di Salvatore Brizzi
Iniziamo questo viaggio
partendo dal significato della sessualità nel mondo antico. Innanzitutto
chiariamo cosa intendo io per “mondo antico“. L’antica Roma? No.
L’antica Grecia? No. Gli egizi? No. Atlantide e Lemuria? Forse qui
cominciamo a esserci. Quando tratto di antichità mi riferisco sempre
alla “storia prima della storia”. Immaginate un’antichità indefinita,
quando le società erano ancora “tradizionali”. Per “società
tradizionale”, in questo contesto, intendo semplicemente una comunità
dove ogni ambito della vita sociale aveva come scopo l’evoluzione
interiore dell’individuo, ognuno al suo stadio. In una società del
genere l’economia, la politica, la scienza, l’arte, l’educazione… non
procedevano “a caso”, senza una precisa linea guida, ma avevano tutte lo
scopo di permettere e mantenere vivo il rapporto fra l’uomo e Dio.
Immaginate Il Signore degli Anelli o il fumetto Conan: in quale epoca erano ambientati? Diecimila anni prima di Cristo? Trattano di personaggi e di situazioni che non sono storici, è “pre-storia”. Non preistoria, ma proprio pre-storia. Quindi dei cicli storici precedenti a quello che stiamo vivendo oggi. Sappiate che ciò che noi consideriamo storia – e che ci viene insegnata a scuola – è solo la storia dell’ultimo ciclo in ordine di tempo, quello che è iniziato nel 3000 avanti Cristo circa, quando è nata la scrittura all’interno delle prime civiltà. Ma ci sono stati altri cicli precedenti a questo. Prima dei Sumeri non c’erano gli uomini primitivi – come si ostinano a insegnarci, nonostante emergano di continuo prove archeologiche della falsità di questo assunto – ma altre civiltà evolute in maniera diversa rispetto alla nostra. La famosa Età dell’Oro concerne uno di questi cicli passati.
Vorrei proprio che entraste in quest’ottica: una civiltà completamente diversa, evoluta in modo diverso. Non dico più evoluta, semplicemente evoluta in modo diverso: un’Età dell’Oro dove tutto veniva considerato sacro. Sto parlando di sacro, non di religioso: sono due cose ben diverse. Era sacro il mangiare, era sacro l’abitare, il vivere, il respirare, quindi era sacro anche il sesso.
Immaginate Il Signore degli Anelli o il fumetto Conan: in quale epoca erano ambientati? Diecimila anni prima di Cristo? Trattano di personaggi e di situazioni che non sono storici, è “pre-storia”. Non preistoria, ma proprio pre-storia. Quindi dei cicli storici precedenti a quello che stiamo vivendo oggi. Sappiate che ciò che noi consideriamo storia – e che ci viene insegnata a scuola – è solo la storia dell’ultimo ciclo in ordine di tempo, quello che è iniziato nel 3000 avanti Cristo circa, quando è nata la scrittura all’interno delle prime civiltà. Ma ci sono stati altri cicli precedenti a questo. Prima dei Sumeri non c’erano gli uomini primitivi – come si ostinano a insegnarci, nonostante emergano di continuo prove archeologiche della falsità di questo assunto – ma altre civiltà evolute in maniera diversa rispetto alla nostra. La famosa Età dell’Oro concerne uno di questi cicli passati.
Vorrei proprio che entraste in quest’ottica: una civiltà completamente diversa, evoluta in modo diverso. Non dico più evoluta, semplicemente evoluta in modo diverso: un’Età dell’Oro dove tutto veniva considerato sacro. Sto parlando di sacro, non di religioso: sono due cose ben diverse. Era sacro il mangiare, era sacro l’abitare, il vivere, il respirare, quindi era sacro anche il sesso.
Prostituzione sì, ma sacra
Di questa antica civiltà immaginatene i templi, le scuole e le sacerdotesse che insegnavano, che trasmettevano quella che era la sessualità sacra di allora, facendo da iniziatrici per i più giovani. I greci la chiamavano ierà porneusis (=prostituzione sacra), che naturalmente non è da intendere nel senso deviato di oggi. È un termine che nel tempo è stato completamente stravolto, tanto che oggi ha assunto un significato scomodo, qualcosa di sporco. Porneusis era la prostituzione, ierà era il sacro. Nella società odierna questi due termini sono in antitesi, ma nell’antichità non era così: non poteva esserci sesso se non all’interno della sfera del sacro. Il sesso veniva tenuto in grande considerazione, per cui venivano insegnati i segreti inerenti la gestione di questa potente energia. Non veniva lasciato tutto al caso e all’improvvisazione come oggi. Oggi ai giovani nessuno insegna cosa è il sesso, né dal punto di vista materiale, né da quello spirituale. Sull’argomento impera l’ignoranza più totale, in maniera tale che questa energia venga mal utilizzata e dispersa e un giovane non sappia mai di avere a disposizione dentro di sé un potere enorme.
Di questa antica civiltà immaginatene i templi, le scuole e le sacerdotesse che insegnavano, che trasmettevano quella che era la sessualità sacra di allora, facendo da iniziatrici per i più giovani. I greci la chiamavano ierà porneusis (=prostituzione sacra), che naturalmente non è da intendere nel senso deviato di oggi. È un termine che nel tempo è stato completamente stravolto, tanto che oggi ha assunto un significato scomodo, qualcosa di sporco. Porneusis era la prostituzione, ierà era il sacro. Nella società odierna questi due termini sono in antitesi, ma nell’antichità non era così: non poteva esserci sesso se non all’interno della sfera del sacro. Il sesso veniva tenuto in grande considerazione, per cui venivano insegnati i segreti inerenti la gestione di questa potente energia. Non veniva lasciato tutto al caso e all’improvvisazione come oggi. Oggi ai giovani nessuno insegna cosa è il sesso, né dal punto di vista materiale, né da quello spirituale. Sull’argomento impera l’ignoranza più totale, in maniera tale che questa energia venga mal utilizzata e dispersa e un giovane non sappia mai di avere a disposizione dentro di sé un potere enorme.
Le sacerdotesse e l’istruzione sessuale
Le sacerdotesse rivestivano questo ruolo particolarmente delicato: si occupavano di istruire alla sessualità i giovani uomini e le giovani donne. Spiegavano che il sesso è legato alla trasmissione dell’Amore e non ha niente a che fare con lo sfregamento di due parti anatomiche e con il piacere fisico che ne deriva. Si prendeva la decisione di fare sesso come noi oggi prenderemmo la decisione di andare a messa; con l’intenzione di svolgere un rituale che permette l’avvicinamento a Dio. Per questo motivo esistevano anche rituali di gruppo, quelli che noi oggi chiameremmo volgarmente “orge”, ma che non avevano niente da spartire con le orge di oggi. Nel rapporto lo scopo non era l’orgasmo, ma l’avvicinamento a Dio di entrambi i partner. Qualcosa di molto lontano dall’idea che abbiamo oggi del sesso.
“Sacro” è tutto ciò che mi permette una crescita interiore. Sacro è tutto ciò che mi permette di avvicinarmi all’Uno. Sacro è ciò che mi riporta all’Uno da cui sono originato. Perciò si poteva mangiare in un modo che contribuisse a riportare l’essere umano all’Uno, mangiare con sacralità, mangiare in modo divino. Seguendo lo stesso principio, si poteva fare anche sesso in maniera divina, perché il sesso inteso in questo modo era parte di un percorso interiore. La cosa che più si avvicina oggi a questo concetto è il tantra. Allora non si chiamava ancora tantra, solo successivamente verrà codificato per come lo conosciamo oggi. Quindi sto parlando di un periodo precedente anche all’evoluzione tantrica. Una volta i ragazzini non dovevano, come oggi, fare da sé, fare da soli.
Le sacerdotesse rivestivano questo ruolo particolarmente delicato: si occupavano di istruire alla sessualità i giovani uomini e le giovani donne. Spiegavano che il sesso è legato alla trasmissione dell’Amore e non ha niente a che fare con lo sfregamento di due parti anatomiche e con il piacere fisico che ne deriva. Si prendeva la decisione di fare sesso come noi oggi prenderemmo la decisione di andare a messa; con l’intenzione di svolgere un rituale che permette l’avvicinamento a Dio. Per questo motivo esistevano anche rituali di gruppo, quelli che noi oggi chiameremmo volgarmente “orge”, ma che non avevano niente da spartire con le orge di oggi. Nel rapporto lo scopo non era l’orgasmo, ma l’avvicinamento a Dio di entrambi i partner. Qualcosa di molto lontano dall’idea che abbiamo oggi del sesso.
“Sacro” è tutto ciò che mi permette una crescita interiore. Sacro è tutto ciò che mi permette di avvicinarmi all’Uno. Sacro è ciò che mi riporta all’Uno da cui sono originato. Perciò si poteva mangiare in un modo che contribuisse a riportare l’essere umano all’Uno, mangiare con sacralità, mangiare in modo divino. Seguendo lo stesso principio, si poteva fare anche sesso in maniera divina, perché il sesso inteso in questo modo era parte di un percorso interiore. La cosa che più si avvicina oggi a questo concetto è il tantra. Allora non si chiamava ancora tantra, solo successivamente verrà codificato per come lo conosciamo oggi. Quindi sto parlando di un periodo precedente anche all’evoluzione tantrica. Una volta i ragazzini non dovevano, come oggi, fare da sé, fare da soli.
L’energia sessuale come tramite per arrivare a toccare il Divino
Nelle epoche passate l’istruzione sessuale era molto importante, perché si conosceva bene la forza di quest’energia. È una forza potentissima, è una forza che se indirizzata nel Cuore può realmente permettere di toccare il divino. Ovviamente non tutti sono pronti per operare in questa maniera con l’energia sessuale (ne parlo nel mio libro La porta del Mago), anzi, quasi nessuno lo è; per cui se nell’epoca moderna questa energia non viene utilizzata in maniera sacra, ma viene dispersa oppure serve a dare vita a nuovi bambini, un motivo c’è. Se determinati strumenti vengono messi troppo presto nelle mani di anime che non sono pronte, queste possono danneggiare se stesse gravemente. Se a quei tempi la sessualità era sacra, ciò accadeva perché quelle anime erano pronte per gestirla. Allora c’era qualcuno che di mestiere insegnava a questi giovani come comportarsi e cosa dovevano fare anche dal punto di vista tecnico.
Ciò che oggi chiamiamo tantra è stato un riemergere di alcuni insegnamenti ancora più antichi, che si perdono nella notte dei tempi. Il tantra sottintende una filosofia di vita, ti insegna persino a toccare l’altro e a respirare; è un sistema che ti permette di raggiungere un’affettività e una condivisione tali per cui il sesso diventa la cosa meno importante del rapporto. Più entri in quella che è la vera sessualità – nella sessualità spirituale – più l’atto in sé diventa un’appendice, l’aspetto meno essenziale, sebbene presente. La penetrazione diventa l’aspetto meno importante rispetto a ciò che c’è intorno, perché quello che c’è intorno è così gratificante che alla fine non ti ricordi neanche più cosa è successo e ti chiedi: “Ma l’abbiamo veramente fatto o no?”. L’abbiamo fatto, ma abbiamo vissuto tante di quelle cose che il momento dello sfregamento degli organi sessuali è passato in secondo piano. Nel tantra c’è questo, nella sessualità sacra anche. Ed è ciò che veniva insegnato a quei tempi dalle sacerdotesse del sesso.
Nelle epoche passate l’istruzione sessuale era molto importante, perché si conosceva bene la forza di quest’energia. È una forza potentissima, è una forza che se indirizzata nel Cuore può realmente permettere di toccare il divino. Ovviamente non tutti sono pronti per operare in questa maniera con l’energia sessuale (ne parlo nel mio libro La porta del Mago), anzi, quasi nessuno lo è; per cui se nell’epoca moderna questa energia non viene utilizzata in maniera sacra, ma viene dispersa oppure serve a dare vita a nuovi bambini, un motivo c’è. Se determinati strumenti vengono messi troppo presto nelle mani di anime che non sono pronte, queste possono danneggiare se stesse gravemente. Se a quei tempi la sessualità era sacra, ciò accadeva perché quelle anime erano pronte per gestirla. Allora c’era qualcuno che di mestiere insegnava a questi giovani come comportarsi e cosa dovevano fare anche dal punto di vista tecnico.
Ciò che oggi chiamiamo tantra è stato un riemergere di alcuni insegnamenti ancora più antichi, che si perdono nella notte dei tempi. Il tantra sottintende una filosofia di vita, ti insegna persino a toccare l’altro e a respirare; è un sistema che ti permette di raggiungere un’affettività e una condivisione tali per cui il sesso diventa la cosa meno importante del rapporto. Più entri in quella che è la vera sessualità – nella sessualità spirituale – più l’atto in sé diventa un’appendice, l’aspetto meno essenziale, sebbene presente. La penetrazione diventa l’aspetto meno importante rispetto a ciò che c’è intorno, perché quello che c’è intorno è così gratificante che alla fine non ti ricordi neanche più cosa è successo e ti chiedi: “Ma l’abbiamo veramente fatto o no?”. L’abbiamo fatto, ma abbiamo vissuto tante di quelle cose che il momento dello sfregamento degli organi sessuali è passato in secondo piano. Nel tantra c’è questo, nella sessualità sacra anche. Ed è ciò che veniva insegnato a quei tempi dalle sacerdotesse del sesso.
Salvatore Brizzi
dalla Rivista l'arte di essere