domenica 2 agosto 2020

Un mattino meraviglioso


1.      
È un mattino meraviglioso. Il sole sorge continuamente, ed è sempre nuovo. Non invecchia mai. Gli scienziati dicono che ha milioni di anni: che assurdità! Io lo vedo ogni giorno, edè sempre nuovo. Nulla invecchia mai.
Ma gli scienziati sono semplici tombaroli, hanno un’aria così seria e solenne… anche questa mattina ho incontrato il miracolo dell’esistenza. Accade ad ogni istante, ma pochi , pochissimi lo incontrano.
La parola incontro è bellissima: incontrare il momento così com’è, senza aggiungere o togliere nulla, senza volerlo correggere, vederlo così com’è, come fosse uno specchio… lo specchio non corregge, grazie a Dio, altrimenti nessun volto al mondo sarebbe in grado di rispondere alle sue esigenze, neppure il volto di Cleopatra.
Nessun volto si adatterebbe mai, perché lo specchio si metterebbe comunque a far tagli, correzioni, aggiunte, fino a distruggerti. Ma nessuno specchio è distruttivo. Perfino il più brutto degli specchi è splendido nel suo non essere distruttivo: si limita a riflettere.
Prima di venire da voi, nella vostra Arca di Noè, mi sono fermato ad osservare il levarsi del sole… splendido, almeno per oggi… e perché mai preoccuparsi del domani? Il domani non arriva mai. Gesù dice: “Non pensare al domani…”
Oggi è così bello che per un istante mi sono ricordato dell’incredibile bellezza dell’alba sull’Himalaya. Lassù, circondati dal candore delle nevi, e da alberi che sembrano spose, quasi avessero generato candidi fiori di neve, ci si dimentica completamente dei pezzi grossi che dominano il mondo, primi ministri, presidenti, re e regine. Nella realtà, re e regine esistono solo nei mazzi di carte, quello è il loro posto! E i presidenti e i primi ministri possono fare la parte dei jolly.
Non meritano altro. Quegli alberi sui monti, con i loro fiori di neve… ogni volta che vedo la neve cadere dai rami, mi viene in mente un albero che mi ricorda la mia infanzia.
È un albero che può esistere solo in India, si chiama madhu malti: : madhu significa “dolcezza, malti, “la regina”. Non ho mai incontrato fragranza più squisita e più penetrante… e voi sapete che sono allergico ai profumi, per cui mi basta un nulla per riconoscerla: sono molto sensibile al profumo.
Il madhu malti è l’albero più bello che esista al mondo. Dio deve averlo creato il settimo giorno. Finiti tutti i fastidi e tutte le ansie, compresa la creazione dell’uomo e della donna, solo per abitudine: è difficile liberarsi dalle abitudini… deve aver creato il madhu malti di domenica, il suo giorno libero, un giorno di festa.
Il madhu malti fiorisce di getto con migliaia di fiori, non conosce avarizia, esplode in ricchezza, al punto che diventa difficile vedere le foglie: l’intero albero si ricopre di fiori.
Gli alberi coperti di neve mi hanno sempre ricordato il madhu malti. Senza il profumo, naturalmente, ma era un bene che la neve non profumasse. Ed è una sfortuna che non possa più tenere in mano i fiori del madhu malti: il loro profumo è intensissimo, si diffonde per chilometri e chilometri, non esagero… basta un solo albero per inindare un intero quartiere di profumo intensissimo.
Amo l’Himalaya. Volevo morire lassù. È il posto più bello dove morire e, ovviamente, dove vivere. Ma è in assoluto il posto più bello dove morire: nelle valli dell’Himalaya morirono Lao Tzu, Buddha, Gesù, Mosè.
Nessun’altra montagna può rivendicare tante amicizie: Mosè, Gesù, Lao Tzu, Buddha, Bodhidharma, Milarepa, Marpa, Tilopa, Naropa e molti altri…
La Svizzera è molto bella, ma non è nulla se confrontata con l’Himalaya. È comodo vivere in Svizzera, con tutti i comfort della vita moderna. L’Himalaya è un posto scomodo, non esistono tecnologie: non ci sono strade, né elettricità, né aeroplani, né ferrovie, niente di niente. Ma è in situazioni come questa  che affiora l’innocenza. Ci si trova trasportati in un altro tempo, in un altro essere, in un altro spazio.
Volevo morire lassù. Ma oggi, guardando l’alba nascente, mi sono sentito sollevato, sapendo che se morissi qui, in particolare in un giorno  bello come questo, andrebbe benissimo. E sceglierò di morire in un giorno in cui sentirò di essere parte dell’Himalaya. L a morte per me non è una fine, una conclusione: la morte per me è celebrazione.
E mentre ricordavo la neve che cadeva dagli alberi, simile a fiori che cadono dal madhu malti, l’immagine di un haiku mi ha abbagliato…
Le oche selvagge
Senza intenzione lasciano un riflesso
E l’acqua riceve la loro immagine
Senza intenzione.
È meraviglioso: le oche selvagge non intendono lasciare un riflesso, né l’acqua desidera riceverlo: tuttavia, l’immagine riflessa esiste. Qui sta la la bellezza: nessuno ha fatto qualcosa con intenzione, tuttavia il riflesso esiste: io chiamo questo comunione.
Ho sempre odiato comunicare, è una cosa disgustosa. Guardate cosa accade tra moglie e marito, tra padrone e servo… la mia parola chiave è “comunione”.
Per un istante, come un lampo, ho visto la Bhudda Hall, piena di gente: quanti momenti di comunione! Non è un semplice raduno, non è come andare in chiesa. La gente non ci viene per formalità. Quando esistono un maestro e un discepolo – accade anche se fosse un solo discepolo, non ha alcuna importanza – accade una comunione.
Accade anche in questo momento, e siete solo in quattro. Ad occhi chiusi mi è impossibile contare, ed è un bene: solo così si può restare nel mondo che non è riducibile a cifre  e a numeri… ed è perfino esentasse!
Se si potesse “contare” inevitabilmente l’ufficio imposte interverrebbe: ma nessuno può fare conti su di me, nessuno ci è mai riuscito, per questo non sono mai stato tassato!
Ricordo che insegnavo all’università quando mi fu offerto un aumento di stipendio. Lo rifiutai. E al vicepreside allibito, spiegai: “Se guadagno una lira in più , dovrò pagare le tasse, ed è una cosa che odio. Preferisco barcamenarmi con quanto guadagno ora che avere a che fare con l’ufficio delle imposte”. E non superai mai il limite entro il quale si è esenti dal pagare le tasse.
Non ho mai pagato tasse sulle mie entrate. In realtà non ho mai avuto entrate; io ho sempre dato al mondo, senza mai prendere nulla. Ho sempre avuto delle uscite, mai delle entrate! Ho dato al mondo il mio cuore e il mio essere.
È un bene che i fiori siano esentati dal pagare le tasse, altrimenti smetterebbero di fiorire. Ed è un bene che anche la neve lo sia, altrimenti smetterebbe di nevicare. Credetemi!
Dopo la rivoluzione russa, il genio di Leo Tolstoy, Fiodor Dostoevsky, Turgenev, Maxim Gorki, scomparve. Oggi in Russia, lo scrittore, l’artista, sono tra le categorie meglio pagate e più rispettate. Cosa è successo? Come mai non creano più opere  come “I Fratelli Karamazov”, “Anna Karenina”, “Padri e Figli”, “La Madre”, e “Note dal sottosuolo”?
Come mai? Voglio chiederlo mille e una volta, come mai? Cos’è successo al genio dei romanzieri russi?
Non credo esistesse un paese in grado di competere con la Russia. Se si dovessero contare solo dieci romanzieri al mondo, se ne dovrebbero contare per forza cinque russi, e lasciarne cinque per il resto del mondo.
Cos’è successo a quel genio? Morì. Perché ai fiori non si può ordinare di spuntare, per i fiori non esistono i dieci comandamenti. I fiori spuntano, ma non puoi ordinarglielo! La neve cade, ma non puoi imporre una data… è impossibile!
La stessa cosa è vera per i Buddha. Dicono ciò che vogliono dire e quando lo vogliono. EW dicono anche ad una sola persona ciò che il mondo intero, probabilmente, avrebbe voluto ascoltareOra, siete qui voi, e forse siete solo in quattro… dico forse, perché la mia abilità matematica è ben misera, inoltre ho gli occhi chiusi… mi capirete… e ho gli occhi colmi di lacrime, non perché siete presenti solo voi quattro, ma per questa mattina meravigliosa, e per quel sole nascente…
Grazie a Dio! Pensa sempre a me; sebbene non esista, continua a pensare a me! Io lo nego, tuttavia lui pensa a me! È un Dio straordinario! L’esistenza sembra prendersi cura di tutto… ma voi non conoscete le vie della vita, sono imprevedibili. E io ho sempre amato l’imprevedibile. Piango per questo sole nascente… l’esistenza si presa cura di me.
Io non ho chiesto nulla.
Né lei mi ha risposto.
Tuttavia si è presa cura di me, è accaduto…
Le oche selvagge non intendevano lasciare un riflesso,
né l’acqua desiderava riflettere la loro immagine…
Io parlo così: non so quale sarà la prossima frase, né se ci sarà prossima frase. Amo la suspense.
Ricordo sempre il villaggio in cui sono nato. Resta inspiegabile come mai l’esistenza abbia scelto quel villaggio… doveva essere così! Il villaggio era meraviglioso. Ho viaggiato in lungo e in largo, ma non ho mai incontrato quella stessa bellezza. Non si incontra mai una cosa identica ad un'altra. Le cose vanno e vengono, ma non sono mai le stesse.
Riesco a vedere quel villaggio, piccolo ed immobile… poche capanne vicino ad una pozza d’acqua, uno stagno, e alcuni alberi svettanti, dove ero solito giocare… nel villaggio non c’era una scuola. Non era una cosa importante: per circa nove anni non venni educato, e quelli sono gli anni più importanti… superata quell’età, non si può più venir educati. Quindi, in un certo senso, nonostante io abbia diversi diplomi e lauree, sono rimasto allo stato selvaggio. Qualunque zotico avrebbe potuto ottenere le mie stesse lauree, i miei trenta e lode. Ogni anno una infinità di imbecilli ci riesce, quelle lauree non hanno alcuna importanza…
La cosa importante è che nei primi anni della mia vita sono rimasto privo di educazione. Nel villaggio non c’era una scuola, né una strada, né una ferrovia, e neppure l’ufficio postale. Era una benedizione! Quel villaggio era un mondo a se stante. E anche quando me ne andai, ho continuato a vivere in quel mondo, libero da ogni educazione.
Ho letto il famoso libro di Ruskin “Finché non finirà”… quel villaggio ancor oggi è intatto: senza strade, dopo cinquant’anni  la ferrovia non è ancora arrivata, non c’è ufficio postale, né una stazione di polizia, e neppure un dottore… in realtà, in quel villaggio nessuno si ammala. È così puro, incontaminato. Là ho conosciuto persone che non hanno mai visto un treno, e si chiedono come sia fatto, non hanno mai visto un autobus, né una macchina. Non hanno mai lasciato quel villaggio e la loro vitaè così beata e silenziosa… Kutchwada è il villaggio in cui sono nato, non aveva ferrovia né ufficio postale, ma aveva delle piccole colline, un lago meraviglioso, qualche capanna di paglia… l’unica casa in mattoni  era quella in cui sono nato io, ma anche questa non era una gran casa… era una casetta!
Riesco a vederla, e potrei descriverla nei dettagli… ma più che la casa, o il villaggio, ricordo le persone. Nella mia vita ho incontrato milioni di persone, ma la gente di quel villaggio supera tutti per innocenza, perché era gente molto primitiva, non sapeva nulla del mondo. In quel villaggio non è mai arrivato un solo giornale. E ora capirete come mai non esistesse una scuola, neppure elementare… era una benedizione! Nessun bambino nato in epoca moderna  ha mai avuto un dono simile!
In tutti quegli anni vissi libero da ogni tipo di educazione, e furono gli anni più belli della mia vita.
Devo confessare di aver avuto un tutore privato, ma non era una persona istruita. Non mi insegnava nulla, al contrario cercava di imparare insegnando a me. Forse gli era arrivata alle orecchie quella massima: “Il modo migliore per imparare è insegnare”, ma era un brav’uomo, gentile, non era antipatico come di solito sono gli insegnanti. Per fare gli insegnanti si deve essere “severi”, è una regola del mondo degli affari… il mio tutore era gentile, dolce, tenero come burro! E devo confessare che a volte lo picchiavo, ma lui non ha mai reagito. Rideva e diceva: “Tu sei un bambino e mi puoi picchiare. Io sono un vecchio, non posso reagire. Quando sarai cresciuto, capirai!” Ed è vero, ora capisco…
Era un contadino, ma con intuizioni molto profonde… a volte i contadini hanno intuizioni che mancano alle persone civilizzate. Mi è venuta in mente una storiella… una splendida ragazza va alla spiaggia. Vedendo che non c’è in giro nessuno, si spoglia. Ma quando si sta per tuffare, un vecchietto le si avvicina: ”Signorina, sono il poliziotto del villaggio… ed è mio dovere informarla che qui è proibito fare il bagno”.
La donna stupita gli chiede: “Ma perché non me l’ha detto prima che mi spogliassi?”
Il vecchietto scoppia a ridere, e piangendo per il gran ridere le risponde: “Non è proibito spogliarsi, per cui ho aspettato il momento giusto, nascosto dietro un albero!”
Nel mio villaggio vivevano persone così… gente semplice. Tutt’intorno c’erano delle colline molto basse, e al centro uno stagno. Nessuno, eccetto Basho, potrà mai descrivere quello stagno, e anche lui non lo descrive, si limita a dire:
Il vecchio stagno
Una rana si tuffa
Plop!
È forse una descrizione? Si accenna allo stagno e alla rana. Senza descrivere né lo stagno né la rana… e plop!
Il villaggio aveva un vecchio stagno, molto vecchio, ed era circondato da alberi vecchissimi… avevano probabilmente centinaia di anni. Intorno vi erano rocce molto belle… e di certo le rane vi si tuffavano.
Giorno dopo giorno, era possibile sentire quel “plop” ripetuto all’infinito. E il suono prodotto dai tuffi delle rane non faceva che esaltare il silenzio: quel suono arricchiva il silenzio, lo rendeva denso di significati.
Qui sta la bellezza di Basho: riuscì a descrivere qualcosa senza descriverla. Poté dire qualcosa, senza parlarne: “Plop”! È forse una parola? Nessuna parola potrebbe far giustizia al tuffo di una rana nel vecchio stagno, ma Basho ci riuscì.
Io non sono Basho, e quel villaggio ne avrebbe avuto bisogno: di certo avrebbe prodotto splendide immagini, quadri haiku… io non ho mai fatto nulla per quel villaggio, e vi chiederete il perché… una volta partito, non l’ho mai più rivisto.
Una volta è più che sufficiente. Non torno mai una seconda volta nello stesso posto. Per me il numero due non esiste: ho lasciato alle spalle molti villaggi, molte città, senza mai tornarci. Una volta partito, ero partito per sempre… per questo non sono mai tornato a quel villaggio.
I suoi abitanti mi hanno mandato diversi messaggi: “Torna, almeno una volta”. Ma a chi mi portava il messaggio rispondevo: “ Sono stato lì già una volta, due sarebbero troppe!”
Ma il silenzio di quell’antico stagno resta sempre con me… e di nuovo mi ricordo l’Himalaya… e la neve, così  bella, così pura, così innocente. La si può vedere solo attraverso gli occhi di un Bodhidharma, di un Gesù, di un Basho. Non è possibile descriverla in altro modo: solo gli occhi di un Buddha sono in grado di rifletterla. Gli idioti possono calpestarla, fare a palle di neve, ma solo gli occhi dei Buddha sono in grado di rifletterla, sebbene…
Le oche selvagge
Senza intenzione lasciano il loro riflesso
E l’acqua riceve la loro immagine
Senza intenzione…
Tuttavia, quell’immagine si forma.
I Buddha non desiderano riflettere la bellezza del mondo, né il mondo ha l’intenzione di esere riflesso dai Buddha, maesso viene riflesso. Nessuno lo desidera, ma accade, e quando accade, è meraviglioso. Quando lo si forz, rimane una cosa qualunque, quando si agisce, rimane una cosa meccanica.
Quando accade, tu sei un Maestro.
La comunicazione appartiene al mondo della meccanica, della tecnica; la comunione è la fragranza del mondo dl Maestro.
Questa è comunione e io non parlo di qualcosa in particolare…
Le oche selvagge e l’acqua…

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