Il
"grande usuraio", parafrasando Stefano Benni un poco più
sboccato nei suoi Celestini, sembra ormai essere in procinto di
pensare alle cose serie. Dopo la valanga di nuove tasse (che con
l'acuirsi della recessione non renderanno granché), dopo
l'eliminazione delle pensioni per le generazioni future, che comunque
saranno costrette a pagare sempre più Inps, dopo avere posto le basi
per un mercato del lavoro dove esisterà solo più la parola
"uscita", inizia il periodo delle grandi svendite. Saldi
fuori stagione che costituivano il motivo primo dell'insediamento a Palazzo Chigi di un banchiere di Goldman Sachs che nessuno aveva
votato, ma Napolitano si era premurato di nominare senatore a vita,
per una serie di meriti che si perdono nell'imponderabile....
Ma
quali saranno i beni pubblici oggetto della "svendita per
cessazione di attività" che presto andranno sul mercato, per la
felicità di banchieri e faccendieri senza scrupoli? Sostanzialmente,
stando alle parole di Mario Monti, tutti i beni pubblici in attivo
(gli unici appetibili), mentre le passività continueranno a rimanere
appannaggio della contabilità dello stato, per contribuire
all'incremento del debito pubblico, con lo spauracchio del quale da tempo immemorabile si
menano per il naso i cittadini.
Nelle
vetrine dei saldi andranno perciò le ultime grandi imprese statali,
come ENI e Finmeccanica, ma anche le multiutility e le
municipalizzate che gestiscono i servizi al cittadino, come Hera,
Acea, A2A, partendo dai colossi, fino ad arrivare agli enti più
piccoli che operano a livello comunale.
Uno
schiaffo in faccia di violenza inusitata a tutti coloro che in varia
misura auspicano ad un qualche recupero della sovranità nazionale,
ma pure ai milioni di cittadini che si recarono a votare il
referendum sull'acqua pubblica, invitati a farlo anche da quegli
stessi partiti che oggi sostengono Monti e il suo programma
svenditalia. Ai privati non andrà insomma solo la gestione
dell'acqua, ma anche tutto il resto delle vettovaglie che si trovano
sulla tavola. Dall'energia alla gestione dei rifiuti, dalle industrie
di armi allo sfruttamento del suolo e del sottosuolo, dalla gestione
del territorio a quella dei servizi, passando attraverso qualsiasi attività pubblica che
renda quattrini.
E dove
andranno a finire i ricavati di questa ciclopica operazione di
svendita dell'Italia a prezzi da saldo? Ma naturalmente nel decreto
sviluppo tanto caro a Corrado Passera, che ha già deciso di
destinare almeno 100 miliardi di euro alla cementificazione del
Belpaese.
Compiuto
il delitto, una colata di cemento sistemerà tutto, nella migliore
tradizione della pratica mafiosa.
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