venerdì 15 gennaio 2016

Il #Taharrush di Capodanno

15 GENNAIO 2016

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"Provate a immaginare una donna che cammina per strada e che ha solo una colpa: veste all’occidentale e non è accompagnata da un uomo appartenente alla sua famiglia. Improvvisamente viene circondata da un gruppo di uomini, dieci, venti talvolta di più. Alcuni la circondano, altri fanno da palo e sviano i curiosi. Dal gruppo si staccano tre o quattro che iniziano a toccare i seni della poveretta, le toccano il sedere, se ha la sventura di portare la gonna, gliela alzano, le strappano le mutande e le infilano le mani nelle parti intime tra risa e scherni. 

La pratica si chiama Taharrush ed è segnalata nei Paesi del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita, ma anche in Tunisia, in Egitto, in Marocco, soprattutto al termine del Ramadan ma in genere in occasione di grandi assembramenti. Perché la folla è ricercata dagli uomini che praticano le molestie di gruppo, la folla aiuta, nasconde, relativizza, la folla aiuta a punire le donne non velate. Come quelle che festeggiavano l’avvento del nuovo anno a Colonia e nelle altre città tedesche la notte di Capodanno. La Bild l’altro giorno ha pubblicato i verbali delle donne che sono state aggredite. E’ un resoconto dell’orrore. A tutte hanno cercato di infilare dita nelle parti più intime. A tutte sono stati palpati seni e sedere. Tutte sono state circondate, umiliate, derubate. 

Alcune sono state violentate. Ricorda qualcosa? Sì lo avete capito. Nelle piazze tedesche è stato praticato il Taharrush, il “gioco” dello stupro e non è una supposizione giornalistica ma la conclusione a cui è giunta la Polizia federale tedesca, che ora è molto preoccupata perché teme il ripetersi di questi episodi. Dovremmo esserlo anche noi, ma scommetto che pochi di voi, cari lettori, avrete letto grandi titoli al riguardo. Come è avvenuto sin dall’inizio di questa drammatica vicenda, nei grandi media prevalgono l’imbarazzo, il silenzio, la compiacenza del politicamente corretto, dunque il desiderio ricorrente di non offendere il “diverso”. Nemmeno se è un criminale. E qui occorre puntualizzare. Nessuno pensa che tutti gli islamici pratichino il Taharrush. Al contrario: nel Maghreb le autorità arabe e la maggior parte degli Imam condannano e perseguono il comportamento disumano compiuto da piccole minoranze. Dunque non si tratta di criminalizzare l’Islam, né tutti gli immigrati, bensì di capire, segnando il confine tra l’accoglienza e l’abuso, tra l’integrazione e l’arroganza." Marcello Foa

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