giovedì 18 febbraio 2016

MITI DEL PEYOTE TRA I DELAWARE



18 FEBBRAIO 2016
 
La tribù dei Delaware ha ricoperto un ruolo importante nella storia della Chiesa Nativa Americana (Native American Church), la religione basata sul peyote diffusasi presso le tribù native nordamericane. La conoscenza del peyote raggiunse i Delaware nel 1886, attraverso contatti con tribù limitrofe. Il capo tribale Elk Hair sviluppò un rito del peyote differente da quello della “Grande Luna”, sincretico con il Cristianesimo, che si stava diffondendo fra le tribù native; denominò il nuovo rito “Piccola Luna” e gli diede connotazioni fortemente anti-Cristiane. Elk Hair era convinto che la religione del peyote dovesse essere esclusiva per gli Indiani e non possedere alcun riferimento religioso dell’uomo Bianco.
Negli anni 30 del ’900 Vincenzo Petrullo raccolse alcune versioni del racconto mitologico sull’origine del culto del peyote fra i Delaware. Hanno tutti in comune l’evento di drammaticità della situazione, dove una persona – giovane o vecchia che sia – si trova sul punto di morire e in una condizione mentale di accettazione della sua morte. E’ in questa dimensione psichica che lo spirito del peyote si rivela alla persona per salvarle la vita e farle dono del peyote.
Versione 2
(narrata dall’indiano delaware Joe Washington)
Tanto tempo fa ci fu una grande guerra. Una volta una tribù perdette la battaglia e molti di loro furono uccisi. Un uomo, trovandosi da solo e disperando di salvarsi, decise di attendere la morte nel luogo in cui si trovava.
“Tutta la mia gente è stata uccisa” – si disse – “i nostri nemici stanno per uccidere anche me. Mi arrenderò”.
Si stese al suolo sul suo stomaco e nascose la sua faccia fra le mani. Attese. Poco dopo udì una persona che si avvicinava da est.
“Certamente” – si disse – “questo è uno dei miei nemici”.
Lo udì avvicinarsi e attese, in attesa di essere ucciso. Egli sentì la persona giungere sopra alla sua testa. Era sicuro che ora sarebbe stato ucciso. Attese, ma invece udì l’uomo, che era Peyote, dire:
“Sono venuto qui non per ucciderti, ma per portarti un nuovo messaggio. Sai che molta della tua gente è stata uccisa e che il resto è sparso in tutte le direzioni. Sono venuto qui per dirti cosa fare. Sono venuto qui per toglierti tutte le tue preoccupazioni. Quanti della tua gente sono sopravvissuti alla battaglia sono salvi. Anche il tuo bambino è salvo. Ora, ti voglio insegnare qualcosa che trasmetterai alla tua gente. Fai come ti dico e non avrai alcun problema di alcun tipo. La tua gente non sarà più uccisa. Questo è ciò che desidero. Mi troverai qui attorno”.
L’uomo aprì gli occhi, si guardò attorno ma non vide nessuno. Sentì la pianta del Peyote fra le sue mani. Quindi Peyote parlò di nuovo e gli indicò cosa fare. Peyote diede il suo potere all’uomo. L’uomo tornò dalla sua gente e disse loro che Peyote gli si era avvicinato. Disse alla sua gente di non preoccuparsi, che tutto sarebbe andato bene. Non ci sarebbero più stati dei problemi. Ogni cosa sarebbe stata buona. Ma Peyote aveva detto:
“Ci sono molti modi di usarmi, ma se non mi userete in un solo modo, quello giusto, posso farvi del male. Usatemi nel giusto modo e vi aiuterò”.
Peyote indicò a questo Indiano come usarlo nel giusto modo (Petrullo, 1934: 37-8).

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