venerdì 10 aprile 2020

Sono di natura troppo possessiva


 ミュシャ alphonse mucha feather 1080x1920
Osho,
sono di natura troppo possessiva. Come posso uscire da questa mentalità sciovinista di maschio indiano? Per favore, aiutami.

Yogeshwar Bharti,
hai ragione! È proprio così: la mentalità indiana è fondamentalmente molto possessiva, molto materialista, anche se finge di essere spirituale. Questa finzione è una copertura. Questa è una delle strategie dell’inconscio: se dentro di te ti senti inferiore, all’esterno cerchi di essere molto superiore. Devi nascondere la tua inferiorità con delle finzioni, mostrando la tua superiorità. Se dentro di te ti senti povero, inizierai ad accumulare denaro per mostrare al mondo e a te stesso che non sei povero. «Guarda quanto possiedo!» Dimostrando al mondo che sei ricco, cerchi, in maniera indiretta, di dimostrare a te stesso che non sei povero; ma dentro di te non bastano tutte le tue ricchezze per cancellare la tua povertà. Puoi possedere il mondo intero, puoi conquistare il mondo intero, tuttavia resterai un mendicante. E questo accade in molte dimensioni.
In India è successo: per secoli il paese ha finto di essere spirituale. Non lo è affatto e proprio per questo finge di esserlo.
Se esamini i testi sacri indiani, se risali ai Veda, resterai sorpreso: i Veda sono molto materialisti. È rarissimo trovare nei Veda una affermazione che si possa definire spirituale. I rishi, i veggenti dei Veda - i cosiddetti veggenti - chiedono a Dio soldi e potere, chiedono oggetti, cose di questo mondo! «Dacci più ricchezza, rendici più sani. Dacci una vita più lunga. Da’ più latte alle nostre mucche. Da’ più raccolti ai nostri campi, più frutti ai nostri alberi» ecco cosa chiedono a Dio. E inoltre: «Distruggi i nostri nemici. Distruggi i loro raccolti. Distruggi le loro mucche, i loro cavalli. Non far piovere sui campi dei nostri nemici. Dona tutto a noi e non dare nulla a loro». E voi definite questi testi sacri spirituali? Sono assolutamente materialisti! Anche i purana sono materialisti. E tale è anche il concetto indiano degli dèi.
Indra è il dio supremo in cielo. E cosa va facendo? Tutto ciò che qui è condannato: mangiare, bere e spassarsela. Ha bellissime apsara - splendide donne - vino e cibi deliziosi. Ed è molto geloso, al punto che se qualcuno raggiunge le vette della meditazione, Indra teme che si possa avvicinare a lui, che possa impadronirsi del suo regno. E manda le sue splendide ragazze, le sue apsara, a tentare colui che medita, per distruggerlo. Lo seducono con ogni tipo di tentazione.
Che Dio è mai questo Indra? È profondamente materialista e possessivo!
Tuttavia l’India continua a fingere di essere spirituale, e tutti riescono a vedere questa finzione. Sotto c’è qualcos’altro... una ferita, che però viene coperta con i fiori.
Questa è la mia esperienza - poiché ho incontrato persone di ogni genere, venute a me da ogni parte del mondo - e gli indiani sono le persone più materialiste che esistano al mondo. E resteranno tali fino a quando non capiranno che sono diventati ipocriti.

«Oggi faremo una bella passeggiata» dice Seth Chandulal ai suoi bambini. «Andremo alla fiera a vedere la gente che mangia il gelato.»

«Ehi capo!» sbottò un giorno Popatlal, «sono qui da venticinque anni e non ho mai chiesto un aumento!»
«Per questo sei qui da venticinque anni!» replicò Chandulal, serafico.

Chandulal portò il suo cane dal veterinario e gli chiese di tagliargli la coda alla radice.
«Ma perché vuole che faccia questa crudeltà a questa simpatica bestiola?» chiese il veterinario.
«Vede» rispose Seth Chandulal, «mia suocera verrà presto a trovarci, e non voglio che in casa ci sia nulla che possa darle l’impressione di essere la benvenuta... neppure uno scodinzolio!»

La mente indiana è materialista, la cultura indiana è materialista. È vero, sono esistite alcune persone che si sono ribellate - un Mahavira, un Buddha - ma sono state pochissime. E poiché si sono ribellate, la cultura indiana non le ha tollerate. Il buddhismo venne completamente sradicato dall’India: si opponeva alla mentalità materialista indiana.
Buddha ha introdotto una visione totalmente nuova della vita, una visione spirituale. Ma era contro i Veda, ed era contro tutta l’idea indù delle divinità. E gli indù ovviamente dissero: «Sta distruggendo la nostra cultura, la nostra religione, la nostra spiritualità». In un certo senso avevano ragione perché ciò che voi credete sia cultura, spiritualità, religione, non lo è affatto. È tutta ipocrisia, è qualcosa di falso. E se non riesci a vedere il falso come tale, non puoi conoscere il reale. E Buddha ha cercato in mille modi di farvi capire che la realtà è l’opposto di tutto ciò che ognuno di voi crede di se stesso. Per questo gli indù non lo hanno mai perdonato e hanno distrutto tutta la sua eredità. Buddha è stato estirpato dall’India.
E lo si vede ovunque. Il loro concetto di spiritualità è repressivo. Quando entrano in questa comune, i loro occhi sono fissi sulle donne, e poi biasimano me per questo! Si arrabbiano perché la comune riflette i loro volti, la comune diventa uno specchio per loro. Si spaventano per ciò che sono. E nessuno vuole conoscere la propria nudità. Diventano furiosi. Vedendo il loro vero volto vanno in collera con lo specchio, lo vogliono distruggere. Sono contro di me perché io li rispecchio.
Quando vengono qui guardano solo le donne, e ovviamente la loro bramosia e la loro sessualità represse cominciano ad affiorare. E ne hanno così paura che cercano di reprimerle di nuovo. E vanno in collera con me perché mi ritengono la causa di tutto ciò. Io, invece, mi limito a riflettere ciò che è già presente.
Questa gente non può vedere i miei sannyasin nella luce giusta, perché chi è represso non riesce a vedere qualcosa nella giusta luce. Se vedono un uomo e una donna che si abbracciano, immediatamente pensano alla sessualità. Non sono in grado di vedere la tenerezza e la dolcezza di quell’abbraccio. Se non fossero stati repressi, avrebbero potuto vedere l’amore che pervade questa nostra comune. Ma essi proiettano le loro idee.
E questo non accade solo con indiani comuni, ma anche con i cosiddetti guru.

Un guru molto attento non voleva sprecare tempo coltivando persone poco prestigiose e prive di potere. Si racconta che gli fu presentata una vedova americana ritenuta molto ricca. Egli era a conoscenza dei metodi in voga in Occidente, per cui chiese a un’agenzia investigativa di prendere informazioni sulla donna.
Il rapporto che gli venne presentato diceva: «La signora possiede un milione di dollari, ma sembra che non li avrà per molto, infatti gira la voce che si sia messa nelle mani di uno di questi guru indiani fasulli!».

Non c’è da stupirsi che questi cosiddetti guru indiani siano arrivati in America. Ovunque ci siano soldi, là ci saranno anche gli indiani. I vari Muktananda, Satchitananda, Yogi Bhajan, Maharishi Mahesh Yogi, sono tutti in America per il semplice motivo che là ci sono i soldi. E continuano a parlare contro il denaro, pur continuando ad accumularlo. Questo è il bello di tutta la storia! Sono falsi!
Io non sono affatto contro il denaro. Ma sono contrario all’ipocrisia. Essi parlano contro il denaro e non fanno altro che accumularlo.
Ricorda, per me il problema non esiste. Io non sono neppure contrario al materialismo. Di fatto, il mio sforzo tende tutto a creare una sintesi tra materialismo e spiritualismo. Non è necessario dividerli, perché l’uomo è sia il corpo che l’anima. E se l’uomo può essere sia il corpo che l’anima, allora la religione dovrebbe essere entrambe le cose: materialista e spiritualista.
Ma l’indiano non riesce ad accettare il punto di vista materialista, ne ha paura. Teme che accettandolo, tutta la sua lussuria repressa, l’avidità, affioreranno inesorabilmente. E continua a trovare astute scappatoie per evitare di vedere il proprio vero volto.

Un guru indiano si imbatté in una avvenente bionda che aveva incontrato per caso in un bar poche sere prima.
«Che bello rivederti» disse l’ometto, «guarda caso stasera c’è un party e mi piacerebbe che ci venissi. Non voglio sentire scuse!»
«E dov’è tanta meraviglia?» chiese la bambolona.
«Al mio ashram, bambina, e sarà una cannonata. Musica, danze e tanto amore... di certo durerà tutto il fine settimana!»
«Sembra bello» commentò la ragazza vogliosa. «E chi sono gli altri invitati?»
«Be’» disse il guru, «solo tu e io!»

Se osservi ciò che fanno i guru indiani in Occidente, resterai sorpreso. Tuttavia continuano a parlare di spiritualità, e i creduloni non mancano. E l’Occidente è molto più innocente perché è onestamente materialista. Essere onestamente materialista implica integrità, innocenza. L’Oriente è materialista in modo disonesto.

Sono di natura troppo possessiva, dice Yogeshwar.

Questo fa parte dell’essere indiano. Se non lasci perdere completamente quest’assurda «indianità», non riuscirai mai a liberarti dalla tua possessività.
I giainisti parlano di spiritualità, di rinuncia, ma se guardi nei loro testi sacri resterai sorpreso. Elogiano Mahavira per aver rinunciato a immensi palazzi di marmo, a grandi regni, a ricchezze immense, a un grande esercito, e così via all’infinito. E continuano a magnificarlo, a osannarlo ingigantendolo sempre di più. Col passar del tempo, la loro idea di Mahavira e del suo regno si è ingigantita enormemente.
Di fatto, era il figlio di un re che governava un regno piccolissimo, insignificante, non più grande di un distretto, perché a quell’epoca l’India era divisa in duemila reami. Non avrebbe mai potuto avere tante migliaia di elefanti nell’esercito, né poteva avere un esercito così grande. Era un regno poverissimo. Se Mahavira non fosse nato, nessuno lo avrebbe mai menzionato e nessuno avrebbe mai sentito parlare del padre di Mahavira. Era qualcosa di insignificante.
Ma come misurare la rinuncia? Attraverso la ricchezza. La rinuncia di un povero non suscita alcun rispetto. Gli viene chiesto: «A cosa hai rinunciato? Per poter rinunciare a qualcosa devi, in primo luogo, avere dei beni».
Per questo i ventiquattro teerthankara - i ventiquattro grandi Maestri giainisti - sono figli di re. Nessuno di loro è nato da una famiglia povera. Cosa dimostra questo? È un segno di puro e semplice materialismo, nient’altro che questo!
Tutti gli avatara degli indù sono figli di re, come se il resto del paese fosse morto! Nelle famiglie povere o medio borghesi non ci sono avatara, non ci sono incarnazioni di Dio. Non c’è teerthankara, o Maestro illuminato giainista, che venga da una famiglia qualunque: vengono tutti da famiglie reali.
Capisci il senso di tutto questo? Il fatto è che essi rispettano il denaro. Anche nella rinuncia, rimane fisso il rispetto per il denaro. Se hai soldi, sei rispettato, e anche la tua rinuncia viene rispettata. Se non hai soldi, puoi meditare come Mahavira, ma nessuno ti rispetterà. Tutti ti chiederanno: «A quanto hai rinunciato?», e se non sei in grado di mostrare loro un grosso conto in banca al quale hai rinunciato, non avrai alcun valore.
Yogeshwar, abbandona l’idea di essere un indiano.

Mi chiedi: «Come posso uscire da questa mentalità sciovinista di maschio indiano?».

Se ne esce semplicemente attraverso la comprensione. Ci insegnano ad aggrapparci a queste idee - indiani, russi, americani, indù, cristiani, musulmani - ci hanno insegnato a restare aggrappati a queste idee.
Io ti insegno a essere un semplice essere umano. La terra intera è una sola, e la gente è la stessa ovunque. Le persone differiscono solo in cose superficiali, in cose non-essenziali, come dice la Desiderata. Per ciò che riguarda l’essenziale non esistono affatto differenze. Forse cambia il colore della pelle, dei capelli, la statura, ma queste sono cose non-essenziali.
L’essere umano è essenzialmente lo stesso ovunque, perché dunque coltivare quest’idea di essere indù, musulmani, cristiani? Lasciale perdere. Basta essere religiosi, basta essere umani. Il semplice essere è sufficiente: essere in amore, in meditazione, attenti, consapevoli. E tutti questi veleni scompariranno da soli.
Dedicati sempre più alla meditazione, perché tutte queste cose sono parte della mente, e meditazione significa entrare nella non-mente. Diventa semplicemente consapevole della tua mente, qualsiasi essa sia... mente sciovinista di maschio indiano, o comunista russo, o cattolico o protestante - siine semplicemente consapevole. La consapevolezza non è comunista né socialista né fascista né capitalista. La consapevolezza è semplicemente consapevolezza. Qualsiasi cosa sia presente nella mente, lascia che esista in quanto oggetto e siine consapevole. E sposta la tua identità dal contenuto alla consapevolezza.
Ricorda: «Io sono solo consapevolezza», «io non sono la mia mente». E fa’ che questa visione penetri in te. «Io non sono la mia mente, io sono pura consapevolezza, satchitananda. Io sono verità, io sono consapevolezza, io sono beatitudine. Io non sono il contenuto della mente... » Questi contenuti sono stati immessi dagli altri, questi contenuti significano condizionamento.
E più ne diventi consapevole, più ti liberi dal condizionamento.
Non esiste altro modo per liberarsene. La consapevolezza è la chiave universale: apre tutte le porte del divino. Apre le porte di tutti i templi e di tutti i misteri.
Yogeshwar, sii più all’erta, più consapevole, più attento. Io non insegno altro che consapevolezza, e tutto il resto viene da sé. 
Osho

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