giovedì 30 luglio 2020

Governo e Protezione Civile contro la decisione del TAR: Cosa vogliono nascondere sull'emergenza Covid?


Il governo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar di rendere pubblici i verbali secretati del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile. Cioè tutti i documenti tecnico scientifici usati dal presidente del consiglio Giuseppe Conte per emanare i dpcm di marzo e aprile, quelli del lockdown.

Senza vergogna. Stato d’emergenza al buio. Il governo Conte occulta ancora i documenti del Comitato tecnico scientifico alla base dei decreti solitari del premier durante il lockdown e ricorre al Consiglio di Stato.
Nei giorni scorsi il Tar del Lazio aveva dato ragione alla Fondazione Einaudi che si era vista negare l’accesso agli atti per capire su quali basi si era mosso il presidente del Consiglio nella sua raffica di Dpcm.
Gli avvocati Rocco Mauro Todero, Andrea Pruiti Ciarello e Enzo Palumbo avevano convinto il Tar con motivazioni assolutamente pregnanti. Cinque i verbali sotto osservazione, ciascuno dei quali contenente le varie posizioni del Comitato tecnico scientifico che sono servite per i decreti. Le date di riunione dell’organismo tra il 28 febbraio e il 9 aprile.

E la richiesta di pubblicizzazione degli atti in questione atti serviva proprio a rendere chiari ed evidenti a tutti i cittadini i fondamenti di quell’attività «ampiamente discrezionale» più volte richiamata dal presidente Giuseppe Conte.

Scrivono gli avvocati che hanno vinto al Tar: «I ricorrenti hanno concesso al Governo la possibilità di rendere trasparente l’azione esecutiva e valutabile a posteriori l’operato in quella delicata fase emergenziale. L’appello avverso la sentenza del TAR Lazio dimostra quale è la volontà del Governo e del suo Presidente: non fare sapere agli italiani quali sono le reali motivazioni alla base degli innumerevoli decreti del Presidente del Consiglio».

La decisione di ricorrere al Consiglio di Stato è probabilmente legata al tentativo di ottenere almeno la sospensiva della pubblicazione degli atti almeno fino al termine dello stato di emergenza, che ora è stato prorogato addirittura fino al 15 di ottobre. Il che non fa altro che aggiungere mistero al mistero.

Perché si nega il diritto degli italiani a sapere in maniera trasparente che cosa è successo per le decisioni prese dal premier nei mesi scorsi.

L’avvocatura dello Stato, nel suo ricorso contro la sentenza del Tar, parla di «danno concreto all’ordine pubblico e la sicurezza che la conoscenza dei verbali del C.T.S., nella presente fase dell’emergenza, comporterebbe sia in relazione alle valutazioni tecniche che agli indirizzi generali dall’organo tecnico. Il che, ovviamente, non fa che accrescere i dubbi sugli eventuali rischi corsi dal popolo italiano a cui però sembra si debba nascondere tutto.

E poi si insiste: «È altamente probabile, sia in relazione all’attualità che in relazione ad altre – probabilissime ed imminenti – prosecuzioni dello stato emergenziale (intanto già decise, ndr) e dei relativi provvedimenti che dovesse essere necessario emettere a tutela della salute pubblica e della vita dei cittadini», che si debbano adottare nuove misure. E quindi nulla possa essere evidenziato alla pubblica opinione.

L’avvocato Pruiti Ciarello bolla con parole aspre il ricorso del governo: 

«Ritengo che sia un preciso dovere del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quello di consentire agli italiani di giudicarlo politicamente. I DDPCM non sono atti sottoposti ad un dogma di fede. Gli italiani hanno diritto di conoscere per potere giudicare chi sta al governo. Se non ci si vuole fare giudicare politicamente non si ha rispetto del popolo».
Fonte: Il Tempo/Repubblica
https://www.vocidallastrada.org/2020/07/governo-e-protezione-civile-contro-la.html 

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