mercoledì 15 aprile 2020

Non ho nessuna vera domanda da fare


 
Osho,
non ho nessuna vera domanda da fare. C’è qualcosa che non va in me, oppure è solo perché sono polacco?

Prem Nanda,
è carino che tu accetti di essere polacco! È il primo passo per uscirne fuori. Qui ci sono molti polacchi che si nascondono, sono ovunque. I polacchi nascondono la loro origine. Se chiedi a un polacca: «Chi sei?» ribatterà subito: «Perché me lo chiedi? Chi sei tu per fare domande simili? Non sono mica un polacco io!».
È un bene che tu lo accetti. Nel momento in cui una persona riconosce di essere ignorante, ha fatto il primo passo verso la conoscenza, verso la saggezza. Solo uno stupido crede di sapere, la persona intelligente non lo fa mai. La persona intelligente non rivendica mai nulla. Tutto ciò che può dire è: «So solo una cosa: di non sapere nulla». È innocente come un bambino.
Nanda, in te non c’è nulla che non va. Se così non fosse avresti avuto degli interrogativi: le domande sorgono quando qualcosa non va. Chi è innocente, non ha domande. La persona innocente si stupisce, non chiede. Esperimenta la meraviglia, la bellezza dell’esistenza e della vita. Si stupisce in continuazione di tutto ciò che esiste, ma non si pone interrogativi. È un sentimento che sorge nel cuore. Ci si stupisce a ogni istante. E si è sempre pronti per una sorpresa più grande.

Un Maestro chassidico stava morendo. Era un essere umano straordinario, ricco di innocenza e di felicità. Amava ridere e ballare e cantare, questa è la via dei chassidim. Gli ebrei non ne hanno molta stima, pensano che non siano tradizionalisti, anzi che siano contro la tradizione, ma è cosi che i veri esseri spirituali sono sempre stati trattati dai cosiddetti religiosi, dalle religioni istituzionalizzate. La vera persona religiosa è sempre condannata. E questo Maestro anticonformista, non-ortodosso non faceva eccezione.
Sul letto di morte i suoi discepoli gli chiesero: «Cosa dobbiamo fare del tuo corpo? Poiché hai vissuto una vita assolutamente anticonformista, non sappiamo se seppellirti oppure cremarti. Cosa dovremmo fare?».
Il Maestro morente apri gli occhi, rise e disse: «Fatemi una sorpresa! ». Poi chiuse gli occhi e morì.

Così si comporta una persona innocente: «Fatemi una sorpresa!». Perfino in punto di morte conserva l’innocenza, ride. Neppure nella morte si lagna. Si aspetta una sorpresa! Decidete voi se cremarlo o seppellirlo, ma fategli una sorpresa. Non chiedetelo, non seguite istruzioni codificate, perché in questo caso non sarà affatto una sorpresa. «Se vi dicessi di cremarmi o di seppellirmi, saprei in anticipo cosa accadrà.»
È così che si accumulano risposte prefabbricate: sai tutto di tutto e questo distrugge la bellezza e la beatitudine della vita. Il tuo sapere continua a seppellirti, strati su strati, coperture su coperture. Diventi un bidone pieno di immondizie! Ti porti dietro pesi assolutamente inutili. Altrimenti puoi volare, potresti non avere nessun peso.

Nanda, mi dici: Non ho nessuna vera domanda da fare.

Questa è una grande intuizione! Nell’esistenza non esistono vere domande. Tutte le domande sono false, irreali, non sono essenziali, perché la vita non è un problema da risolvere, è un mistero che va vissuto. Solo gli sciocchi continuano a porre interrogativi e a pensare che una qualche risposta sarà loro d’aiuto. Nessuna risposta ti aiuterà mai, ogni domanda creerà solo più interrogativi.
Osserva l’intera storia della filosofia: ogni interrogativo ha portato con sé migliaia di interrogativi inutili. Non ci sono state risposte, ogni risposta è stata un problema. In cinquemila anni di filosofeggiamenti non è emersa una sola risposta. La filosofia non è una gran cosa, è per lo più una «follesofia». È il regno dei folli! I folli sono grandi filosofi perché non si fermano mai: scoprono un interrogativo, quindi una risposta, e alla fine quella risposta pone dieci interrogativi, e non finiscono più. Quel fogliame diventa sempre più folto, e più folto ancora. Quella follia diventa sempre più profonda.
È un bene che tu non riesca a trovare nessuna vera domanda.
Si dice che Buddha abbia detto che una persona che medita si svuota di tutte le sue domande. Viene il momento in cui non ci sono più interrogativi, e in quel momento si raggiunge la saggezza... non risposte bensì saggezza. La saggezza non è una risposta, è il dispiegarsi della tua consapevolezza. Non impari qualcosa, ma inizi a sperimentare la vita nella sua totalità. Non è una risposta, è una esperienza, e quell’esperienza continua ad evolversi. Per cui non è un’esperienza quanto piuttosto uno sperimentare. È un processo, non un evento.
Nanda, in te non c’è nulla che non va, anzi... Ecco perché non sorgono domande. Non ti preoccupare, è una cosa che capita: quando non ti poni nessuna domanda, mentre tanti altri rincorrono un’infinità di interrogativi, inizi a preoccuparti. «Cosa mi succede? La gente continua a porre domande!». Non sai quante domande butto via ogni giorno: centinaia!
La mente è una fabbrica che produce domande. Proprio come da un albero spuntano le foglie, dalla mente spuntano domande. Nanda, di certo stai entrando nel mondo della meditazione. A quel punto non ci sono più domande di sorta.
Un grande filosofo - un follesofo di nome Maulingaputta - andò a vedere Buddha, e gli pose una serie infinita di domande. Buddha ascoltò mentre l’altro poneva domande su domande su domande... alla fine Buddha dovette dirgli: «Aspetta!», L’uomo si fermò. E Buddha gli disse: «Aspetta due anni, siediti accanto a me, e per due anni non ci sarà nessuna domanda, nessuna risposta. Sta’ in silenzio accanto a me e alla fine dei due anni potrai fare qualsiasi domanda vorrai, e io sarò pronto a risponderti».
L’uomo commentò: «È una cosa strana, sono stato da molti filosofi religiosi, teologi, pensatori, e ogni volta che ponevo loro una domanda mi rispondevano. Questa non è una risposta! », Buddha disse: «Certo, sei stato da molti filosofi e tutti ti hanno risposto, ma hai mai avuto vere risposte?».
«È vero. Le loro risposte hanno semplicemente creato altre domande» ammise l’uomo.
E Buddha disse: «Ora cosa vuoi? Vuoi altre domande? In questo caso ti posso rispondere. Ma se vuoi veramente andare oltre le domande, allora fa’ questa cosa strana, che non hai mai fatto prima: siedi in silenzio senza far nulla. E aspetta due anni».
L’uomo, dopo aver riflettuto un momento, accettò, perché era chiaro che cosa Buddha intendesse dire. Era vecchio, aveva sessant’anni, ed era stato da molti Maestri... Maestri per modo di dire, ovviamente, perché se fosse stato da Maestri veri non avrebbe avuto più bisogno di andare altrove. Un vero Maestro è un punto fermo. E fu quello che Buddha divenne per lui: un punto fermo. Accettò.
Nel momento in cui disse: «Va bene, aspetterò due anni e starò in silenzio, ma non scordare la tua promessa», Mahakashyapa, un discepolo di Buddha seduto sotto un albero, si mise a ridere.
Maulingaputta chiese: «Perché ride questo discepolo?». Buddha rispose: «Puoi chiederglielo tu stesso. E poi finiamola perché per due anni dovrai restare in silenzio!».
Maulingaputta chiese a Mahakashyapa: «Perché ridi?».
Questi rispose: «Non rido di te, rido di me stesso, perché questo è ciò che mi è successo. Quest’uomo è astuto! Mi ha detto di sedere in silenzio per due anni, e ne sono trascorsi venti! E io non ho più domande, e lui, ogni volta che passa vicino a me, mi chiede: “Mahakashyapa, dove sono le tue domande?”. E io non posso chiedere nulla perché non ho più domande da fare! Mi ha indotto al silenzio con l’astuzia! Mi godo la vita, mi godo l’esistenza, mi godo il mio essere, ma non ci sono più domande. Misteri, certo, ma non domande. Per cui non posso chiedere nulla. E lui continua a provocarmi. Ogni volta che ci incontriamo, mi dice: “Mahakashyapa, te ne sei dimenticato? Ora sono disposto a rispondere, ma tu non chiedi più!”
«Per cui se vuoi veramente chiedere qualcosa, chiedilo ora. Falla finita subito! Altrimenti tra due anni sarà troppo tardi!» Buddha disse: «Manterrò la mia promessa. Risponderò a ciò che chiederai».
Dopo due anni esatti chiamò Maulingaputta in una folla di diecimila sannyasin: «Dov’è?», Questi si nascondeva perché sapeva che i due anni erano trascorsi. Buddha disse: «Maulingaputta, fatti avanti! Poni le tue domande. Dove sono le tue domande?».
E lui rispose: «Mahakashyapa aveva ragione. Sono scomparse tutte, Bhagwan, non ho più domande da chiedere. E, per favore, non chiedermi più se ho domande da fare, perché sarebbe molto imbarazzante. Io non avrei nulla da domandare, perché non ho più alcun interrogativo. Si sono semplicemente dissolti».

È quello che accade quando entri nel mondo della meditazione. Nanda, non ha nulla a che vedere con il tuo essere un polacco!
Se sei diventato innocente, sei diventato come un bambino. E diventare un bambino, tornare a rinascere, diventare innocente è la più grande realizzazione possibile, la vetta più alta della spiritualità. Quando sei assolutamente innocente la tua visione diventa cristallina, limpida, e finalmente riesci a «vedere». Non esistono più barriere, per cui non sorgono più domande.
Il cieco chiede se la luce esiste oppure no, e lo si perdona perché è cieco. Chi vede non chiede mai se la luce esiste oppure no. Hai mai sentito un vedente chiedere se esiste la luce oppure no? E se lo facesse, sarebbe una prova della sua follia. Gli occhi sono più che sufficienti, si sa che la luce esiste.
Un uomo che chiede se Dio esiste, dimostra semplicemente di essere cieco. Dimostra che la sua visione interiore non funziona, che la sua intuizione è annebbiata. Quando qualcuno chiede: «Cos’è l’amore?» cosa dimostra? Cosa significa? Indica semplicemente che il suo cuore è chiuso, il suo cuore non è aperto come un loto. Ha scordato, ha ignorato il suo cuore. Vive nella testa, ha fatto della testa la sua dimora. E pian piano la logica è diventata la summa del suo sapere, per cui ora chiede: «Cos’è l’amore?». Un uomo di cuore non porrà mai una simile domanda.
Quando chiedi, dimostri semplicemente di aver bisogno di chiarezza, non di una risposta. E in realtà, cosa sto facendo qui? Non sto cercando di rispondere alle vostre domande: cerco di distruggere ogni vostro interrogativo! Queste non sono risposte. Io vi sto martellando! Sto distruggendo le vostre domande, le vostre teste! Tutto il mio sforzo tende a liberare l’energia imprigionata nelle vostre teste e permetterle di spostarsi nel cuore, e da lì nell’essere, che è il vostro vero centro. Il cuore è a metà strada tra la testa e l’essere. Il pensare appartiene alla testa, genera domande e non dà mai nessuna risposta. È il mondo della filosofia, il mondo dei folli. Più in basso si trova il mondo dei sentimenti, del cuore: è il mondo dei poeti.
Hai mai notato che di fatto il filosofo chiede, e il poeta risponde? Ogni poesia è una riposta, nessuna poesia è mai un interrogativo. Nessuna poesia implica mai un punto interrogativo, è sempre una risposta. Il cuore risponde! Per questo è meglio entrare nel mondo dei sentimenti; è più saggio, ma ancora si è un po’ distanti da una intuizione chiara e cristallina, perché quando l’intuizione è chiara, non esiste neppure una risposta, figuriamoci se esiste una domanda.
Il filosofo domanda, il poeta risponde, e al mistico non interessa fare domande né dare risposte. Se vai da un Maestro mistico, tutto il suo lavoro tenderà a distruggere le tue domande, le tue risposte, tutto ciò che ti trascini dietro, per svuotarti completamente. Quello è il momento in cui entra in funzione l’intuizione, e tu diventi innocente.
Si racconta che:

Quando era primo ministro dell’India, Morarji Desai viaggiava spesso in aereo. Una volta, mentre era in volo accompagnato dal suo consiglio dei ministri, disse: «Se lancio una banconota da cento rupie, farei felice una persona».
Uno dei ministri aggiunse: «Ma se buttasse due banconote da cinquanta rupie, farebbe felice due persone!».
E un altro subito aggiunse: «Giusto, ma se ne potrebbero far felici dieci, lanciando dieci banconote da dieci rupie».
E uno ancor più saggio aggiunse subito: «Perché non lanciare banconote da una rupia? Si farebbero felici cento persone!».
A quel punto un bambino che fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio, disse: «Perché non farne felici settecento milioni? Basta che si butti lei dall’aereo...».

Questa è una chiara visione interiore! Solo un bambino può averla.
Nanda, ti stai avvicinando alla seconda nascita. La prima ti è stata data da tua madre e da tuo padre, quello era un fenomeno fisico. La seconda nascita avviene attraverso il Maestro ed è un fenomeno spirituale. Ti stai avvicinando a questa seconda nascita. E una volta che sarai nato due volte, quando sarai un dvija - un
nato due volte - non avrai più nessuna domanda, non avrai più nessuna risposta, e non ti preoccuperai più per il fatto di non avere vere domande. Sarai immensamente felice per essere libero dalle domande e dalle risposte. Entrerai nel reale, nell’essenziale, nell’anima stessa delle cose. E poi entrerai nell’abisso, nell’abisso più profondo di ciò che è.
Dio è una parola in codice per indicare «ciò che è». Dio non è una parola, è un codice. Non significa nulla se non conosci quel codice. D sta per «ciò», I sta per «che», e O sta per «è», ciò che è. Dio non è una persona ma tutto ciò che ti circonda, dentro e fuori.
Quando la tua visione è limpida, quando tutte le nubi si sono dissipate e il sole splende radioso nel cielo, chi si preoccupa di domande e risposte? Chi si preoccupa di parole e teorie, ideologie, filosofie, teologie? Scompaiono tutte quante!
In quel silenzio sta la verità. Quel silenzio è lo scrigno della verità. Entraci. Tuffati in quella fonte. Quella è la cosa essenziale. Se te la lasci sfuggire, ti lasci sfuggire tutta la tua vita e la più grande occasione che la vita ti offre. Se raggiungi questo centro essenziale, sei benedetto, sei arrivato a casa.
Quello è il messaggio della Desiderata, ed è anche il mio messaggio.
 Osho

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