22/02/2017
Osho spiega il principio dell’attività totale che porta alla passività ricettiva della meditazione...
Un prezioso brano di Osho apparso su Osho Times n. 235
La
meditazione è sempre passiva, è la sua stessa essenza a essere passiva.
Non può essere attiva perché la sua natura essenziale è il non-fare.
Fare qualcosa, essere attivi, è incompatibile con essa. Ogni vostro
intervento attivo, ogni vostra “attività”, in sé e per sé, viene a
costituirsi come elemento perturbatore.
Non-fare
è meditazione, ma con una simile affermazione non intendo affatto che
sia necessaria la completa inazione. Anche per conseguire un tale
non-fare, c’è da fare parecchio! Non si tratterà però di meditazione, ma
soltanto di una pedana, di un trampolino di lancio. Tutto il “fare” è
soltanto un trampolino. Non è meditazione.
Siete
soltanto davanti alla porta, sugli scalini. La porta è il non fare, ma
per raggiungere questo stato di completa inattività mentale c’è molto da
fare. Non si deve però confondere questo lavoro preliminare con la
meditazione.
L’energia
vitale opera per contraddizioni. La vita esiste come dialettica: non è
un movimento semplice. Non fluisce come un fiume; il suo procedere è
dialettico. Ogni suo moto crea il proprio opposto e mediante lo scontro
degli opposti essa procede. A ogni nuovo movimento la tesi crea
l’antitesi. E il processo continua senza interruzione: la tesi crea
l’antitesi, si fonde con essa, diventando quindi una sintesi, che poi
diviene a sua volta la nuova tesi, cui, nuovamente, si contrapporrà
un’antitesi.
Per
movimento dialettico intendo che non si tratta di un semplice movimento
lineare: il divenire procede da una diversificazione intrinseca, una
scissione che dà origine agli opposti, che si riunificano per poi
ridividersi in una nuova coppia di opposti. E il processo si ripropone
pari pari nella meditazione, in quanto essa è la realtà più profonda
nella vita.
Se
vi invito a rilassarvi, ciò vi riuscirà impossibile perché non saprete
che fare. Vi sono molti pseudo-insegnanti di rilassamento che non fanno
che dire: “Rilassatevi. Non fate nulla, tranne che rilassarvi”. E allora
che fate? Potete mettervi a giacere, ma questo non è rilassarsi. La
vostra inquietudine, la vostra agitazione interiore rimane inalterata,
con l’aggiunta ora di un nuovo conflitto: dovete rilassarvi. Il vostro
fardello si è appesantito. Nulla è stato tolto all’assurdità della
vostra situazione, la vostra agitazione interiore è com’era, con
qualcosa in più: dovete rilassarvi. Una nuova tensione è venuta ora a
sommarsi alle vecchie.
Chi
cerca di vivere una vita rilassata è pertanto la persona più tesa che
si possa immaginare. È inevitabile che sia così: non ci si rende conto
del fluire dialettico della vita e ci si comporta come se essa fosse un
processo lineare: basta comandarsi di rilassarsi e ci si rilasserà.
Non
è possibile! A chi si rivolge a me non dirò mai di rilassarsi. Cercate
piuttosto dapprima di essere tesi, il più completamente possibile. Che
la vostra tensione sia totale! Fate in modo che tutto il vostro
organismo, da capo a fondo, sia teso e contratto, e spingetevi sempre
più oltre su questa strada fino all’optimum, al limite estremo delle
vostre possibilità. Allora, tutt’a un tratto, sentirete di cominciare a
rilassarvi. Avete fatto tutto quanto era in vostro potere: adesso
l’energia vitale creerà l’opposto.
Avete
portato la vostra tensione al culmine. Ora non c’è nulla oltre; non
potete procedere. Tutta l’energia è stata devoluta a produrre tensione.
Ma non potete continuare così indefinitamente: la tensione dovrà
dissolversi; presto comincerà a farlo. Ora siatene testimoni.
Perseguendo
la tensione siete arrivati alla sua soglia, al suo limite estremo. Ecco
perché non potete continuare. Ancora un passo e scoppiereste,
morireste. Avete raggiunto il punto ottimale. Ora l’energia vitale si
rilasserà senza che voi facciate nulla per questo.
Si
rilasserà. Voi siatene consapevoli, testimoni dell’insorgere del
processo di rilassamento. Ogni arto del vostro corpo, ogni muscolo, ogni
nervo, sta pian piano rilassandosi innocentemente, senza alcun
intervento da parte vostra. Ogni sforzo per rilassarsi è assente; tutto
succede da sé. Comincerete a sentire un numero costantemente crescente
di punti del vostro organismo allentare la loro tensione; tutto il
vostro organismo non sarà altro che una moltitudine di punti in
progressivo rilassamento. Siatene consapevoli.
Questa
consapevolezza è meditazione. È non-fare. Voi non state facendo nulla,
poiché essere consci non è un’azione. Non è affatto attività; fa parte
della vostra natura, è una qualità intrinseca della vostra essenza. Voi
siete consapevolezza. È la vostra mancanza di consapevolezza, piuttosto,
a essere una vostra conquista e vi è costata uno sforzo tutt’altro che
indifferente.
La
meditazione, per me, è costituita pertanto di due stadi: il primo è
attivo (e non è affatto meditazione), il secondo è assenza di qualsiasi
attività (la consapevolezza passiva che è la reale meditazione). La
consapevolezza è sempre passiva, e nel momento stesso in cui divenite
attivi la perdete. È possibile essere attivi e consci soltanto quando la
consapevolezza è giunta a un punto tale che ormai non vi è più alcun
bisogno di meditazione per raggiungerla, o per conoscerla, o per
sperimentarla.
Quando
la meditazione è diventata inutile, non dovete fare altro che gettarla.
Ora siete consci. Soltanto adesso potete essere attivi e consapevoli
allo stesso tempo, non altrimenti. Fintantoché la meditazione è ancora
necessaria, non sarete in grado di essere consapevoli durante
l’attività. Ma quando potrete fare a meno della meditazione...
Una volta divenuti meditazione, non ne avrete più bisogno.
Potrete
essere attivi, ma anche nel bel mezzo dell’attività sarete sempre lo
spettatore passivo. Ormai non sarete più l’attore: sarete sempre una
coscienza testimone.
La
coscienza è passiva... e la meditazione non può non esserlo, giacché
essa è soltanto una via d’accesso alla coscienza, alla perfetta
coscienza. Quando la gente discorre di meditazione “attiva” è quindi in
errore. La meditazione è passività. È possibile che sia richiesta una
certa attività, che sia necessario fare qualcosa, per attingere a questo
stato – lo si può anche capire – ma ciò non certo perché la meditazione
in sé sia attiva. Anzi, è proprio perché siete stati attivi per tante e
tante vite, e l’attività è divenuta così una parte tanto preponderante
della vostra mentalità, che dovete ricorrere a essa perfino per
raggiungere l’inattività.
Siete
stati tanto coinvolti e tanto a lungo nel vostro attivismo che non
potete rinunciare a esso con tanta facilità. Persone come Krishnamurti,
quindi, hanno un bel ripetere: “Siate passivi”. Voi continuerete a
chiedere come fare...
http://www.oshoba.it//index.php?id=articoli_view_x&xna=236
Non diventare mai vittima delle aspettative degli altri e non rendere nessuno vittima delle tue...Osho
mercoledì 22 febbraio 2017
Osho: Meditazioni Attive: fare per non fare
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