mercoledì 18 maggio 2016

Osho: L’altro è uno specchio

18 MAGGIO 2016


 
All’alba un amico è venuto a trovarmi. I suoi occhi ardevano di rabbia e di odio. Stava pronunciando parole spregevoli, velenose e pesanti contro qualcuno. L’ho ascoltato con pazienza e poi gli ho chiesto se avesse mai sentito parlare di un incidente. Non era nello stato d’animo di ascoltare nulla, ma comunque mi chiese: “Quale incidente?”.

Quando scoppiai a ridere, si rilassò un pochino. Poi gli raccontai...

Uno psicologo stava facendo delle ricerche sull’amore e sull’odio. A una classe di quindici studenti universitari disse di scrivere, per trenta secondi, le iniziali dei nomi di chiunque per loro meritasse di essere odiato.

Un giovane non riuscì a scrivere neppure un nome, gli altri ne scrissero alcuni; solo uno scrisse più nomi di tutti. Ciò che si scoprì con questo esperimento fu davvero sorprendente: i giovani che avevano scritto la lista di nomi più lunghi, erano a loro volta i più odiati dagli altri; e la cosa più sorprendente e significativa fu che il giovane che non aveva scritto nessun nome non compariva nella lista di nessun altro!

Chi si incontra sul sentiero della vita molto spesso si rivela uno specchio: non troviamo forse il nostro stesso riflesso negli altri? Se in te è presente dell’odio, troverai gli altri degni di quell’odio. Quell’odio crea e inventa di per sé qualcuno di odioso. E queste creazioni e invenzioni hanno uno scopo: in questo modo una persona si salva dal problema di vedere ciò che è odioso dentro di sé. Quando si fa una montagna di una collinetta, e la si vede negli altri; ciò che sembra una montagna in te inizia ad apparire come una semplice collinetta.

Esistono solo due vie per sfuggire il dolore di riuscire a vedere con un solo occhio: o curi il tuo occhio malato, oppure immagini che gli altri li abbiamo persi entrambi. Di certo la seconda soluzione è più facile, perché in quel modo non si deve fare nulla; è sufficiente immaginare.

Ricordiamoci che, quando incontriamo gli altri, dovremmo considerarli come specchi e, qualsiasi cosa vediamo in loro, dovremmo prima di tutto ricercarla dentro di noi. In questo modo, nello specchio delle interazioni quotidiane, chiunque può impegnarsi a ricercare il proprio essere.

Fuggire lontano dal mondo e dalle sue interazioni non solo è codardia ma è anche inutile. La cosa giusta è usare quelle interazioni per ricercare il proprio essere; senza di loro, è impossibile scoprire se stessi, così come è difficile vedersi senza uno specchio. Nelle forme degli altri, noi continuiamo a incontrare il nostro stesso sé. Il cuore, che è colmo d’amore, vede amore in tutti gli altri. In definitiva, il culmine di questa esperienza porta faccia a faccia con il divino.

Su questa Terra ci sono persone che vivono in un inferno e persone che vivono in un paradiso. La fonte principale del dolore e del piacere, dell’inferno e del paradiso è dentro di noi, e qualsiasi cosa sia dentro di noi viene riversata sullo schermo esteriore: sono gli occhi dell’uomo che non vedono altro che morte, tra le cose di questo mondo, e di nuovo sono gli occhi dell’uomo che osservano lo splendore eterno e la musica del divino in questo universo.

Pertanto, ciò che appare all’esterno non è l’eterno o l’essenza della vita, ma ciò che esiste dentro di noi. Coloro che hanno gli occhi costantemente focalizzati su questa verità si liberano dalle cose esteriori e si radicano nella propria interiorità. Coloro che conservano questa spinta primaria nella loro mente, nel piacere e nel dolore, nell’odio e nell’amore, con l’amico e con il nemico, alla fine scoprono che non esiste né il piacere né il dolore, né il nemico né l’amico ma soltanto il Sé: io sono il mio stesso nemico e sono il mio stesso amico.

Osho: Crea il tuo destino

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