giovedì 10 maggio 2018

La mia unica scuola era il fiume – Osho

 

Mentre Osho non dà mai importanza alla sua vita biografica, spesso condivide i dettagli personali con noi come qui in questo estratto dell’intervista stampa a Rajneeshpuram, Oregon, USA con John McCarthy, Lewiston Tribune, Idaho, Stati Uniti.
D: – Dove vivi e cosa fai?
R: – Non faccio niente: io non sono una persona attiva.
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D: – Come passi il tuo tempo? Come trascorre la tua giornata?
R: – Trascorre molto velocemente, ma me la godo immensamente. Dormo probabilmente circa dieci ore al giorno: otto ore di notte, due o tre ore di giorno, perché per me il sonno è meditazione. Per tre ore mi godo il bagno: un’ora e mezza al mattino, un’ora e mezza alla sera. Mi è sempre piaciuta l’acqua, fin dall’infanzia, perché ho compreso che la vita è nata nell’acqua. E adesso gli scienziati la pensano in modo analogo: la vita dev’essere nata nell’acqua. Anche il bambino nel ventre materno ripete l’intero ciclo dell’evoluzione: all’inizio sembra un pesce, solo in seguito inizia ad assomigliare a una scimmia. E, tra queste due fasi, egli attraversa in pratica tutte le fasi che ha passato l’essere umano. Addirittura, nell’ultima fase ha una coda che cade prima della nascita, e il punto in cui si trovava la coda è tuttora presente in ognuno di noi; quelle ossa dimostrano che esisteva qualcosa attaccato a esse, che ora manca.
Comunque, si inizia come un pesce e, per nove mesi, il bambino vive perennemente in acqua di mare nel grembo materno. L’acqua nella quale il bambino fluttua, ha esattamente gli stessi componenti dell’acqua di mare. Ecco perché, quando una donna è incinta, inizia a mangiare più sale, a desiderare cibi più salati, perché quell’acqua richiede più sale, il bambino ha bisogno di più sale. Lei non si rende conto del perché lo fa, ma il bambino ha bisogno espressamente di acqua di mare. Ebbene, l’acqua mi è sempre piaciuta moltissimo, sin dall’infanzia. Il mio villaggio natale aveva un fiume bellissimo. Io non penso alle persone che vivevano là ma, ogni tanto, sdraiato nella mia vasca o nella mia piscina, mi ricordo quel bellissimo fiume. Quella è l’unica cosa che ricordo del mio villaggio natale: non ricordo l’insegnante, la famiglia, gli amici. Il mio unico amico, il mio unico insegnante, la mia unica scuola è stato quel fiume. E mi ha insegnato moltissimo.
Giusto per creare un’illusione, qui ho una piscina olimpionica. Ho dei bagni bellissimi. Il resto non mi interessa molto, ma i miei sannyasin mi hanno costruito due bagni bellissimi. Due, perché, se in qualsiasi momento un bagno desse problemi, allora non mi perderei le mie abluzioni. E hanno costruito i miei bagni con tale amore che sembrano dei templi, con l’idromassaggio Jacuzzi: acqua calda, acqua fredda, acqua gelata. E io l’apprezzo: per me, è meditazione. In ogni azione, la mia meditazione continua. E poi parlo per cinque ore al giorno – due ore e mezza al mattino, due ore e mezza alla sera. Un’ora e mezza se ne va per mangiare. Per un’ora guido, cosa che mi è sempre piaciuta. Ho una strada tutta mia: la mia gente mi ama davvero immensamente: penso che nessuno sia mai stato tanto amato e tanto fortunato.
Non so, mi chiedo perché mi amino, visto che non ho nulla da offrire loro. Ma è un miracolo, e i miracoli accadono. Hanno costruito una strada speciale tutta per me: viene usata solo un’ora al giorno, per ventitré ore deve riposare, non c’è traffico. La mia gente è così preoccupata per la mia vita che non vuole che io guidi nel traffico, perché sono un autista terribile e non credo nelle regole: posso guidare sulla destra, posso guidare sulla sinistra, posso guidare nel centro. Così la mia povera gente ha dovuto costruire una strada solo per me, in modo che io possa guidare ovunque, comunque, a qualsiasi velocità desideri. Ed è così che passo le mie giornate: trascorrono molto velocemente, ma io ne vivo molto intensamente ogni istante.
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