domenica 16 agosto 2015

Cos’è il sistema endocannabinoide


Il sistema endogeno di cannabinoidi, il cui nome deriva dalla pianta che ne ha portato alla scoperta, è forse il sistema fisiologico più importante per l’uomo nello stabilire e regolare il suo benessere e la sua salute.
I recettori per gli endocannabinoidi, ovvero per le molecole chimiche che vengono prodotte dal nostro corpo con una forma simile a quella contenute nella Cannabis, si trovano distribuiti in tutto il nostro corpo: si pensi che il CB1 è uno dei recettori più presenti nel SNC e la distribuzione periferica dei recettori cannabinoidi spazia tra cervello, organi, tessuti connettivi, ghiandole e cellule immunitarie ed in ogni tessuto il sistema endocannabinoide ricoprirà mansioni differenti ma l’obiettivo principale sarà sempre lo stesso: l’omeostasi, ossia il mantenimento di un ambiente interno stabile ed in equilibrio nonostante le fluttuazioni presenti nell’ambiente esterno circostante.
L’omeostasi viene così promossa dai cannabinoidi ad ogni livello della vita biologica, da quello cellulare, a quello dell’organismo, per arrivare possibilmente a quello comunitario ed oltre.
Per capirci prendiamo l’esempio dell’autofagia, un processo nel quale una cellula sequestra una parte del suo contenuto affinché venga auto-digerito e riciclato, che viene mediato dal sistema endocannabinoide.
Se questo processo serve a mantenere le cellule normali in vita, permettendole di raggiungere un equilibrio tra sintesi, degradazione, e successivo riciclo di prodotti cellulari, ha anche un effetto mortale per le cellule tumorali maligne, portandole a consumarsi autonomamente in un meccanismo di suicidio cellulare programmato o apoptosi.
La morte delle cellule cancerogene così promuove l’omeostasi e la sopravvivenza dell’organismo ad ogni livello.
Gli endocannabinoidi sono inoltre importanti neuromodulatori e permettono la comunicazione ed il coordinamento di diversi tipi di cellule tra di loro.
Nel sito di una ferita, ad esempio, moltissimi endocannabinoidi verranno rilasciati poiché questi riducono il rilascio di attivatori e sensibilizzatori dal tessuto leso, stabilizzano le cellule nervose per prevenire un’accensione eccessiva dei messaggi di dolore e calmano le cellule immunitarie circostanti così da prevenire il rilascio di sostanze proinfiammatorie.
Abbiamo quindi a che fare con 3 diversi tipi di meccanismi di azione su 3 diversi tipi di cellule con un singolo obiettivo: minimizzare il dolore ed il danno causato dalla ferita.

Cosa sono i recettori cannabinoidi

Urocordati, ascidiacei, i piccoli nematodi e tutte le specie vertebrate condividono tra loro la presenza di un sistema endocannabinoide come parte essenziale per la loro vita e per il loro adattamento ai cambiamenti ambientali.
Attraverso la confrontazione delle genetiche dei recettori cannabinoidi di diverse specie, gli scienziati oggi stimano che il sistema endocannabinoide si sia evoluto per la prima volta negli animali primitivi più di 600 milioni di anni fa.
Mentre può sembrare che la scienza oggi sappia molto in tema di cannabinoidi, la realtà è che i circa 20 mila articoli scientifici in materia hanno solamente iniziato a portare alla luce l’argomento.
Grandi vuoti ancora devono essere colmati, e la complessità delle interazioni tra i vari cannabinoidi, i vari tipi di cellule, di sistemi e di organismi, offrono nuovi spunti e modi di guardare alla fisiologia ed alla salute.
I recettori cannabinoidi sono presenti ovunque nel nostro corpo incorporati alle membrane cellulari che attraversano 7 volte con la loro forma a serpentina, e si crede che questi siano più numerosi di ogni altro sistema di recettori.
Quando i recettori cannabinoidi vengono stimolati, per esempio a seguito dell’assunzione di Cannabis, una pluralità di processi fisiologici prende il via.
Attualmente, due sono i recettori cannabinoidi individuati: i CB1, presenti prevalentemente nel sistema nervoso (dove sono i più abbondanti recettori accoppiati alle proteine G dell’SNC); ed i CB2, localizzati principalmente nel sistema immunitario e nelle strutture ad esso associate, oltre che una presenza di ambedue tra tessuti, gonadi, ghiande ed organi.
In molti tessuti infatti sono presenti entrambi i recettori CB1 e CB2, ognuno dei quali collegati a diverse funzioni e molti ricercatori, tra i quali Viola Brugnatelli e molti altri che investigano sui nuovi recettori, speculano sulla presenza di un terzo e quarto tipo di recettori cannabinoidi, il GPR55 e l’Abn-CBD.
Ciò che risulta importante per comprendere a fondo l’importanza di questo sistema è che gli endocannabinoidi sono sostanze prodotte in forma naturale dal nostro corpo per stimolare questi recettori, che sono così fondamentali per l’occorrere della vita che al cancellare la sequenza genetica che codifica il recettore cannabinoide, ottenendo pertanto una forma di vita priva di CB1 funzionanti ed un così chiamato “KO di Cannabinoide”, si previene lo sviluppo embrionale e la sopravvivenza dello stesso alla nascita.

Cosa sono i cannabinoidi

Le due molecole di endocannabinoidi meglio studiate e comprese attualmente sono l’Anandamide (dal Sanscrito, beatitudine, felicità) e il 2-AG (2-arachidonilglicerolo).
Questi vengono sintetizzati su richiesta da parte di derivati dell’acido arachidonico sulla membrana cellulare ed hanno un effetto locale ed una breve vita prima di essere degradati dall’enzima idrolasi delle ammidi degli acidi grassi (FAAH) e dalla monoacilglicerolo lipasi (MAGL).
Dato che chimicamente gli endocannabinoidi sono eicosanoidi (acidi grassi ossidati), durante il simposio dell’International Cannabinoid Research Society del 2014 è stato proposto il cambio della nomenclatura da “endocannabinoidi” a “eicosanoidi” con l’obbiettivo di prevenire lo stigma nei confronti di terapie che hanno come target il sistema cannabinoide, ma che chiaramente si allontanano dalla componente ricreativa della Cannabis.
I fitocannabinoidi sono sostanze prodotte dalle piante capaci di stimolare i recettori cannabinoidi.
La maggior parte dei fitocannabinoidi sono stati isolati a partire dalla Cannabis Sativa, ma anche in altre piante officinali, come l’Echinacea Purpurea, sono stati individuati cannabinoidi non psicoattivi.
Il Delta-9-tetraidrocannabinolo, o semplicemente THC, è sicuramente il più psicoattivo e famoso di questi elementi, ma altri cannabinoidi come il cannabidiolo (CBD), il cannabinolo (CBN) ed altri cannabinoidi acidi, stanno oggi attirando l’attenzione dei ricercatori e dei pazienti per le loro plurime proprietà curative.
Di particolare interesse risulta il fatto che anche la pianta di Cannabis stessa utilizza i cannabinoidi per favorire il suo benessere e per la prevenzione di malattie.
I cannabinoidi infatti hanno proprietà antiossidanti che svolgono un’azione protettiva nei confronti delle foglie e delle infiorescenze della pianta dalle radiazioni ultraviolette: i cannabinoidi, neutralizzando i pericoli dei radicali liberi generati dai raggi UV, proteggono le cellule.
Negli esseri umani i radicali liberi causano invecchiamento, cancro, ostacolano e sbilanciano i processi di guarigione e possono portare ad una vasta gamma di patologie, da quelle neurodegenerative a quelle autoimmuni e gli antiossidanti presenti nelle piante sono stati a lungo
promossi come supplementi naturali per la prevenzione dei danni da radicali liberi.
Viola Brugnatelli



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