La gente pensa che
quando è sola dev'essere triste.
Si tratta di un'associazione assolutamente sbagliata,
è una falsa interpretazione, infatti tutto ciò
che è bello è sempre accaduto in solitudine; tra una
folla non è mai accaduto nulla. Nulla di ciò che è
trascendente è mai accaduto, se non quando ci si
immerge in un'assoluta solitudine.
Purtroppo la mente
estroversa ha creato tutt'intorno
una sorta di condizionamento, qualcosa che si
è cementato fortemente nella mentalità comune:
quando si è soli, ci si sente male. Ci si deve muovere,
incontrare persone, poiché ogni felicità si prova
con la gente, in mezzo alla gente.
Non è vero. La
felicità che deriva dallo stare con
le persone è molto superficiale, e la felicità che accade
quando si è soli è incredibilmente profonda.
Dunque, inizia a deliziarti in essa!
Il termine stesso
"sentirsi soli" genera in te una
particolare forma di tristezza. Non definirla così,
percepiscilo come un "essere soli"; chiamala
solitudine,
non isolamento. Parole sbagliate possono generare
difficoltà e complicazioni: definiscilo uno stato
meditativo - lo è! - e quando accade, godilo.
Canta qualcosa, danza
qualcosa, oppure siedi semplicemente
in silenzio di fronte a un muro e aspetta
che qualcosa accada. Rendi quel momento un'attesa,
e ben presto percepirai una qualità diversa.
Non si tratta affatto
di tristezza. Allorché avrai assaporato
gli abissi più intimi della solitudine, qualsiasi
relazione sarà superficiale. Perfino l'amore non
può scendere ad altrettanta profondità, perché perfino
in amore l'altro è presente, e la presenza stessa
dell'altro ti tiene vicino alla circonferenza, alla
periferia.
Quando nessuno è presente, non esiste neppure il
pensiero di qualcun altro, e tu sei veramente solo, inizi
a immergerti e anneghi totalmente in te stesso.
Non aver paura.
All'inizio quell'affondare sembrerà
una morte, e ti sentirai circondato da una sensazione
di abissale tristezza; ti circonderà, perché
hai sempre conosciuto la felicità solo con la gente, nelle
relazioni.
Aspetta semplicemente
per un po'. Lascia che
quell'affondare scenda ancor più in profondità e vedrai
affiorare un silenzio, una quiete immobile che
ha in sé una danza... è un moto immobile interiore.
Nulla si muove, eppure tutto vortica freneticamente;
è un vuoto, eppure è assoluta pienezza.
I paradossi si incontrano
e le contraddizioni si dissolvono.
Siedi in silenzio,
rilassato eppure attento e presente,
poiché sei in attesa: qualcosa discenderà su di
te, sta per accadere! E quando ti siedi, siediti di fronte
a un muro. Il muro è qualcosa di splendido: non
c'è modo di spostarsi, non c'è nulla da guardare; di fronte
a te solo il muro.
Non devi andare da
nessuna parte. Ricorda di
non mettere neppure un quadro su quel muro,
dev'essere un semplice muro bianco. Infatti, quando
non c'è nulla da vedere, piano piano ogni tuo interesse
nella percezione svanisce. Il semplice stare di
fronte a un muro vuoto fa affiorare dentro di te un
vuoto e un candore che lo echeggiano: parallelo a
quel muro, ne sorge un altro; fatto di non pensiero.
Resta aperto e
deliziati di tutto questo. Sorridi oppure,
a volte, mormora un motivetto e ondeggia. A
volte potrai ballare, ma continua a fissare il muro;
lascia che sia l'oggetto della tua meditazione.
Si deve scendere a
patti con la propria solitudine,
prima o poi. Allorché la fronteggi, quel sentirti solo
cambia il suo colore, la propria qualità; il suo sapore
muta completamente; diventa un essere soli.
In questo caso, non è
affatto isolamento, è solitudine.
L'isolamento ha in sé un senso di infelicità; la
solitudine è un espandersi nella beatitudine.
Osho: La verità che cura
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