venerdì 3 maggio 2013

Osho nota biografica




Osho nasce a Kuchwada, nel Madhya Pradesh, In India Centrale, l’11 dicembre 1931. Fin dalla più tenera età si pone nei confronti del mondo come spirito libero. Insofferente a regole e a norme imposte, rifiuta perfino la fede della famiglia, di religione giainista, e sfida sempre e comunque il potere costituito e chi lo rappresenta. La sua ricerca della verità raggiunge il culmine all’età di ventun anni, il 21 marzo 1953. Quel giorno, Osho vive nel proprio essere la più alta vetta di consapevolezza sperimentabile dell’uomo: l’illuminazione. Descritta in Oriente come “l’istante in cui la goccia si fonde nell’oceano, nell’attimo stesso in cui l’oceano si riserva nella goccia”, per noi è più facile comprenderla come “ la totale rottura e la caduta delle maschere con cui comunemente ci si identifica, per sopravvivere, e attraverso le quali si vivono la propria vita e i rapporti con gli altri, perdendo la capacità di mettersi in contatto con la realtà dell’esistenza”. Questo suo aprire gli occhi sulla realtà dell’esistenza, quando non sia condizionata da immagini mentali e non sia distorta da emozioni o proiezioni, da desideri o speranze, lo spinge a voler invitare gli altri esseri umani alla stessa esperienza. Inizia quindi a viaggiare per tutta l’India, prima partecipando con spirito nuovo a convegni e dibattiti, e successivamente (alla fine degli anni Cinquanta), tenendo conferenze a platee anche di centomila persone. Termina gli studi nel 1956, laureandosi in filosofia, e prosegue la carriera universitaria come professore al Sanskrit College di Rajpur prima, quindi come rettore della cattedra di filosofia all’università di Jabalpur. Solo intorno al 1960 si sente pronto a intraprendere un lavoro diverso: aiutare altri esseri umani a vivere la stessa esperienza da lui vissuta. E tenta di fare ciò che non può essere fatto, di condividere ciò che non può essere condiviso, di insegnare ciò che non potrà mai – per sua stessa natura – essere insegnato. Dalle folle che ascoltavano le sue conferenze, emergono alcuni novelli “ entronauti “ che, paradossalmente, si uniscono a lui proprio su questa certezza, cioè che l’illuminazione non può essere comunicata. Il bisogno e l’impegno di questi individui va al di là dell’ascoltare semplici parole di saggezza, e bel oltre le futili controversie che queste possono scatenare; essi vogliono intraprendere una ricerca reale, che li porti a conoscere veramente il proprio essere, senza intermediari. Per rispondere a questa esigenza, nel 1964 Osho inizia a organizzare Campi di Meditazione nei quali utilizza tecniche in grado di aiutare a cogliere quel Silenzio oltre i silenzi in cui la nostra vera natura si manifesta. Consapevole della diversa struttura mentale e psicofisica dell’uomo moderno, Osho ha ideato, negli anni, tecniche di meditazione più conformi al tipo di “ sonno psicologico “ in cui oggi si vive, facendo anche buon uso delle intuizioni della moderna psicoterapia. Nel1966 abbandona la carriera universitaria e alla fine degli anni Sessanta si trasferisce a Bombay, dando vita a un ashram, o “ comunità spirituale “, che viene trasferito a Puna il21 marzo 1974, in occasione del ventunesimo anniversario dell’illuminazione. Riconosciuto da quanti vivono intorno a lui come “ Maestro di Realtà “, dopo un’esperienza in America, conclusasi tragicamente con il suo arresto e un avvelenamento, scoperto con analisi mediche solo nel 1987, Osho torna proprio in quell’anno nell’ashram di Puna dove crea un “ laboratorio di crescita “: tale iniziativa ha impatto così profondo che ancor ogni parte del mondo ricercatori del vero consapevoli di trovare in questo habitat, immerso nella meditazione, quello stimolo esistenziale in grado di scuotere l’equilibrio interiore e spostare il centro dell’autoidentificazione dal senso di separatezza che generalmente ci contraddistingue a una profonda appartenenza alla vita. Osho ha spiegato che il suo nome deriva dal termine “ Oceanico “ ( pronunciato in inglese “ osheanic “ ). Questo termine, coniato dal filosofo inglese William James, era usato per indicare l’esperienza del “dissolversi nell’oceano dell’esistenza “, comune a varie forme dell’esperienza religiosa. “Ma ‘osheanic‘ descrive l’esperienza “, egli ha chiarito. “ Come definire colui che fa quell’esperienza della vita? Per definirlo usiamo il termine ‘Osho’.” Questo stesso termine era già utilizzato nell’antico Giappone, come segno di rispetto per i Maestri della tradizione Zen. Per la prima volta fu usato da Eka, nei confronti del suo Maestro, Bodhidharma. “O”significa “profondo rispetto, amore e riconoscenza”, come pure indica “sincronicità” e“armonia”. “Sho” significa “espansione multidimensionale della consapevolezza” ed esprimere il “riversarsi dell’esistenza da ogni direzione”. Un suono, dunque, con forti eco nella nostra coscienza, più che una figura storica… così Osho ha voluto essere circondato da quanti traggono ispirazione e alimento dalla sua visione, espressa nelle decine di migliaia di discorsi tenuti nel corso degli anni e pubblicati in centinaia di volumi, quasi a testimoniare che la ricerca del vero e l’evoluzione della consapevolezza trascendendo la vita del singolo individuo, appartenendo all’esistenza dell’uomo in quanto tale, nei secoli. In questo senso, è emblematica l’epigrafe che lui stesso ha dettato per il suo samadhi: Osho. Mai nato, mai morto, ha solo visitato questo pianeta Terra dall’11 dicembre 1931 al 19 gennaio 1990. A Puna, in India, la comunità che è sorta ispirandosi alla sua visione di un Uomo Nuovo è ancora fiorente; in essa ha sede una “Multiuniversità dell’essere” che offre Corsi e Programmi di Crescita Interiore. Ma soprattutto rende possibile immergersi in un contesto di salute globale che fornisce chiaramente il senso di un nuovo stile di vita fondato sull’armonia, la pace e la quiete interiore. Ogni anno migliaia di persone provenienti da varie parti del mondo, trascorrono in questa dimensione alcune settimane, riconoscendo l’importanza di un’intima connessione con il proprio essere, per cogliere e accettare quel nulla e quel vuoto che sono il vero significato dell’esistenza.
Il libro dei segreti.

Nessun commento :

Posta un commento