Osho,
sono
di natura troppo possessiva. Come posso uscire da questa mentalità sciovinista
di maschio indiano? Per favore, aiutami.
Yogeshwar
Bharti,
hai
ragione! È proprio così: la mentalità indiana è fondamentalmente molto
possessiva, molto materialista, anche se finge di essere spirituale. Questa
finzione è una copertura. Questa è una delle strategie dell’inconscio: se
dentro di te ti senti inferiore, all’esterno cerchi di essere molto superiore.
Devi nascondere la tua inferiorità con delle finzioni, mostrando la tua
superiorità. Se dentro di te ti senti povero, inizierai ad accumulare denaro
per mostrare al mondo e a te stesso che non sei povero. «Guarda quanto
possiedo!» Dimostrando al mondo che sei ricco, cerchi, in maniera indiretta, di
dimostrare a te stesso che non sei povero; ma dentro di te non bastano tutte le
tue ricchezze per cancellare la tua povertà. Puoi possedere il mondo intero,
puoi conquistare il mondo intero, tuttavia resterai un mendicante. E questo
accade in molte dimensioni.
In
India è successo: per secoli il paese ha finto di essere spirituale. Non lo è
affatto e proprio per questo finge di esserlo.
Se
esamini i testi sacri indiani, se risali ai Veda, resterai sorpreso: i Veda
sono molto materialisti. È rarissimo trovare nei Veda una affermazione che si
possa definire spirituale. I rishi, i veggenti dei Veda - i cosiddetti
veggenti - chiedono a Dio soldi e potere, chiedono oggetti, cose di questo
mondo! «Dacci più ricchezza, rendici più sani. Dacci una vita più lunga. Da’
più latte alle nostre mucche. Da’ più raccolti ai nostri campi, più frutti ai
nostri alberi» ecco cosa chiedono a Dio. E inoltre: «Distruggi i nostri nemici.
Distruggi i loro raccolti. Distruggi le loro mucche, i loro cavalli. Non far
piovere sui campi dei nostri nemici. Dona tutto a noi e non dare nulla a loro».
E voi definite questi testi sacri spirituali? Sono assolutamente materialisti!
Anche i purana sono materialisti. E tale è anche il concetto indiano
degli dèi.
Indra
è il dio supremo in cielo. E cosa va facendo? Tutto ciò che qui è condannato:
mangiare, bere e spassarsela. Ha bellissime apsara - splendide donne - vino
e cibi deliziosi. Ed è molto geloso, al punto che se qualcuno raggiunge le
vette della meditazione, Indra teme che si possa avvicinare a lui, che possa
impadronirsi del suo regno. E manda le sue splendide ragazze, le sue apsara,
a tentare colui che medita, per distruggerlo. Lo seducono con ogni tipo di
tentazione.
Che
Dio è mai questo Indra? È profondamente materialista e possessivo!
Tuttavia
l’India continua a fingere di essere spirituale, e tutti riescono a vedere
questa finzione. Sotto c’è qualcos’altro... una ferita, che però viene coperta
con i fiori.
Questa
è la mia esperienza - poiché ho incontrato persone di ogni genere, venute a me
da ogni parte del mondo - e gli indiani sono le persone più materialiste che
esistano al mondo. E resteranno tali fino a quando non capiranno che sono
diventati ipocriti.
«Oggi
faremo una bella passeggiata» dice Seth Chandulal ai suoi bambini. «Andremo
alla fiera a vedere la gente che mangia il gelato.»
«Ehi
capo!» sbottò un giorno Popatlal, «sono qui da venticinque anni e non ho mai
chiesto un aumento!»
«Per
questo sei qui da venticinque anni!» replicò Chandulal, serafico.
Chandulal
portò il suo cane dal veterinario e gli chiese di tagliargli la coda alla
radice.
«Ma
perché vuole che faccia questa crudeltà a questa simpatica bestiola?» chiese il
veterinario.
«Vede»
rispose Seth Chandulal, «mia suocera verrà presto a trovarci, e non voglio che
in casa ci sia nulla che possa darle l’impressione di essere la benvenuta...
neppure uno scodinzolio!»
La
mente indiana è materialista, la cultura indiana è materialista. È vero, sono
esistite alcune persone che si sono ribellate - un Mahavira, un Buddha - ma
sono state pochissime. E poiché si sono ribellate, la cultura indiana non le ha
tollerate. Il buddhismo venne completamente sradicato dall’India: si opponeva
alla mentalità materialista indiana.
Buddha
ha introdotto una visione totalmente nuova della vita, una visione spirituale.
Ma era contro i Veda, ed era contro tutta l’idea indù delle divinità. E gli
indù ovviamente dissero: «Sta distruggendo la nostra cultura, la nostra
religione, la nostra spiritualità». In un certo senso avevano ragione perché
ciò che voi credete sia cultura, spiritualità, religione, non lo è affatto. È
tutta ipocrisia, è qualcosa di falso. E se non riesci a vedere il falso come
tale, non puoi conoscere il reale. E Buddha ha cercato in mille modi di farvi
capire che la realtà è l’opposto di tutto ciò che ognuno di voi crede di se
stesso. Per questo gli indù non lo hanno mai perdonato e hanno distrutto tutta
la sua eredità. Buddha è stato estirpato dall’India.
E lo
si vede ovunque. Il loro concetto di spiritualità è repressivo. Quando entrano
in questa comune, i loro occhi sono fissi sulle donne, e poi biasimano me per
questo! Si arrabbiano perché la comune riflette i loro volti, la comune diventa
uno specchio per loro. Si spaventano per ciò che sono. E nessuno vuole
conoscere la propria nudità. Diventano furiosi. Vedendo il loro vero volto
vanno in collera con lo specchio, lo vogliono distruggere. Sono contro di me
perché io li rispecchio.
Quando
vengono qui guardano solo le donne, e ovviamente la loro bramosia e la loro
sessualità represse cominciano ad affiorare. E ne hanno così paura che cercano
di reprimerle di nuovo. E vanno in collera con me perché mi ritengono la causa
di tutto ciò. Io, invece, mi limito a riflettere ciò che è già presente.
Questa
gente non può vedere i miei sannyasin nella luce giusta, perché chi è represso
non riesce a vedere qualcosa nella giusta luce. Se vedono un uomo e una donna
che si abbracciano, immediatamente pensano alla sessualità. Non sono in grado
di vedere la tenerezza e la dolcezza di quell’abbraccio. Se non fossero stati
repressi, avrebbero potuto vedere l’amore che pervade questa nostra comune. Ma
essi proiettano le loro idee.
E
questo non accade solo con indiani comuni, ma anche con i cosiddetti guru.
Un
guru molto attento non voleva sprecare tempo coltivando persone poco
prestigiose e prive di potere. Si racconta che gli fu presentata una vedova
americana ritenuta molto ricca. Egli era a conoscenza dei metodi in voga in
Occidente, per cui chiese a un’agenzia investigativa di prendere informazioni
sulla donna.
Il
rapporto che gli venne presentato diceva: «La signora possiede un milione di
dollari, ma sembra che non li avrà per molto, infatti gira la voce che si sia
messa nelle mani di uno di questi guru indiani fasulli!».
Non c’è
da stupirsi che questi cosiddetti guru indiani siano arrivati in America.
Ovunque ci siano soldi, là ci saranno anche gli indiani. I vari Muktananda,
Satchitananda, Yogi Bhajan, Maharishi Mahesh Yogi, sono tutti in America per il
semplice motivo che là ci sono i soldi. E continuano a parlare contro il
denaro, pur continuando ad accumularlo. Questo è il bello di tutta la storia!
Sono falsi!
Io non
sono affatto contro il denaro. Ma sono contrario all’ipocrisia. Essi parlano
contro il denaro e non fanno altro che accumularlo.
Ricorda,
per me il problema non esiste. Io non sono neppure contrario al materialismo.
Di fatto, il mio sforzo tende tutto a creare una sintesi tra materialismo e
spiritualismo. Non è necessario dividerli, perché l’uomo è sia il corpo che l’anima.
E se l’uomo può essere sia il corpo che l’anima, allora la religione dovrebbe
essere entrambe le cose: materialista e spiritualista.
Ma l’indiano
non riesce ad accettare il punto di vista materialista, ne ha paura. Teme che
accettandolo, tutta la sua lussuria repressa, l’avidità, affioreranno
inesorabilmente. E continua a trovare astute scappatoie per evitare di vedere
il proprio vero volto.
Un
guru indiano si imbatté in una avvenente bionda che aveva incontrato per caso
in un bar poche sere prima.
«Che
bello rivederti» disse l’ometto, «guarda caso stasera c’è un party e mi
piacerebbe che ci venissi. Non voglio sentire scuse!»
«E dov’è
tanta meraviglia?» chiese la bambolona.
«Al
mio ashram, bambina, e sarà una cannonata. Musica, danze e tanto amore... di
certo durerà tutto il fine settimana!»
«Sembra
bello» commentò la ragazza vogliosa. «E chi sono gli altri invitati?»
«Be’»
disse il guru, «solo tu e io!»
Se
osservi ciò che fanno i guru indiani in Occidente, resterai sorpreso. Tuttavia
continuano a parlare di spiritualità, e i creduloni non mancano. E l’Occidente
è molto più innocente perché è onestamente materialista. Essere onestamente
materialista implica integrità, innocenza. L’Oriente è materialista in modo
disonesto.
Sono
di natura troppo possessiva, dice Yogeshwar.
Questo
fa parte dell’essere indiano. Se non lasci perdere completamente quest’assurda
«indianità», non riuscirai mai a liberarti dalla tua possessività.
I
giainisti parlano di spiritualità, di rinuncia, ma se guardi nei loro testi
sacri resterai sorpreso. Elogiano Mahavira per aver rinunciato a immensi
palazzi di marmo, a grandi regni, a ricchezze immense, a un grande esercito, e
così via all’infinito. E continuano a magnificarlo, a osannarlo ingigantendolo
sempre di più. Col passar del tempo, la loro idea di Mahavira e del suo regno
si è ingigantita enormemente.
Di
fatto, era il figlio di un re che governava un regno piccolissimo,
insignificante, non più grande di un distretto, perché a quell’epoca l’India
era divisa in duemila reami. Non avrebbe mai potuto avere tante migliaia di
elefanti nell’esercito, né poteva avere un esercito così grande. Era un regno
poverissimo. Se Mahavira non fosse nato, nessuno lo avrebbe mai menzionato e
nessuno avrebbe mai sentito parlare del padre di Mahavira. Era qualcosa di
insignificante.
Ma
come misurare la rinuncia? Attraverso la ricchezza. La rinuncia di un povero
non suscita alcun rispetto. Gli viene chiesto: «A cosa hai rinunciato? Per
poter rinunciare a qualcosa devi, in primo luogo, avere dei beni».
Per
questo i ventiquattro teerthankara - i ventiquattro grandi Maestri
giainisti - sono figli di re. Nessuno di loro è nato da una famiglia povera.
Cosa dimostra questo? È un segno di puro e semplice materialismo, nient’altro
che questo!
Tutti
gli avatara degli indù sono figli di re, come se il resto del paese
fosse morto! Nelle famiglie povere o medio borghesi non ci sono avatara, non
ci sono incarnazioni di Dio. Non c’è teerthankara, o Maestro illuminato
giainista, che venga da una famiglia qualunque: vengono tutti da famiglie
reali.
Capisci
il senso di tutto questo? Il fatto è che essi rispettano il denaro. Anche nella
rinuncia, rimane fisso il rispetto per il denaro. Se hai soldi, sei rispettato,
e anche la tua rinuncia viene rispettata. Se non hai soldi, puoi meditare come
Mahavira, ma nessuno ti rispetterà. Tutti ti chiederanno: «A quanto hai
rinunciato?», e se non sei in grado di mostrare loro un grosso conto in banca
al quale hai rinunciato, non avrai alcun valore.
Yogeshwar,
abbandona l’idea di essere un indiano.
Mi
chiedi: «Come posso uscire da questa mentalità sciovinista di maschio
indiano?».
Se ne
esce semplicemente attraverso la comprensione. Ci insegnano ad aggrapparci a
queste idee - indiani, russi, americani, indù, cristiani, musulmani - ci hanno
insegnato a restare aggrappati a queste idee.
Io ti
insegno a essere un semplice essere umano. La terra intera è una sola, e la
gente è la stessa ovunque. Le persone differiscono solo in cose superficiali,
in cose non-essenziali, come dice la Desiderata. Per ciò che riguarda l’essenziale
non esistono affatto differenze. Forse cambia il colore della pelle, dei
capelli, la statura, ma queste sono cose non-essenziali.
L’essere
umano è essenzialmente lo stesso ovunque, perché dunque coltivare quest’idea di
essere indù, musulmani, cristiani? Lasciale perdere. Basta essere religiosi,
basta essere umani. Il semplice essere è sufficiente: essere in amore, in
meditazione, attenti, consapevoli. E tutti questi veleni scompariranno da soli.
Dedicati
sempre più alla meditazione, perché tutte queste cose sono parte della mente, e
meditazione significa entrare nella non-mente. Diventa semplicemente
consapevole della tua mente, qualsiasi essa sia... mente sciovinista di maschio
indiano, o comunista russo, o cattolico o protestante - siine semplicemente
consapevole. La consapevolezza non è comunista né socialista né fascista né
capitalista. La consapevolezza è semplicemente consapevolezza. Qualsiasi cosa
sia presente nella mente, lascia che esista in quanto oggetto e siine
consapevole. E sposta la tua identità dal contenuto alla consapevolezza.
Ricorda:
«Io sono solo consapevolezza», «io non sono la mia mente». E fa’ che questa
visione penetri in te. «Io non sono la mia mente, io sono pura consapevolezza, satchitananda.
Io sono verità, io sono consapevolezza, io sono beatitudine. Io non sono il
contenuto della mente... » Questi contenuti sono stati immessi dagli altri,
questi contenuti significano condizionamento.
E più
ne diventi consapevole, più ti liberi dal condizionamento.
Non
esiste altro modo per liberarsene. La consapevolezza è la chiave universale: apre
tutte le porte del divino. Apre le porte di tutti i templi e di tutti i
misteri.
Yogeshwar,
sii più all’erta, più consapevole, più attento. Io non insegno altro che
consapevolezza, e tutto il resto viene da sé.
Osho
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