venerdì 26 aprile 2013

Cannabis VS Chemioterapia


Cannabis VS ChemioterapiaSono migliaia gli studi sulla canapa, tutti essenzialmente spartiti su due fronti: uno continua a dichiarare la nocività di questa pianta e ha l’appoggio e la pubblicità dei governi proibizionisti, e l’altro invece demarca i poteri terapeutici della cannabis contro gli interessi di case farmaceutiche ma col sostegno da parte di chi, grazie alla marijuana, è guarito. Difficile informare correttamente gli utenti: in Italia, infatti, si continua a leggere di “buchi al cervello” causati dall’uso di marijuana, mentre il Ministro della Salute israeliano ha riconosciuto l’utilità terapeutica della Cannabis, annunciando linee guida per regolarne la produzione e la distribuzione da parte dello stato.

Una recente ricerca condotta dal dott. Donald Tashkin (Università di Los Angeles) ha dimostrato che l’incidenza di cancro al polmone nelle persone che fumano cannabis è minore rispetto a quella delle persone che non fumano del tutto! Sono ormai stati individuati 421 composti chimici nella pianta della cannabis, tra questi molti con significative proprietà antitumorali anche a basse dosi, e quindi

1° effetto ANTIPROLIFERANTE: uno dei segni classici della cellula cancerogena è che continua a riprodursi quindi fermare tale riproduzione è un effetto antiproliferante; la cannabis riesce a farlo.
2° effetto ANTIANGIOGENESI: i cannabinoidi impediscono al tumore di sviluppare nuovi vasi capillari e quindi di crescere.

3° effetto ANTIMETASTASI: i cannabinoidi impediscono alle cellule cancerogene di trasmettersi in altri tessuti.

4° effetto APOPTOTICO: l’apoptosi è la capacità dei cannabinoidi di accelerare la morte delle cellule anomale.



sicuramente efficaci cure per il cancro. Le ricerche ci dimostrano che le proprietà della cannabis si dividono nelle seguenti categorie:
Il prof. Manuel Guzman (professore di biochimica e biologia molecolare all’università di Madrid) dichiara che la capacità dei cannabinoidi di uccidere le cellule malate proteggendo le cellule sane, è molto importante: nel caso del cancro al cervello, a causa della barriera emato-encefalica, che protegge il cervello dai composti chimici che circolano nel sangue, diventa difficile e a volte impossibile trattare i pazienti con chemioterapici senza causare danni collaterali. L’unicità dei cannabinoidi e che possono penetrare la barriera emato-encefalica, raggiungere direttamente le cellule cancerogene del cervello attraversando la membrana cellulare, e indurre la morte esclusivamente delle cellule malate.
Quello che più scandalizza è che anche dove l’uso terapeutico della marijuana è legalizzato, solo una scarsa percentuale dei malati è informato sulla possibilità di questa cura, e che tali informazioni derivano dagli amici, dai media (principalmente internet), e non dai medici nonostante si tratti di una cura reale ed efficace.
In Canada Rick Simpson, produttore e donatore di “Hemp Oil”, è ricercato: l’accusa a Simpson è la mancanza di valore scientifico delle sue teorie e la sperimentazione senza autorizzazione da parte del ministero della sanità, ma sono inconfutabili i suoi successi e senza alcuna conseguenza negativa. Anche se la gente guarisce, lui non deve ne donare ne suggerire l’uso di olio di canapa. Purtroppo la creazione di medicine è in mano alle multinazionali del farmaco, che sembrano avere altri interessi rispetto la salute del paziente. A tal proposito forniamo delle informazioni sulla chemioterapia, unica terapia riconosciuta per combattere il cancro. Partendo dal presupposto che risulta che ci siano più pazienti malati di tumore che muoiono a causa della chemioterapia piuttosto che di cancro e che tali statistiche mediche presentano queste morti come “successi” della chemioterapia, perché il paziente non è morto a causa del cancro, un malato di tumore che dovrà sottoporsi alla chemioterapia viene avvertito che questa cura provocherà nausea, vomito, caduta dei capelli, oltre a effetti collaterali soggettivi come la depressione, derivata spesso dal dolore che causa tale cura. Quello che però i medici non ci dicono e quello che l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha fatto stampare su un fascicolo dal titolo “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” per gli “addetti ai lavori”, cioè per coloro che solamente maneggiano le fiale che contengono le sostanze chimiche per la chemio (infermieri professionali e/o medici). Il fascicolo avverte della pericolosità di certe sostanze e, alla voce Antraciclinici (chemioterapico), c’è scritto: “Stomatite, alopecia e disturbi gastrointestinali. La cardiomiopatia, un effetto collaterale caratteristico di questa classe di chemioterapici, può essere acuta, raramente grave o cronica – mortalità del 50% dei casi. Tutti gli antraciclinici sono potenzialmente mutageni e cancerogeni”. Alla voce Procarbazina (chemioterapico) c’è scritto: “E’ cancerogena, mutagena e teratogena (malformazione nei feti) e il suo impiego è associato a un rischio del 5-10% di leucemia acuta, che aumenta per i soggetti trattati anche con terapia radiante”.
Quindi, per curare il cancro, si utilizzano delle sostanze chimiche che sono cancerogene, mutagene e teratogene. L’A.I.A.N. (Associazione Italiana per l’Assistenza ai malati Neoplastici) ci fornisce il costo di un trattamento chemioterapico: “ Il costo medio dei cicli chemioterapici varia sensibilmente in base ai farmaci. Comunque il costo si aggira su svariate decine di migliaia di euro per i vari cicli, fino a 50.000€. Nel “Giornale italiano di Farmacia clinica” del 21 febbraio 2007 sono stati pubblicati i costi per “l’uso dei farmaci citotossici nei cicli di chemioterapia “platinum-based” analizzati per 100 pazienti e 6 cicli di terapia”. In tale documento si trovano cifre colossali (si arriva a 548.955 euro) che si riferiscono solamente ai costi dei farmaci chemioterapici. Se a questo sommiamo i costi della somministrazione, premedicazione e reazioni avverse, il totale ha dell’incredibile: “Sei cicli soltanto di chemioterapia costano per ogni paziente una cifra che va da 4.520 euro a 8.420 euro”. Viviamo inoltre nell’illusione che la chemioterapia sia gratuita, perché non è l’ammalato a pagarla direttamente ma, in realtà, siamo noi tutti contribuenti a pagare sotto forma di prelievi fiscali (tasse). I malati nuovi di tumore, solo in Italia, sono ogni anno circa 270.000, un giro di affari annuo di miliardi di euro. Con cifre del genere, pagate dal Sistema Sanitario Nazionale e quindi sottratte alla comunità, il potere di lobbies di Big Pharma è così forte che riesce a tenere celate le terapie non convenzionali e tappare la bocca a tutti quei ricercatori indipendenti che hanno il coraggio di mettere la salute della persona davanti agli interessi economici.
La canapa è vietata per legge. Le ragioni sono svariate, ma sicuramente il suo elevato effetto terapeutico è tra queste. La recente legge comunitaria europea, neanche a farlo apposta, mette al bando qualsiasi proprietà curativa delle piante, compresa la camomilla per l’insonnia.
L’uso di una pianta per scopo terapeutico sarà consentito solo se testata e approvata con veri e propri “protocolli standard”, al pari di un qualsiasi farmaco. Questo farà lievitare il costo di qualsiasi prodotto, tanto da renderne sconveniente la commercializzazione, proprio come si fece all’inizio con la canapa (Vedi: Marijuana Tax Act – 1937). Tutto questo per salvaguardare la nostra salute o per amplificare le nostre patologie e spendere di più in farmaci?
CheTeLoDicoAFare: Cannabis VS Chemioterapia

mercoledì 24 aprile 2013

Godersi la mente



Primo stadio: Lascia che la mente faccia le sue cose
Non cercare di fermare [la mente]. Per te è una cosa molto naturale; se cerchi di fermarla, potrai solo diventare matto.

Sarebbe come se un albero cercasse di fermare le foglie – impazzirebbe.

Queste foglie per te sono del tutto naturali. Sei una persona mentale. Se cerchi di diventare una persona di cuore, creerai tanti di quei problemi per te stesso, e senza alcuna ragione, perché c'è una strada che passa direttamente dalla testa. Non occorre che ti trasformi in una persona di cuore; sarebbe contro la tua natura.

Per essere completamente in armonia con la tua natura, per seguire la tua natura, ascoltala. Essere naturali vuol dire essere religiosi, ed essere assolutamente in armonia con la propria natura è tutto ciò che occorre. Quindi per prima cosa non cercare di arrestare i pensieri; vanno benissimo.

Secondo stadio: Celebra la mente che fa le sue cose!
Il solo non fermare la mente non sarà sufficiente — godila. Giocaci! È un gioco bellissimo. Se giochi con la mente, se ne trai piacere e la accogli dandole il benvenuto, ne diventerai anche più consapevole, più cosciente.

Comincia a godere del processo di pensiero. Osserva le varie sfumature: come si uniscono insieme, come una cosa ne conduce a un'altra, come si agganciano l'una all'altra. Quando osservi, è proprio un miracolo. Un pensiero piccolissimo può condurti fino a distanze inimmaginabili, anche se apparentemente non c'è una connessione.

Un cane abbaia e il tuo processo di pensiero viene innescato. Ora ti dimentichi del cane, ti ricordi di un amico che aveva un cane bellissimo. E così sei già partito! Ti dimentichi dell'amico e ti ricordi di sua moglie, che era così bella, e così vai avanti, ti ricordi di altre donne.... Dove andrai a finire, nessuno lo sa. Ed era iniziato tutto con l'abbaiare di un cane! Osserva le associazioni del pensiero - come i pensieri si legano insieme in una catena.

Vai avanti senza farti troppi problemi. La consapevolezza arriverà, ma in modo indiretto. Diventare consapevole non sarà uno sforzo. Quello che hai fatto è cercare di diventare consapevole. Ma allora la mente ti distrae e tu ti arrabbi con essa. Senti che è orrenda, che non smette mai di chiacchierare; vuoi essere silenzioso, ma lei non te lo permette. Quindi inizi a sentirti suo nemico, ma questo non va bene perché ti stai dividendo in due parti. Quando tu e la mente diventate due parti separate, nascono frizioni e conflitti.

Tutte queste frizioni sono un suicidio perché così sprechi la tua energia. Non abbiamo tanta energia da poterla sprecare nel conflitto con noi stessi. La stessa energia dev'essere usata per la gioia.

Lottare vuol dire autodistruggersi. Non ce n'è bisogno - ama! Tutta l'energia conflittuale va trasformata in energia d'amore. Godi la mente, e le cose cominceranno subito a cambiare.
Osho: Don’t Bite My Finger, Look Where I’m Pointing, #20


lunedì 22 aprile 2013

ESISTE UNA SOLA MEDITAZIONE; OSSERVARE


 Non il "tenere calma la mente", ma l'assenza della mente.
Anche se non sai bene se i vari maestri hanno ragione o torto, se la tua base è solida e genuina i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti, compreso il "tenere calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due.
Lasciati andare e diventa vasto, ampio.
Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo. Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene.
Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale. Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole per ingannare qualcuno.

Per molto tempo c'è stato un fraintendimento tra queste due cose: tenere calma la mente e assenza della mente. Molte persone hanno pensato che fossero sinonimi. Sembrano essere sinonimi, ma in realtà sono quanto più distanti possibile, e non c'è modo di trovare un collegamento tra i due.

Quindi come prima cosa cerchiamo di chiarire il significato di queste due parole, perché tutto il sutra di Ta Hui stasera ha a che fare con la comprensione di questa differenza.

La differenza è molto sottile. Un uomo che tiene calma la mente e un uomo che non ha mente dall'esterno appariranno del tutto identici, perché anche l'uomo che tiene calma la mente è silenzioso. Al di sotto del silenzio di quest'ultimo c'è un grande caos, ma lui non permette che venga alla superficie. Ha grande controllo.

L'uomo senza la mente, colui che vive nell'assenza della mente, non ha nulla da controllare. È puro silenzio senza repressioni, senza discipline, è un cielo puro e vuoto.

La superficie può ingannare facilmente. Bisogna essere molto vigili riguardo alle apparenze, perché dall'esterno i due appaiono identici: entrambi sono silenziosi. Il problema non sarebbe sorto se la mente calma non fosse così facile da raggiungere. È facilissima da ottenere, mentre l'assenza della mente non è così facile. Non è a buon mercato, è il tesoro più grande che ci sia al mondo.

La mente può giocare il gioco di essere calma e silenziosa; può giocare il gioco di essere senza pensieri e senza emozioni, ma la verità è che essi sono repressi, ma molto vitali, pronti a saltar fuori in ogni momento. Le cosiddette religioni e i loro santi sono caduti nell'errore di fermare la mente. Se continui a stare seduto in silenzio, cercando di controllare i tuoi pensieri, bloccando le tue emozioni, non permettendo dentro di te alcun movimento, a poco a poco questa diventa un'abitudine. Questa è la più grande illusione che tu possa creare per te stesso, perché ogni cosa è identica, non è cambiato nulla, ma apparentemente hai subito una trasformazione.

Lo stato di non-mente o assenza della mente è proprio l'opposto del calmare la mente: è andare al di là della mente. Vuol dire creare una tale distanza tra te e la mente che quest'ultima diventa come la stella più lontana - a milioni di anni luce - e tu sei solo l'osservatore. Quando la mente viene calmata, sei il controllore. Quando la mente non c'è, sei l'osservatore. Questo è il criterio di distinzione.

Quando controlli qualcosa sei in tensione; non puoi essere libero dalle tensioni, perché ciò che viene controllato cerca sempre di ribellarsi contro di te, ciò che è schiavo vuole la libertà. Prima o poi la tua mente esploderà nella sua vendetta.

Una storia che ho amato molto....

In un villaggio c'era un uomo molto aggressivo e pieno di rabbia, così violento da arrivare ad uccidere sua moglie, e per un motivo banale. Tutto il villaggio aveva paura di quest'uomo, perché non conosceva altro argomento se non la violenza.

Il giorno in cui aveva assassinato sua moglie gettandola in un pozzo, stava passando di là un monaco gianista. Si radunò una folla, e il monaco disse: "Questa mente colma di rabbia e di violenza ti porterà all'inferno".

L'uomo allora replicò: "Vorrei essere silenzioso come te, ma che posso fare? Non so nulla. Quando la rabbia mi prende, arrivo quasi a perdere coscienza, e ora ho ammazzato la mia amata moglie".

Il monaco gianista disse: "L'unico modo per calmare questa mente colma di rabbia, di furia e di violenza, è quello di rinunciare al mondo". Il giainismo è una religione di rinuncia, e la rinuncia suprema comprende persino i vestiti. Il monaco giainista vive nudo, perché non gli è permesso nemmeno di possedere un vestito.

L'uomo era un tipo molto arrogante, e questa per lui divenne una sfida. Di fronte a tutti gettò i suoi vestiti nel pozzo insieme alla moglie. Il villaggio intero non poteva crederci; persino il monaco giainista si spaventò un po' e disse: "Ma sei matto o cosa?" L'uomo si gettò ai suoi piedi e disse: "Per te forse ci sono voluti decenni per arrivare allo stadio della rinuncia; io rinuncio al mondo, rinuncio a tutto. Sono tuo discepolo, dammi l'iniziazione".

Si chiamava Shantinath, e shanti vuol dire "pace." Accade spesso... se vedi una donna brutta, è molto probabile che si chiami Sunderbhai, che vuol dire "donna bella". In India la gente ha strane idee... chiamano un cieco Nayan Sukh. Nayan Sukh vuol dire "uno che ricava grande piacere dagli occhi".

Il monaco giainista disse: "Hai un bel nome. Non lo cambierò; lo conserverò, ma d'ora in poi devi ricordare che la pace deve essere la tua reale vibrazione".

L'uomo si sottopose alla disciplina, calmò la sua mente, digiunò a lungo, si torturò, e in breve divenne più famoso del suo maestro. Le persone piene di rabbia, arroganti, egoiste, possono fare cose che per le persone tranquille richiedono molto tempo. Divenne famoso, e migliaia di persone andavano da lui solo per toccargli i piedi.

Dopo vent'anni si trovava nella capitale. Un uomo del suo villaggio era venuto là per un qualche motivo, e gli venne in mente: "Sarà una bella cosa vedere la trasformazione accaduta a Shantinath. Si sono sentite tante storie: che è diventato un uomo completamente diverso, che il suo vecchio essere è scomparso e ne è nato in lui uno nuovo e fresco, che è veramente diventato pace, silenzio e tranquillità".

Quindi l'uomo del villaggio' si recò da lui con grande rispetto, ma quando vide Muni Shantinath, quando osservò il suo volto, i suoi occhi, non riuscì a credere che fosse accaduto un cambiamento. Non c'era assolutamente la grazia che si irradia sempre da una mente che è diventata silenziosa. Quegli occhi erano ancora egoisti, anzi erano diventati egoisti in modo più acuto. La presenza dell'uomo era ancora più brutta di prima.

Ciò nonostante, l'uomo gli si avvicinò. Shantinath lo riconobbe - era un suo vecchio vicino - ma ora riconoscerlo sarebbe stato al di sotto della sua dignità. L'altro vide bene che Shantinath l'aveva riconosciuto, e che fingeva di no. Pensò: "Ecco una cosa molto significativa". Si avvicinò ancora di più a Shantinath e chiese: "Posso farti una domanda? Qual è il tuo nome?"

Naturalmente in Shantinath nacque una grande rabbia, perché sapeva che quest'uomo conosceva perfettamente il suo nome. Tuttavia riuscì a mantenere il controllo, e disse: "Mi chiamo Muni Shantinath".

L'altro replicò: "È un bel nome, ma io ho una pessima memoria, puoi ripeterlo? Ho dimenticato... cosa hai detto?"

Adesso era troppo. Muni Shantinath era solito portare con sé un bastone. Prese in mano il bastone... si dimenticò di tutto - vent'anni di controllo della mente - e disse: "Chiedilo di nuovo e ti farò vedere io chi sono. Ti sei dimenticato? Ho ucciso mia moglie, sono lo stesso uomo".

Solo allora si accorse dell'accaduto...

Comprese come in un singolo istante di inconsapevolezza avesse gettato nella spazzatura vent'anni della sua vita: non era cambiato per nulla. Ma milioni di persone percepivano in lui un grande silenzio... Sì, era diventato molto controllato, riusciva a reprimersi, e ciò aveva dato dei frutti: un grande rispetto - e lui non aveva le qualità per ottenere quel rispetto - e tanti onori, per cui persino dei re andavano a toccargli i piedi.

I tuoi cosiddetti santi sono solo animali controllati. La mente non è altro che una lunga eredità di tutto il tuo passato animale. Puoi controllarlo, ma la mente controllata non è la mente risvegliata.

Il meccanismo per controllare, reprimere e disciplinare, viene insegnato da tutte le religioni, e a causa di questo insegnamento erroneo, l'umanità non è progredita nemmeno di un millimetro, è rimasta allo stato di barbarie. In qualsiasi momento la gente può cominciare ad ammazzarsi a vicenda. Non ci vuole neanche un istante perché si perdano; si dimenticano completamente di essere umani, e che ci si aspetta da loro qualcosa di meglio, qualcosa di più. Solo pochissime persone sono riuscite a evitare questo errore di controllare la mente e credere di aver ottenuto l'assenza della mente.

Raggiungere l'assenza della mente richiede un processo completamente diverso: lo chiamo alchimia suprema. Consiste solo di un elemento: l'osservare.

Gautama Buddha sta passando per una città quando arriva una mosca e si posa sulla sua fronte. Lui sta parlando con il suo discepolo, Ananda, e continua a parlare mentre muove la mano per scacciare la mosca. Poi improvvisamente si accorge che il suo movimento della mano è stato inconsapevole, meccanico. Dato che stava parlando con Ananda in modo consapevole, la mano ha scacciato la mosca in modo meccanico. Si ferma, e anche se adesso la mosca non c'è più, muove di nuovo la mano con consapevolezza.

Ananda dice: "Ma che fai? La mosca non c'è più...."

Gautama Buddha replica: "La mosca se ne è andata... ma io ho commesso un peccato, perché l'ho fatto con inconsapevolezza".

Solo Gautama Buddha usa la parola "peccato" nel suo giusto significato. Essa deriva da una radice che vuol dire dimenticanza, inconsapevolezza, mancanza di osservazione, fare le cose in modo meccanico, e la nostra vita è quasi del tutto meccanica. Dalla mattina alla sera, in continuazione, facciamo le cose come dei robot.

Un uomo che vuole entrare nel mondo dell'assenza della mente deve imparare solo una cosa: un solo passo e il viaggio è finito. Quell'unico passo è di fare tutto con la qualità dell'osservare. Muovi la mano e osservi; apri gli occhi e osservi; cammini, fai i tuoi passi in modo vigile, consapevole; mangi, bevi, ma non permetti mai che la meccanicità prenda il sopravvento. Questo è l'unico segreto alchemico della trasformazione.

Un uomo che può fare tutto con piena consapevolezza diventa un fenomeno luminoso. È solo luce, e la sua vita è piena di fragranza e di fiori. L'uomo meccanico vive in buchi oscuri, sporchi. Non conosce il mondo della luce; è come un cieco. L'uomo che osserva è veramente un uomo che ha gli occhi.

Ta Hui sta a poco a poco penetrando nei segreti più profondi della trasformazione interiore. Dice:
Anche se non sai bene se i vari maestri hanno ragione o torto, se la tua base è solida e genuina i veleni delle dottrine sbagliate non potranno nuocerti.

Sta dicendo che non serve pensare chi ha torto e chi ha ragione. Ci sono migliaia di dottrine, centinaia di filosofie, e se continui a cercare la verità nelle loro parole, ti perderai in una giungla senza poter ritrovare il sentiero. Tutto ciò che puoi fare è di trovare una base solida dentro di te.

....compreso il "tenere calma la mente" e "il dimenticarsi le preoccupazioni". Se ti "dimentichi le preoccupazioni" e "tieni calma la mente" per tutto il tempo, senza fare a pezzi la mente 'della nascita e della morte', allora l'influenza illusoria di forma, sensazione, percezione, volizione e consapevolezza avrà il sopravvento, e inevitabilmente dividerai il vuoto in due.

Lasciati andare e diventa vasto, ampio....

Non è un problema di tenerti separato dall'esistenza grazie al controllo; è una questione di lasciarti andare e diventare vasto, vasto come l'esistenza. Nell'osservare diventi infinito: questa è l'unica cosa che non ha limiti.

Dai un'occhiata al tuo osservare, al tuo testimoniare: è illimitato. Non c'è inizio né fine... è privo di forma.

Questa calma assoluta della mente è esattamente la non-mente o assenza di mente. Non è controllo, né disciplina; non è che metti tutta la pressione sulla tua mente e la mantieni silenziosa. No, semplicemente non c'è. In casa non c'è nessuno, nessuno che controlli e nessuno che viene controllato. Tutte le idee di controllo sono svanite nella pura osservazione. Questo osservare ti porta a espanderti. Quando ne hai almeno un piccolo assaggio, continua a espandersi fino ai confini dell'universo.


Lasciati andare e diventa vasto, ampio.
Quando sorgono improvvisamente delle vecchie abitudini, non usare la mente per reprimerle. In un momento del genere, è come mettere un fiocco di neve su di un fornello caldo.

Ta-Hui ti sta ricordando che quando sei sul sentiero dell'osservazione, a volte le vecchie abitudini possono ripresentarsi. Ma non ti preoccupare; sono come fiocchi di neve su di un fornello caldo: svaniranno da sole. Tu osserva. Non preoccuparti, non lasciare che ti sconvolgano.

A volte ci sarà rabbia, a volte qualche ambizione, ma non potranno disturbare la tua osservazione. Arriveranno e se ne andranno senza lasciare traccia sulla superficie pura del tuo specchio. Devi ricordare solo una cosa: non metterti a lottare con loro, a cercare di spezzarle, di distruggerle, di eliminarle. Per la mente è del tutto naturale, quando c'è qualcosa che non va, di saltarci sopra e di distruggerla. Questa è l'unica cosa di cui essere consapevoli, perché è questo che non permette mai di andare oltre la mente. Le vecchie abitudini compariranno di nuovo, e le vecchie abitudini sono vecchie di molte e molte vite. La tua consapevolezza è nuova e fresca; la tua meccanicità è antica, quindi è naturale che a volte torni.

Qualcuno ti insulta; non c'è bisogno di arrabbiarsi, ma improvvisamente nasce la rabbia. Non è uno sforzo, è una vecchia abitudine, una reazione vecchia. Non cercare di contrastarla, o di sorridere per nasconderla. Osservala, e la vedrai arrivare e andare via...Come un fiocco di neve su di un fornello caldo.

Per chi ha un occhio attento e un po' d'esperienza, basterà un salto per uscirne fuori e liberarsene.
Solo allora comprenderanno le parole del pigro Yong: proprio quando si usa la mente, non c'è attività mentale.

Se un uomo ha imparato l'arte dell'osservare, può anche usare la mente, senza avere un'attività mentale.

Io vi parlo, e uso la mente, perché non c'è altro modo.

La mente è l'unico modo di trasmettere un messaggio a parole; è l'unico meccanismo disponibile. Ma la mia mente è assolutamente silenziosa, non c'è attività mentale. Non sto pensando a cosa dire dopo, e non sto pensando a cosa ho detto prima. Sto solo rispondendo a Ta Hui spontaneamente senza mettermi di mezzo.

È come quando vai in montagna e gridi, e la montagna fa eco: la montagna non sta avendo alcuna attività mentale, fa solo eco. Quando parlo su Ta Hui, sono solo una montagna che fa eco. Nel mezzo del mio usare la mente, non c'è alcuna attività mentale.

Parole oblique macchiate da nomi e forme, parole dirette senza complicazioni. È un'esperienza strana, quella di usare la mente senza attività mentale. Senza la mente ma in funzione, sempre in funzione ma non-esistente

Fin da bambino ho amato molto il silenzio.

Per quanto possibile, stavo seduto in silenzio. Naturalmente la mia famiglia pensava che sarei stato solo un buono a nulla, e avevano ragione. Sicuramente mi sono dimostrato un buono a nulla, ma non me ne pento.

Era arrivato a un punto tale che a volte ero seduto, e mia madre arrivava e diceva qualcosa di questo genere: "Sembra che non ci sia nessuno in casa. Ho bisogno di qualcuno che vada al mercato a prendere della verdura". Io ero seduto proprio di fronte a lei, e dicevo: "Se dovessi vedere qualcuno, glielo dirò...."

Era un fatto riconosciuto che la mia presenza non significava nulla; se c'ero oppure no, non faceva alcuna differenza. Una volta o due hanno provato e hanno scoperto che "è meglio lasciarlo da parte, e non notarlo neppure", perché se mi mandavano alla mattina a comprare la verdura, alla sera tornavo per chiedere: "Ho dimenticato cosa volevate che comprassi, e ora il mercato è chiuso". Nei villaggi il mercato della verdura chiude alla sera, e i venditori tornano ai loro villaggi.

Mia madre diceva: "Non è colpa tua, è colpa nostra. Abbiamo aspettato tutto il giorno, ma tanto per cominciare non avremmo mai dovuto chiedertelo. Dove sei stato?"

Rispondevo: "Mentre uscivo di casa, proprio qui vicino ho visto un bellissimo albero di bodhi", lo stesso tipo di albero sotto cui si era illluminato Gautama Buddha. L'albero ha preso il nome bodhi tree [albero di bodhi] -- in inglese bo tree -- per via di Gautama Buddha. Non si sa come fosse chiamato prima di Gautama Buddha; doveva pur avere un nome, ma dopo Buddha è diventato associato con il suo nome.

C'era un bellissimo bodhi tree, e per me era una grande tentazione.

C'era sempre un tale silenzio, una tale frescura alla sua ombra, nessuno mi disturbava, e così potevo star seduto lì sotto per un po' di tempo. E a volte penso che quei momenti di pace si sarebbero potuti estendere al resto della giornata.

Dopo alcune volte in cui li avevo delusi hanno pensato: "È meglio non dargli fastidio". E io sono stato immensamente felice che avessero accettato che quasi non esistessi. Ciò mi ha dato una grandissima libertà. Nessuno si aspettava niente da me. Quando nessuno si aspetta niente da te, cadi nel silenzio.... Il mondo ti ha accettato; ora non ha più aspettative su di te.

Quando a volte tornavo a casa tardi, mi cercavano in due posti: uno era il bodhi tree, e proprio perché mi cercavano sotto all'albero del bodhi, cominciai ad arrampicarmi sull'albero e a sedermi tra i suoi rami. Loro arrivavano, si guardavano intorno e dicevano: "Sembra che non sia qui".

E anch'io facevo di sì con la testa e dicevo: "Sì, è proprio vero. Non sono qui".

Ma poi mi hanno scoperto, perché qualcuno mi ha visto mentre mi arrampicavo e ha detto loro: "Vi ha preso in giro. Lui è sempre qui, la maggior parte del tempo è seduto sull'albero". Perciò mi sono dovuto spostare un po' più in là.

C'era un cimitero musulmano....

Ora, la gente di solito non va nei cimiteri. Certo, tutti devono andarci almeno una volta, ma a parte quella volta, a nessuno piace andare nei cimiteri. Quindi era il posto più silenzioso... perché i morti non parlano, non creano problemi, non fanno domande inutili, non chiedono nemmeno chi sei o di essere presentati.

Io ero solito andarmi a sedere in questo cimitero musulmano. Era molto grande, con molte tombe e ombreggiato da grandi alberi. Quando mio padre venne a sapere che andavo là a sedermi, disse: "Questo è troppo!" Un giorno venne a cercarmi e disse: "Puoi sederti sotto il bodhi tree o anche sopra, e nessuno ti disturberà. Questo è troppo, è una cosa pericolosa; in realtà, quando qualcuno va in un cimitero dovrebbe cambiarsi gli abiti e fare un bagno. Tu sei rimasto seduto qui tutto il giorno e qualche volta anche di notte, e quando torni a casa non sappiamo da dove vieni".

Questa è una cosa abituale, che quando torni dal cimitero... Di solito nessuno ci va a meno che non sia un dovere, a meno che non venga mandato; e anche così ci va con riluttanza. Dal cimitero normalmente la gente va direttamente al fiume per fare un bagno e cambiarsi i vestiti, e solo dopo entrano in casa. Mio padre disse: "Non so per quanto tempo sei andato avanti a fare questo".

Risposi: "Da quando mi avete disturbato mentre ero sul bodhi tree. Dovevo pur trovare un posto..." E continuai: "Piacerebbe persino a te una volta ogni tanto. Quando sei stanco e teso, vieni pure qui: nessun morto ti disturberà".

Lui disse: "Non parlarmi dei morti, e specialmente in un cimitero musulmano..." I musulmani sono poveri; le loro tombe sono fatte di terra. A volte con le piogge emerge un cadavere. La terra è stata portata via, e puoi vedere il morto; appare una testa, o una gamba. Lui disse: "Non dirmi più di andare lì. Solo l'idea che un giorno sarò in quella posizione e la mia testa apparirà fuori della tomba, mi terrorizza... sei proprio uno strano ragazzo!"

Io dissi: "Che c'è di male? Il poveretto è morto, non può fare nulla. Piove, lui non ha un ombrello, che può fare? Se appare una gamba, cosa può fare? Non può tirarla dentro; se lo facesse, ci sarebbero degli altri problemi, quindi lui sta tranquillo e lascia che le cose restino come sono".

L'amore del silenzio e l'amore dell'essere assente mi ha aiutato moltissimo per comprendere cosa dice Ta Hui. Sempre in funzione ma non-esistente: l'assenza di mente di cui parlo non è separata dall'avere la mente. Queste non sono parole per ingannare qualcuno.

Ta Hui sta dicendo: "Non sto usando queste parole per ingannare qualcuno; non sto facendo mostra delle mie conoscenze; non sto fingendo di sapere di più di voi. Dico queste parole solo per condividere la mia esperienza del fatto che la non-mente e la mente possono coesistere. Non si dovrebbero usare metodi repressivi, ma solo una osservazione pura... e a poco a poco la mente perde tutti i suoi contenuti. Diventa non-mente".

Quindi l'assenza della mente e la mente non sono separate. L'assenza della mente è mente senza i contenuti, senza i pensieri. È come uno specchio che non riflette nulla.

Il silenzio che viene dall'essere uno specchio che non riflette nulla, è l'estasi più grande che l'esistenza permetta a un uomo. A partire da lì le cose continuano ad espandersi, misteri su misteri... nessuna domanda, nessuna risposta, ma solo esperienze straordinarie... grazie alle quali l'anima affamata che ha peregrinato per vite e vite, si sente nutrita, realizzata, pienamente soddisfatta.

È ora di smettere questo peregrinare.

E per questo c'è un metodo molto semplice, cioè quello di osservare la mente, il corpo, le tue azioni. Qualunque cosa fai o non fai, devi essere consapevole di una cosa: stai osservando. Non perdere l'osservatore; e allora non importa se sei cristiano o indù o buddista.

L'osservatore non è nessuno. È solo consapevolezza pura.

E questa consapevolezza pura può solo condurre a una nuova umanità, a un nuovo mondo dove la gente non si discriminerà a vicenda per motivi sciocchi. Nazioni, razze, religioni, dottrine, ideologie, sono solo giochi per bambini, non per persone mature. Per una persona matura c'è solo una cosa che esista, ed è la consapevolezza.

...Un monaco va a diffondere il messaggio di Gautama Buddha. Non è ancora illuminato; ecco perché Gautama Buddha lo chiama e gli dice: "Ricorda, devo dirtelo perché non sei ancora illuminato... parli bene, sei eloquente, puoi diffondere il messaggio. Forse non sarai in grado di spargere i semi, ma potresti attrarre verso di me alcune persone; tuttavia usa questa opportunità anche per la tua crescita personale".

Il monaco chiese: "Come posso fare, per usare questa opportunità?"

E Buddha rispose: "C'è solo una cosa da fare in ogni occasione, in ogni situazione, ed è osservare, essere consapevoli. A volte troverai che alcuni si irriteranno, si arrabbieranno, perché hai ferito la loro ideologia, le loro dottrine, i loro pregiudizi. Rimani silenzioso e osserva. Ci saranno dei giorni in cui non avrai da mangiare perché tutti saranno contro di te e non ti daranno neanche un po' d'acqua. Osserva... osserva la fame, osserva la sete... ma non irritarti, non lasciarti disturbare. Ciò che insegnerai alla gente non è importante tanto quanto la tua consapevolezza, il tuo osservare.

Se ritornerai da me con questa qualità, ne sarò immensamente felice. Il numero delle persone che riuscirai ad avvicinare non ha importanza, come non ha importanza a quante persone avrai parlato. Ciò che importa alla fine è se sei arrivato a casa, se hai trovato il fondamento solido dell'osservare. Allora tutto il resto è irrilevante".

Questa è l'unica meditazione che esista; tutte le altre sono variazioni dello stesso fenomeno.

Quindi questo sutra di Ta Hui è uno dei più importanti.

Okay, Maneesha?

Sì, Osho.



Osho: The Great Zen Master Ta Hui, Capitolo 28


Re Interiore: ESISTE UNA SOLA MEDITAZIONE; OSSERVARE

sabato 20 aprile 2013

La meditazione di Osho

 oshonamaste
La tua vita non è propriamente tua: è la vita che il cosmo continua a riversare in te, a ogni istante. Il tuo respiro non è tuo, è il cosmo che continua a riversare l’esatta quantità di ossigeno che hai bisogno.
Se respirare fosse lasciato nelle mani del singolo individuo, non credo che qualcuno sopravviverebbe! Te ne dimenticheresti. Qualcuno ti insulta, e subito ti dimentichi di respirare: l’insulto diventa una priorità! Vedi una donna bellissima, e ti dimentichi che il cuore deve continuare a battere; si ferma. In questo caso, le cose si complicherebbero… L’esistenza si è premurata di tenere in mano tutte le funzioni vitali. Ciò di cui ti è stato dato il controllo, sono tutte funzioni secondarie, banali; tutte le funzioni vitali, quelle assolutamente necessarie per continuare a vivere sono ancora nelle mani dell’esistenza.
Nel momento in cui, in meditazione profonda, tocchi le tue radici, scoprirai che una soglia si apre sul trascendente e saprai che la vita si riversa in te da quella dimensione, a ogni istante. Più ti aprirai, rispetto a quel centro, più vita avrai: una vita straripante, al punto che vorrai condividerla con il mondo intero, e anche allora sarà inesauribile. Lo ripeto: il desiderio, la pulsione a comprendere, è di fatto il bisogno primario di diventare un tutt’uno con il cosmo. E allorché accade, non c’è più nascita e non c’è più morte; il cosmo è eterno. Non è mai stato creato; ciò che il cristianesimo e tutte le altre religioni vi hanno detto è falso: il cosmo si evolve dall’eternità nell’eternità, per l’eternità!
LE MEDITAZIONI ATTIVE di Osho
La meditazione in passato non era qualcosa di difficile, di estremo o di impossibile, tuttavia per la mente occidentale e oggigiorno perfino per la mente orientale – ormai totalmente assorbita e sopraffatta dall’ideologia dell’Occidente – sedersi in silenzio e osservare tranquillamente il flusso dei propri pensieri non è qualcosa di così semplice. Nella mente si sono accumulati così tanto pattume e così tante sollecitazioni che, se ti limitassi a osservare tutto ciò, impazziresti: è un film che ha un inizio e non ha mai fine. Puoi continuare a osservare, per giorni o per anni, ma la mente non smetterà mai di fornirti nuove immagini, nuovi sogni.
Ecco perché ho creato nuovi espedienti: la Meditazione Dinamica, la Meditazione Kundalini, e altre tecniche. Vanno praticate prima che tu possa sederti in silenzio in una meditazione che richiede di essere un semplice testimone, come la Vipassana. Questi espedienti sono stati ideati per permetterti di catartizzare, scaricando così tutto il tuo pattume, anziché sprecare tempo a osservarlo. Si tratta di una pulizia interiore. E la Meditazione Dinamica ha una particolare efficacia. Il processo catartico non può andare fuori dal tuo controllo, poiché io ho diviso la tecnica in diverse fasi: ogni dieci minuti il processo può cambiare; non diventa mai così travolgente da sottrarre qualsiasi controllo. Questi metodi sono necessari solo per ripulire tutto il pattume generato dalle religioni tradizionali, come il cristianesimo, e ricondurti a uno stato di naturalezza e di semplicità… da lì in poi, l’unico percorso ulteriore è essere un testimone, ciò che il Buddha ha chiamato Vipassana, il cui significato è: osservare.
Se vuoi praticare la Meditazione Vipassana, o qualsiasi altra meditazione silenziosa, la Meditazione Dinamica è un passo indispensabile, essenziale, visto che il cristianesimo ha avvelenato la tua mente: quel veleno dev’essere espulso dall’organismo. Per liberartene, devi impazzire completamente, in modo consapevole; altrimenti quella follia rimarrà dentro di te e non ti permetterà di scendere nel silenzio, di gustare una meditazione che si basa sull’osservazione, sull’essere un testimone presente e imparziale. Pertanto ti consiglio di fare la Meditazione Dinamica, ma puoi fare anche jogging, correre o nuotare, e quando ti senti assolutamente stanco, quando avverti un intrinseco bisogno di rilassarti, sarai libero da ogni condizionamento cristiano.
A quel punto potrai sederti in silenzio e potrai osservare la mente. Certo, non ci sarà molto da osservare: avrai espulso praticamente il novantanove per cento del pattume che gravava in essa. Forse, qui e là, ci saranno alcuni grumi di pensieri che ancora le sono rimasti attaccati, qualcosa di molto antico, e per questo è fortemente incollato a te… osservali semplicemente. L’osservazione è un processo di scollamento di quei piccoli grumi sospesi qui e là nella tua mente. Nel momento in cui anche quelli saranno scomparsi, non avrai mente alcuna: ti dispiegherai in un cielo sconfinato. Quella è l’esplosione, e quell’esplosione ti porterà a ciò che in Oriente è chiamato satchitanand: verità, consapevolezza, beatitudine.
RILASSARE IL RESPIRO – Una meditazione per persone indaffarate
Ogni volta che ne trovi il tempo, anche solo per pochi minuti, rilassa la respirazione, non fare altro: non è necessario rilassare tutto il corpo. Seduto sul treno o su un aereo, o in macchina, nessuno si accorgerà che stai facendo qualcosa. Semplicemente rilassa la respirazione. Lascia che segua il suo ritmo naturale. Poi chiudi gli occhi e osserva il respiro che entra, e che esce, che entra… Non concentrarti! Se ti concentri, crei problemi, perché in quel caso tutto è un disturbo. Se cerchi di concentrarti mentre sei seduto in macchina, il rumore della macchina diventerà un disturbo, la persona seduta di fianco a te diventerà un disturbo. Meditazione non è concentrazione. È semplice consapevolezza. Tu ti rilassi e osservi il respiro. In quell’osservare non è escluso niente. La macchina romba; benissimo, accettalo. Il traffico scorre; benissimo, fa parte della vita. Il compagno di viaggio sta russando al tuo fianco, accettalo. Non rifiutare niente.
L’OSSERVAZIONE E’ LA TUA NATURA
Ricorda: tu sei sempre all’esterno, limitati semplicemente a osservare. La mente è sempre all’interno: non identificarti con lei. Disidentificato, diventerai sempre più lucido, e la mente morirà da sola. La morte della mente e la nascita dell’osservazione attenta e presente, è l’inizio della tua evoluzione. E la luce non sarà lontana: quell’osservazione consapevole è la luce! L’oscurità se ne sarà andata, perché quando sei luce, non puoi essere circondato dall’oscurità. Ecco perché affermo che l’osservazione attenta e consapevole non è una tecnica: è la tua natura. Devi semplicemente ricordarla!
TOTALE INDIPENDENZA – Qualcosa di intrinseco al tuo essere…
Il frutto cade a terra solo quando è maturo. Un giorno tu ci lascerai, e sarà praticamente impossibile sostituirti con un altro Maestro. Mi chiedo, a quel punto, quando tu non sarai più nel corpo fisico, le tue tecniche di meditazione saranno in grado di aiutare la nostra crescita, come accade adesso?
Il mio approccio alla tua crescita è fondamentalmente questo: renderti indipendente da me. Qualsiasi forma di dipendenza è una schiavitù, e la dipendenza spirituale è la peggiore di tutte. Ho fatto ogni sforzo per renderti consapevole della tua individualità, della tua libertà, della tua assoluta capacità di crescere senza l’aiuto di qualcun altro. La tua crescita è qualcosa di intrinseco al tuo essere. Non è qualcosa che proviene dall’esterno; non è un’imposizione, è un dispiegarsi. Tutte le tecniche di meditazione che io ti ho dato non dipendono da me – la mia presenza o la mia essenza non fanno alcuna differenza – dipendono tutte da te. Non è la mia presenza, quanto piuttosto la tua a essere richiesta perché funzionino!
ESSERE NEL MOMENTO
Meditazione significa essere nel momento, non abbandonare questo momento all’inconsapevolezza. Qualcuno chiese al Buddha: “Come dobbiamo meditare?” Il Buddha rispose: “Qualsiasi cosa facciate, fatela con consapevolezza; questa è meditazione. Camminando, camminate con attenzione, come se camminare fosse tutto; mangiando, mangiate con consapevolezza, come se non esistesse null’altro; alzandovi, alzatevi con consapevolezza; sedendovi, sedetevi con consapevolezza. Tutte le vostre azioni diventano consapevoli, la vostra mente non fluttua più oltre questo istante, resta nel presente, si assesta nel presente: questo è meditazione.”
La meditazione non è una pratica disgiunta dalle azioni quotidiane. La meditazione non è altro che il nome per definire una vita vissuta con consapevolezza: non è una pratica che dura un’ora, durante la quale state seduti… e arrivederci al giorno dopo! Niente affatto, se ventitré ore sono prive di meditazione e solo un’ora è dedicata alla meditazione, sarà inevitabile che quelle ventitré ore annientino quanto è accaduto in quell’unica ora. La non meditazione vincerà, la meditazione rimarrà sconfitta. Se vivi ventitré ore al giorno senza consapevolezza, e solo un’ora con consapevolezza, non conseguirai mai una vita pienamente risvegliata, la realizzazione del Buddha. Come può un’unica ora vincere la forza di ventitré ore? Inoltre, occorre comprendere un’altra cosa: come si può essere consapevoli per un’ora, se per le rimanenti ventitré non lo si è? Come si può essere sani per un’ora se si è malati ventitré ore al giorno?
Salute e malattia sono il risultato di un flusso interno. Se sei sano ventitré ore al giorno, lo sarai per tutte e ventiquattro le ore, perché questo flusso interno non può spezzarsi all’improvviso, solo per un’ora. La corrente che scorre in te continua a fluire. La meditazione non può nascere solo perché visiti una chiesa, un tempio, una moschea… se non eri sveglio nel tuo negozio, nel mondo degli affari, a casa, come potrai mai risvegliarti all’improvviso, in un tempio? Nulla può esplodere all’improvviso, se non faceva parte di un flusso interno. Ecco perché il Buddha ha detto che la meditazione può accadere solo se si è meditativi ventiquattro ore al giorno. Dunque, è bene capire che la meditazione non è solo una delle decine di azioni che accompagnano la vita.
Non si tratta di un anello nella catena di azioni senza fine che accompagnano la vita di un uomo. Si tratta di un filo che unisce tra loro i fiori di una ghirlanda. La meditazione è uno stile di vita, non un’azione. Se si è meditativi in tutto ciò che si fa, se il filo corre attraverso ciascuno dei fiori, solo allora si crea una ghirlanda. Il filo non è neppure visibile, è nascosto sotto i fiori. Né è visibile il meditatore; egli è presente, ma è nascosto sotto tutte le azioni che accadono attraverso di lui. Un individuo si risveglia il giorno in cui inizia a vivere con meditazione. Finché vive senza meditazione, dorme.
Osho

http://www.visionealchemica.com/la-meditazione-di-osho/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=la-meditazione-di-osho 

giovedì 18 aprile 2013

SVUOTA LA STANZA E TI SENTIRAI CIRCONDATO DA UN' INFINITA VASTITA'

 
Nella vita mantenere il proprio spazio è una lotta continua.Tutti quanti travalicano in continuazione lo spazio altrui, nessuno rispetta lo spazio dell'altro.
Questo è uno dei più grandi problemi che l'umanità si ritrova ad affrontare oggi, perché la Terra è sovraffollata e la gente soffre, si sente immensamente segregata. La folla si avvicina sempre di più e dappertutto ti trovi nella folla e la folla interferisce con il tuo spazio e la privacy è perduta. E quando non c'è privacy tutto è perduto.
Gli etologi hanno scoperto che esiste un "imperativo territoriale! Per esempio, se vedi una scimmia e ti avvicini lentamente, fino ad un certo punto non reagirà alla tua presenza, oltre quel punto - supponiamo a tre o cinque metri - comincerà ad arrabbiarsi.
E ti sorprenderà sapere che tutte le scimmie si comportano allo stesso modo, si arrabbiano alla stessa distanza! E' come se la scimmia avesse un senso del territorio, e non volesse che qualcuno invada il suo spazio. Gli animali rispettano lo spazio reciproco, non interferiscono nel regno dell'altro. 
Ma l'uomo non ha quel senso, ha completamente dimenticato quel linguaggio e non lo sa, ne ha totalmente perduto la nozione stessa; ed è per questo che l'umanità è sull'orlo della follia. C'è bisogno di un metodo per creare di nuovo quello spazio. La meditazione è un metodo per ricreare il tuo spazio: se non è disponibile all'esterno, puoi crearlo dentro di te. Questa è l'alchimia della meditazione: trova lo spazio dentro di te. Allora anche in mezzo alla folla resti in solitudine, perché sai come creare il tuo spazio interiore. Rimani centrato, nessuno può interferire con il tuo spazio interiore.
La meditazione assume un enorme valore in una terra così affollata; non è mai stata altrettanto importante prima d'ora. Quindi lavora nel tuo mondo interiore per creare "là" il tuo spazio. E si può creare uno spazio infinito, perché butterai via l'immondizia che si è accumulata: puoi buttare via pensieri, desideri, ricordi, il passato, il futuro, i sogni, l'immaginazione...puoi continuare a buttare via tutto questo ciarpame e creare uno spazio immenso. In questo consiste la meditazione: gettare via tutti i contenuti che ti porti dentro, in modo da svuotare la stanza e sentirti circondato da un'infinita vastità.

[Osho - da: L'ABC DEL RISVEGLIO]

Re Interiore: SVUOTA LA STANZA E TI SENTIRAI CIRCONDATO DA UN' I...

martedì 16 aprile 2013

Le origini del ciclo mestruale

 triple
Il ciclo mestruale dalla donna è passato da espressione del sacro nella Preistoria a tabù sociale ai giorni d’oggi.
LE ORIGINI
Ormai è evidente che fino a 5 mila anni fa, prima dell’avvento del patriarcato, erano diffuse in tutto il mondo delle civiltà in cui erano le donne a trovarsi al centro della società e della cultura.
Recenti ricerche archeologiche e nuove interpretazioni sui ritrovamenti, condotte soprattutto da studiose, hanno evidenziato come il ciclo mestruale e il corpo femminile fossero infatti considerati sacri e il sangue mestruale ritenuto generatore e rigeneratore di vita.
Si può dire che proprio dal mestruo, sangue naturale non dovuto a malattia o a ferita, caratteristica esclusivamente femminile, la civiltà prese avvio.
Dalla ciclicità del mestruo femminile affiorò la coscienza dello scorrere del tempo: di mese in mese le mestruazioni ricomparivano, accompagnate dalle fasi lunari, collegamento che fu chiaramente stabilito fin dalle epoche più remote.
Il primo calendario fu quindi lunare anziché solare: un anno era composto da 13 mesi invece che dai nostri 12, così come le donne avevano 13 cicli mestruali all’anno.
A testimonianza di questa concezione del tempo, i più antichi calendari ritrovati sono oggetti a forma di bastone con 13 tacche che rappresentavano i mesi lunari di 28 giorni.
Inoltre era chiaro anche il legame che ha la Luna con le gravidanze e i parti, con la semina e la crescita delle piante, con la vita animale e con le maree.
Questa stretta associazione delle donne con i cicli della natura era evidente ed era oggetto di venerazione. Per i popoli dell’Età della Pietra il mistero della nascita dei bambini era attribuito tutto alla donna, al pari delle mestruazioni, ignorando completamente il contributo degli uomini alla nascita. Si riteneva dunque che le donne fossero dotate di poteri mistici, che permettevano loro di far nascere i bambini.
La nascita dal corpo della donna della concezione dello scorrere del tempo trova riscontro anche dal punto di vista linguistico: nel termine latino mens e in quello greco men, menos che significano luna, mese e misura.
Da questi termini derivano la parola italiana mente, mind in inglese, Metis, dea greca dell’intelligenza, e Maat, dea egiziana della saggezza.
Dal termine greco metra, che significa utero, deriva la parola metro, a indicare l’unità di misura, in origine temporale, identificata con il mese lunare corrispondente appunto al ciclo mestruale.
Dallo stesso termine inoltre deriva la parola madre, assieme a tutte traduzioni simili nelle altre lingue (mother, mutter, mère, mãe…).
Allo stesso modo troviamo conferme etimologiche anche per quanto riguarda la nascita del senso del sacro dal corpo femminile, capace di creare vita e di essere in collegamento con l’energia cosmica.
La stessa radice me o ma si ritrova nella parola polinesiana mana, che indica la forza elementare non corporea immanente all’universo, o in quella latina Mani, che indicava presso i Romani gli spiriti dei defunti, o ancora in Manito, il grande spirito dei Pellerossa.


Le donne erano in contatto con queste energie sacre e ad esse si allineavano in vari modi: secondo il ciclo della Luna Nera, mestruando durante il Novilunio, o secondo il ciclo della Luna Rossa, mestruando in Luna crescente e ovulando in Novilunio, o ancora seguendo la Sorellanza Ovarica, allineandosi cioè alle altre donne del gruppo.
Durante le mestruazioni il contatto con l’ energia era ancora più profondo e la sensibilità femminile si acuiva a tal punto da renderle capaci di profezie.
Originariamente il significato della parola tabù era sacro e le donne nel periodo mestruale erano considerate tali.
I loro sogni e le loro visioni era usati per guidare la tribù, e nelle culture indigene l’intera tribù festeggiava le giovani donne con riti di passaggio.
Il sangue sacro era celebrato con riti religiosi che sopravvissero anche in epoca patriarcale, come ad esempio i Misteri Eleusini della Grecia classica, il cui nome greco mhysterios contiene il termine hysterion che significa utero.
Le celebrazioni di tutti momenti salienti della vita femminile avevano grande importanza: il menarca, la gravidanza, il parto, la menopausa.
Durante questi riti spesso un gruppo di donne inscenava racconti mitici il cui preciso intento e significato restavano un segreto gelosamente custodito.
Le aborigene Priljari Tjara dei deserto occidentale dell’Australia eseguono una rappresentazione rituale in sette episodi, le cui prime due scene descrivono la scoperta del cibo, dell’acqua e di un rifugio.
Il terzo episodio riguarda la prima mestruazione
dell’iniziata, che riceve consigli sul sesso dalla sorella maggiore.
Negli ultimi quattro episodi l’adolescente, riconosciuta l’attrazione sessuale, va alla ricerca di un uomo e infine lo sceglie; questi è interpretato da una donna in menopausa. Una variante del rituale prevede che una delle giovani venga rapita e stuprata, dopo di che le donne catturano e mutilano il violentatore. In entrambe le versioni il finale del rito è fonte di gran divertimento per tutti coloro che vi partecipano e prevede canti e danze celebrative.
Queste civiltà erano società matrilineari, in quanto la discendenza era di madre in figlia e matrilocali, poiché le donne rimanevano negli stessi luoghi ed erano i maschi ad andare a vivere con loro.
Bambine e bambini erano allevati comunitariamente nel clan materno ed era impensabile che un maschio avesse su di loro potere di vita e di morte.
Mentre il termine matriarcato sottintende una dominazione delle donne sugli uomini (come accadde poi al contrario con il patriarcato), in queste società l’elemento femminile era investito naturalmente di autorità e considerazione senza bisogno di predominio coercitivo, proprio perché la visione della vita, i culti e i simboli erano femminili.
Infatti alle donne era affidato il ruolo più importante nell’approvvigionamento del cibo per la loro conoscenza delle piante, nell’organizzazione ordinata della società e della vita quotidiana, nonché nella spiritualità e nel culto.
Da tali premesse si sviluppò il modello ciclico di vita-morte-rinascita, che troviamo diffuso dappertutto già nella remotissima era Paleolitica, quando le caverne, sacre perché ritenute uteri della terra, venivano intonacate con ocra rossa e i morti vi venivano sepolti dipinti di rosso e in posizione fetale per
propiziarne la rinascita.

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venerdì 12 aprile 2013

Svegliati all'alba.




La società moderna, contemporanea è molto confusa perchè le persone vanno a dormire nel mezzo della notte e si svegliano alle undici del mattino. Hanno disturbato l’intera armonia con la natura. Quando non c’era la luce, l’elettricità, il kerosene, quando il sole tramontava, le persone preparavano il proprio letto; non c’era altro da fare, era in una profonda sincronicità con la natura – la natura va a dormire, gli alberi vanno a dormire, gli uccelli tornano ai propri alberi e si preparano ad andare a dormire, ogni cosa va a dormire, eccetto l’uomo.
Ci sono alcuni uomini la cui vita vera comincia nella notte; stanno stravolgendo il loro equilibrio con la natura. Soprattutto per la gente ricca che si può permettere di dormire il giorno intero e bere, mangiare, ascoltare la musica o guardare una danza, tutta la loro notte è diventata una notte araba. Il giorno sembra essere stantio, è meglio trascorrerlo dormendo.
Ma anche quelli non molto ricchi hanno dimenticato che quando tutta la natura va a dormire è meglio seguirla. Non rimanere fuori dall’armonia della natura. E quando tutta la natura si sveglia, svegliati! Con l’alba anche tu dovresti alzarti – con gli uccelli che cantano e i fiori che si aprono e le api che svolazzano intorno ai fiori e le farfalle che aprono le ali e gli uccelli che si muovono di nuovo nella luce del sole verso luoghi distanti, questo è il momento di svegliarsi! Osho.