Non diventare mai vittima delle aspettative degli altri e non rendere nessuno vittima delle tue...Osho
venerdì 7 novembre 2014
Dissolversi nel cielo infinito
“Assaggia l’esistenza e là mi troverai...”
Preziosi testi apparsi su Osho Times n. 212
Per molti anni nella prima Pune Osho teneva incontri serali, darshan, con un numero ristretto di persone – discepoli e visitatori – durante i quali in dialoghi a tu per tu – le persone venivano a sedersi proprio davanti a lui! – rispondeva alle loro domande e inoltre dava il sannyas a chi decideva di impegnarsi in modo evidente (accettando un nuovo nome ad es.) a far diventare la meditazione sulla via di Osho, il proprio percorso di vita. Nelle spiegazioni che Osho dava dei nuovi nomi, proprio come nelle risposte a domande personali frequenti nei suoi discorsi, si trovano spunti preziosi per tutti, non solo per la persona a cui venivano dette le parole... ecco un assaggio di uno di quei rari momenti...
Osho: Il tuo nuovo nome è Ananda Neelamber. Ananda significa beatitudine, Neelamber significa cielo blu: un cielo blu pieno di beatitudine. Il blu è simbolo di profondità. Il cielo non è davvero blu, sembra blu solo a causa della sua infinita profondità.
Profondità abissale... e devi scomparire in quella profondità abissale. Non è come caderci dentro, perché se ci cadi la profondità non può essere molta visto che tu ci sei ancora; sarai tu a renderla poco profonda.
Scendere nell’abisso è più simile a scomparire. È come quando metti il sale nell’acqua e dopo non sai più dov’è... inizia a scomparire e arriva il momento in cui non riesci più a trovarlo. Ma se assaggi l’acqua, il sale c’è!
Qualcuno chiese al Buddha: “Dove sarai quando te ne sarai andato dal corpo? Perché questa è la tua ultima incarnazione e non tornerai più in un grembo... ma dove sarai?”.
E lui rispose: “Assaggia l’esistenza e là mi troverai. Come il sale si scioglie nell’acqua, io mi dissolverò nel cosmo. E se sei in grado di percepirne il ‘sapore’... sarà il mio!”.
L’esistenza sta diventando sempre più illuminata, perché sempre più persone illuminate stanno scomparendo in essa. L’umanità non sta decadendo, l’umanità si sta evolvendo. Ogni volta che un nuovo buddha scompare nell’esistenza questa diventa più “salata”. Naturalmente l’esistenza è vasta e grande, e un buddha, per quanto grande, è comunque solo una goccia, eppure quella goccia cambia la qualità dell’esistenza stessa. Non saresti lo stesso se a questo mondo non fosse esistito Gesù, anche se è molto difficile stabilire scientificamente quanto ti abbia influenzato, o quanto ti abbia colpito il Buddha, o Lao-tzu. Puoi anche non aver mai sentito nominare molti buddha, ciononostante ti hanno influenzato, perché scorrono nel tuo sangue, li stai respirando, non puoi non rimanere influenzato da loro. Gli alberi li hanno assorbiti, le stelle li hanno assorbiti e ovunque guardi è presente qualcosa di loro...
Quindi devi scomparire nella profondità. Solo quando scompari c’è profondità. Se continui a essere, è solo una finta profondità, non può essere reale. Una profondità reale non può permettere all’ego di esistere. L’ego in quanto tale è superficiale. È proprio come quando sulla superficie del mare ci sono le onde, ma se vai in profondità non le trovi. Non ci possono essere onde, perché non c’è vento.
L’ego è proprio sulla superficie della mente... quelle onde, quelle increspature e tutto il resto. Quando inizi a entrare più in profondità nel tuo essere tutto ciò scompare: la mente, l’ego e i pensieri. Ed è un abisso senza fine: non ha limiti.
È questo il significato del cielo.
Il cielo è molto simbolico nel misticismo orientale... il simbolo più grande che ci sia. Significa molte cose. Uno: è sempre presente, eppure è assente. È presente ovunque anche se assente. Il suo stesso modo di essere presente è essere assente. Esiste proprio non essendo.
È così che esiste dio. Per questo non puoi mostrare dov’è. È per questo che non lo puoi localizzare: è ovunque e da nessuna parte... le stesse qualità del cielo. Non è un caso che quando pregano le persone guardano il cielo; inconsapevolmente alzano gli occhi al cielo perché dio è come il cielo: presente eppure del tutto assente.
Il cielo contiene tutto e niente contiene il cielo. Dio contiene tutto e niente contiene dio. Il cielo pervade tutto, ma non interferisce mai. È un miracolo! Penetra senza sconfinare, è assolutamente non violento. Accetta tutto: il peccatore e il santo, il bene e il male, il bello e il brutto. Non fa distinzioni: non ha simpatie o antipatie, niente! Non ha mente. È semplicemente aperto e disponibile a tutti, a chiunque voglia unirsi. Non pone condizioni. È a disposizione di tutti, senza condizioni: l’uomo e la donna, gli animali, gli uccelli, gli alberi, le rocce, le stelle e il sole... è disponibile per tutti. Protegge, ma senza mai ostentare superiorità. Ti circonda, da dentro e da fuori, ma senza mai toccarti. E queste sono qualità divine.
Le nuvole nere vanno e vengono e il cielo fa loro spazio... le nuvole bianche vanno e vengono e il cielo fa loro spazio, senza alcuna distinzione, non fa preferenze, l’accettazione è totale. Il Buddha la chiama tathata. Il cielo esiste in uno stato di tathata, suchness: qualsiasi cosa sia, va bene. Le nuvole vanno e vengono, il cielo rimane, perdura. È eterno, è senza tempo, è sempre lo stesso. È più antico di ogni altra cosa, eppure è fresco come le gocce di rugiada: non diventa mai vecchio.
Medita sul cielo: quando hai tempo sdraiati per terra a guardare il cielo. Lascia che sia la tua contemplazione. Se vuoi pregare, prega al cielo. Se vuoi meditare, medita sul cielo... a volte con gli occhi aperti e a volte con gli occhi chiusi, perché il cielo è anche dentro. Per quanto sia immenso all’esterno, dentro è lo stesso.
Ci troviamo sulla soglia fra il cielo interiore e il cielo esteriore e sono perfettamente proporzionati. Il cielo interiore è infinito, proprio come il cielo fuori. È noi siamo lì, proprio sulla soglia. Puoi essere dissolto in entrambe le direzioni e sono questi i due modi per dissolversi.
Qualcuno ha chiesto cos’è la preghiera e cos’è la meditazione... se ti dissolvi nel cielo esteriore, è preghiera; se ti dissolvi nel cielo interiore, è meditazione. Ma alla fine arrivi allo stesso punto: sei scomparso, ti sei dissolto. E quei due cieli non sono veramente due: sono due solo perché ci sei tu. Sei tu la linea di demarcazione e quando tu scompari, sparisce anche la linea di demarcazione... poi, il dentro è fuori e il fuori è dentro
Chi è estroverso prega, perché può relazionarsi solo con l’esterno. L’introverso medita. L’estroverso deve concepire dio come un “tu”, così da poter instaurare un dialogo. L’introverso non ha bisogno di alcun dio, può semplicemente chiudere gli occhi e iniziare a scomparire. L’estroverso ha bisogno di un aiuto: qualcuno che sia presente, oggettivamente. Cristianesimo, induismo, islam ed ebraismo sono tutte religioni estroverse. Giainismo, buddhismo e taoismo sono religioni introverse: non hanno nulla di simile alla preghiera. La preghiera è semplicemente assurda nel buddhismo: ha in sé una dualità e quindi è assurda.
La preghiera è più come l’amore: l’altro è necessario. Che l’altro esista o meno non è importante, ma la preghiera diventa possibile solo prendendo l’altro come scusa. Se dio non c’è deve essere inventato, altrimenti l’estroverso non sarà mai in grado di raggiungere la trascendenza, la meta suprema. Una volta raggiunta lo saprà, ma lungo la strada ha bisogno di un aiuto, di un supporto oggettivo, di qualcosa con cui relazionarsi. La preghiera è un dialogo.
L’introverso è autosufficiente: non ha bisogno di creare un dio. Dio potrebbe anche esistere, ma non è necessario. Ogni volta che fu chiesto al Buddha di parlare di dio rispondeva che si trattava di un argomento irrilevante. Questo era anche l’atteggiamento di Socrate, che diceva: “Se gli dèi esistono, ottimo, ma sono irrilevanti”. Non interferiscono con un Socrate o con un buddha.
La preghiera è simile all’amore e la meditazione è simile al silenzio.
La preghiera è un ponte tra due entità. La meditazione è solitudine assoluta... non un sentirsi soli, non un essere solitari, ma essere da soli, in uno stato di solitudine.
Queste sono le due vie. L’uomo si trova proprio nel mezzo e ne costituisce la linea di demarcazione. Quindi che scompaia da una parte o dall’altra, una volta scomparso, sparisce anche la linea di separazione.
E a quel punto non c’è né preghiera né meditazione...
Tratto da: Osho, Only Losers can in win this Game #16
(Uno dei diari di darshan: colloqui a tu per tu fra maestro e discepoli)
http://www.oshoba.it/index.php?id=articoli_view_x&xna=101
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