lunedì 18 febbraio 2013

Un “Grillo”per la testa

 
di Marco Stugi

Il 25 febbraio si avvicina a grandi passi.
Le dichiarazioni dei diversi leader politici non riescono a invogliare al voto.
Si susseguono i sondaggi elettorali che vogliono ancora in vantaggio il PD, che  a seconda degli scandali (MPS), o delle dichiarazioni più o meno opportune dei suoi antagonisti, accresce o diminuisce il vantaggio.
Di conseguenza, in questa campagna elettorale entra un po’ di tutto: il Milan che acquista Balotelli, Monti che dichiara che Berlusconi compra voti, la Meloni che si vergogna di essere stata parte del PDL, la Santanchè che gli risponde per le rime ricordando che grazie a papi bunga-bunga lei ricoprì la carica di vicepresidente della camera ecc..ecc…
La confusione regna sovrana e come ci viene giustamente ricordato qui, tutti i sondaggi pre-elettorali sono taroccati o, nella migliore delle ipotesi, fatti male, e servono unicamente a far parlare i media e cercare di distogliere i votanti. La novità più importante in questa tornata elettorale è certamente rappresentata dalla presenza del Movimento 5 stelle.
Data la scarsa presenza sui media nazionali e nel panorama televisivo degli esponenti di questo Movimento, la stampa usa fare analisi con molta oculatezza, inserendo qua e là considerazioni su fatti e personaggi.
Il dibattito intorno ai grillini, si fa comunque sempre più accesso e mentre ci avviciniamo alle elezioni, compaiono analisi, con il chiaro intento di dubitare degli stessi.
È il caso di questo articolo, pubblicato pochi giorni fa, su un grande sito di informazione web, che parlava in maniera al solito molto critica della figura di Casaleggio.
Questo celebre manager, cui si è affidato Beppe Grillo, per pubblicizzare la sua immagine e farsi aiutare a costruire quella grande rete web-mediatica, con la quale è riuscito a coinvolgere tanti ragazzi, viene certificato come un pessimo manager.
All’inizio della sua carriera professionale era amministratore delegato di Webbeg Spa (Olivetti), in seguito ceduta a Telecom di Colannino, in attese che Tronchetti Provera tornasse a essere azionista di maggioranza.
In breve tempo la Webbeg accumulò un pesantissimo deficit di bilancio e il suo amministratore delegato (Casaleggio) fù rimosso.
Segue tutta una serie di considerazione e analisi circa il coinvolgimento di giovani nel “sistema Casaleggio”, in seguito, esportato nei Meet-Up di Grillo.
In sintesi dei giovani di belle speranze e con un innato senso di giustizia, sono coinvolti, offrendogli un ruolo partecipativo e divulgativo.
Insomma la solita “solfa”: a ciascuno si affida un ruolo, ma poi a decidere sono altri.
Un’altra analisi sicuramente ben articolata è quella che appare su Micro Mega a firma di Vladimiro Giacchè, il quale ne analizza in sintesi il programma.
Sedici punti, nei quali si toccano (lui forse direbbe si sfiorano) i bisogni dei cittadini.
Reddito di cittadinanza, o sussidio minimo garantito, ingresso alla rete gratuita per tutti, taglio dei finanziamenti ai partiti, informatizzazione della scuola e di tutta la rete pubblica in modo da snellirla e “risparmiare, ” referendum sull’euro e molto altro.
In quest’articolo l’obiettivo è di analizzare un programma politico che presenta molti punti condivisibili, ma che offre anche diverse contraddizioni: si propone un referendum sull’euro senza fare riferimento ai tecnicismi che l’hanno reso disastroso e ciò potrebbe essere un’arma a doppio taglio, si parla di reddito di cittadinanza che è un qualcosa di diverso da un sussidio ecc.ecc…
Queste sono soltanto due delle analisi (certamente ben articolate) apparse “criticamente” sul web.
Tralasciando le illazioni complottiste, circa l’appartenenza di Grillo alla massoneria, o la sua indole nazista (dopo che era apparso sul suo blog un banner che promuoveva un incontro di Forza Nuova), in questo momento, il suo movimento è certamente il più criticato (e temuto) da tutte le parti politiche.
Queste elezioni politiche assumono un ruolo importantissimo, poiché giungono in un momento di totale rottura.
L’Europa versa in una crisi profonda, oltre a piccoli giochi istituzionali, con i quali i vari paesi dell’Unione in uno spirito assolutamente “anticomunitario”, cercano di raccogliere piccoli vantaggi per i loro stati nazionali, non si vede un’uscita dal tunnel dell’austerità, anzi, la riduzione del bilancio Europeo, lascia presagire nuovi e pesantissimi tagli nei singoli paesi.
Le elezioni politiche italiane rappresentano anche uno spartiacque, con il quale affossare definitivamente lo Stato, nei luoghi comuni del “ci vuole più Europa per migliorare le politiche nazionali”, (come con questi bilanci?) o quello di dare via a un nuovo processo, che ci possa portare fuori da questo contenitore, alimentando cosi, quella vena di scetticismo che lentamente si sta divulgando tra la gente circa l’eurosistema.
Se si vanno ad analizzare gli obiettivi elettorali, a cominciare proprio dalle forze di centro sinistra (Pd+SEL) in nessuna di queste si mette in discussione “l’Euronecessità”.
Alcuni giorni fa Vendola (certamente il più a sinistra dentro le coalizioni maggioritarie) dichiarava:
La vera posta in gioco delle elezioni italiane è l’Europa. «L’Italia è una pedina fondamentale dello scacchiere europeo, e se il centrosinistra vincerà con pienezza di numeri cambierebbe l’assetto continentale, con un asse dei progressisti tra l’Italia e la Francia di Hollande».Potremo finalmente cominciare a mettere in discussione l’egemonia del polo consevatore incarnato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Un’egemonia che con le politiche di austerità ha prodotto drammatici effetti nel Vecchio Continente: 30 milioni di disoccupati.
E poi aggiunge:
La crisi non è un gioco dell’oca e non torneremo al punto di partenza» 
Con queste parole e questi obiettivi Vendola, intende vigilare sulla politica italiana e creare un nuovo asse grazie al quale applicare delle politiche sociali e uscire dalla morsa dell’austerità.
Purtroppo Vendola, che adesso si dichiara progressista, dimentica, o soltanto non vuole affrontare per luogo comune o incompetenza, che le politiche europee, di cui l’asse Franco-Tedesco si sono giovate (in particolar modo la Germania) in modo da rafforzare la propria economia, sono dovute proprio al gioco dell’oca.
Optimal currency area, questa è la denominazione di una cosiddetta area economica, che per relazioni commerciali, coinvolgimenti culturali, quindi per una sua apparente “omogeneità”, è indotta ad unirsi in un area monetaria unica.
Questo è quello che è successo all’Europa, alla quale è stata imposta prima Maastricht, con un pesante vincolo economico da non sforare (il 3%), poi una moneta unica legata a un tasso fisso (ogni moneta sovrana avrebbe avuto pari valore rispetto all’euro) ed infine il Fiscal compact, gabbia di bilancio che ne impone il pareggio. Questa progressione si è resa necessaria per accedere a una presunta “area valutaria ottimale,” non giustificata dai fatti e dalla storia stessa, che vede molti paesi nell’area Euro divergere per fiscalità, struttura politica e cultura.
Come naturale che fosse, i paesi più deboli strutturalmente ne hanno pagate le conseguenze e ora, i luogo comunisti di sinistra, improvvisati progressisti, ci vengono a raccontare che per rifondare l’Europa sarà sufficiente creare un asse socialista, in modo da contrastare le politiche liberiste della destra Europea.
I vincoli di bilancio e le aree ottimali, (Oca) non si raggiungono o superano, con i luoghi comuni di concedere, più risorse al sociale, quando qualunque economista sarebbe in grado di spiegare, che nelle condizioni di politica monetaria attuale è impossibile farlo.
Lo diceva Stiglitz, lo ripeteva Kruger, l’ha detto Mundell e lo ripete tutti i giorni Bagnai.
Il gioco dell’Oca è stato dunque decisivo e contrariamente a quanto dice Vendola ci ha condotto nuovamente al punto di partenza, anzi forse ancora più indietro, poiché abbiamo un tasso di disoccupazione, il più alto dal 1990 e tutto ciò è dovuto alle politiche di moderazione salariale, che attraverso la precarizzazione selvaggia, hanno fatto sì che gli stati nazionali controllassero l’inflazione, tutto ciò grazie all’imposizione di una moneta unica, di un cambio fisso e di tassi d’interesse gestiti e controllati dalle banche private il tutto nel nome del pareggio del bilancio.
È facile dire bisogna investire di più nel welfare, ma voglio capire come riuscirà a fare questo Vendola, quando nessuno in Italia vi è riuscito dall’entrata dell’euro in poi.
Concordo con Vladimiro Giacchè quando dice che neanche Grillo affronta adeguatamente il tema Euro e se non ci sarà una giusta informazione circa i meccanismi indotti dalla moneta unica, rimarrà vano.
Gli unici che accennano alla sovranità monetaria e ai problemi indotti dalla moneta unica sono appunto Grillo (vedere questo video) e Forza Nuova che lo pone come punto di rilievo del suo programma elettorale, forse unico motivo per cui Grillo è stato accostato, a questo gruppo.
Lasciare spazio su temi di grande importanza, quali la sovranità monetaria a Forza Nuova, significa auspicarsi una deriva nazionalista, non affrontarli adeguatamente a sinistra è qualunquismo, udirlo accennare invece da chi, (Grillo) in anni di percorso si è voluto distaccare da ogni influenza politica, mi suscita curiosità.
Durante il corso della mia vita ho perso molto tempo, dietro le false speranze sventolate dalla politica, in particolar modo di sinistra, alla quale faccio riferimento e dove al dunque ho visto sempre rincorrere spenti luoghi comuni, lasciando abbandonati coloro che ne avevano bisogno, quindi, mi posso permettere di sbagliare ancora una volta, perlomeno lo farò con chi non ha insudiciato i muri di casa mia e soprattutto ha cercato di iniziare un processo di democrazia partecipativa (meglio le parlamentarie che le primarie) che seppur non sarà mai veramente tale, in questo momento, sembra esserne il più vicino.
Per questo motivo, per gli amanti del complotto, per le frottole che mi ha raccontato Berlusconi da anni, per una Chiesa che più che alle anime ha pensato ai soldi (Ior), per D’Alema che se ne va in giro su Icaro, per Veltroni che non nomina mai il nome dell’avversaria e soprattutto per la speranza che questa classe politica possa essere cacciata via, Io voterò:
“Movimento a 5 stelle”.
Ps: Non è reato dichiarare il proprio voto, quindi anche quelli che voteranno PDL, PD, FN e altro ancora sono pregati di dichiararlo e non nascondersi in pieno stile Democristiano, come avvenuto per anni in Italia, dichiarandosi nelle chiacchiere da bar per il Pd, per poi votare PDL o viceversa. Cambiare idea è lecito, nascondersi è perfido.
Buon voto a tutti.

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