domenica 31 gennaio 2016

La fiducia richiede coraggio

31 GENNAIO 2016




In una comunità aborigena dell’India, in una regione molto primitiva del Madhya Pradesh, il Bastar, vive una tribù di aborigeni, un popolo molto antico, primitivo, con una storia di tre o quattromila anni. Non hanno nulla di moderno, ma da loro si può imparare qualcosa. In questa comunità accade qualcosa che non si è mai verificato altrove: quando un uomo sposa una donna, non divorzia mai. Il divorzio è consentito, ma non se n’è mai verificato nessuno! E quando un uomo sposa una donna, le rimane fedele, e la donna a sua volta rimane fedele all’uomo. L’uomo non s’interessa mai ad altre donne, né la donna s’interessa ad altri uomini. Come hanno fatto a operare questo miracolo? Ci sono riusciti con un approccio estremamente psicologico.


La struttura della loro società è tale per cui i giovani sono liberi di incontrarsi e stare insieme. Quindi ogni ragazzo arriva a conoscere ogni ragazza della comunità, e ogni ragazza arriva a conoscere ogni ragazzo della comunità. In realtà, quando ragazzi e ragazze cominciano a interessarsi al sesso opposto, non dormono più a casa loro, hanno una piccola costruzione simile a un tempio, proprio in mezzo al villaggio, che chiamano ghotul: la casa dei giovani.


Quando un ragazzo comincia a interessarsi alle ragazze deve trasferirsi nel ghotul, e quando una ragazza comincia a interessarsi ai ragazzi deve andare a vivere nel ghotul. Tutti i giovani del villaggio ci vivono, e fanno l’amore tra di loro; solo su una cosa si insiste: il sovrintendente del ghotul controlla che nessuna coppia rimanga insieme più di tre giorni. Devono cambiare, in modo che prima del matrimonio si siano conosciuti tutti, e così possano decidere.


Quando decidi dopo aver conosciuto tutte le donne della tua comunità, la tua decisione è totalmente diversa da quella che si prende nelle società civilizzate; in quel caso non puoi mai sapere: forse esistono altre donne, una donna migliore o un uomo migliore. Ma cosa farai a quel punto? Ci può sempre essere una personalità più interessante, allora ci saranno situazioni dolorose e rotture, e un’infinità di problemi.


Quegli aborigeni vivono in piccole comunità: non sono in tanti, due o trecento persone al massimo in ciascun villaggio. Ogni ragazzo può conoscere tutte le ragazze; e dopo aver conosciuto tutte le ragazze - e dopo che ogni ragazza ha conosciuto tutti i ragazzi -, se una coppia decide di sposarsi, viene concesso loro un anno per vivere insieme prima del matrimonio; solo in seguito potranno decidere, perché farlo senza conoscersi a fondo è pericoloso. La decisione potrebbe nascere solo dal desiderio di conoscersi meglio; ma dopo che si sono conosciuti, cosa ne sarà della loro decisione? 

Per questo devono conoscersi meglio per un anno, due anni, possono rimanere insieme tutto il tempo necessario; la società non s’intromette.


In questo caso, una volta presa, la decisione di sposarsi è ovviamente molto, molto solida, assoluta, incondizionata, perché ogni forma di conquista è svanita, non c’è nessuno da cacciare, l’inseguimento è concluso. In quelle comunità la luna di miele avviene prima del matrimonio: un’usanza più logica, più psicologica, più conforme alla mente umana. La luna di miele precede il matrimonio; il matrimonio può avvenire solo quando la luna di miele è finita. Quando due persone, conoscendosi bene, decidono di stare insieme, non si parla più di conquista. Non si tratta di una novità; non si tratta di decidere di sposarsi perché ci si vuole conoscere meglio, si decide invece di sposarsi perché ci si conosce. È totalmente diverso.


Purtroppo il ghotul e il sistema usato da quelle comunità stanno scomparendo: le stiamo civilizzando, obbligandole a cambiare, perché ci sembra un’usanza immorale; perlomeno ai cristiani, agli hindu e ai giainisti sembra immorale. La loro comunità viene distrutta, i loro ghotul sono considerati dei bordelli. Quindi viene loro insegnato qualcosa che va contro la loro esperienza: si insegna loro a distruggere i ghotul, per porre fine a questa situazione “immorale”.
 
Quanto può essere stolto l’uomo! Quelle non sono persone immorali, sono altamente morali, incredibilmente naturali. Ma i cristiani si sono messi all’opera e stanno cercando di convertirle: hanno convertito molti di quei poveretti al cristianesimo. Adesso i ghotul stanno scomparendo e con loro viene distrutto uno dei sistemi più validi ed efficaci. In realtà, siamo noi che dovremmo imparare qualcosa da loro!

Osho: La Vita è Dono

sabato 30 gennaio 2016

Sono il tuo corpo, e mi rivolgo a te.

30 GENNAIO 2016




- Sono così come tu mi pensi; ti prego, pensa che io sia bello e lo sarò.
- Quando pensi alle malattie e le cerchi in me... sono costretto ad obbedire e m’ammalo.
- Quando hai molti pensieri negativi, m’ammalo, perché stai sperperando per questi pensieri la forza vitale.
- Quando gioisci, ringiovanisco e fiorisco.
- Le mie risorse sono tante. Credi in me, posso guarire anche quando i medici emetteranno una sentenza della fine. Aiutami semplicemente con la tua fiducia in me.
- Sono fatto per funzionare per tantissimi anni; perché inizi a pensare alla vecchiaia già a 35-40 anni? Perché credete che i 100 anni sia un limite?
- Quando vuoi mangiare qualcosa, chiedimelo se ne ho bisogno. Se imparerai a sentirmi, ti risponderò.
- Sulla bellezza. Non riempirmi di vari integratori, botox, gel, silicone... posso essere bello anche senza questa roba, aiutami solo, e assumerò le forme che vorrai tu.
- Mi piace passeggiare, nuotare, correre, ballare, mi piace il massaggio, il sesso. Mi piacciono le occupazioni che ti portano gioia. 
Stare tutto il giorno davanti al computer o la Tv... non troppo.
- Ti credo molto. Se tu credi di ingrassare perché hai mangiato un pezzo di torta, realizzerò il tuo pensiero e ingrasserò.
- Ti amo molto. Mi piacerebbe sentire da te delle parole d’amore e di gratitudine. Almeno qualche volta. Ma se non lo farai... ti amo lo stesso.. incondizionatamente.
- Sono io, il tuo corpo... il tuo Universo. Anche tu sei una particella dell’immenso universo.


Ti ringrazio.. esisto perché tu lo hai voluto. E sono così come mi vuoi vedere. Aiutiamoci.

Advanced Mind Institute Italia

NON SOLO CROMOPUNTURA : Sono il tuo corpo, e mi rivolgo a te.

venerdì 29 gennaio 2016

Latihan

29 GENNAIO 2016


Stai semplicemente in piedi in una posizione rilassata, e aspetta che Dio, che il Tutto operino su di te. E poi fai qualsiasi cosa ti senti di fare in uno stato d'animo di profonda preghiera: « Sia fatta la Sua volontà » ...e rilassati.

È come l'esperienza della scrittura automatica, si prende semplicemente la penna in mano e si aspetta. All'improvviso un'energia si impadronisce della mano che inizia a muoversi da sola. È un fenomeno sorprendente, la mano si muove e non sei tu a muoverla! Fai che la tua attesa abbia questa qualità, e dopo tre, quattro minuti, all'improvviso sentirai degli scossoni e l'energia che scende nel corpo. Non aver timore, anche se fa paura. Tu non stai facendo niente. Di fatto tu sei solo un testimone: è un evento.

Abbandonati a questa energia. Il corpo comincerà ad assumere posizioni diverse, si moverà, danzerà, ondeggerà, tremerà, si scuoterà: succederà di tutto. Rimani aperto: non solo le lasci spazio, ma cooperi. Allora perverrai a ciò che chiamiamo Sahaj yoga.

Il latihan non è una novità. Il termine è nuovo. Subud non è una novità. Non è altro che una nuova versione del Sahaj yoga: lo yoga della spontaneità. Lascia tutto in mano al divino, perché la mente è astuta. Ben presto riconoscerai la differenza, perché tu sarai un semplice osservatore. Rimarrai sorpreso perché la tua mano si moverà senza che tu la muova affatto. Dopo che ti sarai rilassato in questa tecnica per alcuni giorni, anche se vorrai smettere, ti accorgerai che non sei più in grado di farlo. Scoprirai di essere posseduto.

Per cui all'inizio prega con queste parole: « Per venti minuti prendi possesso del mio essere e fanne tutto ciò che vuoi. Sia fatta la Tua volontà. Venga il Tuo Regno ». Lascia che sia presente questo atteggiamento, e rilassati semplicemente. Dio inizierà a danzare dentro di te e assumerà mille posizioni. Il corpo vedrà appagati i suoi bisogni, non solo: verrà appagato qualcosa di più elevato del corpo, di più vasto; i bisogni profondi della consapevolezza.

 Osho Il Libro Arancione

giovedì 28 gennaio 2016

La meditazione della preghiera

28 GENNAIO 2016


È meglio fare questa preghiera di notte, in una stanza buia, e andare a dormire immediatamente dopo; oppure la si può praticare al mattino, ma deve essere seguita da quindici minuti di riposo. Questo riposo è necessario, altrimenti ti sentirai ubriaco, in uno stato di torpore.
Questo fondersi con l'energia è preghiera. Ti trasforma. E quando tu cambi, cambia l'intera esistenza.

Alza entrambe le mani al cielo, le palme rivolte verso l'alto, la testa sollevata, e avverti semplicemente il fluire dell'esistenza dentro di te.
Man mano che l'energia fluisce verso il basso avvertirai nelle braccia un leggero tremolio: sii simile ad una foglia nella brezza, tremolante. Abbandonati, favorisci questa sensazione. Quindi lascia che tutto il tuo corpo vibri di energia, e lasciati trasportare da qualsiasi cosa accada.

Sentiti fluire ancora una volta con la terra. La terra e il cielo, il sopra e il sotto, yin e yang, maschile e femminile: fluisci, fonditi, abbandonati completamente. Tu non sei più. Diventi uno... ti sciogli.

Dopo due o tre minuti, o quando ti senti completamente ricolmo, piegati al suolo e bacia la terra. Sii semplicemente un veicolo perché l'energia divina si riunisca alla terra.

Questi due stadi della meditazione devono essere ripetuti sette volte in tutto, per sbloccare tutti i chakra. Si possono ripetere più di sette volte, ma se non li ripeti almeno sette volte, ti sentirai irrequieto e non riuscirai a dormire.
E abbandonati al sonno in quello spazio di preghiera. Sprofonda semplicemente nel sonno e l'energia rimarrà con te. Il suo fluire ti seguirà anche nel sonno.


Questo ti aiuterà moltissimo, perché cosi l'energia ti circonderà tutta la notte e continuerà a lavorare. Al mattino ti sentirai più fresco di quanto non ti sia mai sentito in passato, più vivo di quanto non ti sia mai sentito. Ti sentirai pervaso da uno slancio, da una vitalità nuovi, e per tutto il giorno avvertirai la presenza di una energia diversa, una nuova vibrazione, un nuovo canto nel cuore, una nuova danza nel tuo passo.
Osho

mercoledì 27 gennaio 2016

La preghiera

27 GENNAIO 2016


Non c'è nessuno che ascolta le tue preghiere. La tua preghiera non è altro che un monologo; preghi il cielo vuoto. Nessuno ti ricompenserà per le tue orazioni, ricordalo. Se hai veramente compreso cos'è la preghiera, la preghiera stessa sarà la ricompensa. Non c'è altro che ti possa ricompensare: la ricompensa non è nel futuro, non è nell'aldilà.

Ma la preghiera in sé è un fenomeno cosi bello che non può importarti del futuro o di una ricompensa! L'idea di una ricompensa è solo avidità. La preghiera è una celebrazione tale, reca una gioia e un'estasi cosi alte, che è in sé la ricompensa migliore. Non si prega per paura né si prega per avidità. Si prega perché pregare è una gioia. Non ci si preoccupa neppure se Dio esiste o meno.

Se ti piace danzare, non ti domandi se esiste o meno un Dio. Se ti piace danzare, danzi e basta; non ti preoccupi se qualcuno in cielo vede la tua danza. Non ti chiedi se le stelle e il sole e la luna ti ricompenseranno per la tua danza. La danza in sé è una ricompensa sufficiente. Se ti piace cantare, canti, non importa se qualcuno ti ascolta.
E lo stesso vale per la preghiera. È una danza, è un canto, è musica, è amore. Ne gioisci ed è sufficiente. La preghiera è lo strumento e la preghiera è il fine. Il fine e il mezzo non sono separati: solo allora saprai cos'è la preghiera.

Quando dico preghiera, intendo apertura verso Dio. Non è che tu debba dire qualcosa, non devi chiedere nulla, è un semplice aprirsi, cosicché se Lui vuole donare qualcosa, tu sei pronto. Una profonda attesa, ma priva di desiderio, ecco cosa occorre. Una attesa vibrante, come se da un momento all'altro dovesse accadere qualcosa. Fremi per quel che l'ignoto ti potrà portare, ma non hai nessun desiderio. Non ti aspetti che succeda qualcosa in particolare. Se hai una richiesta, la preghiera ne è contaminata.

Quando non chiedi nulla, quando rimani semplicemente in silenzio, e tuttavia sei aperto, pronto a qualsiasi cosa, disposto perfino a morire, quando sei in uno stato d'animo di semplice ricettività, passivo, disponibile, allora la preghiera accade.
La preghiera non è qualcosa che si può fare, non ha nulla a che vedere con l'agire. Non è un'azione o un'attività, è una dimensione dell'essere.
Se vuoi dire qualcosa, dilla. Ma ricorda che le tue parole non avranno alcun effetto sull'esistenza. 

Toccheranno il tuo cuore, e questo potrebbe essere un bene, ma la preghiera non cambierà mai le intenzioni di Dio. Può cambiare te, ma se non ti trasforma, allora è solo un trucchetto. Puoi continuare a pregare per anni, ma se non ti trasforma, lasciala perdere, è spazzatura. Liberatene.
La preghiera non cambierà Dio. Tu pensi sempre che, pregando, Dio cambierà idea, sarà più accondiscendente, si accorgerà un po' di te. Non c'è nessuno che ti ascolta, questo cielo infinito non ti può ascoltare. Questo cielo infinito può essere con te solo se tu sei con lui: non c'è altro modo per pregare.

Io vi suggerisco anche di pregare, ma la preghiera dovrebbe essere un semplice fenomeno di energia; non un fenomeno del tipo « il devoto-e-Dio », bensì un fenomeno di energia.


Tutte le meditazioni sono un'attesa, ogni preghiera è pazienza infinita. L'essenza della religione consiste nel non permettere alla mente di crearvi ulteriori problemi. Se dite alla mente di aspettare, la meditazione accade. Se riuscite a persuadere la mente ad attendere, sarete in preghiera, perché attendere significa assenza di pensiero. Significa sedersi semplicemente sulla riva, senza farsi coinvolgere dal fiume. Cosa puoi fare? Qualsiasi azione da parte tua non farebbe che intorbidirlo. Proprio il tuo affrontare la corrente creerebbe altri problemi, per cui aspetta.

Osho

martedì 26 gennaio 2016

Gibberish meditation

26 GENNAIO 2016


È un’antica tecnica di meditazione, che consiste nell'esprimersi abbandonandosi a suoni senza senso. È un un metodo molto catartico, che stimola anche movimenti corporei espressivi.

Da solo o in gruppo, chiudi gli occhi e comincia a emettere suoni senza senso, balbettii. Per quindici minuti abbandonati completamente a questi farfuglii. Lascia libero corso a tutto ciò che in te ha bisogno di esprimersi. Butta fuori tutto! 

La mente pensa continuamente in termini verbali. Questa tecnica aiuta ad interrompere la reazione di verbalizzazione costante. Con il gibberish puoi liberarti dai tuoi pensieri senza doverli reprimere. E allo stesso tempo lascia che anche il tuo corpo si esprima.

Quindi, sdraiati sulla pancia e per quindici minuti sentiti come se ti unissi con la madre terra. A ogni esalazione sentiti fondere nel suolo sotto di te.

Dio è un espediente per aiutarti a pregare. Una volta che hai imparato a pregare, scordati totalmente Dio. La preghiera in se stessa è sufficiente, più che sufficiente.


 Osho

lunedì 25 gennaio 2016

Lasciare uscire le proprie voci

25 GENNAIO 2016

Quando la meditazione libera energia dentro di te, troverà vie diverse per esprimersi. Dipende dal tipo di talento che hai. Se sei un pittore, con l'energia liberata dalla meditazione dipingerai di più, dipingerai come un pazzo, ti scorderai di tutto, del mondo intero. 
Tutta la tua energia verrà incanalata nella pittura. 

Se danzi, la meditazione darà alla tua danza una maggiore intensità. Dipende dalla capacità, dal talento, dall'individualità, dalla personalità, per cui nessuno sa cosa gli accadrà. Talvolta avvengono mutamenti improvvisi. 

Una persona che è sempre stata molto taciturna, poco comunicativa, d'un tratto si metterà a parlare. Forse si era repressa, forse non le era mai stato concesso di parlare. E non appena l'energia insorge e fluisce, si mette a parlare.

Ogni notte, prima di andare a letto, siedi di fronte a un muro per quaranta minuti, e parla, parla ad alta voce. Divertiti ... va' fino in fondo! Se scopri che insorgono due voci, lascia che si esprimano entrambe. Parla con una delle due, poi rispondi con l'altra, e vedrai come riesci a creare un bellissimo dialogo.Non cercare di controllarlo, perché non stai parlando per nessuno. Se vuol essere folle, lascia che lo sia. Non metterti a tagliare, a censurare, altrimenti rovini tutto.

Ripeti questo esperimento per almeno dieci giorni. Impegna tutta la tua energia in questa pratica.


Non vi posso prima aprire le porte del paradiso cosicché voi diventiate silenti. Prima siate totalmente folli.

Osho

domenica 24 gennaio 2016

Se sei depresso, sii felice di essere depresso e permetti alla depressione di essere.


24 GENNAIO 2016


Ricordati questo: ogni volta che sei depresso, apetta il momento in cui la depressione se ne va. Niente dura per sempre; la depressione se ne andrà. E quando ti avrà lasciato, aspetta – rimani attento e consapevole – perché dopo la depressione, dopo la notte, ci sarà l’alba e il sole sorgerà. Se in quel momento riesci a rimanere consapevole, sarai felice di essere stato depresso. Sarai riconoscente alla tua depressione perché è solo grazie ad essa che questa nuova felicità è stata possibile.

Ma noi cosa facciamo? Ci muoviamo in un infinita regressione. Siamo depressi. E poi diventiamo depressi a causa della depressione, ed è una seconda depressione. Se sei depresso, va bene! – non c’è niente di sbagliato in te. E’ bello, è un momento in cui puoi maturare e imparare. Ma cominci a sentirti male. “Perché sono depresso? Non dovrei essere depresso.” E cominci a combattere contro la depressione. La prima depressione è buona, ma la seconda depressione è irreale. E questa depressione irreale oscurerà la tua mente. E perderai il momento in cui la prima depressione finisce.

Quando sei depresso, semplicemente sii depresso. Non diventare depresso perché sei depresso. Quando sei depresso, sii semplicemente depresso. Non combattere, non creare diversioni, non forzare la depressione ad andarsene. Permettile di accadere. Se ne andrà da sola.

La vita è un flusso, niente rimane lo stesso. Non c’è bisogno di te, il fiume si muove da solo, tu non devi spingerlo. Se stai cercando di spingerlo, sei semplicemente un folle. Il fiume fluisce per conto suo. Permettigli di fuire.

Quando la depressione è presente, permettigli di essere. Non diventare depresso per questo. Se vuoi che se ne vada in fretta, diventerai depresso. Se la combatti, creerai una seconda depressione che è pericolosa. La prima depressione è bella, è data da Dio. La seconda depressione è la tua, non è data da Dio, è mentale. E rimarrai perso nelle scalanature della mente, che sono infinite.

Se sei depresso, sii felice di essere depresso e permetti alla depressione di essere. Poi, improvvisamente, la depressione scomparirà e ci sarà una svolta. Non ci saranno più nuvole e il cielo sarà limpido. E per un singolo momento ti si aprirà il paradiso.

Se non sei depresso a proposito della tua depressione, puoi contattare, entrare in comunione, puoi attraversare i cancelli di questo paradiso. E una volta che lo sai, hai imparato una delle leggi ultime della vita: che la vita usa l’opposto come maestro, come sottofondo.

Tratto da: “The New Alchemy: To Turn You On #8, The Silence That Follows the Storm”, di Osho
http://unicacoscienza.altervista.org/osho-sulla-depressione/
http://divinetools-raja.blogspot.it/2016/01/se-sei-depresso-sii-felice-di-essere.html


sabato 23 gennaio 2016

Satsang, il segreto della presenza

23 GENNAIO 2016

Molti pensano che la presenza del maestro consista solo nella sua vicinanza fisica... Chiunque abbia mai ascoltato Osho e/o partecipato all’Evening Meeting (che prevede l’ascolto e la visione di un videodiscorso di Osho) sa che non è vero. C’è qualcosa di molto più potente in azione...
 
Un prezioso testo di Osho apparso su Osho Times n 224




Molto è possibile solo grazie all’ascolto.
È una meditazione incredibile, ascoltare soltanto. E non c’è bisogno d’altro. Se ascolti totalmente, due cuori cominciano a incontrarsi e fondersi. Molte volte i confini si dissolvono e non sai più se sei colui che ascolta o colui che parla. Quelli sono i rari momenti in cui qualcosa accade realmente. In Oriente abbiamo dato un grande valore al satsang, mentre in Occidente non è mai esistito niente di simile. Il satsang è un concetto squisitamente orientale. Dice che stare semplicemente vicino al maestro, senza fare nulla, è l’unica cosa di cui c’è bisogno. Se parla, ascolti le sue parole. Se non dice nulla ascolti il suo silenzio. Se ride, ascolti le sue risate. Il solo esserci, disponibile, aperto, vulnerabile… come una spugna, che assorbe la sua energia, la sua vibrazione… permettendogli di riversarsi dentro di te. Alcune persone hanno raggiunto l’apice solo sedendo accanto al maestro.
Si racconta che un maestro Sufi a cui fu chiesto come si era realizzato rispose: 
“Per 3 anni sono solo stato seduto vicino al mio maestro e lui nemmeno mi guardava. Era difficile dire se mi avesse mai notato, perché non mi rivolgeva mai lo sguardo. Arrivava e se ne andava e per 3 anni non mi ha mai guardato. Ma io sono stato persistente, e un giorno infine mi ha guardato. Fu un dono immenso, una grazia. E poi per altri 3 anni si dimenticò di me. Dopo 6 anni un giorno mi sorrise. Per altri 3 anni niente. Poi un giorno mi prese la mano e la strinse nella sua. E per altri 3 anni niente. 12 anni passarono così. Poi un giorno mi abbracciò e disse: ‘Ora cosa fai qui? Vai e fai agli altri ciò che io ho fatto a te’. Si sedeva e diceva: ‘Siediti al mio fianco’ ed è questo che ho imparato.
Se riesci semplicemente ad ascoltare ed essere, non c’è bisogno d’altro”.
Tratto da: Osho, The Passion for the Impossible #4
 http://www.oshoba.it/index.php?id=articoli_view_x&xna=174

venerdì 22 gennaio 2016

Ritornare nel grembo

22 GENNAIO 2016

Prima di addormentarti, siedi sul letto — mettiti in una posizione rilassata — e chiudi gli occhi. Senti il corpo rilassarsi... se il corpo inizia a piegarsi in avanti (come è possibile che accada), lascialo andare. Forse assumerà una posizione fetale, quella del bambino nel grembo materno. Se è questo che senti, assumi la posizione fetale, diventa un bambino nel grembo della madre.

E poi avverti semplicemente il tuo respiro, non fare altro. Ascoltalo semplicemente: il respiro che entra, il respiro che esce, il respiro che entra, il respiro che esce. Non devi ripeterlo a parole: avvertine semplicemente il fluire.
Sentilo semplicemente, e in quel sentire insorgeranno un silenzio e una chiarezza straordinari.

Fallo solo per dieci o venti minuti — da un minimo di dieci a un massimo di venti minuti — e poi dormi.
Prima o poi bisogna confrontarsi con il proprio sentirsi soli. Una volta affrontato, questo sentirsi soli cambia colore, cambia qualità; acquista un sapore assolutamente diverso. Diventa un essere soli. Allora non è più isolamento, è solitudine. Nel sentirsi soli vi è infelicità, la solitudine si apre alla beatitudine.


 Osho

giovedì 21 gennaio 2016

Addentrati nel vuoto che è in te

22 GENNAIO 2016


Ogni notte, prima di dormire, chiudi gli occhi, e per venti minuti scendi nel vuoto che è in te. Accettalo, lascia che sia presente. Se affiora la paura, lascia che sia presente. Anche se tremi di paura, non rifiutare lo spazio che sta nascendo dentro di te. 

In due o tre settimane sarai in grado di percepirne la bellezza, sarai in grado di avvertirne la benedizione. E una volta gustata questa grazia, la paura sparirà da sola. Non devi lottare con lei. Nel giro di tre settimane, un giorno all'improvviso sentirai una grande beatitudine, un'esplosione di energia travolgente, una qualità gioiosa del tuo essere, come se la notte fosse finita e il sole apparso all'orizzonte.

Osho

mercoledì 20 gennaio 2016

Addentrarsi nella propria paura

20 GENNAIO 2016

Ogni notte, per quaranta minuti, vivi la tua paura. Siedi in camera, spegni la luce e comincia a sentire paura. Pensa a tutte le cose orribili, fantasmi e dèmoni, a qualsiasi cosa riesci ad immaginare. 

Crea dei mostri, immagina che stiano danzando intorno a te e cerchino di afferrarti per consegnarti alle forze del male. Lascia che le tue fantasie ti spaventino veramente e tocca il fondo più oscuro dell'immaginazione: ti stanno uccidendo, vogliono violentarti, ti vogliono strangolare. E non sono solo un paio di dèmoni, sono tanti e ti attaccano da tutte le parti. Entra nella paura il più profondamente possibile e affronta qualsiasi cosa accada.


Inoltre, durante il giorno o in qualsiasi momento si risvegli in te la paura, accettala. Non rifiutarla. Non pensare che sia qualcosa di male che devi controllare; è un fenomeno naturale. Accettandola e lasciando che si esprima nella notte, le cose inizieranno a cambiare.

Osho

martedì 19 gennaio 2016

Usa un biberon

19 GENNAIO 2016

Ogni notte, prima di addormentarti, prendi un biberon, una bottiglietta per il latte dei bambini, e mettilo in bocca. Raggomitolati come un bambino e inizia a succhiare la tettarella: qualcosa in profondità si sentirà appagata.


Non ti è possibile metterti totalmente a nudo di fronte a un altro. Per questo in Oriente non abbiamo mai sviluppato nulla che assomigli alla psicoanalisi: abbiamo sviluppato la meditazione, cioè l'arte di mettersi a nudo davanti a se stessi. Questa è l'unica possibilità di essere assolutamente veri, perché non esiste alcuna paura.

Osho

lunedì 18 gennaio 2016

Meditazioni sulla vita e sulla morte

18 GENNAIO 2016

La sera, prima di andare a dormire, fai questa meditazione di quindici minuti. È una meditazione sulla morte. Sdraiati e rilassa il corpo. Sentiti come se stessi morendo e non riesci più a muovere il corpo perché sei morto. Crea la sensazione che tu te ne stia andando dal corpo. 

Continua per dieci, quindici minuti, e nel giro di una settimana riuscirai a sentirlo davvero. E addormentati mentre stai meditando. Non creare interruzioni. Lascia che la meditazione si trasformi in sonno, e non appena il sonno si impadronisce di te, dormi pure.

Al mattino, non appena ti senti sveglio — non aprire gli occhi — fai la meditazione sulla vita. Immagina che ti stai riempiendo di vita, la vita sta ritornando e tutto il corpo trabocca di vitalità e di energia. 

Comincia a muoverti, a dondolare nel letto ad occhi chiusi. Senti che la vita fluisce dentro di te. Senti che il corpo ha un incredibile flusso di energia: esattamente l'opposto della meditazione sulla morte. Dunque, fai la meditazione sulla morte la sera, prima di addormentarti e la meditazione sulla vita proprio prima di alzarti.


Durante la meditazione sulla vita puoi fare respiri profondi. Sentiti pieno di energia... la vita che entra in te col respiro. Sentiti ricolmo e molto felice, vivo. E dopo quindici minuti, alzati.

Osho

sabato 16 gennaio 2016

«Oh»

16 GENNAIO 2016

Prima di andare a dormire, spegni la luce, siediti sul letto, chiudi gli occhi ed esala profondamente dalla bocca emettendo il suono «oh». Il tuo stomaco rientra, mentre l'aria fuoriesce e tu continua a produrre il suono «oh». Ricorda: non dico «aum», dico semplicemente «oh». Diventerà aum automaticamente, non occorre che sia tu a produrre l'aum. In quel caso sarebbe falso. Limitati a creare il suono «oh».

Ti sentirai sempre più rilassato e il tuo sonno avrà una qualità diversa, assolutamente diversa. E solo trasformando il tuo sonno riuscirai a diventare più sveglio e consapevole. Ecco perché inizieremo trasformando il tuo sonno.

Quando avrai espirato completamente dalla bocca, sempre creando il suono «oh», sentirai che non hai più fiato, quando tutta l'aria è uscita, fermati per un istante. Non inalare, non espirare; fermati! In quell'attimo di sospensione sei il divino. In quella pausa non fai nulla, non respiri nemmeno. In quella pausa sei nell'oceano. Il tempo non è più, perché esso si muove con il respiro. È come se l'intera esistenza
si fosse fermata con te. In quella pausa puoi diventare consapevole della fonte più profonda del tuo essere e della tua energia. Quindi, fermati per un istante.

Poi riprendi ad inspirare dal naso. Ma non sforzarti. Ricorda: nell'espirazione devi sforzarti, ma non ti devi sforzare mentre inspiri. Lascia che sia il corpo ad inalare. Tu rilassa la tua presa e lascia che il corpo compia l'inspirazione. Non fare nulla.

L'esistenza respira da sola; scorre da sola lungo il suo corso. È un fiume: tu insisti a spingerlo inutilmente. Ti accorgerai che il corpo inspira da solo. Il tuo sforzo è inutile, il tuo ego non è necessario, tu non sei necessario. Diventa un semplice osservatore. Osserva semplicemente il corpo che inspira. E avvertirai un silenzio profondo.

Quando il corpo ha compiuto un'inspirazione completa, fermati per un istante. E di nuovo osserva. Questi due momenti sono totalmente diversi. Quando ti fermi dopo aver espirato completamente, quell'attimo di sospensione assomiglia alla morte. Quando ti fermi dopo aver inspirato totalmente, quell'attimo di sospensione è il punto culminante della vita. Ricorda, l'inalazione è l'equivalente della vita, l'esalazione corrisponde alla morte.

Sentilo! Percepisci entrambi i momenti. Per questo ti dico di fermarti due volte: dopo aver esalato e ancora dopo aver inalato; in questo modo potrai percepire sia la vita che la morte. Quando saprai che « questo » è vita, e « questo » è morte, le avrai trascese entrambe.

Il testimone non è né morte né vita. Il testimone non è mai nato e non muore mai. Solo il corpo, il meccanismo, muore. Tu sei diventato « il terzo ».

Fai questa meditazione per venti minuti e poi abbandonati al sonno.


 Osho

venerdì 15 gennaio 2016

Il #Taharrush di Capodanno

15 GENNAIO 2016

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"Provate a immaginare una donna che cammina per strada e che ha solo una colpa: veste all’occidentale e non è accompagnata da un uomo appartenente alla sua famiglia. Improvvisamente viene circondata da un gruppo di uomini, dieci, venti talvolta di più. Alcuni la circondano, altri fanno da palo e sviano i curiosi. Dal gruppo si staccano tre o quattro che iniziano a toccare i seni della poveretta, le toccano il sedere, se ha la sventura di portare la gonna, gliela alzano, le strappano le mutande e le infilano le mani nelle parti intime tra risa e scherni. 

La pratica si chiama Taharrush ed è segnalata nei Paesi del Golfo, a cominciare dall’Arabia Saudita, ma anche in Tunisia, in Egitto, in Marocco, soprattutto al termine del Ramadan ma in genere in occasione di grandi assembramenti. Perché la folla è ricercata dagli uomini che praticano le molestie di gruppo, la folla aiuta, nasconde, relativizza, la folla aiuta a punire le donne non velate. Come quelle che festeggiavano l’avvento del nuovo anno a Colonia e nelle altre città tedesche la notte di Capodanno. La Bild l’altro giorno ha pubblicato i verbali delle donne che sono state aggredite. E’ un resoconto dell’orrore. A tutte hanno cercato di infilare dita nelle parti più intime. A tutte sono stati palpati seni e sedere. Tutte sono state circondate, umiliate, derubate. 

Alcune sono state violentate. Ricorda qualcosa? Sì lo avete capito. Nelle piazze tedesche è stato praticato il Taharrush, il “gioco” dello stupro e non è una supposizione giornalistica ma la conclusione a cui è giunta la Polizia federale tedesca, che ora è molto preoccupata perché teme il ripetersi di questi episodi. Dovremmo esserlo anche noi, ma scommetto che pochi di voi, cari lettori, avrete letto grandi titoli al riguardo. Come è avvenuto sin dall’inizio di questa drammatica vicenda, nei grandi media prevalgono l’imbarazzo, il silenzio, la compiacenza del politicamente corretto, dunque il desiderio ricorrente di non offendere il “diverso”. Nemmeno se è un criminale. E qui occorre puntualizzare. Nessuno pensa che tutti gli islamici pratichino il Taharrush. Al contrario: nel Maghreb le autorità arabe e la maggior parte degli Imam condannano e perseguono il comportamento disumano compiuto da piccole minoranze. Dunque non si tratta di criminalizzare l’Islam, né tutti gli immigrati, bensì di capire, segnando il confine tra l’accoglienza e l’abuso, tra l’integrazione e l’arroganza." Marcello Foa

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giovedì 14 gennaio 2016

La ricchezza di Dio – Una ribellione – Osho

14 GENNAIO 2016


Dio è Creatività. Non è che Egli ha creato in un passato imprecisato, poi ha smesso e si è riposato. E cos’ha fatto da allora in poi? No, non è così, Egli continua a creare. Dio non è un evento, è un processo. (La ricchezza di Dio)
La religione è fondamentalmente, essenzialmente, una ribellione. Non è conformismo, non appartiene a nessuna organizzazione, società, chiesa, perché ogni appartenenza è un prodotto della paura, e la religione è libertà. 
Si ha paura a essere soli. Si vuole appartenere a una nazione, a una chiesa, a una società, perché quando appartieni a una folla, dimentichi il tuo sentirti solo. Non scompare, ma tu te ne dimentichi. Inganni te stesso, crei intorno a te un sogno, pensi di non essere solo. Malgrado tutto, resti solo, sempre e comunque: il tuo appartenere è solo una sostanza intossicante, un inebriante. 
La religione non è un inebriante. Non ti dà inconsapevolezza, ti rende consapevole; e la consapevolezza è ribellione. (Una ribellione)
http://www.meditare.net/wp/religioni/la-ricchezza-di-dio-una-ribellione-osho/

mercoledì 13 gennaio 2016

Togliti la corazza

13 GENNAIO 2016


La sera, quando vai a dormire, togliti i vestiti, e mentre li lasci cadere immagina che non ti stai togliendo solo gli abiti, ti stai togliendo anche la corazza. Fallo veramente! Toglila e tira un bel respiro profondo; quindi, va' a dormire come se non avessi alcuna corazza, senza nulla addosso, senza costrizioni di sorta.

Osho

martedì 12 gennaio 2016

Datti una scossa!

12 GENNAIO 2016

Spegni la luce e stai in piedi nell'oscurità. Quindi inizia a scuoterti partendo dalla testa, scuoti solo la testa. Goditi questo scotimento e cogline la sensazione dall'interno. Quindi scuoti la parte superiore del corpo, la testa, le mani, il torace; non muovere la parte inferiore.
Quando hai sentito questo scotimento e ne hai goduto, comincia a scuotere la parte inferiore del corpo. Infine scuoti tutto il corpo. 

Dividi l'azione in tre momenti: prima la testa, solo la testa; poi il torace, e infine tutto il corpo. Comincia con la testa perché all'inizio ti sarà più facile percepirlo in quel punto, poiché la consapevolezza è più vicina, e da li è più facile esserne testimoni. E goditelo fino in fondo!

Quando cominci a scuotere tutto il corpo, trova la posizione in cui ti senti più aggraziato, quella che ti fa sentire più bello. E dopo tre minuti fissati in quella posizione, qualunque essa sia — le mani alzate, il corpo piegato in avanti o su un fianco, o qualsiasi altra — e immobilizzati in quella posizione per quattro minuti.

Questa è una meditazione di dieci minuti: scuoti la testa per un minuto, scuoti il torso per due minuti, scuoti tutto il corpo per tre minuti, e per quattro minuti rimani congelato come fossi diventato di pietra, non fare altro!

E conserva sempre la sensazione delle quattro fasi. Mentre ti scuoti, senti l'energia che si rimescola ... e poi tutto il corpo diventa un'esplosione di energia. Sentiti come se non fossi altro che un ciclone. E improvvisamente congelati e resta immobile come una statua, a quel punto sentirai il centro. Attraverso quel ciclone raggiungerai il tuo centro.


Le mie meditazioni hanno lo scopo di riportarvi alla vostra infanzia, al tempo in cui non eravate persone rispettabili, al tempo in cui potevate essere folli, al tempo in cui eravate innocenti, non ancora corrotti dalla società, al tempo in cui non avevate ancora appreso le astuzie del mondo, al tempo in cui non appartenevate a questo mondo, ma all'altro. Vorrei che tutti voi ritornaste a quel periodo e da li ripartiste un'altra volta. E questa è la vostra vita. La rispettabilità e il denaro sono premi di consolazione, non sono vere conquiste. Non lasciatevi ingannare.

Osho

lunedì 11 gennaio 2016

«Si, si, si»

11 GENNAIO 2016


Considera il si un mantra. Ogni notte, prima di addormentarti ripeti: «Sì, si, si» e abbandonati a questa armonia; lasciati trasportare, lascia che circondi tutto il tuo essere dalla punta dei piedi alla testa. 

Lascialo penetrare. Ripeti: « Si, si, si ». Per dieci minuti ogni sera lascia che sia la tua invocazione, e poi addormentati. E al mattino presto, di nuovo, siedi sul letto per almeno tre minuti. La prima cosa da fare è ripetere «sì», e abbandonarsi a questa armonia. Durante il giorno, ogni volta che ti senti negativo, fermati ovunque ti trovi. 

Ripeti: «Si, si » ad alta voce: è la cosa migliore. Altrimenti ripetilo in silenzio: «Si, si ».

Osho

sabato 9 gennaio 2016

L’agricoltura naturale o «del non fare» di Masanobu Fukuoka

9 GENNAIO 2016


Fukuoka: l'agricoltura del non fare

Il 16 agosto 2008 Masanobu Fukuoka dalla sua casa nel sud del Giappone ha lasciato questo mondo, cosciente di quanto stava avvenendo e in pace.

Forse nessuno come lui ha dato prova di comeun'agricoltura contadina, senza macchine, basandosi solo sulla natura, possa essere l'unica vera attività ecologista, capace di risanare la terra. Col suo metodo, che ha chiamato agricoltura naturale o «del non fare», ha sfidato l'agricoltura industriale dimostrando che l'uomo con le sue sole  mani, un falcetto e poco più, è in grado di battere in produttività le macchine, i concimi chimici, i diserbanti, le varietà scientifiche e tutte le multinazionali agroalimentari, con costi quasi nulli e quindi praticando prezzi al pubblico più bassi dei supermercati e producendo alimenti di una qualità praticamente irraggiungibile da qualsiasi altro metodo.
Un'agricoltura rivoluzionaria
Coloro che ne hanno sentito parlare e hanno letto i suoi libri hanno avuto la sensazione di trovarsi davanti alla proposta ecologica più rivoluzionaria. Fra loro moltissimi lo hanno cercato, letto e ascoltato, alcuni hanno provato a mettere in pratica le sue lezioni, pochi ci sono riusciti e sono diventati dei punti di riferimento essenziali (il più importante è Panos Minikis in Grecia) ma diversi hanno rimandato l'impegno a una futura propria conversione e a un più radicale cambiamento di vita. La differenza fra quella di Fukuoka e gli altri tipi di agricoltura biologica è che la sua capovolge radicalmente i pilastri della modernità. Eppure a guardare bene si riduce a poche cose: avvolgere i semi in palline di argilla, impiantare trifoglio nano nei campi di grano, dopo la battitura del grano ributtare nel campo tutta la paglia, mietere a mano e battere con una piccola macchina a pedale, disegnare dei campi di mille metri quadrati, seminare ortaggi come piante selvatiche... Queste semplici azioni, anche se capaci di grandi risultati, non bastano a sfamare l'ansia che abbiamo di combattere quelli (multinazionali ecc.) che stanno facendo più male alla natura.
Schiavi della tecnologia
Siamo cresciuti nella civiltà della tecnica, nella prostituzione alla tecnica, che coincide con la mancanza di cultura diretta, sostituita da manuali di funzionamento. Non abbiamo identità e siamo pronti a buttar via l'ultima tecnica utilizzata non appena ce n'è un'altra che crediamo (ma siamo creduloni abbagliati da perline) più efficiente e moderna. Come figli del XX secolo siamo abituati a passare molto tempo assorbiti da macchine di metallo e plastica che sono diventate il nostro ambiente, abbiamo difficoltà a dare un'importanza esistenziale, alimentare alla natura, che riusciamo solo a concepire come panorama, al massimo col vetro tirato giù. L'agricoltura naturale impone di uscire dalla dipendenza meccanica, di trasformare i semplici atti di seminare, mietere manualmente (solo oche ore di lavoro fisico in un anno), spargere la paglia, in modi d'essere, restando fedeli alla loro semplicità. Verso il tramonto della sua vita, Fukuoka si è dedicato con tutte le forze alla lotta contro la desertificazione avanzante. Grazie al suo impegno milioni di palline di argilla sono state sparse, anche con l'utilizzo di aerei, in zone semidesertificate della Grecia. Dopo gli ultimi immensi incendi dei boschi, è apparso chiaro che questo modo di semina è il più a buon mercato e insostituibile là dove si tratta di rinverdire grandi estensioni di territorio.
La filosofia del non fare
Ma il messaggio più forte di Fukuoka è stato proprio quello del non fare, di staccare dalla modernità e riscoprire la mancanza di valore di questa corsa al progresso, di guardare alla natura come opera di Dio, come forma della sua volontà e provvidenza. Il sorriso rimasto sul suo volto dopo la morte non è solo pienezza ma anche incoraggiamento per noi che restiamo.