lunedì 29 febbraio 2016

Ciò che il Tantra vuole chiarire

29 FEBBRAIO 2016


 
"Questo è ciò che il Tantra vuole chiarire: l'amore più basso, quello fisico, non deve essere negato, dev'essere trasformato nell'amore più alto. 

Il più basso va bene, se ci resti attaccato la colpa è solo tua... Hai mai visto uno spirito senza un corpo? Hai mai visto una casa senza le fondamenta?

Il più basso è il fondamento del più alto. Il corpo è la tua dimora, lo spirito vive nel corpo. Il più basso e il più alto non sono separati, sono gradini della stessa scala". 

OSHO

sabato 27 febbraio 2016

Lo stato dell'estasi

27 FEBBRAIO 2016


 
La meditazione è solo una tecnica per raggiungere lo stato dell'estasi, lo stato di ebbrezza divina. E' una tecnica semplice, ma la mente la rende molto complicata. La mente deve renderla molto complicata e difficile, in quanto le due realtà non possono coesistere. La meditazione è la morte della mente; naturalmente, la mente si oppone ad ogni sforzo teso verso la meditazione. 

L'osservazione è la chiave della meditazione. Osserva la tua mente. Non fare nulla. Limitati a osservare qualsiasi cosa faccia la mente. Non disturbarla, non prevenirla, non reprimerla; non fare assolutamente niente in prima persona. Limitati a essere un osservatore. E il miracolo dell'osservare, è meditazione.

Allorché ti limiti a osservare, pian piano la mente si svuota di pensieri. Ma non ti addormenti, al contrario divieni più sveglio, più consapevole. E con lo svuotarsi della mente, la tua energia diviene una fiamma di risveglio. Allorché la mente è assolutamente assente – se n'è andata del tutto, e non la riesci più a trovare da nessuna parte – per la prima volta, diventi consapevole di te stesso, perché la stessa energia che era assorbita dalla mente, non trovandola più, si ribalta su se stessa.

Grazie all'osservazione, la mente e i pensieri scompaiono. E il momento più estatico, si ha quando ti ritrovi pienamente all'erta, senza che esista in te un singolo pensiero... ma solo il cielo silente del tuo essere interiore.
 
Questo è il momento in cui l'energia si volge all'interno: questa inversione è improvvisa, è repentina! E quando l'energia si volge all'interno, porta con sé una gioia infinita. Quando la meditazione ritorna alla propria sorgente, esplode in una gioia immensa. Questa gioia, nel suo stadio supremo, è illuminazione.

OSHO

venerdì 26 febbraio 2016

L'EBBREZZA DIVINA

26 FEBBRAIO 2016



 La meditazione è uno stato naturale dell'essere, uno stato che abbiamo perduto, e ritrovarlo è la gioia più grande della vita.

 Come parlare della meditazione? Che dire... di cosa si tratta? Cos’è la meditazione? È una tecnica che può essere praticata? È uno sforzo in cui ci si impegna? Qualcosa che la mente può realizzare? No, non è nulla di tutto questo.

Tutto ciò che la mente può fare non può essere meditazione: è qualcosa che va oltre la mente. In quella dimensione, è assolutamente impotente: non è in grado di penetrare la meditazione; là dove la mente finisce, la meditazione inizia.

È importante ricordarlo perché tutto ciò che facciamo, viene fatto attraverso la mente; qualsiasi cosa realizziamo, la realizziamo attraverso la mente. Quindi, quando ci rivolgiamo alla sfera interiore, di nuovo iniziamo a pensare in termini di tecniche, di metodi, di qualcosa da fare, semplicemente perché ogni nostra esperienza ci dimostra che qualsiasi cosa può essere fatta tramite la mente.

Certo, fatta eccezione per la meditazione, tutto può essere fatto dalla mente; tutto, tranne la meditazione, poiché non è una realizzazione: esiste già, è la tua natura. Non deve essere conseguita; deve soltanto essere riconosciuta, deve solo essere ricordata. È là, che ti aspetta: è sufficiente guardare dentro di sé, ed è disponibile. L’hai sempre portata in te.

La meditazione è la tua natura intrinseca: sei tu, il tuo essere, e non ha nulla a che vedere con ciò che fai. Non la puoi avere, né puoi non averla: non può essere posseduta. Non si tratta di un oggetto, sei tu, è il tuo essere.
 Allorché si comprende cos’è la meditazione, ogni cosa diventa evidente. Altrimenti, puoi continuare a brancolare nel buio.

La meditazione è uno stato di chiarezza, non uno stato mentale. La mente è confusione, non è mai chiara, non lo può essere. I pensieri creano intorno a te delle nubi; sono nubi sottili che producono una nebbia in cui ogni chiarezza va perduta. Quando i pensieri scompaiono, quando intorno a te non esistono più nuvole, quando esiste nel tuo semplice essere essenziale, accada una chiarezza. In questo caso puoi vedere a distanze remote; puoi abbracciare l’intera esistenza; il tuo sguardo diventa penetrante e tocca l’essenza più intima dell’essere.

La meditazione è chiarezza, un’assoluta chiarezza di vedute: non puoi pensarci, devi lasciar cadere ogni pensiero. E quando dico: “Devi lasciar cadere ogni pensiero”, non aver fretta di concludere.
Io devo usare il linguaggio, ma se io dico: “Abbandona il pensiero”, e tu lo fai, mancherai il punto: di nuovo, ridurrai tutto a un fare.
‘Lasciar cadere il pensiero’ vuol semplicemente dire: non fare nulla. Siediti. Lascia che i pensieri sedimentino da soli; lascia che la mente decanti spontaneamente. Siedi semplicemente, fissando un muro, in un angolo tranquillo, senza fare assolutamente nulla.

Sii rilassato. Sciolto. Non fare alcuno sforzo. Non andare da nessuna parte. Come se ti dovessi addormentare, pur restando sveglio: sei sveglio e ti stai rilassando, ma tutto il corpo si sta addormentando. Dentro di te, resti attento, all’erta, mentre tutto il corpo entra in un profondo rilassamento.
I pensieri si acquietano da soli; non è necessario che balzi loro addosso, non occorre che tenti di fermarli. Immagina un torrente fangoso... cosa puoi fare per renderlo limpido? Entrarci e scuoterlo? Non faresti che peggiorare le cose.

No, dovresti semplicemente restare seduto sulla riva, in attesa. Non c’è nulla da fare: qualsiasi cosa tu faccia, non faresti che renderlo ancora più torbido. Siedi semplicemente sulla riva. Osserva, con indifferenza e, continuando a scorrere, il fiume porterà via le foglie morte, e il fango tornerà ad acquietarsi: dopo un po’ ti rendi conto che il torrente è tornato a essere limpido.
Ogni volta che un desiderio attraversa la mente, il torrente diventa fangoso. Dunque, siediti semplicemente. 

Non cercare di fare nulla. In Giappone, questo “semplice stare seduti” è chiamato Zazen; ci si siede semplicemente, senza fare nulla. E, un giorno, la meditazione accade. Non è che sia tu a cercarla, viene a te. E quando viene, la riconosci immediatamente: è sempre presente, ma tu non guardavi nella giusta direzione. Il tesoro è sempre stato presente, dentro di te, ma tu eri impegnato altrove: nei pensieri, nei desideri, in mille cose. Non eri minimamente interessato a quell’unica cosa... e si trattava del tuo essere!

Quando l’energia si rivolge alla sfera interiore – è ciò che Buddha chiama parabvrutti: il ritornare della tua energia alla fonte – all’improvviso consegui la chiarezza.
Allora, ogni cosa si schiude davanti a te.

OSHO

giovedì 25 febbraio 2016

Non dimenticate mai la via

25 FEBBRAIO 2016


“Non dimenticate mai la via. È molto semplice: dalla mente al cuore,
dal cuore all’essere e dall’essere al puro spazio.
Questo puro spazio è il buddha.”

 Il nucleo essenziale del mio insegnamento è: nessun credo, nessun dogma, nessuna fede, nessuna religione, niente che sia preso in prestito. Puoi fare affidamento solo su ciò che hai sperimentato di persona; devi dubitare di tutto il resto. Proprio come le altre religioni trovano il loro fondamento nella fede, il mio è nel dubbio.

Il mio principio fondamentale è lo stesso su cui si basa la scienza: dubita, finché non trovi qualcosa nella tua esperienza di cui è impossibile dubitare. La scienza si muove verso l’esterno, io mi muovo verso l’interiorità. Questo movimento verso l’interno è ciò che chiamo meditazione. Per poterti muovere all’interno devi compiere tre semplici passi, e il quarto accade da solo.

- Il primo passo è osservare tutte le tue attività; quello è il tuo corpo e quelle sono le sue azioni: camminare, tagliare legna, attingere acqua dalla fonte. Rimani un testimone. Non agire da robot.
In secondo luogo, quando diventi capace di osservare il tuo corpo, di essere un testimone delle sue azioni, puoi fare

 - il secondo passo: osservare le attività della tua mente: pensieri, sogni, fantasie. Rimani un testimone, come se ti trovassi sul ciglio di una strada e, su questa strada, stesse passando una processione di pensieri. Tu non ne sei parte. Sei solo uno specchio che riflette, senza giudicare, perché uno specchio non ha giudizi. Col 100% di capacità di osservazione, ci sarà il nulla totale; questo è lo stato di non-mente, questa è la porta verso il terzo e ultimo passo.
 - Adesso osserva le emozioni più sottili, gli stati d’animo. I pensieri non sono così sottili. Gli stati d’animo, un’ombra di tristezza, una certa gioia.

 Il primo passo riguarda il corpo, il secondo la mente, il terzo il cuore. E quando puoi osservare anche il terzo, il quarto accade da solo. All’improvviso un salto quantico, e ti ritrovi proprio al centro del tuo essere, dove non c’è nulla di cui essere consapevoli. La consapevolezza è consapevole di se stessa, la coscienza è cosciente di se stessa. Questo è il momento dell’estasi suprema, del samadhi, dell’illuminazione, o comunque vuoi chiamarlo; in ogni caso questo è il momento supremo, al di sopra del quale non c’è nulla. 

Non c’è modo di andare oltre, perché dovunque tu vada al di là di esso, sarai comunque un testimone. Se inizi a osservare l’osservatore, non sei andato più in alto; sei sempre un testimone. Quindi l’osservazione è la fine del viaggio, sei arrivato a casa. Il mio insegnamento è tutto qui. È assolutamente scientifico. Non ha bisogno di fede, ciò che serve è sperimentare. Non chiedo a nessuno di aver fede in me. Chiedo solo di provare e sperimentare.
  
So che accadrà anche a te perché è accaduto a me, e io sono un essere umano normale proprio come te. 
 Non sostengo di essere un profeta o un salvatore o un’incarnazione di Dio. Non vanto alcuna capacità speciale. Sono proprio uguale a te. L’unica differenza è che tu stai ancora dormendo, e io sono sveglio. È solo una questione di tempo, prima o poi anche tu ti sveglierai. Quindi non c’è alcun bisogno di fare di me un oggetto di venerazione, non c’è bisogno di adorarmi. Se mi ami veramente, questo è sufficiente perché tu possa partecipare all’esperimento. Ti darò una garanzia: accade veramente. Ti posso dare un incoraggiamento, ma non sarò il tuo salvatore. Non mi prenderò la responsabilità, ma farò del mio meglio per scuoterti e far sì che ti svegli.

OSHO

mercoledì 24 febbraio 2016

Mentre mi ascolti metti da parte la tua mente

24 FEBBRAIO 2016


 
Ricorda: mentre mi ascolti metti da parte la tua mente.
Ascolta per la pura gioia di ascoltare,
come ascolti un uccello cantare,
come ascolti il vento tra gli alberi, solo così.
Non c’è alcun bisogno di preoccuparsi del significato.
In questo modo ti avvicinerai al vero significato.
  
Io non parlo con lo scopo che ordinariamente viene perseguito attraverso il parlare: l’indottrinamento – non è quello lo scopo dei miei discorsi. Non ho alcuna dottrina; i miei discorsi in realtà sono un processo di de-ipnosi. Ascoltandomi semplicemente, a poco a poco ti libererai da tutti i programmi in cui la società ti ha obbligato a credere. Se mi ascolti con il cuore aperto, con una ricettività colma di gratitudine, è inevitabile che accada. 

Ci sono stati molti ipnotizzatori, ma nessuno ha mai provato a usare l’arte del parlare come metodo di de-ipnosi. Può diventare una musica dentro di te, ti può rilassare, ti può rendere silenzioso, può dare un nuovo ritmo al tuo cuore… una nuova percezione della mia presenza, e della realtà. E io posso parlare di qualunque cosa. Non si tratta del fatto che io parli di queste cose; esse ne sono solo gli effetti. Io potrei parlare di A o B o C, che non hanno nulla a che vedere con la de-ipnosi. Il punto sta nel tuo modo di ascoltare. 

Se è giusto, allora qualunque cosa io dica rilasserà il tuo essere totalmente, e a poco a poco i tuoi condizionamenti cominceranno a svanire. E voglio che accada così. Non voglio ipnotizzarti – cioè renderti prima inconscio. In questo modo non è necessario renderti inconscio. Tu diventi più conscio, più sveglio. Per potermi ascoltare diventi conscio e attento. E il mio scopo non è insegnarti qualcosa, ma usare le parole come scusa per renderti consapevole e attento, in modo che tu possa toccare il superconscio dentro di te.

OSHO