sabato 7 luglio 2018

SULLA SPIAGGIA DEL TEMPO

07/07/2018

Immagine correlata
“Non cercare di capire la vita, vivila!
Non cercare di capire l’amore, entraci!
Allora saprai, e quella conoscenza sarà frutto del tuo
sperimentare.”

Amato Osho,
chi sei, e quale gioco stai giocando con noi? E per quanto tempo intendi
giocare? Per favore, spiegalo.

A essere franco, cosa che di solito non sono, non so chi sono. Questo
perché il sapere non è più possibile qui dove mi trovo. Qui è rimasto soltanto
colui che conosce, il conosciuto è scomparso; è rimasto soltanto il
contenitore, il contenuto non esiste più.
Affinché il sapere possa esistere, nella realtà è necessaria una divisione
precisa: colui che esperisce il conoscere e l’oggetto conosciuto.
In questa divisione, si ha il sapere. Il conosciuto è necessario affinché il
sapere possa esistere. Lo spazio in cui mi trovo è assolutamente indiviso e
indivisibile, di conseguenza il sapere non può accadere. Quindi, per essere
esatti, io non so.
Vorrei che anche tu giungessi a questa ignoranza innocente, a questo stato
di non sapere, poiché questo è lo stato più elevato di conoscenza. Attenzione:
di conoscenza, non di sapere. E questa conoscenza è priva di contenuto, non
si tratta di sapere qualcosa, perché non c’è nulla da sapere. Semplicemente
sei. Io sono, ma non so chi sono; tutte le identificazioni sono scomparse ed è
rimasto un vuoto sconfinato.
Non so chi sono perché non sono. Quando dico “non sono” intendo dire
che il mio io non ha più alcuna importanza. Uso questo pronome, devo
usarlo, poiché non c’è nulla di male nella parola in sé, ma la parola io non ha
più alcuna attinenza con il mio mondo interiore. Lo uso ancora quando sono
con voi, ma quando sono solo non lo uso più.
Mi chiedi: Quale gioco stai giocando con noi?
Questo è certamente un gioco: io non sono affatto serio, e se tu lo sei non
potrà esserci nessun incontro fra di noi. La serietà non si incrocia con il mio
cammino. Questo è un gioco e mi piace chiamarlo “il gioco folle”. Io sono il
Maestro e se tu sei pronto a diventare un discepolo, possiamo cominciare! E
questo non riguarda nessun altro: è un gioco tra me e te.
Una volta che hai deciso di diventare discepolo, entri in un mondo fatto di
cuore, d’amore e di fiducia. Questo è un gioco dove non sei serio, eppur
rimani sincero. Non equivocare la serietà con la sincerità. La sincerità è
gioiosa, mai seria; la sincerità è vera, autentica; la sincerità non ha mai il
muso lungo, è spumeggiante, irradia gioia interiore.
Solo se decidi di diventare un discepolo, potrai comprendere cosa sto
facendo, solo allora potrai comprendere questo gioco folle. È un gioco; di
fatto è il gioco supremo della vita. Finora hai partecipato a molti giochi, e
questo è l’ultimo. Hai giocato a fare l’innamorato, l’amico, il padre, il marito,
la moglie, la madre, il fratello, il ricco, il povero, il leader, il seguace, tutti
giochi già fatti…
Questo è l’ultimo gioco. Dopo di questo, i giochi terminano, il giocare si
conclude.
Se hai giocato correttamente al gioco del Maestro e del discepolo, piano
piano arrivi a un punto in cui ogni gioco scompare. Rimani solo tu – né il
Maestro né il discepolo esistono in quello spazio. Questo è soltanto un
espediente.
Tra il Maestro e il discepolo – se le regole del gioco sono seguite
correttamente – nasce la devozione. Questa è la fragranza, il fiume che scorre
tra la sponda del Maestro e quella del discepolo.
L’estraneo non può comprendere, ma a me non interessa la comprensione
di chi sta fuori dal gioco: questo è un gioco esoterico, destinato soltanto agli
adepti, è soltanto per folli.
Ecco perché non ho interesse a rispondere agli estranei. Non capirebbero,
non sono a quelle altezze dell’essere dove la comprensione diventa possibile.
Chi sei, e quale gioco stai giocando con noi? E per quanto tempo intendi
giocare? Non è questione di tempo! Se decidi di essere un discepolo, il gioco
potrà continuare nel corpo, senza il corpo, con la mente, senza la mente, nella
vita, nella morte, nella vita e oltre la vita. Questo è un gioco eterno, ecco
perché lo definisco il gioco supremo. Coloro che decisero di giocare con
Cristo stanno ancora giocando; il loro gioco continua ad altri livelli, su altri
piani, con una nuova pienezza.
Coloro che decisero di giocare con Buddha stanno ancora continuando il
gioco. Il gioco è così bello ed è eterno… chi desidera porgli fine?
Potrò anche non essere più nel corpo, ma questa sarà una perdita soltanto
per coloro che non mi sono vicini, sarà una perdita solo per coloro che non
hanno avuto abbastanza coraggio per stare con me.
Se tu sei stato un vero discepolo, quando non sarò più nel corpo non
sentirai alcuna mancanza perché il gioco continuerà. Io sarò disponibile e lo
sarai anche tu: è una questione di cuore, di consapevolezza, e la
consapevolezza non conosce il tempo perché va oltre il tempo, la
consapevolezza è eterna.
Quindi, questa domanda è significativa se posta da qualcuno che non
partecipa a questo gioco, ma in quel caso non risponderei; è invece priva di
significato se è stata posta da qualcuno che partecipa al gioco, unico caso in
cui risponderei. Se partecipi al gioco, sai che ha inizio ma non ha una fine: sei
entrato in qualcosa che durerà per sempre.
Osho, per favore spiegalo.
Questo gioco dev’essere giocato e non spiegato. Se viene spiegato perde
il suo fascino. Vieni, entra nel gioco, coinvolgiti. Ci sono alcune cose che non
possono essere spiegate; con la spiegazione muoiono.
Non cercare di capire la vita, vivila! Non cercare di capire l’amore,
entraci! Allora saprai, e quella conoscenza sarà frutto del tuo sperimentare.
Quel conoscere non potrà mai distruggerne il mistero, perché più conoscerai,
più saprai che c’è molto di più da conoscere.
La vita non è un problema, ed esaminarla come un problema da risolvere
è partire con il piede sbagliato. La vita è un mistero che dev’essere vissuto,
amato e del quale occorre fare esperienza.

Osho: The Art of Dying, CAP. 8

Nessun commento :

Posta un commento