surreali.
Prima di spiegare le ragioni che portano a definire come assurde queste dichiarazioni, è necessario però fare un breve ripasso sul caso dell’Italiagate e sulla figura della stessa Zack.
Per Italiagate si intende il coinvolgimento dell’Italia nella frode elettorale americana. La notte del 3 novembre, a Roma presso l’ambasciata degli USA a via Veneto sarebbe stato diretto il trasferimento di voti da Donald Trump a Joe Biden.
Secondo le fonti vicine al caso, a consentire l’operazione sarebbe stato il governo Conte che allora avrebbe autorizzato la partecipazione di Leonardo, società leader nel settore aerospaziale il cui 30% è detenuto dal ministero dell’Economia.
A coordinare l’operazione a via Veneto sarebbe stato il generale Claudio Graziano, presidente del comitato militare dell’Unione europea che molti ricorderanno per il suo servile inchino all’ex presidente della Commissione UE Juncker, assistito da un uomo del dipartimento di Stato americano, tale Stephan Serafini, ad oggi ancora irreperibile.
Assieme a Graziano e Serafini, avrebbe avuto un ruolo decisivo il presidente di FATA, una società della stessa Leonardo, Ignazio Moncada.
Le stesse fonti vicine allo scandalo riportano anche il coinvolgimento politico di Matteo Renzi e Barack Obama che dagli Stati Uniti avrebbe diretto l’operazione, esattamente come fece per lo Spygate, lo spionaggio illegale perpetrato contro Trump nel 2016 e che può essere definito il primo tentativo di golpe contro il presidente americano.
Ad essersi occupato invece dello spostamento materiale dei voti da Trump a Biden sarebbe stato Arturo D’Elia che vanta un curriculum di tutto rispetto con collaborazioni con la NATO, la procura di Napoli e la stessa Leonardo nel 2015.
D’Elia poi finì in carcere a Salerno nel dicembre del 2020 per un’altra inchiesta della procura di Napoli che lo accusa di aver sottratto dati sensibili alla stessa Leonardo.
In estrema sintesi, questo è lo scandalo dell’Italiagate. Maria Zack è invece la presidente dell’associazione americana “Nations in Actions” che ha successivamente contribuito a rivelare quanto scritto fino ad ora.
Ora qualcuno potrebbe legittimamente domandarsi perché le sue dichiarazioni sono state definite precedentemente surreali.
La ragione è semplice. Maria Zack nel corso delle sue ultime interviste è arrivata ad affermare testualmente che “il governo Draghi è fenomenale rispetto al governo Conte” e questa sua dichiarazione incredibilmente contraddice tutto quanto rivelato da lei fino ad ora.
Probabilmente si potrebbe pensare ad una ingenuità e ad una scarsa conoscenza della politica italiana da parte della Zack, però è la seconda volta a distanza di due giorni che la presidente di Nations in Action fa un’affermazione del genere.
Tutto questo contraddice quanto detto dalla Zack perché forse lei stessa non sa, oppure volutamente ignora, che nell’attuale governo ci sono i partiti, quali il PD e il M5S, che, secondo la sua stessa versione dei fatti sull’Italiagate avrebbero sostenuto il governo Conte nel consentire la frode elettorale ai danni di Trump.
Non è chiaro come si faccia a definire “fenomenale” un governo che è composto dai presunti responsabili della frode contro Trump.
Non è solo comunque questa circostanza a lasciare perplessi. Ci sono dei collegamenti tra il governo Draghi e l’Italiagate sui quali Maria Zack ha “stranamente” sorvolato.
I legami tra Draghi, Leonardo e l’Italiagate
Draghi ha nominato due uomini chiave della società in questione. Il primo è il fisico Leonardo Cingolani, ministro per la transizione ecologica, al quale Leonardo ha conferito nel 2019 l’incarico strategico di Chief Technology & Innovation Officer, ovvero il direttore del settore tecnologico e dell’innovazione che in un’azienda leader del settore aerospaziale è estremamente cruciale.
Cingolani è noto anche per essere un personaggio piuttosto vicino ai circoli del mondialismo.
A questo proposito, si ricorda infatti una sua partecipazione nel 2016 all’evento annuale della Commissione Trilaterale, al quale c’erano anche Maria Elena Boschi, allora ministro per le riforme del governo Renzi, Monica Maggioni, ex presidente RAI e membro anche del gruppo Bilderberg, e Yoram Gutgeld, politico del PD italo-israeliano e falco sionista.
Cingolani poi era di casa anche alla Leopolda, l’evento politico di Matteo Renzi. Per comprendere meglio il pensiero del ministro del governo Draghi, è utile citare un passaggio del suo intervento del 2019 tenutosi ad un convegno del Vaticano dedicato all’intelligenza artificiale.
“Potremo avere una nuova specie, fatta di milioni di robot con una sola intelligenza collettiva, di cui non c’è un equivalente biologico. Oggi siamo sette miliardi di umani, e tutti un po’ pazzi. Domani potremmo avere un milione di robot con un solo cervello.”
Cingolani dunque si può considerare a tutti gli effetti un esponente del pensiero transumanista che sostanzialmente auspica una fusione tra uomo e macchina, e come lascia intendere lo stesso ministro della Transizione ecologica, in questa ideologia l’uomo perde le sue caratteristiche di essere umano dotato di intelligenza e libero arbitrio.
L’uomo del futuro nel transumanesimo è più simile ad una macchina governata da una sorta di sistema centrale.
Ad ogni modo, Cingolani all’epoca della frode elettorale contro Trump aveva un ruolo di assoluto rilievo in Leonardo.
Il secondo uomo è Antonio Funiciello, nominato capo di gabinetto da Draghi, che era stato nominato da Leonardo nell’ottobre 2020 direttore della rivista Civiltà delle Macchine.
È interessante a questo proposito notare come Draghi abbia scelto lo stesso capo di gabinetto di Gentiloni nel 2017, che fu il primo a nominare l’attuale amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo, sul cui capo pende una condanna in primo grado per false comunicazioni sociali.
Profumo che, tra l’altro, ha incassato il sostegno del cda dell’azienda recentemente nel caso di un’azione di responsabilità promossa da Bluebell Parterns proprio contro l’amministratore delegato di Leonardo.
In altre parole, l’avvento di Draghi non ha spostato nulla. Gli uomini chiave di Leonardo sono tutti ancora lì e sono anche più rafforzati.
Quello che sorprende è come può Maria Zack, considerata da molti negli USA e in Italia, come la “esperta” dell’Italiagate aver trascurato questi elementi così rilevanti, e aver definito il governo Draghi “fenomenale” rispetto al governo Conte, alla luce dei collegamenti tra il governo Draghi e Leonardo?
Soprattutto come può la Zack ignorare il fatto, come si accennava precedentemente, che dentro il governo Draghi c’è praticamente tutto il deep state italiano, compresi i partiti che sostenevano Conte, PD e M5S, all’epoca del presunto golpe elettorale, e la Lega di Matteo Salvini, che non ha mai proferito una parola sul caso dell’Italiagate.
Le spiegazioni possibili al riguardo sono tre. La prima è che l’Italiagate è solamente una montatura come sostengono i media di regime.
La seconda è che Maria Zack ignori completamente le dinamiche della politica italiana, ma se fosse così allora non si comprende come faccia a dire che il governo Draghi è meglio di quello di Conte, quando è esattamente vero il contrario visto che l’esecutivo dell’ex presidente della Bce sta eseguendo fedelmente l’agenda del Grande Reset.
La terza è che Maria Zack stia volontariamente cercando di veicolare il falso messaggio che Mario Draghi sia un “uomo di Trump” e che in qualche modo faccia parte del piano Q.
A dare forza a questa ultima ipotesi sono delle altre dichiarazioni rilasciata da lei al programma del giornalista americano Doug Siblings, nel quale è arrivata a dire che un inesistente partito in Italia di nome “Repubblica” abbia favorito la nascita del governo Draghi, definito da Zack come “conservatore”.
Evidentemente all’attivista americana è sfuggito un piccolo “dettaglio”. Il governo Draghi non è affatto di stampo conservatore. Non è null’altro che un governo di larghe intese dove a bordo ci sono tutti, ovvero Lega, Forza Italia, e i partiti che hanno sostenuto il secondo governo Conte, quali Italia Viva di Renzi, Movimento 5Stelle, guidato ora dallo stesso Conte, e Pd.
Questi ultimi in particolare sono i partiti che avrebbero consentito a Conte di dare il via all’Italiagate e sono gli stessi partiti che, assieme al centrodestra, stanno consentendo a Draghi di fare il primo ministro.
A questo punto, occorre passare in rassegna le precedenti ipotesi e valutarne la loro attendibilità.
La prima ipotesi si può scartare perché l’Italiagate non è affatto una bufala e fonti di primissimo piano hanno confermato a questo blog che l’indagine sta andando avanti e che sono state già acquisiti importanti elementi di prova.
Si tenga presente che tra queste fonti non c’è Maria Zack che non sta conducendo l’indagine assieme alle fonti appena citate.
La seconda ipotesi appare estremamente improbabile perché se l’attivista di Nations in Action non conosce i meccanismi della politica italiana, allora ci si chiede perché se ne vada in giro a parlare come se lei fosse un’assoluta esperta dell’Italia, tanto da arrivare a parlare di un partito “Repubblica” che non esiste e di arrivare a dire che il governo Draghi è “fenomenale” quando di quel governo fanno parte i partiti e gli uomini, quali Conte e Renzi che a detta della stessa Zack, avrebbero permesso l’Italiagate.
Lo stesso governo Draghi che come si è accennato sopra ha dei collegamenti molti stretti con Leonardo, l’azienda che avrebbe avuto un ruolo chiave nella frode contro il presidente Trump.
“Draghi uomo di Trump”: chi c’è dietro questa campagna di disinformazione
A questo punto, resta solo la terza ipotesi ed è quella che vuole che Maria Zack stia mischiando verità e menzogne deliberatamente.
Soprattutto sta insistendo molto sul tasto dell’inesistente cambio di passo che ci sarebbe stato in Italia con il governo Draghi, raffigurato come un uomo pronto ad aiutare Trump.
L’origine di questa campagna di disinformazione non è negli Stati Uniti. L’origine di questa campagna di disinformazione è in Italia.
Ambienti vicini alla Lega, alla massoneria e ai servizi stanno da tempo veicolando il falso messaggio di una presunta ed inesistente conversione di Draghi alla causa di Trump.
Tutto risale in modo particolare allo scorso anno, quando “giornalisti” vicini alla Lega hanno iniziato a parlare di un nuovo Draghi.
In realtà, non c’è mai stato nessun nuovo Draghi. L’assist dell’inesistente conversione dell’ex presidente della Bce è stato fornito da lui stesso come si è già spiegato in un precedente contributo, quando firmò l’ormai leggendario articolo sul Financial Times a marzo del 2020 nel quale non diceva nulla di sovranista né in senso economico né in senso culturale.
Draghi si limitò solo a parlare di una generica espansione del debito pubblico senza però fare minimamente cenno alle condizioni essenziali che lo rendono possibile e sostenibile. La prima è l’emissione di una valuta sovrana, mentre la seconda è la proprietà e il controllo statale della banca centrale.
Ora i fatti hanno ampiamente provato che la conversione di Draghi è stata solo una campagna di disinformazione perché il presidente del Consiglio non appena si è insediato a palazzo Chigi ha subito eseguito i piani che le élite mondialiste gli avevano assegnato.
La campagna di distribuzione di vaccini sperimentali con gravi effetti collaterali procede in maniera serrata e le finte riaperture di maggio e le prossime di giugno potrebbero essere condizionate dall’avere in tasca il pass verde, che impone tamponi e vaccini.
Il pass verde comunque è stato già introdotto da Draghi per potersi spostare da una regione all’altra.
Nonostante le prove che Draghi stia trascinando l’Italia verso il Grande Reset concepito dal presidente di Davos, Klaus Schwab, la campagna di disinformazione prosegue e si cerca disperatamente di far credere che l’uomo mandato dal mondialismo sia in realtà un “liberatore” che agisce sotto mentite spoglie per conto di Trump.
Questi depistaggi non sono nuovi comunque in Italia. In passato, c’erano altri “comunicatori” che hanno provato a far credere che Conte era l’uomo di Trump, quando Conte è stato colui che ha aperto le porte dell’Italia alla Cina comunista attraverso l’adesione alla Via della Seta, e che avrebbe autorizzato il broglio elettorale contro lo stesso presidente americano.
Altri ancora invece hanno provato a far credere che era Di Maio parte del piano di Q in Italia, quando è stato visto come Di Maio è poco più di un passacarte di quei poteri forti, e massonici, che hanno messo in piedi tutti gli ultimi governi manovrati dalla finanza internazionale e dall’Unione europea.
In realtà, ognuno di questi comunicatori ha un suo referente politico, che può essere il M5S, nel caso di sostenere la teoria di Conte uomo di Trump, o la Lega, nel caso di Draghi sovranista.
Nessuno di questi ovviamente appartiene al circolo di Trump. Sono tutti uomini fedeli alla massoneria e al deep state italiano, e non serve considerare nessuno recondito scenario per dedurlo.
Basta guardare ai loro curriculum e alle loro azioni politiche. Conte e Draghi si sono avvicendati a palazzo Chigi ma il piano che stanno portando avanti è lo stesso. Trascinare l’Italia verso l’ultima fase del Nuovo Ordine Mondiale.
Draghi è stato scelto per portare avanti la campagna vaccinale ma soprattutto per gestire la fase economica di svendita del Paese che avverrà con il cappio del Recovery Fund, quando l’Italia sarà chiamata a restituire i soldi ricevuti con gli interessi e pesanti condizionalità.
Del resto, Draghi è l’uomo del Britannia che nel 1992 svendette l’intero comparto pubblico industriale italiano alla finanza anglosassone.
È stato scelto, in altre parole, perché è uno specialista delle messe all’asta e delle liquidazioni alle quali deve la sua folgorante carriera nel mondo della finanza internazionale, in particolare presso Goldman Sachs, la banca di New York già accusata di diverse frodi, da ultima quella dell’appropriazione di miliardi di dollari di fondi appartenenti ad un fondo di investimenti malesi.
Il premio per il colpo di grazia che Draghi si appresa a dare all’Italia è il Quirinale, per il quale ha già incassato il sostegno della Lega di Salvini, il partito che più di tutti ha spinto per favorire il suo passaggio a Palazzo Chigi prima e al Quirinale prossimamente.
Lo scopo dei vari disinformatori gestiti dai vari partiti di riferimento è semplice. Far credere che gli uomini dello stato profondo italiano e fedeli alla cabala mondialista siano invece uomini fedeli alla causa di Trump impegnato nella guerra contro il Nuovo Ordine Mondiale.
In questo modo si depistano le persone che vorrebbero seguire Trump che paradossalmente invece finiscono per ritrovarsi tra le braccia dei suoi più acerrimi nemici.
È un perverso modo per sterilizzare il consenso di coloro che cercano dei solidi punti di riferimento contro il mondialismo e la massoneria.
A questo punto, qualcuno potrebbe giustamente chiedersi cosa c’entri Maria Zack in tutto questo e da dove spunti questa misteriosa donna?
Maria Zack non esisteva pubblicamente fino a gennaio 2020. Il primo a parlare dell’Italiagate è stato in realtà Bradley Johnson, ex agente CIA, e questo blog aveva scritto lo scorso 29 dicembre il primo articolo in Italia e all’estero dedicato al coinvolgimento del governo italiano nella frode contro il presidente Trump.
La presidente di Nations in Action è spuntata dal nulla in un audio registrato dove parlava con altre persone e uscito su Twitter il 6 gennaio, nel quale aggiungeva i nomi di alcuni dei protagonisti dello scandalo, quali il generale Claudio Graziano e Stephan Serafini, uomo del dipartimento di Stato USA.
Nell’audio in questione, la Zack faceva espressamente il nome di Daniele Capezzone, giornalista de La Verità, definito da lei stessa come un “grande reporter”.
Ora ci si chiede come facesse dagli Stati Uniti la Zack a conoscere Capezzone, a meno che i due non si fossero incontrati o parlati in precedenza.
È interessante però notare come Maria Zack abbia fatto proprio il nome di un giornalista considerato vicino alla Lega, che è il partito che più di tutti ha cercato di rivendere la frottola del Draghi convertito pur di continuare a ingannare i suoi elettori.
Davvero una singolare “coincidenza”, se si considera il fatto che l’attivista americana sta proprio cercando di veicolare in modo particolare questa bufala nelle sue ultime interviste.
In conclusione, c’è grande confusione e sono all’opera dei depistatori professionisti che cercano di ingannare chi cerca sinceramente un punto di riferimento nella lotta per la liberazione del Paese e dell’umanità dalla morsa della cabala mondialista.
In mezzo a questo caos, l’unica cosa da fare è guardare i fatti e guardare alle azioni del governo Draghi che sono pienamente in linea con il piano globalista.
Se poi si cerca un personaggio italiano vicino a Trump, c’è già. Il suo nome è monsignor Carlo Maria Viganò.
Si badi bene. Non è una ipotesi di chi scrive. È un fatto concreto. Monsignor Viganò è l’unico italiano di prestigio internazionale che ha avviato una corrispondenza con il presidente americano che si è detto onorato di aver ricevuto la sua lettera.
E lo stesso monsignor Viganò ha chiaramente denunciato il governo Draghi per quello che è. Un’arma di distruzione di massa per portare avanti l’agenda del Nuovo Ordine Mondiale in Italia.
Tutto questo comunque è un segnale positivo. Se il sistema si sta agitando così tanto nel cercare di ingannare le masse, vuol dire che teme terribilmente il ritorno di Trump e sta cercando di paralizzare il dissenso in ogni modo.
Sarà tutto inutile. Sarà Trump stesso a spazzare via tutta questa campagna di menzogne e uno dei primi a cadere sarà proprio il governo Draghi e l’intera classe politica che lo sostiene, tutta coinvolta nel colpo di Stato internazionale contro il presidente americano.