lunedì 19 ottobre 2015

Il lavoro come meditazione

19 OTTOBRE 2015
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Ogni volta che ti senti di cattivo umore e senza amore per il tuo lavoro, prima di metterti a lavorare, esala profondamente per cinque minuti. Con l'esalazione, immagina di espellere il tuo malumore e rimarrai sorpreso: nel giro di cinque minuti sarai di nuovo normale e il malumore sarà scomparso. La depressione è svanita.

 La cosa migliore è di trasformare il tuo lavoro in una meditazione. In questo modo la meditazione non è mai in conflitto con la tua esistenza. Ogni cosa che fai può diventare un'occasione per meditare.. La meditazione non è un momento separato, fa parte della vita. È come il respiro: come inspiri ed espiri, cosi mediti!

E si tratta solo di cambiare punto di vista: tutto qui. Inizia a fare con attenzione le cose che hai sempre fatto sbadatamente. Le cose che hai sempre fatto per ottenere un risultato, per avere denaro, ad esempio... non c'è nulla di male, ma è possibile trasformare il lavoro in un fenomeno superiore. Non c'è nulla di «male nel denaro, e se il tuo lavoro ti fa guadagnare soldi va benissimo: il denaro è utile, ma non è tutto! E se lo puoi associare ad altri piaceri, perché non farlo? Sono del tutto gratuiti.

Devi fare il tuo lavoro, sia che lo ami sia che non lo ami, per cui non devi fare altro che metterci un po' d'amore e ne ricaverai benefici che altrimenti ti sfuggirebbero.
Chiunque sia impegnato in un lavoro creativo può trasformare la sua attività in una meditazione. Bhagwan ne ha fatto cenno in risposta a una domanda rivoltagli da un pittore.

L'arte è meditazione; qualsiasi attività diventa una meditazione se ti ci perdi, perciò non fermarti alla tecnica. Se sei solo un tecnico la pittura non diventerà mai una meditazione: devi coinvolgerti fino alla follia, diventarne pazzo, perderti completamente, senza sapere dove vai, senza sapere cosa fai, senza sapere chi sei.

Questa condizione di smarrimento sarà meditazione: lascia che accada. Non dovresti dipingere un quadro, il dipinto dovrebbe accadere. Con questo non voglio dire che te ne devi stare con le mani in mano: cosi non accadrebbe mai. Deve fiorire attraverso di te, devi essere attivissimo, eppure non devi essere tu a farlo. Il segreto è tutto qui, questa è la chiave: devi essere attivo e tuttavia non devi far nulla.

Avvicinati al canovaccio. E per alcuni minuti siedi semplicemente in silenzio di fronte alla tela. Deve assomigliare ad una scrittura automatica: prendi in mano la penna e siedi in silenzio finché d'un tratto senti che la mano parte da sola, senza che tu abbia fatto nulla. Sai di non essere stato tu a muoverla, stavi semplicemente aspettando: sorge un impulso e la mano si muove, qualcosa inizia ad accadere.
Dovresti iniziare il tuo quadro allo stesso modo. Medita per alcuni minuti, sii semplicemente disponibile. Lascia che accada qualsiasi cosa: sfrutta tutta la tua abilità per lasciarla accadere.

Prendi il pennello e comincia: all'inizio procedi lentamente, in modo tale che il tuo io non interferisca. Procedi molto lentamente. Lascia che il soggetto inizi a fluire attraverso di te da solo, poi perditi nel quadro. Non pensare ad altro: l'arte deve esistere solo per amore dell'arte, allora è meditazione. Nessuno scopo dovrebbe interferire. E con questo non voglio dire che alla fine non venderai il tuo quadro o non lo esporrai: è giusto farlo, ma si tratta di un fatto secondario. Non è questa la motivazione. Occorre il cibo, per cui vendi il quadro, ma venderlo ti addolora, è quasi come vendere il proprio figlio: lo si deve fare, per cui va bene. Ti rattrista, ma non era questa la motivazione: non hai dipinto mirando a un guadagno. È stato venduto — questo è un altro fatto — ma la motivazione non era presente, altrimenti saresti stato solo un tecnico.

Devi perderti completamente. La tua presenza non è necessaria, devi scomparire completamente nel tuo quadro, nella tua danza, nel respiro, nel canto. Devi perderti completamente, senza più controllo, in qualsiasi cosa fai.

Oggi la scienza ha bisogno di grandi meditatori, altrimenti la terra è condannata alla rovina.


Osho: Il libro arancione

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