venerdì 22 febbraio 2013

La mia dichiarazione di voto.




di Sergio Di Cori Modigliani


Ci siamo, dunque.
Fra tre giorni si vota.
Mentre i consulenti dei partiti in lizza se ne stanno lì, arroccati nei loro castelli, facendo astrusi calcoli completamente avulsi dalla realtà autentica del paese, nel tentativo disperato di capire e comprendere quali alleanze fare o disfare per insistere nel disperato tentativo di salvaguardare le loro rendite di posizione acquisite, io cerco di capire quanti sono –in percentuale- gli italiani che allegramente si tufferanno nell’era del post-Maya.
Credo che sia stata la più squallida campagna elettorale mai vista in Italia, e questo lo hanno capito anche i sassi.
Non vale la pena neppure di commentarla.
Domani, all’ultimo momento, saranno capaci di inventarsi chissà che cosa pur di raggranellare qualche votarello unto e bisunto. Mi attendo ogni sorpresa.
Ma il re è ormai nudo.
Questo è un paese senza pudore e senza vergogna.
Basterebbe pensare che i due partiti politici che sommati rappresentano l’80% della classe politica dirigente nel nostro paese, nella disastrata regione Calabria, offrono allo sconcertato elettore la possibilità di scegliere tra Rosy Bindi e Domenico Scilipoti, capilista di PD e di PDL. In un paese normale, entrambi e per motivi diversi, dovrebbero prendere 0 voti.
Questo è un paese malato di Alzheimer socio-cultuale dove adesso fanno tutti a gara prospettando regali, offerte, proposte varie per “riformare” l’Italia, chi a destra, chi a sinistra, chi solidamente piazzato al centro pensando di fare il furbo.
Io voto M5s perché sono convinto che ormai sia troppo tardi per “riformare” l’Italia, come pensano loro.
Non c’è nulla da “riformare”
Non c’è nulla da aggiustare.
E’ come chiamare l’architetto per cambiare il colore delle pareti nel salone da ricevimento in prima classe, nel Titanic, dopo che è andato già a sbattere contro l’iceberg. Non serve a nulla. O meglio, non serve a evitare l’affondamento.
L’Italia deve ringiovanire, non fornire dei nuovi modelli di flebo a chi è già in coma.
L’Italia deve risorgere.
Noi italiani siamo fatti così, da bravi narcisisti vogliamo essere come Gesù, ma allo stesso tempo avendo la garanzia matematica -grazie a qualche conoscenza forte nell’aldilà-  che ci garantisca il fatto di evitare la crocifissione, la via crucis, le spine in testa, il dolore del trapasso.
Non è possibile.
Se un sistema marcio alle radici non viene prima buttato giù, non  è possibile rifondarlo.
La vecchia politica è allo stremo, in coma etilico, abbrutita dalla sbronza perenne bulimica della corruttela complice, ai danni della collettività, del popolo, degli esclusi da sempre, quelli che non sono rappresentati dalle oligarchie aristocratiche del privilegio costituito e garantito. E adesso reclama una trasfusione di sangue, una flebo alimentare, e proclama: “vi promettiamo che martedì 26 ottobre andiamo tutti all’anonima alcolisti”. Troppo tardi.
C’è chi è stanco della violenza degli ubriachi.
C’è chi è in grado di bersi un bel bicchiere di buon vino senza esagerare.
C’è chi ha mantenuto lo stato di sobrietà mentale, necessario e sufficiente, per comprendere che una nazione guidata da gente “ubriaca” non può che portarci allo scontro frontale.
C’è chi ha deciso di scendere dalla macchina e va a piedi.
Io sono sceso e voto per il movimento cinque stelle.
Il mio non è un voto di protesta, e chi lo sostiene non ha capito come stanno le cose.
Il mio è un voto di chi è perennemente scandalizzato da ciò che accade e ha bisogno urgente di presenze, non di assenze e di latitanze.
Questo è un paese senza.
Così ci hanno ridotto.
Ed è giusto che sia rappresentato a livello di massa da un movimento senza.
Come sostiene Beppe Grillo, il leader politico sceso in campo per sfidare gli alcolizzati dal potere, tanto per ricordare alla collettività da chi e come è composto il movimento:
Il MoVimento 5 Stelle è un movimento senza.
Senza contributi pubblici
Senza sedi
Senza strutture
Senza giornali
Senza televisioni
Senza candidati pregiudicati
Senza candidati presenti in passato in Parlamento
Senza faccioni civetta presentati come capilista in tutta Italia
Senza compromessi
Senza inciuci
Senza leader
Senza politici di professione
Senza corrotti
Senza tangenti
Senza responsabili regionali, provinciali
Senza capibastone
Senza candidati scelti dalle segreterie dei partiti
Senza candidati con un incarico attuale in Comune o in Regione
Senza alleanze con i partiti
Senza un passato di cui vergognarsi
Senza candidati fuori dalla propria circoscrizione elettorale
Senza ideologie
Senza assicurazioni
Senza banche
Senza respiro
C’est la difference.
Voto M5s perché ho voglia di un paese giovane, con attivisti che ci prospettano la sceneggiatura del film “Italia” più vicina a una commedia romantica della Hollywood anni ’30, come in “Mr. Smith goes to Washington” dove l’ingenuo e spaesato James Stewart sfida i grossi marpioni politicanti al congresso e li batte vincendo, nel nome di una ritrovata voglia di rappresentare gli interessi della collettività, che non piuttosto a un film horror degli anni’90 diretto da Wes Craven. Per non parlare dell’aggiunta, decisamente trash, degli apparenti antagonisti fascisti e comunisti: cariatidi battute dalla Storia ingozzate di demagogia spicciola buona ormai per i gonzi.
Voto M5s perché ho voglia che il paese si scrolli di dosso il peso della silenziosa (quanto censurata) guerra civile che ha insanguinato e distrutto l’Italia per 67 anni, quella tra la destra oltranzista e la sinistra serva, ben foraggiati entrambi chi dalla Cia chi dal KGB, abilmente trasformati in pseudo-democratici dopo il 1993, a conclusione della guerra fredda.
Voto M5s per mandare in pensione gli incompetenti, i miserabili piccolo-borghesi, i clientes di tutte le razze, con appresso tutte le loro numerose famiglie.
Spazio ai giovani (non solo in senso anagrafico), spazio a chi se lo merita, spazio a chi vuole riformare l’Italia, spazio a chi vuole una rivoluzione cuturale.
Votare per il M5s comporta un salto mentale politico evolutivo.
Vuol dire entrare nel post-Maya.
Vuol dire aprirsi alle categorie nuove dell’all inclusive, come nella pubblicità dei cellulari.
Vuol dire abituarsi al fatto di trovarsi insieme ebrei sionisti con la kippà in testa accanto ad antisemiti con un passato in Casa Pound, sostenitori della diversità multi-etnica accanto a chi odia gli zingari e gli emigrati, ex comunisti staliniani ed ex fascisti mussoliniani, settentrionali e meridionali, massoni e clericali, atei e credenti, maschi e femmine, vecchi e giovani, intellettuali colti e analfabeti arrabbiati, a condizione che tutti, ma proprio tutti NESSUNO ESCLUSO, accettino il principio del riconoscimento garantito della diversità, accogliendo, riconoscendo e comprendendo il bisogno di ogni fragile essere umano di conservare il proprio feticcio di provenienza famigliare, perchè siamo tutti niente di più che piccole formiche spaventate, bisognose di aggrapparsi ai simboli, alle bandiere, ai gonfaloni, agli striscioni, per sentirci parte di qualcosa. E se qualcuno si sente meglio perchè sopra al letto ha la foto di Stalin o di Mussolini, di Togliatti o della Vergine Maria, chi se ne importa, purchè sia chiaro che valgono quanto i santini che certe persone si portano dentro al portafoglio: emblemi di una superstizione necessaria per affrontare il dolore quotidiano dell’esistenza. E niente di più. Perché tutto ciò appartiene a un mondo reale che non esiste più. Il mondo vero, reale, quello del post-Maya ai suoi primi vagiti è un mondo all-inclusive, senza razzismi, senza prevenzioni, senza discriminazioni, senza stereotipi, senza antagonismi, perché punta all’armonia degli opposti, perché supera il divide et impera imposto dal Potere per fondare un’idea sociologica di carattere ecumenico: nessuno per nessun motivo deve essere mai escluso dall’accesso al mercato, dall’accesso all’istruzione pubblica, dalla copertura sanitaria, dall’abbraccio amichevole di una collettività che gestisce e amministra la cosa pubblica nel nome del bene comune.
La società post-Maya abbatte l’ego e trasforma l’idea di Cosa Nostra caratteristica di ogni lobby, di ogni mafia, di ogni setta, di ogni gruppo oligarchico in Casa Nostra: la società come luogo d’incontro che sintetizza le verità di ciascuno, chiunque egli/ella sia.
Voto per il M5s perché è post-ideologico.
E voglio che in parlamento ci vadano persone con una bella faccia pulita, gente che non ha promesso un bel nulla a nessuno, che non ha secondi fini, la cui unica grande ambizione –autentico collante del movimento- sia la gran voglia di dar voce alla richiesta del compianto giudice Paolo Borsellino quando nel giugno del 1992 ebbe a dire “chi sa parli e dica ciò che sa, questo è il momento” perché loro saranno presenti nelle commissioni parlamentari e ci racconteranno come stanno le cose, come violano la Legge, come rubano i soldi, come avviliscono il futuro delle giovani generazioni rendendolo nero, crudo e lontanissimo da vedere.
Tra chi vota per il M5s e i candidati che saranno eletti si è firmato un contratto sociale, è l’unica garanzia richiesta a gran voce.
Pretendiamo un regalo doveroso che vada a riempire il vuoto angosciante prodotto dalla classe politica italiana, ormai impresentabile perchè moribonda; un unico regalo vogliamo ed è ciò che chiediamo loro, convinti che ce lo daranno.
Regalateci la possibilità di poter andare ad Amsterdam, a Praga, a Barcellona, a Londra, a Berlino, a Copenhagen e a Bruxelles, consentendoci l’inusuale novità di poter dire a tutti “sì io sono un europeo italiano e sono orgoglioso di esserlo”.
Ridateci l’orgoglio di essere quel Bel Paese che eravamo e che saremo di nuovo se lo vogliamo.
Abbattiamo il sistema medioevale, rimbocchiamoci le maniche e attivamente ricostruiamo questa nazione dalle fondamenta, nessuno escluso.
Occupiamoci dell’Azienda Italia.
Fateci sentire in Europa cittadini di serie A.
Ridateci l’Italia che i marpioni ci hanno portato via nel nome del loro privato interesse di casta medioevale.
Io ci credo.
Per questo voto M5s.
Perchè guardo al futuro.
Alla vita dei miei figli, ci tengo.
Mandiamoli tutti a casa.
Perché, come diceva il titolo di un libro uscito più di venti anni fa “anche le formiche nel loro piccolo si incazzano”.

Sarebbe ora.Libero Pensiero: la casa degli italiani esuli in patria: La mia dichiarazione di voto.

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