1.
È un mattino meraviglioso. Il sole sorge continuamente, ed è
sempre nuovo. Non invecchia mai. Gli scienziati dicono che ha milioni di anni:
che assurdità! Io lo vedo ogni giorno, edè sempre nuovo. Nulla invecchia mai.
Ma gli scienziati sono semplici tombaroli, hanno un’aria
così seria e solenne… anche questa mattina ho incontrato il miracolo
dell’esistenza. Accade ad ogni istante, ma pochi , pochissimi lo incontrano.
La parola incontro è bellissima: incontrare il momento così
com’è, senza aggiungere o togliere nulla, senza volerlo correggere, vederlo
così com’è, come fosse uno specchio… lo specchio non corregge, grazie a Dio,
altrimenti nessun volto al mondo sarebbe in grado di rispondere alle sue
esigenze, neppure il volto di Cleopatra.
Nessun volto si adatterebbe mai, perché lo specchio si
metterebbe comunque a far tagli, correzioni, aggiunte, fino a distruggerti. Ma
nessuno specchio è distruttivo. Perfino il più brutto degli specchi è splendido
nel suo non essere distruttivo: si limita a riflettere.
Prima di venire da voi, nella vostra Arca di Noè, mi sono
fermato ad osservare il levarsi del sole… splendido, almeno per oggi… e perché
mai preoccuparsi del domani? Il domani non arriva mai. Gesù dice: “Non pensare
al domani…”
Oggi è così bello che per un istante mi sono ricordato
dell’incredibile bellezza dell’alba sull’Himalaya. Lassù, circondati dal
candore delle nevi, e da alberi che sembrano spose, quasi avessero generato
candidi fiori di neve, ci si dimentica completamente dei pezzi grossi che
dominano il mondo, primi ministri, presidenti, re e regine. Nella realtà, re e
regine esistono solo nei mazzi di carte, quello è il loro posto! E i presidenti
e i primi ministri possono fare la parte dei jolly.
Non meritano altro. Quegli alberi sui monti, con i loro
fiori di neve… ogni volta che vedo la neve cadere dai rami, mi viene in mente
un albero che mi ricorda la mia infanzia.
È un albero che può esistere solo in India, si chiama madhu
malti: : madhu significa “dolcezza, malti, “la regina”. Non ho mai incontrato
fragranza più squisita e più penetrante… e voi sapete che sono allergico ai
profumi, per cui mi basta un nulla per riconoscerla: sono molto sensibile al
profumo.
Il madhu malti è l’albero più bello che esista al mondo. Dio
deve averlo creato il settimo giorno. Finiti tutti i fastidi e tutte le ansie,
compresa la creazione dell’uomo e della donna, solo per abitudine: è difficile
liberarsi dalle abitudini… deve aver creato il madhu malti di domenica, il suo
giorno libero, un giorno di festa.
Il madhu malti fiorisce di getto con migliaia di fiori, non
conosce avarizia, esplode in ricchezza, al punto che diventa difficile vedere
le foglie: l’intero albero si ricopre di fiori.
Gli alberi coperti di neve mi hanno sempre ricordato il
madhu malti. Senza il profumo, naturalmente, ma era un bene che la neve non
profumasse. Ed è una sfortuna che non possa più tenere in mano i fiori del
madhu malti: il loro profumo è intensissimo, si diffonde per chilometri e
chilometri, non esagero… basta un solo albero per inindare un intero quartiere
di profumo intensissimo.
Amo l’Himalaya. Volevo morire lassù. È il posto più bello
dove morire e, ovviamente, dove vivere. Ma è in assoluto il posto più bello
dove morire: nelle valli dell’Himalaya morirono Lao Tzu, Buddha, Gesù, Mosè.
Nessun’altra montagna può rivendicare tante amicizie: Mosè,
Gesù, Lao Tzu, Buddha, Bodhidharma, Milarepa, Marpa, Tilopa, Naropa e molti
altri…
La Svizzera è molto bella, ma non è nulla se confrontata con
l’Himalaya. È comodo vivere in Svizzera, con tutti i comfort della vita
moderna. L’Himalaya è un posto scomodo, non esistono tecnologie: non ci sono
strade, né elettricità, né aeroplani, né ferrovie, niente di niente. Ma è in
situazioni come questa che affiora
l’innocenza. Ci si trova trasportati in un altro tempo, in un altro essere, in
un altro spazio.
Volevo morire lassù. Ma oggi, guardando l’alba nascente, mi
sono sentito sollevato, sapendo che se morissi qui, in particolare in un
giorno bello come questo, andrebbe
benissimo. E sceglierò di morire in un giorno in cui sentirò di essere parte
dell’Himalaya. L a morte per me non è una fine, una conclusione: la morte per
me è celebrazione.
E mentre ricordavo la neve che cadeva dagli alberi, simile a
fiori che cadono dal madhu malti, l’immagine di un haiku mi ha abbagliato…
Le oche selvagge
Senza intenzione lasciano un riflesso
E l’acqua riceve la loro immagine
Senza intenzione.
È meraviglioso: le oche selvagge non intendono lasciare un
riflesso, né l’acqua desidera riceverlo: tuttavia, l’immagine riflessa esiste.
Qui sta la la bellezza: nessuno ha fatto qualcosa con intenzione, tuttavia il
riflesso esiste: io chiamo questo comunione.
Ho sempre odiato comunicare, è una cosa disgustosa. Guardate
cosa accade tra moglie e marito, tra padrone e servo… la mia parola chiave è
“comunione”.
Per un istante, come un lampo, ho visto la Bhudda Hall,
piena di gente: quanti momenti di comunione! Non è un semplice raduno, non è
come andare in chiesa. La gente non ci viene per formalità. Quando esistono un
maestro e un discepolo – accade anche se fosse un solo discepolo, non ha alcuna
importanza – accade una comunione.
Accade anche in questo momento, e siete solo in quattro. Ad
occhi chiusi mi è impossibile contare, ed è un bene: solo così si può restare
nel mondo che non è riducibile a cifre e
a numeri… ed è perfino esentasse!
Se si potesse “contare” inevitabilmente l’ufficio imposte interverrebbe:
ma nessuno può fare conti su di me, nessuno ci è mai riuscito, per questo non
sono mai stato tassato!
Ricordo che insegnavo all’università quando mi fu offerto un
aumento di stipendio. Lo rifiutai. E al vicepreside allibito, spiegai: “Se
guadagno una lira in più , dovrò pagare le tasse, ed è una cosa che odio.
Preferisco barcamenarmi con quanto guadagno ora che avere a che fare con
l’ufficio delle imposte”. E non superai mai il limite entro il quale si è
esenti dal pagare le tasse.
Non ho mai pagato tasse sulle mie entrate. In realtà non ho
mai avuto entrate; io ho sempre dato al mondo, senza mai prendere nulla. Ho
sempre avuto delle uscite, mai delle entrate! Ho dato al mondo il mio cuore e
il mio essere.
È un bene che i fiori siano esentati dal pagare le tasse,
altrimenti smetterebbero di fiorire. Ed è un bene che anche la neve lo sia,
altrimenti smetterebbe di nevicare. Credetemi!
Dopo la rivoluzione russa, il genio di Leo Tolstoy, Fiodor
Dostoevsky, Turgenev, Maxim Gorki, scomparve. Oggi in Russia, lo scrittore,
l’artista, sono tra le categorie meglio pagate e più rispettate. Cosa è
successo? Come mai non creano più opere
come “I Fratelli Karamazov”, “Anna Karenina”, “Padri e Figli”, “La
Madre”, e “Note dal sottosuolo”?
Come mai? Voglio chiederlo mille e una volta, come mai?
Cos’è successo al genio dei romanzieri russi?
Non credo esistesse un paese in grado di competere con la
Russia. Se si dovessero contare solo dieci romanzieri al mondo, se ne
dovrebbero contare per forza cinque russi, e lasciarne cinque per il resto del
mondo.
Cos’è successo a quel genio? Morì. Perché ai fiori non si
può ordinare di spuntare, per i fiori non esistono i dieci comandamenti. I
fiori spuntano, ma non puoi ordinarglielo! La neve cade, ma non puoi imporre
una data… è impossibile!
La stessa cosa è vera per i Buddha. Dicono ciò che vogliono
dire e quando lo vogliono. EW dicono anche ad una sola persona ciò che il mondo
intero, probabilmente, avrebbe voluto ascoltareOra, siete qui voi, e forse
siete solo in quattro… dico forse, perché la mia abilità matematica è ben
misera, inoltre ho gli occhi chiusi… mi capirete… e ho gli occhi colmi di
lacrime, non perché siete presenti solo voi quattro, ma per questa mattina
meravigliosa, e per quel sole nascente…
Grazie a Dio! Pensa sempre a me; sebbene non esista,
continua a pensare a me! Io lo nego, tuttavia lui pensa a me! È un Dio
straordinario! L’esistenza sembra prendersi cura di tutto… ma voi non conoscete
le vie della vita, sono imprevedibili. E io ho sempre amato l’imprevedibile.
Piango per questo sole nascente… l’esistenza si presa cura di me.
Io non ho chiesto nulla.
Né lei mi ha risposto.
Tuttavia si è presa cura di me, è accaduto…
Le oche selvagge non intendevano lasciare un riflesso,
né l’acqua desiderava riflettere la loro immagine…
Io parlo così: non so quale sarà la prossima frase, né se ci
sarà prossima frase. Amo la suspense.
Ricordo sempre il villaggio in cui sono nato. Resta
inspiegabile come mai l’esistenza abbia scelto quel villaggio… doveva essere
così! Il villaggio era meraviglioso. Ho viaggiato in lungo e in largo, ma non
ho mai incontrato quella stessa bellezza. Non si incontra mai una cosa identica
ad un'altra. Le cose vanno e vengono, ma non sono mai le stesse.
Riesco a vedere quel villaggio, piccolo ed immobile… poche
capanne vicino ad una pozza d’acqua, uno stagno, e alcuni alberi svettanti,
dove ero solito giocare… nel villaggio non c’era una scuola. Non era una cosa
importante: per circa nove anni non venni educato, e quelli sono gli anni più
importanti… superata quell’età, non si può più venir educati. Quindi, in un
certo senso, nonostante io abbia diversi diplomi e lauree, sono rimasto allo
stato selvaggio. Qualunque zotico avrebbe potuto ottenere le mie stesse lauree,
i miei trenta e lode. Ogni anno una infinità di imbecilli ci riesce, quelle
lauree non hanno alcuna importanza…
La cosa importante è che nei primi anni della mia vita sono
rimasto privo di educazione. Nel villaggio non c’era una scuola, né una strada,
né una ferrovia, e neppure l’ufficio postale. Era una benedizione! Quel
villaggio era un mondo a se stante. E anche quando me ne andai, ho continuato a
vivere in quel mondo, libero da ogni educazione.
Ho letto il famoso libro di Ruskin “Finché non finirà”… quel
villaggio ancor oggi è intatto: senza strade, dopo cinquant’anni la ferrovia non è ancora arrivata, non c’è
ufficio postale, né una stazione di polizia, e neppure un dottore… in realtà,
in quel villaggio nessuno si ammala. È così puro, incontaminato. Là ho
conosciuto persone che non hanno mai visto un treno, e si chiedono come sia
fatto, non hanno mai visto un autobus, né una macchina. Non hanno mai lasciato
quel villaggio e la loro vitaè così beata e silenziosa… Kutchwada è il
villaggio in cui sono nato, non aveva ferrovia né ufficio postale, ma aveva
delle piccole colline, un lago meraviglioso, qualche capanna di paglia… l’unica
casa in mattoni era quella in cui sono
nato io, ma anche questa non era una gran casa… era una casetta!
Riesco a vederla, e potrei descriverla nei dettagli… ma più che
la casa, o il villaggio, ricordo le persone. Nella mia vita ho incontrato
milioni di persone, ma la gente di quel villaggio supera tutti per innocenza,
perché era gente molto primitiva, non sapeva nulla del mondo. In quel villaggio
non è mai arrivato un solo giornale. E ora capirete come mai non esistesse una
scuola, neppure elementare… era una benedizione! Nessun bambino nato in epoca
moderna ha mai avuto un dono simile!
In tutti quegli anni vissi libero da ogni tipo di
educazione, e furono gli anni più belli della mia vita.
Devo confessare di aver avuto un tutore privato, ma non era
una persona istruita. Non mi insegnava nulla, al contrario cercava di imparare
insegnando a me. Forse gli era arrivata alle orecchie quella massima: “Il modo
migliore per imparare è insegnare”, ma era un brav’uomo, gentile, non era
antipatico come di solito sono gli insegnanti. Per fare gli insegnanti si deve
essere “severi”, è una regola del mondo degli affari… il mio tutore era
gentile, dolce, tenero come burro! E devo confessare che a volte lo picchiavo,
ma lui non ha mai reagito. Rideva e diceva: “Tu sei un bambino e mi puoi
picchiare. Io sono un vecchio, non posso reagire. Quando sarai cresciuto,
capirai!” Ed è vero, ora capisco…
Era un contadino, ma con intuizioni molto profonde… a volte
i contadini hanno intuizioni che mancano alle persone civilizzate. Mi è venuta
in mente una storiella… una splendida ragazza va alla spiaggia. Vedendo che non
c’è in giro nessuno, si spoglia. Ma quando si sta per tuffare, un vecchietto le
si avvicina: ”Signorina, sono il poliziotto del villaggio… ed è mio dovere
informarla che qui è proibito fare il bagno”.
La donna stupita gli chiede: “Ma perché non me l’ha detto
prima che mi spogliassi?”
Il vecchietto scoppia a ridere, e piangendo per il gran
ridere le risponde: “Non è proibito spogliarsi, per cui ho aspettato il momento
giusto, nascosto dietro un albero!”
Nel mio villaggio vivevano persone così… gente semplice.
Tutt’intorno c’erano delle colline molto basse, e al centro uno stagno. Nessuno,
eccetto Basho, potrà mai descrivere quello stagno, e anche lui non lo descrive,
si limita a dire:
Il vecchio stagno
Una rana si tuffa
Plop!
È forse una descrizione? Si accenna allo stagno e alla rana.
Senza descrivere né lo stagno né la rana… e plop!
Il villaggio aveva un vecchio stagno, molto vecchio, ed era
circondato da alberi vecchissimi… avevano probabilmente centinaia di anni.
Intorno vi erano rocce molto belle… e di certo le rane vi si tuffavano.
Giorno dopo giorno, era possibile sentire quel “plop”
ripetuto all’infinito. E il suono prodotto dai tuffi delle rane non faceva che
esaltare il silenzio: quel suono arricchiva il silenzio, lo rendeva denso di
significati.
Qui sta la bellezza di Basho: riuscì a descrivere qualcosa
senza descriverla. Poté dire qualcosa, senza parlarne: “Plop”! È forse una
parola? Nessuna parola potrebbe far giustizia al tuffo di una rana nel vecchio
stagno, ma Basho ci riuscì.
Io non sono Basho, e quel villaggio ne avrebbe avuto
bisogno: di certo avrebbe prodotto splendide immagini, quadri haiku… io non ho
mai fatto nulla per quel villaggio, e vi chiederete il perché… una volta
partito, non l’ho mai più rivisto.
Una volta è più che sufficiente. Non torno mai una seconda
volta nello stesso posto. Per me il numero due non esiste: ho lasciato alle
spalle molti villaggi, molte città, senza mai tornarci. Una volta partito, ero
partito per sempre… per questo non sono mai tornato a quel villaggio.
I suoi abitanti mi hanno mandato diversi messaggi: “Torna,
almeno una volta”. Ma a chi mi portava il messaggio rispondevo: “ Sono stato lì
già una volta, due sarebbero troppe!”
Ma il silenzio di quell’antico stagno resta sempre con me… e
di nuovo mi ricordo l’Himalaya… e la neve, così
bella, così pura, così innocente. La si può vedere solo attraverso gli
occhi di un Bodhidharma, di un Gesù, di un Basho. Non è possibile descriverla
in altro modo: solo gli occhi di un Buddha sono in grado di rifletterla. Gli
idioti possono calpestarla, fare a palle di neve, ma solo gli occhi dei Buddha
sono in grado di rifletterla, sebbene…
Le oche selvagge
Senza intenzione lasciano il loro riflesso
E l’acqua riceve la loro immagine
Senza intenzione…
Tuttavia, quell’immagine si forma.
I Buddha non desiderano riflettere la bellezza del mondo, né
il mondo ha l’intenzione di esere riflesso dai Buddha, maesso viene riflesso.
Nessuno lo desidera, ma accade, e quando accade, è meraviglioso. Quando lo si
forz, rimane una cosa qualunque, quando si agisce, rimane una cosa meccanica.
Quando accade, tu sei un Maestro.
La comunicazione appartiene al mondo della meccanica, della
tecnica; la comunione è la fragranza del mondo dl Maestro.
Questa è comunione e io non parlo di qualcosa in
particolare…
Le oche selvagge e l’acqua…
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