DI ALESSIO MANNINO
ilribelle.com
Certo che ha un bel coraggio, il quisling Mario Monti, per affermare che con il “populismo” di Grillo si finisce come la Grecia.
Datemi pure del grillino, ma qui non c’è da difendere il leader del
Movimento 5 Stelle (che l’altra sera a Trento ha parlato – finalmente –
di riprenderci la sovranità monetaria), ma l’intelligenza di noi
italiani da questo economista che per trent’anni non ha fatto altro che
vivere all’ombra di governi responsabili del debito pubblico
(commissione Spaventa 1988-89), di grandi industrie (Fiat, Coca Cola) e
banche (Banca Commerciale Italiana, Goldman Sachs), dell’Eurocrazia (due
volte commissario europeo), dei club esclusivi di strategie
geopolitiche e affaristiche (Bilderberg, Trilateral), persino
dell’agenzia di rating Moody’s, facendoci i predicozzi liberisti dal
pulpito del Corriere della Sera per gestire per conto dei mercati
occupanti e della signora Merkel il fallimento dell’Italia.
Se la Grecia, la magnifica e devastata Ellade culla d’Europa oggi è
ridotta alla fame, con scioperi quotidiani e assalti alle banche, coi
contadini organizzati che distribuiscono cibo alla popolazione, con un
governo di centrodestra che manganella chi protesta e vuole imporre
misure da regime dei colonnelli, se il popolo greco è economicamente
alla rovina, questo si deve solo e unicamente alla politica
bancocentrica di chi l’aveva governata, da destra e da sinistra, in nome
della menzogna del libero mercato, col favore delle istituzioni
internazionali, Ue Bce e Fmi, che poi l’hanno commissariata. Sentire
Monti che dà la colpa ad un fantomatico populismo, parola vuota e
mistificatrice, per gli errori ed orrori di quell’iper-liberismo
mondialista di cui lui è sempre stato ed è fautore, è come vedere il
carceriere che insulta il prigioniero perché si permette di desiderare
la libertà.
La Grecia è stata la prima vittima dello strangolamento di intere
nazioni sull’altare dei mercati. Beninteso: nel disastro, le
responsabilità greche ci sono tutte. I governi di sinistra e di destra
degli anni ’90-2000, lasciando intatti gli atavici problemi di
corruzione, clientelismo ed evasione fiscale, hanno truccato i conti
nascondendo il debito. Lo hanno fatto grazie alla solerte consulenza
della onnipresente Goldman Sachs, che dal 2001 al 2004 ha rifilato i
suoi bei bidoni finanziari tristemente noti come derivati, sottostando
all’imperativo categorico dell’ingresso in Eurolandia, possibilmente per
restarci nonostante un buco che già nel 2005 era cinque volte superiore
alle statistiche ufficiali e venne coperto grazie alla banca d’affari
americana.
L’associazione a delinquere è stata comune, tra finanza internazionale,
classe politica locale e, naturalmente, la troika Ue, Bce e Fmi. I tre
signori che mensilmente vengono in visita ad Atene per intimare i
provvedimenti richiesti da creditori stranieri hanno progressivamente
spolpato i Greci, che si son visti tagliare stipendi e indennità sia nel
settore pubblico che nel privato, aumentare le tasse e le tariffe,
farsi licenziare in massa, abolire i contratti sindacali nazionali e ora
attendono massicce privatizzazioni e svendite (i Cinesi si pappano il
Pireo, a quanto pare) che faranno perdere il lavoro ad altre decine di
migliaia di poveri cristi.
Eppure, nonostante lo stato di mobilitazione permanente nella capitale
(in cui vive il grosso degli abitanti del paese), nonostante quel
magnifico striscione issato il 4 maggio 2010 sull’Acropoli occupata
(“People of Europe rise up”, popoli d’Europa ribellatevi), nonostante
l’umiliazione di aver perso la dignità di nazione sovrana, nonostante la
rabbia che ogni tanto esplode prendendo a insulti o cacciando dai
locali pubblici i politici, c’è un dato che rende la situazione
psicologica di scoramento dei Greci: secondo un rapporto degli ispettori
del lavoro del gennaio 2011, quando la crisi greca era già esplosa,
solo lo 0,5% su 50 mila lavoratori dipendenti ha denunciato di non aver
preso la tredicesima. Gli altri hanno chinato la testa e taciuto, per
paura di perdere il posto di lavoro. Lo stesso per il pagamento dei
contributi: solo un datore di lavoro quattro li paga. I suicidi
aumentano. La gran parte di giovani non partecipa ai moti di protesta,
ma si lascia vivere nell’apatia nelle numerose caffetterie oppure sogna
di fuggire all’estero. La maggioranza della popolazione resta a favore
dell’euro.
Il fatto è che «il cittadino si è abituato a collaborare con
l’establishment corrotto pur di sopravvivere» (D. Deliolanes, “Come la
Grecia. Quando la crisi di una nazione diventa la crisi di un intero
sistema”, Fandango, Roma, 2011). Siamo al collaborazionismo con
l’occupante straniero. Un male greco che è anche, purtroppo, italiano.
Tanto è vero che in questa campagna elettorale, di Grecia non si parla.
Non sia mai che il popolo diventi populista.
Un lungo sogno: Perchè Monti attacca Grillo,me lo spiegassero i co...
Non diventare mai vittima delle aspettative degli altri e non rendere nessuno vittima delle tue...Osho
giovedì 14 febbraio 2013
Perchè Monti attacca Grillo, me lo spiegassero i complottisti.
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