Oltre gli estremi, verso una sintesi che li contiene entrambi
Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times n 218
La
mente si sposta da un estremo all’altro, come il pendolo di un
orologio. Una cosa va compresa: quando il pendolo si sposta a sinistra
raccoglie energia per andare a destra e quando si sposta a destra
raccoglie energia per andare a sinistra. Quell’energia non è visibile,
ma la si può facilmente dedurre. Più si spingerà verso destra e più
riuscirà a spingersi verso sinistra. E la mente agisce così in
continuazione. Una persona che mangia troppo, a un certo punto si mette a
dieta, digiuna o diventa un fanatico crudista che crede nella
naturopatia. Prima mangia troppo, poi digiuna, presto ricomincia ad
abbuffarsi. E questa è la storia di tutti quelli che continuano a
mettersi a dieta, a perdere qualche chilo e poi a rituffarsi nell’altro
estremo, mangiando gelato e tutto il resto. E visto che si sono
deprivati moltissimo, ci si tuffano come per prendersi una rivincita. E
se avevano perso solo due chili in due settimane, nel giro di pochi
giorni ne riprenderanno di più. Poi si sentiranno infelici e ritornerà
loro il desiderio di far la dieta. Ed è sempre così: questo genere di
oscillazione, in tutto.
Quando sei con la gente hai voglia di stare da solo e avere il tuo
spazio, senza interferenze, come un uccello in volo: tutto il cielo ti
appartiene.
E quando sei da solo ti senti semplicemente isolato, non “solo”. Non
c’è alcun cielo né uccelli in volo, niente… stai lì seduto e ti senti
uno stupido.
E ti viene una grande voglia di trovare qualcuno, di tenerti occupato
in qualcosa, impegnato. La mente si angustia: Cosa faccio? Cosa non
faccio? Dove vado? Dove non vado? Presto arriverai da qualche parte e ti
rinnamorerai, e ricomincerai presto a pensare alla bellezza della
solitudine. E poi sarai di nuovo solo e penserai alla bellezza
dell’amore.
Un sannyasin deve evitare questi estremi.
Esiste lo stesso estremo tra la beatitudine e il silenzio. Se sei in
silenzio senti che manca qualcosa. C’è il silenzio, ma non ha gioia.
Niente ti disturba, ma è una pace simile a quella di un cimitero, un
silenzio di tomba: nessun canto, niente risate, niente danza. E sorgerà
il desiderio di tuffarsi in qualche danza, in qualche canto, in qualche
celebrazione.
E sì, sarai allegro, ma febbrile, stanco, esausto… e all’improvviso
arriverà il desiderio del silenzio, di essere solo, di essere con te
stesso, senza far nulla.
Bisogna evitare entrambi e il miglior modo per evitarli è creare tra
loro una sintesi. Essere in silenzio e beatitudine allo stesso tempo;
essere beato e in pace insieme, altrimenti non è possibile evitare
quell’oscillazione, perché entrambi sono bisogni essenziali. Se ne neghi
uno, prima o poi si prenderà la sua rivincita. Non si dovrebbe negare
nulla. I miei sannyasin non devono negare nulla. Devono ascoltare i
propri bisogni e trovare un equilibrio, una sintesi. E la sintesi
suprema è tra il silenzio e la beatitudine.
Per questo insegno entrambi: insegno il silenzio – sedere in silenzio,
senza fare nulla – e insegno anche a danzare, a fare musica, a cantare, a
festeggiare, ma in modo tale che il silenzio continui a persistere in
te, come una corrente sotterranea. Balli, ma il silenzio è presente,
indisturbato, incontaminato. E quel silenzio dà una profondità alla tua
danza. Non le è contrario, le dà una nuova dimensione. E se riesci a
danzare mentre il tuo silenzio resta indisturbato, poi puoi stare in
silenzio e ci sarà una danza sottile dentro di te, come una corrente
sotterranea, una gioia che zampilla come un piccolo ruscello. Potrai
sentirlo, nessuno se ne accorgerà, ma tu ne udrai il suo bisbiglio.
Quando accade, l’uomo è entrambi. Definisco quell’uomo Zorba il Buddha, e questa è la mia definizione di un sannyasin.
Buddha è silenzioso, ma gli manca la parte Zorba. Zorba è allegro,
beato, danza e gioisce, ma gli manca la parte silenziosa. Ora il mondo è
arrivato al punto in cui è possibile dare vita a un uomo che sia
entrambi, Zorba il Buddha. Se i miei sannyasin ci riusciranno,
cominceranno una nuova era della consapevolezza umana, un nuovo inizio,
una nuova storia. E ce n’è un immenso bisogno, perché l’uomo è stanco
del vecchio modello. Ha esaurito il suo ruolo, è diventato quasi
insignificante, lo abbiamo superato di moltissimo. Ora l’esigenza del
momento è una nuova sintesi e non la vedo accadere da nessun’altra
parte, non mi sembra nemmeno che nessuno ci stia provando.
Ciò che accade è che gli Zorba sono stanchi di essere Zorba e cercano
di essere Buddha e i Buddha sono stanchi di essere Buddha e cercano di
essere Zorba. Ed è di nuovo la stessa storia, non cambierà nulla.
L’Occidente si trasformerà nell’Oriente e l’Oriente si trasformerà
nell’Occidente. In particolare, dall’Occidente arrivano in Oriente le
persone più intelligenti, giovani e vive e dall’Oriente le persone più
intelligenti e vive se ne vanno in massa a Oxford, Cambridge e Harvard a
imparare la scienza e la tecnologia.
Si guardano a vicenda in modo strano. Le persone intelligenti che
arrivano in Oriente non possono credere che l’intelligenza orientale se
ne stia andando in Occidente e gli orientali non capiscono perché questa
gente dall’Occidente viene in Oriente.
Per cosa?
Kipling ha affermato che l’Occidente è l’Occidente, l’Oriente è
l’Oriente e che sono così diversi che non si incontreranno mai. E quando
l’ha scritto era verissimo. Ciò che accade ora non è in contraddizione
con Kipling. L’Occidente potrebbe diventare l’Oriente e l’Oriente
potrebbe diventare l’Occidente e di nuovo non si incontreranno. Può
succedere la stessa cosa: cambiano le etichette, ma l’incontro non
accade.
I miei sannyasin potrebbero essere le sole persone al mondo in cui
quell’incontro sta accadendo, almeno stanno facendo il lavoro di
preparazione, gettando le fondamenta. Tutto il mio impegno sta nel
cercare in ogni modo possibile di dimostrare che Kipling aveva torto,
assolutamente. Bisogna riuscirci, e sarà possibile solo se Zorba il
Buddha nascerà. E spero proprio che nascerà, la situazione è matura. Se
non nasce in questa situazione, non nascerà mai più.
Tratto da: Osho, Going All the Way #12
http://www.oshoba.it/index.php?id=articoli_view_x&xna=135
Non diventare mai vittima delle aspettative degli altri e non rendere nessuno vittima delle tue...Osho
martedì 7 luglio 2015
La canzone del silenzio Zorba il Buddha
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